Port-Royal des Champs

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Coordinate: 48°44′39″N 2°0′58″E / 48.74417, 2.01611

Vista dell'abbazia di Port-Royal des Champs - XVIII secolo

Port-Royal des Champs è una località francese nel comune di Magny-les-Borghi (Yvelines), a sud est di Parigi.

Questo luogo, che vide la presenza di una abbazia fondata nel 1204 e distrutta agli inizi del XVIII secolo per ordine di Luigi XIV, fu teatro di una intensa vita politica, intellettuale e religiosa dal XIII al XVII secolo.

Il sito di Port-Royal sulla mappa di Cassini- XVIII secolo

Abbazia cistercense(1204-1609)

Fondazione

Il sito di Port-Royal fu costruito nel fondo di una vallata secondo la tradizione cistercense

L'abbazia di Port-Royal fu fondata nel 1204 da Mathilde de Garland, collegata per parentela alle famiglie reali di Francia e Inghilterra[1], utilizzando fondi che il marito, Mathieu de Marly, le aveva lasciato per la realizzazione di opere pie prima della sua partenza per la quarta Crociata.

Mathilde sceglie per la fondazione un posto boscoso e paludoso, chiamato Porrois, non lontano dall'abbazia maschile di Vaux-de-Cernaix e che già ospitava una cappella dedicata a San Lorenzo. Presto il nome del posto fu cambiato in Port-Royal per il sostegno che il monastero ricevette dai re di Francia Filippo Augusto e Luigi IX; l'abbazia, infatti fu legata, fin dalle origini, al potere reale[2].

Port-Royal alla sua fondazione fu considerata come priorato dipendente dal monastero di Vaux de Cernay: non aveva nessuna autonomia giuridica ed economica. Nel 1214, tuttavia, nonostante l'esigua presenza di monache (una dozzina), Port-Royal conquistò la sua autonomia diventando abbazia. La prima abadessa si chiamava Éremberge e di lei non si conosce che il solo nome.

Il monastero professò inizialmente la Regola benedettina ma ben presto si legò alla riforma cistercense: lo dimostrano le frequenti visite del Generale dell'ordine cistercense all'abbazia e l'organizzazione generale degli ambienti monastici fatta secondo i canoni dell'architettura cistercense. L'appartenenza ufficiale all'obbedienza di Cîteaux, tuttavia, non è documentabile che dal 1240[3].

Architettura dell'abbazia

Pianta di Port-Royal des Champs. Dipinto da una incisioni di Louise-Magdeleine Horthemels

L'architettura dell'abbazia era tipicamente cistercense[4]: svettava su tutti gli edifici il campanile (completato nel 1229), il monastero fu addossato al lato sud della chiesa mentre la sala capitolare e il refettorio, sovrastato dal dormitorio, costituivano il lato est del chiostro in prosecuzione del transetto della chiesa.

La direzione dei lavori della chiesa fu affidata a Robert de Luzarches, architetto della cattedrale di Amiens; Luzarches fu assunto e pagato dalla famiglia Montmorency[5].

Il suo progetto si ispirò ovviamente ai canoni dell'architettura cistercense: pianta squadrata e a croce latina.

L'edificio a tre navate e sei campate aveva una lunghezza di 55 metri. Il transetto, era lungo 28 metri. Il presbiterio a due campate terminava con un'abside squadrata. Il coro delle monache occupava la terza, quarta e quinta campata della navata centrale ed era chiuso da una grata.

Le incisioni e le testimonianze dell'epoca mostrano che la chiesa era a tre livelli in stile gotico arcaico e con grandi archi a sesto acuto rafforzati all'esterno da contrafforti. Le finestre, a tutto sesto, erano alte e piccole. Gli archi delle volte poggiavano su colonne semplicemente decorate.

A ovest della chiesa venne costruita anche una torre colombaia tuttora visibile.

Furono poche le ristrutturazioni dell'abbazia nel corso dei secoli. La più significativa fu attuata nel XVI secolo dalla badessa Jeanne II de La Fin (1513-1558) che riparò la chiesa, ricostruì parzialmente il chiostro, il dormitorio e l'infermeria e spostò la sala capitolare nel transetto sud della chiesa murando una delle arcate. In questo periodo il coro fu arredato con stalli in legno intagliato.

Un'altra notevole ristrutturazione fu compiuta a metà del XVII secolo dalla badessa Angélique Arnauld che, per evitare le frequenti inondazioni della chiesa dovute alle acque che scendevano dall'altipiano di Granges, fece alzare il pavimento della chiesa di sette piedi (circa due metri e trenta) rovinando così l'armonia dell'edificio.

Le ricchezze dell'abbazia

Port-Royal fu una delle abbazie economicamente più potenti della zona parigina. Essa traeva le sue entrare dalle numerose proprietà terriere e boschive accumulate nei secoli. Le monache godevano lo status dei signori feudali con i conseguenti diritti signorili ricevendo "fede, omaggio, confessioni e rendiconti"[6].

La singolarità del sistema economico di Port-Royal deriva dal fatto che le monache trasformarono in rendite gran parte delle loro proprietà e convertirono pian piano queste rendite in prestiti, facendo così dell'abbazia una sorta di banca.

