Pietro Bembo
Pietro Bembo, O.S.Io.Hieros. Cardinale | |
---|---|
Lucas Cranach il Giovane, Ritratto di Pietro Bembo (1530 ca.) | |
Età alla morte | 76 anni |
Nascita | Venezia 20 maggio 1470 |
Morte | Roma 18 gennaio 1547 |
Sepoltura | Basilica di Santa Maria sopra Minerva (Roma) |
Ordinazione presbiterale | 1539 |
Consacrazione vescovile | mai consacrato |
Creato Cardinale in pectore |
20 dicembre 1538 da Paolo III (vedi) |
Pubblicato Cardinale |
19 marzo 1539 da Paolo III (vedi) |
Cardinale per | 7 anni, 9 mesi e 30 giorni |
Incarichi ricoperti | |
Collegamenti esterni | |
(EN) Scheda su gcatholic.org (EN) Scheda su catholic-hierarchy.org (EN) Scheda su Salvador Miranda |
Pietro Bembo (Venezia, 20 maggio 1470; † Roma, 18 gennaio 1547) è stato un cardinale, letterato e storico italiano.
Cenni biografici
Nacque a Venezia, figlio del patrizio veneziano Bernardo Bembo e di Elena Marcello.
Trascorse i primi anni di vita a Firenze dove il padre era ambasciatore. Il padre era grande estimatore del toscano e gli impartì l'educazione primaria in questa lingua. Dal 1492 al 1494 studiò greco a Messina presso il famoso filosofo e umanista bizantino Costantino Lascaris[1]. Tornato a Venezia seguì i corsi di filosofia di Pietro Pomponazzi[2] tenuti a Padova. In quella università Pietro Bembo si laureò. Dal 1497 al 1499 fece ulteriori studi alla corte di Ferrara, che allora i D'Este avevano trasformato in un importante centro letterario e musicale.
Il suo esordio letterario fu il dialogo latino De Aetna ad Angelum Gabrielem liber, pubblicato a Venezia nel 1495, dove raccontò del suo soggiorno siciliano e della sua ascensione sull'Etna. Fu molto stimato dal grande editore Aldo Manuzio[3], per cui lavorò alla messa in stampa di varie opere dell'antichità sia greche che latine. Nel 1498 fu a Ferrara dove amò, forse riamato, Lucrezia Borgia[4]. Dopo vari tentativi di ricevere incarichi diplomatici dalla Serenissima, sempre rifiutati, decise di intraprendere la carriera ecclesiastica.
Prima di raggiungere Roma visse alla corte di Urbino dal 1506 al 1511, divenendo figura intellettuale di spicco e dove ebbe modo di conoscere Raffaello Sanzio. Nel 1512 raggiunse la città eterna con il suo amico Giuliano de 'Medici fratello del futuro papa Leone X. L'anno successivo fu nominato dal neoeletto papa segretario dei Brevi, cioè epistolografo, ovviamente in latino, assieme a Jacopo Sadoleto. In quegli anni riuscì a consolidare, con l'acquisto di vari benefici ecclesiastici, la sua indipendenza economica. Nel 1517 entrò in possesso della commenda di Bologna, assegnatagli fin dal 1508 e da Leone X ottenne in commenda anche l'abbazia benedettina di san Pietro di Villanova a Vicenza e importanti, ma nominali, benefici dell'Ordine gerosolimitano in Ungheria, potendosi fregiarsi del titolo di priore d'Ungheria. Pur cercando di ottenere dei benefici ecclesiastici, sempre evitò in questi anni di professare i voti religiosi, avvalendosi di sanatorie e proroghe che la prassi d'allora consentiva.
