Presentazione di Gesù al Tempio (Ambrogio Lorenzetti)

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Firenze GalUffizi A.Lorenzetti PresentazioneGesualTempio 1342.jpg
Ambrogio Lorenzetti, Presentazione di Gesù al Tempio (1340 ca.), tempera su tavola
Presentazione di Gesù al Tempio
Opera d'arte
Stato

bandiera Italia

Regione Stemma Toscana
Regione ecclesiastica Toscana
Provincia Firenze
Comune

Stemma Firenze

Località
Diocesi Firenze
Parrocchia o Ente ecclesiastico
Ubicazione specifica Galleria degli Uffizi
Uso liturgico nessuno
Comune di provenienza Siena
Luogo di provenienza Duomo, altare di San Crescenzio
Oggetto scomparto di polittico
Soggetto Presentazione di Gesù al Tempio; Due profeti
Datazione 1342
Datazione
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Ambito culturale scuola senese
Autore

Ambrogio Lorenzetti

Altre attribuzioni
Materia e tecnica tempera su tavola
Misure h. 257 cm; l. 168 cm
Iscrizioni AMBROSIVS LAVRENTII DE SENIS FECIT HOC OPVS ANNO DOMINI MCCCXLII
Stemmi, Punzoni, Marchi
Note
opera firmata e datata

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Collegamenti esterni
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21Quando furono compiuti gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima che fosse concepito nel grembo. 22Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore - 23come è scritto nella legge del Signore: Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore - 24e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. 25Ora a Gerusalemme c'era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d'Israele e lo Spirito Santo era su di lui....
26Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. 27Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, 28anch'egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:

«Ora puòi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, 29perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, 30preparata da te davanti a tutti i popoli: 31luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». 32Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. 33Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione 34- e anche a te una spada trafiggerà l'anima -, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».

C'era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuele, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, 35era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. 36Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme.
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La Presentazione di Gesù al Tempio è uno scomparto di polittico, eseguito nel 1342, a tempera su tavola, da Ambrogio Lorenzetti (1285 ca. - 1348 ca.), proveniente dall'altare di San Crescenzio nel Duomo di Siena. Attualmente è conservato presso la Galleria degli Uffizi di Firenze.

Descrizione

Ambientazione e struttura

La scena della Presentazione di Gesù al Tempio è ambientata all'interno di una chiesa gotica a tre navate di cui si offre uno stupendo spaccato architettonico, che invita l'occhio ad entrare nella profondità dello spazio dipinto seguendo la fuga prospettica delle colonnine o il digradare dei motivi geometrici del pavimento; l'esterno del Tempio è decorato da due piccole statue che raffigurano:

  • Mosè con in mano le Tavole della Legge: la sua presenza allude al rapporto fra Gesù e l'osservanza giudaica;
  • Giosuè, il guerriero con il sole in mano.

Il dipinto, che era lo scomparto centrale di un trittico di cui sono andati perduti i pannelli laterali, possiede esso stesso la forma di un trittico, scandito dalle tre navate dell'edificio sacro e dagli archetti trilobati nella parte superiore. La stessa cornice è dotata di pilastrini ai lati, che aumentano l'effetto architettonico illusorio. La profondità è suggerita dalle colonnine digradanti e dal pavimento marmoreo a quadrati.

Nella cimasa del trittico sono raffigurati:

Soggetto

Al centro della splendida architettura stanno le figure ammantate e gravi, impegnate in gesti rituali:

  • al centro, Sommo Sacerdote, in abiti pontificali, che confermano la solennità dell'evento, con i colombi da sacrificare nella mano destra e il coltello nella sinistra; sull'altare, davanti a lui, arde la fiamma del sacrificio. Il sacerdote sembra ascoltare le parole di un altro alla sua sinistra, mentre un terzo è visibile, dietro il pilastro.
  • a sinistra:
  • a destra:
    • Simeone il giusto, dopo aver preso in braccio con grande tenerezza il Bambino, è colto nell'atto di contemplarlo e di pronunciare la frase che si legge nel Vangelo di Luca: "Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele." (Lc 2,29-32 );
    • Gesù Bambino muove in modo irrequieto i piedi e tiene il dito in bocca;
    • profetessa Anna, con in mano un cartiglio, indica con il dito Gesù Bambino; questa è l'anziana vedova che viveva nel Tempio e che davanti a Gesù eleva preghiere di ringraziamento a Dio.