Alla proprietà iniziale della valle di Port-Royal le monache aggiunsero pian piano, attraverso donazioni e acquisti, numerosi possedimenti terrieri. Già nel corso del XIII secolo acquisirono proprietà a Magny, Champgarnier, Germain ville, Launay, Vaumurier, Villiers-le-Bade, Perray en Yvelines, Gourville e Voise. Nel XV secolo oltre ad aggiungere possedimenti a Buc ed a Châteaufort, l'abbazia entrò in possesso della signoria di Mondeville con i conseguenti diritti signorili e notarili. Nel XVI secolo le monache acquistarono terreni a Buloyer e a Nanterre e infine, nel XVII secolo acquisirono possedimenti e signoria di Montigny e altre proprietà a Voisins-le-Bretonneux e a Trappes.

Con queste ultime acquisizioni le proprietà dell'abbazia sfiorarono il parco di Versailles.

A partire dal 1626, poi, data della fondazione del monastero di Parigi (Port-Royal de Paris), costruito per fuggire dalle epidemie di Port-Royal des Champs, l'abbazia acquistò numerosi immobili a Parigi nel sobborgo di Saint-Jacques.

Le difficoltà del monastero nel tardo Medioevo e il Rinascimento

L'abbazia, dopo il rapido sviluppo seguito alla sua fondazione, visse un periodo di declino durante la Guerra dei Cent'anni (1337-1453) che fu particolarmente devastante per Port-Royal: numerose epidemie, le condizioni insalubri del luogo, l'esiguità del numero delle monache e difficoltà nella gestione economica dei possedimenti costrinsero la chiusura del monastero.

Nel 1468, tuttavia, la badessa Jeanne de La Fin riuscì a ricostituire il patrimonio dell'abbazia disperso nel caos della guerra. Nel 1513, alle sue dimissioni, le successe la nipote Jeanne II de La Fin, che sostenne una vigorosa ristrutturazione del monastero.

Nel XVI secolo la vita monastica nell'abbazia era particolarmente rilassata. Tentò una prima restaurazione l'abate di Cîteaux Jeanne de Pontallier il quale durante una visita nel dicembre 1504 fu scosso dalla mancanza di pietà religiosa delle monache. I suoi tentativi, tuttavia, sembra non avessero sortito effetto. La badessa Catherine de La Vallée, che governò il monastero dal 1558 al 1574 quando scappò con il pretesto delle guerre di religione, fu addirittura minacciata di scomunica per il suo ostinato rifiuto di obbedire agli ordini di Cîteaux[7]. La situazione non sembrava cambiata neppure alla fine dello stesso secolo, quando Nicolas Boucherat, altro Abate di Cîteaux scrisse di queste monache di Port-Royal come «abituate ai litigi e ad insulti terribili senza aver riguardo né del posto né delle persone»[8].

Panorama di Port-Royal des Champs di Louise-Magdeleine Horthemels

Le monache snobbarono il Concordato di Bologna (1516) che consentiva al re di nominare i vescovi e gli abati francesi, continuando ad eleggere le proprie abadesse.

La pratica della commenda, poi, era diventata comune, come nella maggior parte dei monasteri del tempo, al punto che Jacqueline Arnauld, una bambina di otto anni, nel 1599 fu nominata coadiutrice della badessa Jeanne de Boulehart, nel 1600 prese i voti e nel 1602 fu eletta badessa.

Jacqueline Arnauld, che con i voti prese il nome di Angélique de Sainte-Madeleine, fu formata presso l'abbazia di Maubuisson che lasciò, accompagnata dal padre Antoine Arnauld (il quale aveva investito buona parte delle sue fortune per far eleggere la figlia, il giorno in cui fu eletta badessa della dozzina di monache che abitavano a Port-Royal.

Nell'autobiografia scritta nel 1655, Angélique de Sainte-Madeleine ricordava che a quel tempo il monastero era «in pessime condizioni». I suoi genitori, preoccupati della situazione, chiesero al Generale dell'Ordine cistercense di affiancarle Madame de Jumeauville che proveniva da un altro monastero e che ebbe il compito di completare la formazione della giovane Angélique e di vigilare sulla disciplina del monastero.

La riforma di Angélique Arnauld e i "Solitari"

Una riforma secondo il Concilio di Trento

La badessa Angélique Arnauld (Philippe de Champaigne, Museo di Evreux

Nel 1608 Angélique dopo aver ascoltata la predicazione di un Cappuccino sul mistero dell'Annunciazione decise risolutamente di riformare la vita religiosa dell'abbazia.

Alla fine di quell'anno nomina un nuovo direttore spirituale, il cistercense Claude de Kersaillou, il quale fa impegnare le monache nell'osservanza alle regole monastiche.

Nel 1609 Angélique ripristinò la comunione dei beni tra le monache, e il 25 settembre (giorno che sarà ricordato come "Journée du Guichet", il giorno dello sportello), la giovane diciottenne abadessa impose definitivamente una rigida clausura rifiutando alla sua famiglia d'origine l'accoglienza all'interno del monastero.

