Pietro Pomponazzi
Pietro Pomponazzi Laico | |
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Pietro Pomponazzi | |
Età alla morte | 62 anni |
Nascita | Mantova 16 settembre 1462 |
Morte | Bologna 18 maggio 1525 |
Pietro Pomponazzi (Mantova, 16 settembre 1462; † Bologna, 18 maggio 1525) è stato un filosofo, scrittore e docente italiano.
Cenni biografici
Nacque a Mantova il 16 settembre 1462, figlio di Gianniccolò ricco e nobile mantovano. Era di statura molto piccola (per questo fu chiamato anche Peretto) e con una vivissima intelligenza.
Dal 1484 frequentò l'Università di Padova dove si addottorò in Arti nel 1487. Nell'anno accademico successivo fu nominato professore straordinario di filosofia secundo loco e nel 1492 passò alla cattedra di filosofia ordinaria secundo loco e nel 1495, a quella primo loco; prima del marzo del 1496 si addottorò in medicina.
In quell'anno lasciò Padova per recarsi alla corte di Alberto Pio da Carpi; lo seguì nell'esilio a Ferrara, dove rimase fino al 1499. Qui nel 1497 si sposò con Cornelia Dondi da cui ebbe due figlie. La moglie morì nel 1507. Grazie all'interessamento di Bernardo Bembo fu nominato professore di filosofia a Padova nel 1500. Alla morte della prima moglie si sposò presto con Ludovica da Montagnana. Nel giugno del 1509 Padova fu occupata dalle truppe della Lega di Cambrai in guerra contro Venezia. L'attività didattica dello Studio proseguì fino a luglio quando i veneziani riconquistarono la città e molti professori, che non erano stati ostili agli invasori, si allontanarono da Padova per timore di rappresaglie. Pomponazzi si trasferì per un anno all'Università di Ferrara su invito del duca Alfonso d'Este. Nel 1510 accettò la cattedra di filosofia dell'Università di Bologna. Rimasto nuovamente vedovo, prese in moglie Adriana della Scrofa.
Nel 1514 fu costretto a interrompere le lezioni per un'accusa di eresia che però non ebbe seguito. Nel 1516 diede alle stampe il Tractatus de immortalitate animae, dove sostiene che l'immortalità dell'anima non può essere dimostrata razionalmente e che la si possa affermare solo per fede. Attaccato da più parti, il libro fu pubblicamente bruciato a Venezia. Il filosofo Ambrogio Fiandino, O.S.A., denunciò Pomponazzi per eresia. L'appoggio del cardinal Pietro Bembo alla corte papale consentì a Pomponazzi di evitare il peggio, anche se la pubblicazione di una sua veemente Apologia 1518 provocò una nuova ondata di denunce per l'asprezza delle critiche rivolte agli ordini religiosi.
Nel giugno del 1518 papa Leone X gli inviò una richiesta di ritrattazione, che Pomponazzi non pronunciò mai. Nel 1519 terminò di scrivere il Defensorium adversus Augustinum Niphum, una risposta al De immortalitate libellu di Agostino Nifo, in cui sostiene la distinzione tra verità di fede e verità di ragione; la stampa fu autorizzata dall'inquisitore a condizione che l'opera fosse accompagnata dalla confutazione degli argomenti mortalisti contenuti. Pomponazzi ottemperò alla richiesta incaricando della stesura fra Giovanni Crisostomo Javelli, O.P.. La polemica proseguì ancora per qualche anno ma Pomponazzi non vi prese più parte.
Corresse e salvò le sue posizioni davanti alla teologia pubblicando nel 1521 il De nutritione et augmentatione e il De partibus animalium, e a un anno prima della sua morte il De sensu.
Nella primavera del 1524 l'insorgere del mal della pietra (calcoli renali) lo costrinse a interrompere l'insegnamento. Morì il 18 maggio del 1525.
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