Presentazione di Gesù al Tempio (Ambrogio Lorenzetti)
Ambrogio Lorenzetti, Presentazione di Gesù al Tempio (1340 ca.), tempera su tavola | |
Presentazione di Gesù al Tempio | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Regione | Toscana |
Regione ecclesiastica | Toscana |
Provincia | Firenze |
Comune | |
Diocesi | Firenze |
Ubicazione specifica | Galleria degli Uffizi |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Siena |
Luogo di provenienza | Duomo, altare di San Crescenzio |
Oggetto | scomparto di polittico |
Soggetto | Presentazione di Gesù al Tempio; Due profeti |
Datazione | 1342 |
Ambito culturale | scuola senese |
Autore |
Ambrogio Lorenzetti |
Materia e tecnica | tempera su tavola |
Misure | h. 257 cm; l. 168 cm |
Iscrizioni | AMBROSIVS LAVRENTII DE SENIS FECIT HOC OPVS ANNO DOMINI MCCCXLII |
Note opera firmata e datata | |
|
La Presentazione di Gesù al Tempio è uno scomparto di polittico, eseguito nel 1342, a tempera su tavola, da Ambrogio Lorenzetti (1285 ca. - 1348 ca.), proveniente dall'altare di San Crescenzio nel Duomo di Siena. Attualmente è conservato presso la Galleria degli Uffizi di Firenze.
Descrizione
Ambientazione e struttura
La scena della Presentazione di Gesù al Tempio è ambientata all'interno di una chiesa gotica a tre navate di cui si offre uno stupendo spaccato architettonico, che invita l'occhio ad entrare nella profondità dello spazio dipinto seguendo la fuga prospettica delle colonnine o il digradare dei motivi geometrici del pavimento; l'esterno del Tempio è decorato da due piccole statue che raffigurano:
- Mosè con in mano le Tavole della Legge: la sua presenza allude al rapporto fra Gesù e l'osservanza giudaica;
- Giosuè, il guerriero con il sole in mano.
Il dipinto, che era lo scomparto centrale di un trittico di cui sono andati perduti i pannelli laterali, possiede esso stesso la forma di un trittico, scandito dalle tre navate dell'edificio sacro e dagli archetti trilobati nella parte superiore. La stessa cornice è dotata di pilastrini ai lati, che aumentano l'effetto architettonico illusorio. La profondità è suggerita dalle colonnine digradanti e dal pavimento marmoreo a quadrati.
Nella cimasa del trittico sono raffigurati:
Soggetto
Al centro della splendida architettura stanno le figure ammantate e gravi, impegnate in gesti rituali:
- al centro, Sommo Sacerdote, in abiti pontificali, che confermano la solennità dell'evento, con i colombi da sacrificare nella mano destra e il coltello nella sinistra; sull'altare, davanti a lui, arde la fiamma del sacrificio. Il sacerdote sembra ascoltare le parole di un altro alla sua sinistra, mentre un terzo è visibile, dietro il pilastro.
- a sinistra:
- Maria Vergine tiene nelle mani il panno in cui era avvolto il Gesù Bambino;
- due donne, che accompagnano la Madonna (la mancanza dell'aureola indica l'assenza di santità di queste);
- San Giuseppe, alle spalle delle due donne.
- a destra:
- Simeone il giusto, dopo aver preso in braccio con grande tenerezza il Bambino, è colto nell'atto di contemplarlo e di pronunciare la frase che si legge nel Vangelo di Luca: "Ora lascia, o Signore, che il tuo servo vada in pace secondo la tua parola; perché i miei occhi han visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele." (Lc 2,29-32 );
- Gesù Bambino muove in modo irrequieto i piedi e tiene il dito in bocca;
- profetessa Anna, con in mano un cartiglio, indica con il dito Gesù Bambino; questa è l'anziana vedova che viveva nel Tempio e che davanti a Gesù eleva preghiere di ringraziamento a Dio.