Nel 1613 diventò direttore spirituale dell'abbazia il gesuita Jean Suffren, il quale animerà per dodici anni la vita spirituale di Port-Royal. In questo contesto di riforma il monastero inizia a rivivere accogliendo nuove monache tra le quali alcune sorelle di Angélique.

Dal 1618 al 1623 Angélique lasciò il monastero per andare a riformare la vicina abbazia di Maubuisson. Lasciò la responsabilità del governo di Port-Royal alla priora Catherine Dupont e a sua sorella Jeanne (che aveva preso il nome di Agnès de Saint-Paul) che diventò, nel 1620, coadiutrice.

É in questo periodo, nel 1621 precisamente, che Angélique entra in contatto, grazie a suo fratello Robert Arnauld d'Andilly, con Jean Duvergiere de Hauranne, abate di Saint-Cyran. I due si incontrarono personalmente a Parigi nel 1623 e in quello stesso anno Angélique ritornò a Port-Royal portando con sé dal monastero di Maubuisson una trentina di monache e novizie facendo raggiungere all'abbazia il numero di ottanta monache.

L’abate Jean Duvergier de Hauranne de Saint-Cyran, consigliere spirituale di Port-Royal

L'influsso dell'abate di Saint-Cyran e i contatti che Angélique aveva con Francesco di Sales e Giovanna di Chantal, contribuirono ad introdurre a Port-Royal una spiritualità rigorosa sebbene in linea con la Riforma cattolica avviata dal Concilio di Trento.

Le monache si impegnarono in un notevole sforzo di riforma nella pratica di preghiera e nelle celebrazioni. Mentre il canto piano gregoriano, ad esempio, venne gradualmente abbandonato nella liturgia tridentina, le monache furono tra i pochi che lo preservarono. Veniva richiesta, poi, non solo alle monache ma anche alle ragazze che venivano educate nel monastero, una certa disciplina della recita delle preghiera[9].

Jacqueline Pascal (sorella di Blaise Pascal), monaca a Port-Royal, scrisse a questo scopo un regolamento dettagliato che descrive il metodo di insegnamento ai bambini della liturgia. Questo metodo si basava sulla padronanza della scrittura e della memoria e sulla ripetizione di canti e preghiere. L'insegnamento doveva essere regolare e continuo e per questo motivo anche nei giorni di festa o nei tempi tra le celebrazioni veniva insegnato «ad apprendere a memoria tutto ciò che era necessario sapere: i rudimenti della teologia, il rito della Messa, la dottrina della Confermazione, gli inni francesi e latini presenti nel breviario. Se poi [queste fanciulle] sono entrate da giovani nel monastero, possono apprendere senza difficoltà l'intero Salterio. Non avrebbero grandi difficoltà a patto che siano esortate e guidate»[10].

L'insegnamento non era riservato solo alle fanciulle ospiti del monastero. Le monache lavoravano anche con i bambini della zona[11].

Purtroppo gli inizi della riforma furono rallentati da una morìa di monache dovuta alla malaria.

Su insistente consiglio di sua madre, Angélique acquistò nel 1624 un immobile nella zona di Saint-Jacques a Parigi che sarebbe servito come monastero alternativo per le monache. Dopo che l'abate di Cîteaux e il vescovo di Parigi diedero il loro consenso per il trasferimento, Angélique insieme a quindici monache vi si stabilirono il 28 maggio 1625. Tutte le altre monache le seguirono in breve tempo. Da questo momento si iniziò a distinguere i due monasteri chiamando quello originario Port-Royal des Champs e quello di Saint-Jacques Port-Royal de Paris. Pur stabilendosi a Saint-Jacques le monache continuarono ad amministrare le proprietà legate a Port-Royal des Champs che assicuravano al monastero notevoli entrate.

A Port-Royal des Champs un cappellano assicurava la presenza e il servizio religioso ai dipendenti del monastero e della "Cascina dei Granai" (Les Granges) situati sull'altopiano che domina l'abbazia.

In questo periodo Angélique cambiò pure la modalità di elezione delle abadesse stabilendola ogni tre anni. Lei stessa si dimise nel 1630. Le successe Marie-Agnès Le Tardif fino al 1636, quando diventò abadessa Agnes Arnauld, sorella minore di Angélique[12].

I "Solitari" di Port-Royal des Champs

La "Cascina dei granai", casa dei "Solitari" sull'altopiano di Port-Royal

Dopo che tutte le monache si trasferirono a Port-Royal de Paris, a Port-Royal des Champs si stabilirono degli uomini che desideravano ritirarsi temporaneamente dal mondo. Il primo a risiedervi fu Antoine Le Maistre, che abitò a Port-Royal dal maggio al giugno 1638, insieme a dei suoi fratelli, altri eremiti e dei bambini. Questa prima esperienza fu presto impedita da un ordine del Tribunale.