Note stilistiche, iconografiche e iconologiche

  • Il dipinto è realizzato secondo lo stile dell'ultimo Ambrogio Lorenzetti, quello della maturità artistica degli anni senesi (post 1335). La pavimentazione e lo sviluppo in profondità delle navate della chiesa mostrano, infatti, una notevole dimestichezza nella resa prospettica ereditata dalla scuola di Giotto. Tuttavia, non si può ancora parlare di prospettiva matematica, invenzione rinascimentale: infatti, se il pavimento ha un unico punto di fuga, esso è diverso da quello dei muri perimetrali o da quello della linea d'imposta degli archi.
  • La scena del dipinto è ambientata nelle tre navate di una chiesa, in uno spazio che, scurendosi via via che ci si allontana, crea un effetto di profondità inedita per la pittura toscana, che sembra anticipare le conquiste della pittura fiamminga.
  • I chiaroscuri dei volti e del panneggio mostrano le influenze giottesche che Ambrogio Lorenzetti aveva acquisito negli anni di permanenza a Firenze (ante 1332). Le figure sono dipinte come masse compatte, con le vesti in colori brillanti sfumati in base al diverso cadere della luce, dando così uno straordinario senso di plasticità e volume. I volti sono invece resi secondo le inconfondibili fisionomie di quest'artista; come "lorenzettiana" è la raffigurazione di Gesù Bambino, con i piedi irrequieti e con il dito in bocca a sottolinearne l'umanità.
  • Alcuni studiosi hanno suggerito che la costruzione del tempio dipinto è ispirata alla grandiosità dell'interno del Duomo di Siena.

Iscrizioni

Nel dipinto si trovano quattro iscrizioni:

  • sul bordo inferiore della cornice, dove si legge la firma e la datazione dell'opera:
    • AMBROSIVS LAVRENTII DE SENIS FECIT HOC OPVS ANNO DOMINI MCCCXLII.
  • nel cartiglio dispiegato, in mano alla profetessa Anna, dove si legge in latino:
  • nel cartiglio dispiegato, in mano a Mosè, dove si legge in latino:
    • Se non ha mezzi per offrire un agnello, prenderà due tortore o due colombi; uno per l'olocausto e l'altro per il sacrificio espiatorio. (Lev 12,8 )
  • nel cartiglio dispiegato, in mano a Malachia, dove si legge in latino:

Notizie storico-critiche

Nel secondo quarto del XIV secolo, i maggiori pittori di Siena corredano gli altari, posti ai quattro angoli della crociera (intersezione navata principale e transetto), dedicati ai Santi patroni nel Duomo con importanti pale:

Tale programma decorativo risponde ad un progetto unitario di glorificazione di Maria Vergine, protettrice della città, che si concludeva nella grandiosa pala d'altare con la Maestà di Duccio di Buoninsegna.

Per l'altare di San Crescenzio è commissionato ad Ambrogio Lorenzetti un trittico di cui questo scomparto costituisce la parte centrale. Grazie a due documenti del XV secolo, conosciamo la composizione originaria dell'opera, che presentava la predella e due scomparti laterali, dove erano raffigurati:

Il trittico, rimosso dalla sua collocazione originaria, fu manomesso e finì per essere sistemato in un monastero femminile di Siena.

Nel 1822, il dipinto, per ordine di Ferdinando III d'Asburgo-Lorena (1769 - 1824), granduca di Toscana, fu trasferito a Firenze e nel 1913 entrò nella Galleria degli Uffizi.

Bibliografia
  • Bernard Berenson, Italian Pictures of the Renaissance - Central Italian and North Italian Schools, 1968, p. 216
  • Carlo Bertelli et. al., Storia dell'Arte Italiana, vol. 2, Editore Electa-Bruno Mondadori, Milano 1990, p. 46 ISBN 9788842445227
  • Susanna Buricchi, Galleria degli Uffizi, Firenze, col. "I Grandi Musei del Mondo", Scala Editore, Roma 2003, pp. 36 - 39
  • Giovanna Ragionieri, Pietro e Ambrogio Lorenzetti, Giunti Editore, Firenze 2009, pp. 30, 33 ISBN 9788809064584
Voci correlate
Collegamenti esterni
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Il contenuto di questa voce è stato firmato il giorno 23 agosto 2013 da Teresa Morettoni, esperta in museologia, archeologia e storia dell'arte.

Il firmatario ne garantisce la correttezza, la scientificità, l'equilibrio delle sue parti.