Nascita di Maria Vergine (Pietro Lorenzetti)

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Siena MuDu P.Lorenzetti NascitaMaria 1335-1342.jpg

Pietro Lorenzetti, Polittico con Nascita di Maria Vergine (1335 - 1342), tempera su tavola
Natività di Maria Vergine
Opera d'arte
Stato bandiera Italia
Regione Stemma Toscana
Regione ecclesiastica Toscana
Provincia Siena
Comune Stemma Siena
Diocesi Siena-Colle di Val d'Elsa-Montalcino
Ubicazione specifica Museo dell'Opera del Duomo di Siena
Uso liturgico nessuno
Comune di provenienza Siena
Luogo di provenienza Cattedrale di Santa Maria Assunta, altare di San Savino
Oggetto polittico
Soggetto Nascita di Maria Vergine
Datazione 1335 - 1342
Ambito culturale
scuola senese
Autore Pietro Lorenzetti
Materia e tecnica tempera su tavola
Misure h. 187 cm; l. 182 cm
Note
opera firmata e datata
Virgolette aperte.png
Si compirono intanto i mesi di lei. Nel nono mese Anna partorì e domandò alla levatrice: "Che cosa ho partorito?". Questa rispose: "Una bambina". "In questo giorno", disse Anna, "è stata magnificata l'anima mia", e pose la bambina a giacere. Quando furono compiuti i giorni, Anna si purificò, diede poi la poppa alla bambina e le impose il nome Maria.
Virgolette chiuse.png

La Nascita di Maria Vergine è un polittico, eseguito tra il 1335 e il 1342, a tempera su tavola da Pietro Lorenzetti (1280 ca. – 1348 ca.), proveniente dall'altare di San Savino nella Cattedrale di Santa Maria Assunta e conservato presso il Museo dell'Opera del Duomo di Siena. È l'ultima opera documentata dell'artista.

Descrizione

Soggetto

La scena è inserita in una dimensione prospettica di straordinaria originalità per quell'epoca, come se si trattasse di un'unica scena senza soluzione di continuità, ambientata in una stanza coperta da volte che ricalcano la forma della pala, con due pilastri che altro non sono che i bordi di separazione dei tre scomparti.

La scena è così divisa in tre ambienti illusionisticamente contigui:

  • negli scomparti centrale e destro: si osserva un interno della borghesia senese, in particolare una stanza da letto, dove le figure, tutte donne, vi si muovono a proprio agio e dove sono resi, con molta cura, i dettagli degli arredi e della suppellettile, come: le mattonelle del pavimento, le stelle dipinte sulle volte a crociera, gli asciugamani ricamati, il tipico letto a cassone medievale con lenzuola bianche ed una coperta a scacchi, davanti ad una tenda bianca, le decorazioni dipinte sugli oggetti. In quest'ambiente si vedono:
    • Sant'Anna, madre di Maria Vergine, ancora prostrata e pallida per il parto, è distesa sul letto;
    • Due donne, accanto al letto, con in mano degli asciugamani, l'assistono:
    • Due donne, in primo piano, stanno lavando su un catino la neonata Maria;
    • Dama vestita di rosso, tagliata in due dal finto pilastro, parla con sant'Anna, e tiene in mano un ventaglio di paglia bianca e nera, finemente intrecciato.
  • nello scomparto sinistro: si scorge un ambiente autonomo, dove la presenza di un arco e di una lunetta aperti permettono di vedere oltre, un cortile porticato di un palazzo gotico (probabilmente quello del Palazzo pubblico senese), dove compaiono:

Predella

Pietro Lorenzetti, Scomparto di predella con San Savino vescovo davanti al governatore romano Venustiano (1335 - 1342), tempera su tavola

L'opera era munita di predella, andata dispersa, con le Storie di san Savino, tranne uno scomparto ora esposto presso la National Gallery di Londra[1], dove è rappresentato:

  • San Savino vescovo davanti al governatore romano Venustiano: il dipinto mostra, un insolito episodio, che raffigura Venustiano, il governatore della Toscana, che cerca di convincere san Savino, san Marcello e sant'Esuperanzio di adorare la statua di una divinità romana, probabilmente Venere [2].