Antoine Le Maistre, però, nell'estate del 1639, insieme col fratello Simon Le Maistre de Méricourt, ritorna a Port-Royal e l'esperienza andò avanti per una decina di anni. Altri uomini, giovani e anziani, si unirono a loro. Abitarono nell'abbazia fino al 1648, quando, con il ritorno delle monache, si trasferirono nell'edificio chiamato "Cascina dei granai" (Les Granges).

Nel 1642, infatti, dopo il governo di Agnès Arnauld, fu rieletta Angélique (che resto abadessa fino al 1651) che iniziò a pensare di ritrasferire la comunità delle monache a Port-Royal des Champs anche in considerazione del fatto che il luogo era stata profondamente bonificato dal lavoro dei "Solitari" (questo fu il nome che prese il gruppo di uomini che si erano ritirati nella preghiera e nello studio a Port-Royal).

L'arcivescovo di Parigi, Jean-François de Gondi, permise nel 1647 il trasferimento; nel 1648 la stessa madre Angélique insieme a nove monache, fece ritorno a Port-Royal des Champs, pur continuando a governare il monastero di Port-Royal de Paris, dove andava spesso.

La vita a Port-Royal des Champs si organizzò dunque attorno all'abbazia delle monache e attorno alla "Cascina dei granai" che ospitava i "Solitari".

L'edificio costruito alla "Cascina dei granai" per ospitare le "Piccole Scuole"

Il 29 giugno 1649 Henri Arnauld, zio di Angélique, fu ordinato vescovo nel monastero di Port-Royal de Paris. Il 21 dicembre dello stesso anno fu ordinato sacerdote nel monastero di Port-Royal des Champs Louis-Isaac Lemaistre de Sacy, che diventò confessore delle monache e direttore spirituale delle "Piccole Scuole" organizzate nell'edificio dei "Solitari" che sarà per questo scopo ristrutturato e ingrandito nel 1652[13].

I "Solitari" che abitavano nella "Cascina dei granai" erano una ventina; tra questi vi furono, oltre ai fratelli Le Maistre e a Louis de Sacy, Antoine Arnauld, Claude Lancelot, Jean Hamon e Pierre Nicole. Nel 1656 fu loro ospite per due brevi periodi Blaise Pascal.

targa che ricorda la presenza dei "Solitari" alla "Cascina dei granai"

Malgrado questo periodo fosse uno dei più ricchi dal punto di vista spirituale e culturale per Port-Royal, non mancarono i problemi dovuti all'inizio delle Fronde. La povera gente cercò rifugio nel monastero e la tensione fu tale che dal 24 aprile 1652 al 15 gennaio 1653 tutte le monache si trasferirono a Parigi. Restarono i "Solitari" a custodire l'abbazia. Fu però in questo periodo che il duca di Luynes fece costruire il castello di Vaumurier sui possedimenti delle monache.

La polemica giansenista

Port-Royal fu una delle istituzioni protagoniste della controversia giansenista. Quando il monastero ne fu coinvolto, nel 1656, le idee di Giansenio erano diffuse già da un ventennio durante il quale, anche se la spiritualità delle monache era già stata informata da un agostinismo rigoroso, l'abbazia non aveva mai aderito formalmente al movimento giansenista. Il motivo delle vessazioni continue del potere reale nei confronti dei "Solitari", inoltre, era stato dovuto più a ragioni politiche che religiose: in effetti anche se i "Solitari" apparivano, almeno esternamente, come seguaci di Giansenio, l'ostilità del re era dovuta al fatto che aderirono al movimento dei "Solitari" alcuni ex-frombolieri (tra questi soprattutto la duchessa di Longueville e il principe Conti).

Nel 1655 la Sorbona fu agitata da violente discussioni teologiche che vedevano schierati da una parte Antoine Arnauld, sostenuto da molti teologi, e dall'altra quelli che venivano chiamati "molinisti", i quali sostenevano la dottrina del libero arbitrio[14].

Il 14 gennaio 1656 Antoine Arnauld fu condannato, espulso dalla Sorbona e radiato dalla lista dei teologi[15]. A Port-Royal, dopo che per poco tempo vi era stato Blaise Pascal il quale scrisse Le provinciali, un opuscolo graffiante contro i gesuiti, i "Solitari" insieme ai maestri delle "Piccole Scuole" e ai bambini dovettero lasciare la "Cascina dei granai".

Il 24 marzo 1656, però, la nipote di Pascal, Marguerite Perier, fu guarita miracolosamente da una fistola lacrimale, e il miracolo fu rapidamente riconosciuto dalla Chiesa[16]. Questa vicenda costrinse l'entourage del re a limitare la pressione sul monastero e Robert Arnauld d'Andilly insieme ad altri "Solitari" ebbero di nuovo il permesso di abitare a Port-Royal des Champs.

I Cent-Marches, che collegavano la "Cascina dei granai" all'abbazia.

Alla fine del 1658 Agnés Arnauld fu nuovamente eletta abadessa restando in carica fino al dicembre 1661. In quel periodo l'abbazia contava 130 monache.

Il 13 aprile 1661 il Consiglio di Stato, con una sentenza, obbligò tutti i religiosi regolari e secolari di Francia a firmare un formulario chiamato "di Alessandro VII", nel quale venivano condannate cinque proposizioni estratte dall'Augustinus di Giansenio[17].