Note stilistiche, iconografiche e iconologiche
- Il dipinto è realizzato secondo lo stile dell'ultimo Ambrogio Lorenzetti, quello della maturità artistica degli anni senesi (post 1335). La pavimentazione e lo sviluppo in profondità delle navate della chiesa mostrano, infatti, una notevole dimestichezza nella resa prospettica ereditata dalla scuola di Giotto. Tuttavia, non si può ancora parlare di prospettiva matematica, invenzione rinascimentale: infatti, se il pavimento ha un unico punto di fuga, esso è diverso da quello dei muri perimetrali o da quello della linea d'imposta degli archi.
- La scena del dipinto è ambientata nelle tre navate di una chiesa, in uno spazio che, scurendosi via via che ci si allontana, crea un effetto di profondità inedita per la pittura toscana, che sembra anticipare le conquiste della pittura fiamminga.
- I chiaroscuri dei volti e del panneggio mostrano le influenze giottesche che Ambrogio Lorenzetti aveva acquisito negli anni di permanenza a Firenze (ante 1332). Le figure sono dipinte come masse compatte, con le vesti in colori brillanti sfumati in base al diverso cadere della luce, dando così uno straordinario senso di plasticità e volume. I volti sono invece resi secondo le inconfondibili fisionomie di quest'artista; come "lorenzettiana" è la raffigurazione di Gesù Bambino, con i piedi irrequieti e con il dito in bocca a sottolinearne l'umanità.
- Alcuni studiosi hanno suggerito che la costruzione del tempio dipinto è ispirata alla grandiosità dell'interno del Duomo di Siena.
Iscrizioni
Nel dipinto si trovano quattro iscrizioni:
- sul bordo inferiore della cornice, dove si legge la firma e la datazione dell'opera:
- AMBROSIVS LAVRENTII DE SENIS FECIT HOC OPVS ANNO DOMINI MCCCXLII.
- nel cartiglio dispiegato, in mano alla profetessa Anna, dove si legge in latino:
- nel cartiglio dispiegato, in mano a Mosè, dove si legge in latino:
- nel cartiglio dispiegato, in mano a Malachia, dove si legge in latino:
Notizie storico-critiche
Nel secondo quarto del XIV secolo, i maggiori pittori di Siena corredano gli altari, posti ai quattro angoli della crociera (intersezione navata principale e transetto), dedicati ai Santi patroni nel Duomo con importanti pale:
- altare di Sant'Ansano, Annunciazione (1333) di Simone Martini e Lippo Memmi;
- altare di San Savino, Natività di Maria Vergine (1342) di Pietro Lorenzetti;
- altare di San Crescenzio, Presentazione di Gesù al Tempio (1342) di Pietro Lorenzetti;
- altare di San Vittore, Natività di Gesù (1351), di Bartolomeo Bulgarini: oggi smembrata.
Tale programma decorativo risponde ad un progetto unitario di glorificazione di Maria Vergine, protettrice della città, che si concludeva nella grandiosa pala d'altare con la Maestà di Duccio di Buoninsegna.
Per l'altare di San Crescenzio è commissionato ad Ambrogio Lorenzetti un trittico di cui questo scomparto costituisce la parte centrale. Grazie a due documenti del XV secolo, conosciamo la composizione originaria dell'opera, che presentava la predella e due scomparti laterali, dove erano raffigurati:
- a sinistra, san Crescenzio martire con in mano la propria testa;
- a destra, san Michele arcangelo.
Il trittico, rimosso dalla sua collocazione originaria, fu manomesso e finì per essere sistemato in un monastero femminile di Siena.
Nel 1822, il dipinto, per ordine di Ferdinando III d'Asburgo-Lorena (1769 - 1824), granduca di Toscana, fu trasferito a Firenze e nel 1913 entrò nella Galleria degli Uffizi.
Bibliografia | |
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