Dopo anni frustranti trascorsi a Roma, nella primavera del 1518 si ammalò gravemente e per oltre quattro mesi fu inabile all'ufficio. Si riprese ma non del tutto. L'anno dopo a fine aprile chiese licenza di andare a Venezia per motivi di salute e famigliari. Durante il viaggio fu avvertito delle gravi condizione del padre, ma giunse a Venezia a funerale avvenuto. Bembo si trasferì poi fra Venezia e Padova, dove portò a termine la composizione delle Prose, soprattutto del terzo libro sulla grammatica. L'opera, offerta nel 1524 al nuovo papa Clemente VII, nel settembre 1525 fu pubblicata a Venezia riscuotendo immediato successo.
Il 6 dicembre 1522 dovette, per poter conservare i suoi benefici ecclesiastici, prendere gli ordini minori e vestire l'abito dell'Ordine gerosolimitano. Era in malafede quanto al voto di castità, egli infatti viveva con Ambrogina Faustina della Torre chiamata Morosina. Si stabilì con lei a Padova dove il loro legame, benché non ostentato, certo non era segreto. Il Bembo, più che cinquantenne, nonostante i voti appena pronunciati, ebbe da lei tre figli: Lucilio nel novembre 1523, Torquato il 10 maggio 1525 e Elena, in cui rinnovò il nome della madre sua, il 30 giugno 1528. La sua casa a Padova divenne il centro di un circolo letterario e il Bembo vi raccolse una vasta biblioteca e un museo ricco di medaglie e reperti antichi.
Negli anni che seguirono Bembo si dedicò a rivedere sia gli Asolani sia le Rime, opere delle quali nel 1530 uscirono le seconde edizioni. Nello stesso anno venne nominato storiografo della Repubblica di Venezia. Nel 1535 perse prematuramente il primogenito e poco tempo dopo morì anche Moroscina. Nel 1536 pubblicò e dedicò al nuovo papa Paolo III la raccolta dei brevi ciceroniani scritti per Leone X.
Cardinalato
Fu creato cardinale nel concistoro del 20 dicembre 1538 riservato in pectore e pubblicato nel concistoro del 19 marzo 1539. Ricevette la berretta rossa il 24 ottobre 1539 e il 10 novembre il titolo di san Ciriaco alle Terme. In quello stesso anno fu ordinato presbitero.
Dal 29 luglio 1541 fino al 18 febbraio 1544 fu nominato amministratore apostolico della diocesi di Gubbio. Il 15 febbraio 1542 optò per il titolo di san Crisogono. Del 18 febbraio 1544 fu amministratore della diocesi di Bergamo, incarico che tenne fino alla sua morte. A Bergamo, non potendo egli provvedere di persona, ottenne il 18 luglio di quell'anno di poter mandare, come suo coadiutore, mons. Vittore Soranzo. Il 17 ottobre assunse il titolo cardinalizio di san Clemente. In poco più di due anni, a Roma, compì l'impresa di volgarizzare la sua storia di Venezia. Certo non risulta che desse alcun segno di stanchezza e di declino intellettuale fino all'ultima malattia che lo prostrò nel gennaio 1547.
Morte
Morì il 18 gennaio 1547, nel palazzo del marchese Baldassani a Campo Marzio. Fu sepolto nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva accanto alla tomba di papa Leone X.
Opere
Come scrittore latino Bembo fu uno dei più eminenti rappresentanti dei ciceroniani, gruppo che si prefiggeva la restaurazione di uno stile ispirato alla classicità romana, contrassegnato dall'imitazione dei due modelli principali della lingua latina (trasportati anche in quella volgare): Cicerone per la prosa e Virgilio per la poesia.
Fu anche l'iniziatore del Petrarchismo, proponendo lo stile del poeta come esempio di purezza lirica e come modello assoluto. Su questa indicazione la poesia dell'epoca prenderà esempi e imitazione dalle rime petrarchesche.