A Port-Royal, però, le monache pensavano che quelle proposizione fossero formalmente eretiche solo se estrapolate dal contesto dell'Augustinus: "di diritto", dicevano, le proposizioni sono eretiche; "di fatto", però, nel contesto dell'opera di Giansenio, non sono eretiche. Sostenute in quest'idea da Blaise Pascal e Antoine Arnauld, le monache cercarono di evitare la firma del formulario.

Costrette dagli eventi, prima le monache di Parigi e poi quelle di Des Champs firmarono il formulario, con la precisazione, però, della distinzione "di diritto" e "di fatto". Questa riserva determinò l'annullamento da parte del Consiglio del re dei formulari da loro firmati. A questo punto molte monache si rifiutarono di firmare.

Quello stesso giorno Luigi XIV vietò alle monache di ricevere novizie condannando così il monastero all'estinzione. Antoine Singlin, Louis-Isaac Lemaistre de Sacy e altri preti che erano vicini alle monache dovettero lasciare l'abbazia[18].

Fu in questo periodo che Madre Angélique, stanca e malata, lasciò Port-Royal des Champs per ritirarsi a Parigi dove morì il 6 agosto 1661. Fu sepolta sotto il pavimento del coro di Port-Royal de Paris. Jacqueline Pascal, che era stata vicepriora a Les Champs, morì poco tempo dopo, il 4 ottobre 1661.

Il 12 dicembre di quell'anno fu eletta badessa, al posto di Agnés Arnauld, Madeleine de Saint-Agnés de Ligny che reggerà il monastero fino al 1669 e che visse il suo mandato in un continuo scontro con l'arcivescovo di Parigi.

Fino al 1664 le monache riuscirono ad evitare la firma del Formulario di Alessandro VII, ma l'8 giugno di quell'anno, il nuovo arcivescovo di Parigi, Hardouin de Péréfixe de Beaumont, fece pubblicare una lettera nella quale richiedeva, per la firma del Formulario, la "fede divina" per quello che riguardava la questione "di diritto" delle cinque proposizione, e la "fede umana" per quello che riguardava la questione "di fatto". Concretamente si chiedeva alle monache di accettare di credere come ad un articolo di fede che le proposizione condannate fossero eretiche; mentre era loro richiesta una semplice approvazione umana circa la presenza o meno di queste proposizioni nell'Augustinus di Giansenio.

Nonostante questa proposta le monache continuarono a rifiutarsi di firmare. Il 26 agosto 1664, allora, l'arcivescovo, andato di persona a Port-Royal de Paris, decise la dispersione forzata di sedici monache in diversi monasteri di Parigi. Nel novembre dello stesso anno andò a Les Champs dove vietò alle monache che non avevano ancora firmato, la ricezione dei sacramenti, la frequenza dei loro confessori abituali e qualsiasi contatto con l'esterno[19].

La rottura tra Port-Royal des Champs e Port-Royal de Paris

Anne Geneviève de Bourbon-Condé, duchessa di Longueville, protettrice dell'abbazia

Mentre a Les Champs si resisteva all'arcivescovo, le monache di Parigi si decisero a firmare il modulo nel corso del 1665. Le monache, comprese le sedici che erano state disperse, furono inviate a des Champs. Il monastero contò allora 86 monache sorvegliate continuamente da quattro guardie. L'arcivescovo dimise la badessa di Des Champs e riconobbe come legittima badessa la priora del monastero di Parigi. Madeleine de Ligny, dunque, restò in carica solo come priora di Des Champs e le monache restarono emarginate dai contatti con il mondo fino alla pace clementina[20]che avvenne il 19 gennaio 1669[21].

Il 13 febbraio 1669 il vescovo di Meaux si recò a Port-Royal accompagnato segretamente da Antoine Arnauld e Louis de Sacy. I tre convinsero le monache a firmare[21]. Il 18 febbraio le monache poterono di nuovo ricevere i sacramenti e accogliere le novizie. In compenso il monastero di Parigi fu separato da quello di Des Champs. Pochi mesi dopo la Madre Madeleine de Ligny fu sostituita, e fu eletta abadessa la Madre Marie de Sainte-Madeleine Angennes du Fargis, che nominò Angélique de Saint-Jean Arnauld d'Andilly come priora.

I "Solitari" e gli amici di Port-Royal, come la duchessa di Longueville, ritornarono ad abitare alla "Cascina dei granai" o nell'abbazia. Furono fatti allora notevoli lavori di ristrutturazione che finirono solo nel 1671: furono completati i quattro lati del chiostro prolungandolo fino all'infermeria e all'edificio riservato ai bambini[21].

La fine della Pace clementina

Il 3 agosto 1678 Angélique de Saint-Jean Arnauld fu eletta abadessa. La nipote delle due grandi abadesse Arnauld aveva trascorso praticamente tutta la sua vita a Port-Royal. Era stata maestra delle allieve interne al monastero e poi delle novizie sia a Des Champs che a Parigi fino a quando si rifiutò di firmare il Formulario di Alessandro VII. Diventò l'anima del monastero comunicando anche alle altre monache la sua energia nell'affrontare le prove che stavano loro capitando.