Note stilistiche, iconografiche e iconologiche

  • Lo spazio è composto in maniera prospettica, con un preciso sistema di piani ortogonali, anche profondi, che sfruttano più punti di vista, raccordandosi in modo ardito. La parte destra soprattutto tende ad aprirsi in profondità, invece di ridursi, secondo un effetto "a ventaglio", che assicura maggiore spazio alle figure laterali. Lo scomparto sinistro, invece, spicca per la profondità maggiore rispetto alla stanza al centro, con un arco sulla parete di fondo oltre il quale s'intravede, in un vero sfoggio di virtuosismo, gli archi e le bifore di un cortile intonacato di un rosa delicato.
  • Le figure, isolate e ben definite nel volume grazie alle sfumature delle luci sui panni colorati che le avvolgono, hanno la solennità delle opere di Giotto, ma la minuta attenzione al dettaglio e l'atmosfera quotidiana richiamano più le miniature transalpine. Infatti, a Giotto farebbe invece pensare la figura naturale della levatrice che versa l'acqua con la brocca, ruotata di tre quarti offrendo le spalle.
  • Secondo lo storico dell'arte, Enzo Carli (19101999), la figura di sant'Anna ricorda la Madonna della Natività di Arnolfo di Cambio, proveniente da una lunetta della facciata del Duomo di Firenze: infatti, in essa è riscontrabile una certa presenza scultorea della Santa sdraiata, soprattutto nelle gambe, sopra le quali si tende elastica la veste, generando pieghe in cui si affossano le ombre.

Iscrizione

La firma dell'artista e la datazione dell'opera compaiono in un'iscrizione collocata sul bordo inferiore dello scomparto centrale.

Notizie storico-critiche

Il dipinto faceva parte del ciclo di tavole sulle Storie di Maria Vergine per gli altari del Cattedrale di Santa Maria Assunta di Siena, commissionate tra gli anni Trenta e Quaranta del XIV secolo, e decorava l'altare di San Savino. Di questo ciclo fanno parte anche:

L'opera venne commissionata nel 1335, come ricorda la documentazione storica pervenuta, ma consegnata solo nel 1342, a giudicare dalla datazione riportata sul dipinto, accanto alla firma del pittore.

Un documento storico riguardante questo dipinto fornisce alcune informazioni molto interessanti sulla preparazione culturale di Pietro Lorenzetti. Infatti, questo afferma che al momento della commissione il maestro "Chieco de la gramatica" fu incaricato di tradurre in volgare, ad uso dell'artista, le Storie di san Savino, che avrebbero dovuto essere raffigurante nella predella; ciò indica che Pietro Lorenzetti non conosceva il latino, riservato all'epoca agli intellettuali, ma come altri artisti del suo livello, era perfettamente in grado di trarre indicazioni per la composizione iconografica di un dipinto dalla lettura di un testo in italiano.

Note
Bibliografia
  • Carlo Bertelli et. al., Storia dell'Arte Italiana, volume 2, Editore Electa-Bruno Mondadori, Firenze 1991, p. 41 - ISBN 9788842445234
  • Enzo Bernardini, Il Gotico in Italia: Giotto, Duccio di Buoninsegna: l'età dell'oro, col. "La Bellezza di Dio. L'Arte ispirata dal Cristianesimo", Editore San Paolo, Palazzolo sull'Oglio (BS) 2003, pp. 82 – 83
  • Rosa Giorgi, Santi, col. "Dizionari dell'Arte", Editore Mondadori-Electa,Milano 2002, p. 32 ISBN 9788843596744
  • Giovanna Ragionieri, Pietro e Ambrogio Lorenzetti, Editore Giunti, Firenze 2009, pp. 11, 24 - 25 ISBN 9788809064584
  • Rolf Toman (a cura di), Arte italiana del Rinascimento: architettura, scultura e pittura, Editore Könemann, Colonia 1998, pp. 66 - 67 ISBN 9783829020404
  • Carlo Volpe, Pietro Lorenzetti, Editore Electa, Milano 1989, p. 152
  • Federico Zeri, Italian Paintings in the Walters Art Gallery, 1976, p. 40
  • Stefano Zuffi, La pittura italiana, Editore Mondadori-Electa, Milano 1997, p. 33 ISBN 9788843559114
Voci correlate
Collegamenti esterni