Tra i suoi scritti in latino spiccano soprattutto:
- De Aetna ad Angelum Gabrielem liber da Aldo Manuzio, Venezia 1495
- Epistolae (Leonis X. nomine scriptae, 16 volumi, Venezia 1535; Familiares, 6 volumi)
- Rerum veneticarum libri XII (Storia della Repubblica Veneta dal 1487 al 1513, Venezia 1551)
- Historia veneta scritta dal 1487 al 1513; pubblicata nel 1551, poi tradotta dallo stesso in italiano (Istoria Viniziana)
- Carmina (Venezia 1533), dove si pone nella tradizione del Dolce stil novo e di Petrarca
I più importanti dei suoi scritti in volgare sono:
- Gli Asolani, discorsi filosofici sull'amore platonico, stampati da Aldo Manuzio (Venezia 1505) e dedicati a Lucrezia Borgia.
- Prose nelle quali si ragiona della volgar lingua, il documento più autorevole della "discussione sulla lingua" cinquecentesca (Venezia 1525). Le "Prose" ebbero un'influenza decisiva sullo sviluppo della lingua italiana. Bembo vi propose di utilizzare la lingua usata da Petrarca per le opere in versi e quella di Giovanni Boccaccio per i testi in prosa.
- Rime (Venezia 1530)
- Lettere volgari (5 volumi, Verona 1545)
Nel 1501 Bembo curò l'edizione del Canzoniere del Petrarca e nel 1502 quella delle Terze Rime (Divina Commedia) di Dante, in stretta collaborazione con l'editore Aldo Manuzio. Per la prima volta due autori in lingua volgare divennero oggetto di studi filologici, fino ad allora riservati esclusivamente ai classici antichi. Entrambe le edizioni costituiscono le basi di tutte le edizioni successive per almeno tre secoli.
Nel De Aetna, stampato da Manuzio nel 1496, venne usato per la prima volta il carattere tipografico successivamente chiamato Bembo che è rimasto uno standard per tutta la storia della tipografia fino ai nostri giorni. Sua anche l'epigrafe della tomba di Raffaello Sanzio.
Successione degli incarichi
Predecessore: | Cardinale diacono pro illa vice di San Ciriaco alle Terme Diocleziane | Successore: | |
---|---|---|---|
Girolamo Aleandro | 10 novembre 1539-15 febbraio 1542 | Pomponio Cecci |
Predecessore: | Amministratore apostolico di Gubbio | Successore: | |
---|---|---|---|
Federico Fregóso | 19 luglio 1541-18 febbraio 1544 | Marcello Cervini |
Predecessore: | Cardinale presbitero di San Crisogono | Successore: | |
---|---|---|---|
Girolamo Aleandro | 18 febbraio 1544-18 gennaio 1547 | Uberto Gambara |
Predecessore: | Amministratore apostolico di Bergamo | Successore: | |
---|---|---|---|
Pietro Lippomano | 19 luglio 1541-18 febbraio 1544 | Vittore Soranzo |
Predecessore: | Cardinale presbitero di San Clemente | Successore: | |
---|---|---|---|
Rodolfo Pio de Carpi | 17 ottobre 1544-18 gennaio 1547 | Juan Álvarez y Alva de Toledo |
Note | |
| |
Bibliografia | |
Voci correlate | |
- Cavalieri ospitalieri italiani
- Italiani del XV secolo
- Italiani del XVI secolo
- Cardinali in pectore
- Cardinali creati in pectore da Paolo III
- Cardinali diaconi di San Ciriaco alle Terme Diocleziane
- Amministratori apostolici di Gubbio
- Cardinali presbiteri di San Crisogono
- Amministratori apostolici di Bergamo
- Cardinali presbiteri di San Clemente
- Presbiteri ordinati nel 1539
- Presbiteri italiani del XVI secolo
- Presbiteri del XVI secolo
- Presbiteri per nome
- Concistoro 19 marzo 1539
- Concistoro 20 dicembre 1538
- Cardinali italiani del XVI secolo
- Cardinali del XVI secolo
- Cardinali per nome
- Cardinali creati da Paolo III
- Biografie
- Cardinali italiani
- Letterati italiani
- Storici italiani
- Nati nel 1470
- Nati il 20 maggio
- Nati nel XV secolo
- Morti nel 1547
- Morti il 18 gennaio