Il 15 aprile 1679 morì la duchessa de Longueville, che per la sua parentela con Luigi XIV era riuscita a proteggere il monastero dall'imperio del re. Il 21 luglio dello stesso anno morì pure il vescovo di Beauvais, Nicolas Choart de Buzenval, uno dei sostenitori del monastero. Port-Royal rimase quindi senza i suoi più importanti difensori.

Il monastero in quel periodo era praticamente pieno: c'erano novantadue suore professe e cinquantacinque postulanti[22].

Il nuovo arcivescovo di Parigi, François Harlay de Champvallon, nella visita che fece a Des Champs il 17 maggio 1679 comunicò alla badessa le decisione del re: le monache dovevano interrompere il reclutamento delle novizie, limitare il numero delle professe a cinquanta e rimandare a casa le postulanti[23].

Nelle decisioni del re c'era pure l'ordine che i "Solitari" lasciassero i territori dell'abbazia.

Il 4 gennaio 1684 morì Louis de Sacy e il 29 gennaio successivo anche Angélique de Saint-Jean d'Andilly. Fu rieletta badessa Marie de Sainte-Madeleine du Fargis che nominò priora Agnés di Saint-Thècle Racine che le successe nel 1690 quando Madre Marie du Fargis si dimise per motivi di salute.

Agnés Racine fu rieletta badessa nel 1693 e nel 1696. Intanto stavano scomparendo le grandi figure di Port-Royal: l'abate di Pontchâteau, la Madre Marie du Fragis, Mademoiselle de Vertus, Antoine Arnauld, Claude Lancelot e Pierre Nicole morirono tutti tra il 1690 e il 1695[24].

Nel 1695 divenne arcivescovo di Parigi Louis Antoine de Noailles. Nonostante fosse considerato sostenitore dei giansenisti non riuscì a revocare per Port-Royal l'interdizione di accogliere nuove novizi.

Nel 1699 fu eletta l'ultima badessa di Port-Royal: Élisabeth de Sainte-Anne Boularde de Denainviliers che era stata priora della Madre Agnés Racine.

Fu Élisabeth de Sainte-Anne che dovette affrontare la recrudescenza dei dibattiti teologici che si tenevano alla Sorbona. Nel 1705 una bolla papale di Clemente XI costringeva tutti i religiosi e il clero francesi a firmare una dichiarazione di condanna degli errori giansenisti. Le monache firmarono nel 1706 non senza aggiungere polemicamente queste parole «senza derogare da quello che si fece riguardo questo monastero al momento della Pace della Chiesa sotto Clemente IX», che resero la dichiarazione invalida[25].

Luigi XIV fu molto irritato per questa resistenza delle monache[26]..

La fine del monastero

Mendicanti alla porta del monastero. Tempera su pergamena (Anonimo, inizio del XVIII secolo).

Nel 1706 morì la Madre Élisabeth de Sainte-Anne designando per la sua successione Louise de Sainte-Anastasie du Mesnil. Al monastero fu impedito, però, di svolgere le elezioni e la Madre Louise restò priora fino alla soppressione dell'abbazia[27].

Nel 1707 Luigi XIV ordinò il passaggio delle rendite di Port-Royal des Champs all'abbazia di Port-Royal de Paris e l'arcivescovo di Parigi vietò alle monache di ricevere la comunione in quanto «disobbedienti alle costituzioni apostoliche e per questo inabilitate a partecipare ai sacramenti della Chiesa»[28].

Il 27 marzo 1708 una bolla papale revocò alle monache l'uso dei terreni lasciando loro solo la chiesa e il monastero. Una seconda bolla, emessa nel settembre di quell'anno, ordinò la soppressione dell'abbazia di Port-Royal des Champs.

Louise Phélypeaux de Pontchartrain, il Cancelliere, cercò di opporsi alle decisione del re e del papa. Ma il Parlamento di Parigi le ratificò e l'arcivescovo di Parigi confermò la soppressione del monastero nel 1709.

Dopo una tempestosa visita della badessa di Port-Royal de Paris il 1° ottobre 1709, durante la quale non fu riconosciuta come legittima superiora dalle monache di Des Champs, il Consiglio di Stato con una sentenza confermò i diritti del monastero di Parigi su quello di Des Champs.

Il 26 ottobre fu ordinato l'espulsione delle monache dal monastero.

Il 29 ottobre il luogotenente della polizia d'Argenson accompagnato dai soldati dispersero le quindici monache professe e le sette converse in diversi monasteri. Un'ultima monaca, ammalata, fu espulsa il giorno dopo[29].

Nel gennaio 1710 il Consiglio di Stato ordinò la demolizione dell'abbazia[30]. Dall'agosto 1710 fino a tutto il 1711 molte famiglie che abitavano nei dintorni del monastero tentarono di riesumare i corpi sepolti nella chiesa. Alcuni furono inumati a Palaiseau (come quelli delle Arnauld), altri a Magny-Lessart. Circa tremila corpi furono sepolti in una fossa comune a Saint-Lambert-des-Bois. I resti di Jean Racine, Antoine Lemaître e Louis de Sacy furono trasportati a Saint-Étienne-du-Mont, a Parigi.

