Paolo Manuzio

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Paolo Manuzio
Laico
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Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 61 anni
Nascita Venezia
12 giugno 1512
Morte Roma
6 aprile 1574
Sepoltura
Conversione
Appartenenza
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Ordinato diacono
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
Elezione
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Paolo Manuzio (Venezia, 12 giugno 1512; † Roma, 6 aprile 1574) è stato un umanista e editore italiano.

Biografia

Nacque a Venezia il 12 giugno 1512, figlio terzogenito dell'editore Aldo il Vecchio e di Maria Torresano, figlia di Andrea socio di Aldo.

Manuzio trascorse l'infanzia con la madre e i fratelli ad Asola, dove ebbe come maestro di retorica Stefano Piazzone. In gioventù fu a Venezia per brevi soggiorni, ospite dal 1524 del nonno materno, Andrea Torresano a san Paternian, dove aveva sede la stamperia di famiglia.

Dal 1533, superati i contrasti con gli eredi, riaprì la famosa stamperia paterna. In questa veste curò, in particolare, l'edizione di testi latini, mantenendo lo stile e le innovazioni tipografiche introdotte con le aldine.

Dopo avere avviato l'azienda veneziana, Manuzio compì diversi viaggi che agevolarono la sua rapida ascesa professionale. Fu a Parma, a Ravenna e nel 1535, 1539 e nell'ottobre 1541 a Roma, dove strinse amicizia con il futuro papa Marcello Cervini e con il futuro cardinale Bernardino Maffei, stabilendo i primi legami in vista di una futura sistemazione presso la Santa Sede.

La conduzione Manuzio-Torresano si protrattasi fino al 1540, con poche edizioni, indizio di difficoltà interne e preludio dell'imminente separazione tra i soci, formalmente consumatasi tra il 1537 e il 1539. Da allora, pur mantenendo legami di tipo commerciale, essi finanziarono pubblicazioni distinte, recanti marchi diversi.

L'attività della stamperia si snodò tra gli anni quaranta e cinquanta, quando le nuove tendenze letterarie stavano attenuando il primato della cultura classica, e a partire dal quarto decennio del secolo si registra un'apertura verso la letteratura in volgare.

Tra il 1554 e il 1555 svolse l'attività di revisore incaricato di rilasciare la cosiddetta fede di stampa per le opere destinate all'esame preventivo dei Riformatori dello Studio di Padova.

Si occupò anche, dal 1558, per conto di Federico Badoer, della tipografia dell'Accademia della Fama. Nel febbraio 1560 Pio IV accennò a una possibile chiamata di Manuzio a Roma come assegnatario della direzione della stamperia pontificia. In realtà fu solo il 7 giugno dell'anno seguente che, affidata la bottega veneziana al fratello Aldo e precisate le laboriose condizioni contrattuali, poté raggiungere la nuova destinazione romana. Qui infatti diresse la Stamperia del popolo romano, istituita nello stesso anno dal pontefice, monopolizzando di fatto i privilegi di stampa relativi ai più importanti testi approvati dal Concilio di Trento, fra i quali il Catechismo e il Messale. Manuzio chiese ed ottenne dalla Curia Romana che l'autorizzazione, in considerazione dell'elevata domanda, fosse estesa anche a tipografi di altri luoghi.

Dopo la morte di Pio IV e la salita al soglio di Pio V si aggravò lo scontro tra il Manuzio e i magistrati del Popolo, mentre il dialogo con la Curia si interruppe soprattutto per effetto dell'assegnazione della stampa del Messale a Bartolomeo Faletti, che allora lavorava come legatore presso di lui. Nei sei anni di pontificato di Pio V dovette rinunciare a eseguire un programma di ispirazione classica in favore di una linea controriformistica. La produzione editoriale, molto meno ampia del previsto e segnata dalla marginalità della patristica greca e dall'irrilevanza quantitativa della latina, non permisero all'editore di sfruttare a pieno le sue competenze. L'intera esperienza romana si rivelò perciò non funzionale alle sue aspirazioni professionali e alle sue aspettative di umanista. Questi motivi sollecitarono la rescissione del contratto con tre anni di anticipo sulla naturale scadenza, formalizzata dal passaggio della quota di attività rimasta al Manuzio a Fabrizio Galletti nell'agosto 1570.

Lasciata Roma trascorse i successivi due anni tra Venezia, Pieve di Sacco e Milano, fu poi di nuovo a Roma al servizio di papa Gregorio XIII per curare la revisione dei Proverbi e degli Apophthegmata di Erasmo da Rotterdam. Avrebbe voluto tornare a Venezia per verificare lo stato della tipografia veneziana e del patrimonio di famiglia, ma fu impedito dalle resistenze della Curia e poi da una malattia che lo bloccò definitivamente.

Morì a Roma il 6 aprile 1574.

Opere

Bibliografia
  • Tiziana Sterza, Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 69, 2007, online
  • Paolo Manuzio, Lettere di Paolo Manuzio copiate sugli autografi esistenti nella biblioteca ...,

online