Nel corso del 1713 l'abbazia fu rasa al suolo. Le pietre furono vendute o recuperate dagli abitanti della zona che le tennero come reliquie ma più spesso le utilizzarono come materiale di costruzione.

Successione delle abadesse nel XVII secolo

Anni in carica Nome dell'abadessa Nome di religione... Nascita - morte
1575-1602 Jeanne de Boulehart ? ?
1602-1630 Jacqueline Arnauld Mère Angélique Arnauld 1591-1661
1630-1636 Marie-Geneviève Le Tardif Mère Marie-Geneviève de Saint-Augustin ? - 1646
1636-1642 Agnès Arnauld Mère Agnès Arnauld 1593-1672
1639-1654 Jacqueline Arnauld Mère Angélique Arnauld 1591-1661
1654-1658 Marie Suireau Mère Marie-des-Anges Suireau 1599-1658
1658-1661 Agnès Arnauld Mère Agnès Arnauld 1593-1672
1661-1669 Madeleine de Ligny Mère Madeleine de Sainte-Agnès de Ligny ?
1669-1678 Marie Angennes du Fargis Mère Marie de Sainte-Madeleine Angennes du Fargis 1618-1691
1678-1684 Angélique Arnauld d’Andilly Mère Angélique de Saint-Jean Arnauld 1624-1684
1684-1690 Marie Angennes du Fargis Mère Marie de Sainte-Madeleine Angennes du Fargis 1618-1691
1690-1699 Agnès Racine Mère Agnès de Saint-Thècle Racine 1626-1700
1699-1706 Élisabeth Boulard de Denainvilliers Mère Élisabeth de Sainte-Anne 1628-1706

Port-Royal nel XVIII secolo

La torre piccionaia del XVIII secolo

Augustin Gazier così riassunse il secolo XVIII dell'abbazia: «le rovine dell'abbazie furono a lungo una sorta di cava nella quale la gente veniva a cercare pietre di costruzione; i cespugli e i rovi le invasero tutte al punto che all'inizio del XIX secolo fu impossibile rintracciare la collocazione esatta della chiesa e del monastero»[31].

Nonostante la desolazione dei luoghi, cominciò a farsi strada l'iscrizione di Port-Royal nella memoria collettiva.

Già prima della distruzione dell'abbazia, Madaleine Boullogne, morta nel 1710, rappresentò in una quindicina di tavole e in uno stile realistico e abbastanza naïf alcune vedute del monastero.

Louise Magdaleine Horthemels riprodusse acquarelli in stampa che dopo la distruzione dell'abbazia conobbero un notevole mercato. Sequestrati inizialmente dalla polizia, furono restituiti da d'Argenson.

Gran parte dei manoscritti di Port-Royal fu recuperata poco prima dell'espulsione delle monache da Marguerite de Joncoux, una'amica della Madre du Mesnil. Questi manoscritti furono in seguito consegnati all'abbazia de Saint-Germain-des-Prés e, in seguito, alla Biblioteca Nazionale di Francia.

I dipinti furono quasi tutti portati nel monastero di Port-Royal de Paris. Il grande dipinto dell'Ultima Cena di Philippe de Champaigne fu collocato sull'altare della cappella del monastero parigino per la quale era stato progettato. Il dipinto delle "Religiose" fu invece collocato nella sala capitolare.

Tanti altri dipinti finirono dispersi.

Durante la Rivoluzione, quando i beni dell'abbazia parigina furono venduti come "beni nazionali"[32], Jean-Philippe Gaspard Camet de La Bonnardière (uno dei fondatori della "Société de Port-Royal" all'inizio del XIX secolo) poté comprarne alcuni ad un prezzo modico.

Nel 1710, con i quattro libri attribuiti all'abate Jean-Baptiste Le Sesne d'Étemare e intitolati "Gemiti di un'anima profondamente colpita dalla distruzione del santo monastero di Port-Royal des Champs", inizia la storia letteraria di Port-Royal[33].

Per tutto il secolo XVIII i fedeli del giansenismo, ma anche i convulsionari, venivano in pellegrinaggio a Port-Royal dando origine a numerosi "manuali del pellegrinaggio" che furono editi dalla metà dal XVIII secolo fino alla metà del XIX secolo e testimoniando la vivacità del ricordo dell'abbazia[34].

Port-Royal dalla Rivoluzione francese ad oggi

I resti dell'abbazia

Le rovine della chiesa abbaziale nel loro stato attuale

All'inizio della Rivoluzione francese il sito dell'abbazia di Port-Royal des Champs era completamente abbandonato mentre solo i terreni furono utilizzati per il sostentamento del monastero di Parigi.

Dopo il decreto del 2 novembre 1789 che dichiarò le proprietà della Chiesa beni "messi a disposizione della Nazione", il monastero di Port-Royal de Paris non ebbe più diritti su Des Champs.

Un nuovo decreto (14 maggio 1790) decise la messa in vendita dei beni della Chiesa come "proprietà della Nazione".

Port-Royal des Champs fu venduto in più lotti. Le rovine dell'abbazie furono comprate da una donna, Marie-Françoise Humery de La Boissière de Plémont, vedova di Antoine Desprez, e simpatizzante dell'ambiente giansenista di Parigi la quale le acquistò nel 1791 per la somma di 90.200 lire[35]. Questa donna visse a Port-Royal in una casa adiacente ai resti del monastero e che non era stata distrutta e spesso invitava presso il suo ritiro persone che condividevano la sua devozione. Dal 1797 iniziò a frequentare la casa l'abate Henri Grégoire e i suoi amici della Société de philosophie chrétienne, in particolare negli anniversari della soppressione dell'abbazia (il 29 ottobre). Grégoire pubblicò nel 1801 "Rovine di Port-Royal des Champs" negli Annales de la religion. Il testo esaltava il ricordo di Port-Royal con una scrittura poetica ma con contenuti politici che vedevano nell'abbazia e in coloro che l'avevano abitata un luogo profetico nella lotta contro l'assolutismo[36].

Nel 1809 ci fu una cerimonia per celebrare il centenario della espulsione e dispersione delle monache. Vi erano presenti molti membri della corrente giansenista: c'era l'abate Grégoire, ma anche Louis Silvi e i membri della Société de Port-Royal (che non aveva ancora a quell'epoca questo nome), ed era pure presente Eustachio Degola, un prete italiano giansenista vicino a Scipione Ricci. In tutto parteciparono alla celebrazione circa duecento persone[37].

Nel 1810 madame Desprez vendette la sua proprietà al nipote Charles-Joseph de Talmours per la somma di 140.000 franchi. Il De Talmours morì poco dopo e la sua vedova, Marie-Adélaïde Goulé frequentò raramente la proprietà vendendola nel 1824 per metà a Louis Silvy, una delle maggiori figure del giansenismo parigino e per l'altra metà a quattro membri della Société de Port-Royal, raggruppatisi in tontina.

Dopo aver iniziato la ristrutturazione del sito i nuovi proprietari chiamarano a gestirlo i Fratelli delle Scuole cristiane, che venivano considerati di tradizione giansenista. Dividendosi tra Port-Royal e la casa di Louis Silvy a Saint-Lambert des Bois, i Fratelli insegnarono gratuitamente ai figli delle famiglie della zona.

Louis Silvy nel 1829 riscatta dalla tontina la sua quota di proprietà e costruì una cappella «squadrata, soffittata e senza decorazioni architettoniche», per perpetuare il ricordo di Port-Royal.

Sopra il portale pose un'iscrizione in francese[38]a ricordo della costruzione e nella quale ricordava che in quel luogo Gesù Cristo fu ucciso tutti i giorni dalle mani di santi personaggi[39]. Collocò all'interno dipinti, stampe e autografi che ricordassero le monache e i "Solitari"[40]..

Oltra alla cappella Louis Silvy fece anche scavare un canale che si incrociasse sul canale grande che attraversava il possedimento, e piantò dei tigli in corrispondenza dell'antico chiostro (anche se scavi più recenti hanno dimostrato che commise alcuni errori nell'individuazione della pianta del chiostro).

Nel 1832 Louis Silvy donò la sua proprietà di Port-Royal ai Fratelli delle Scuole cristiane. Il declino fu rapido nonostante i finanziamenti che venivano assicurati dalla Société de Port-Royal. Il Superiore, poco onesto, tendeva a reclamare sempre più soldi e sembra che ne distornasse una parte.

Nel 1868 dopo che il Superiore dei Fratelli delle Scuole minacciò di vendere la proprietà ai gesuiti, la Société de Port-Royal si decise all'acquisto del sito per una somma di 80.000 franchi[41].

Iniziarono così una lunga serie di migliorie e una graduale apertura al pubblico. Demolirono la cappella di Louis Silvy che era ormai in pessime condizioni costruendo un nuovo edificio nel 1891 su progetto dell'architetto Mabille.

La cappella costruita nel 1891.

Quest'oratorio è ancora visibile anche se non visitabile a causa del suo stato di degrado. Conserva gli oggetti che Louis Silvy aveva raccolto nell'altra cappella oltre a frammenti dell'antica abbazia provenienti dagli scavi che furono fatti regolarmente dall'inizio del XIX secolo.

Alla fine del XIX secolo il sito fu aperto regolarmente al pubblico. Un guardiano ne assicurava la custodia e la possibilità delle visite, mentre un inquilino occupava l'edificio dalla parte della torre colombaia. Le visite iniziarono ad essere a pagamento ed il sito ebbe in media tra i 15.000 e 20.000 visitatori ogni anno. Fu abitato anche da una vedova, Félicité-Perpetua de Marsac, Viscontessa d'Aurelle de Paladine, fedele allo spirito di Port-Royal e che si definiva come «l'ultima dei "Solitari" di Port-Royal». La sua presenza diede un aspetto pittoresco al sito conducendo una vita di devozione e di povertà in mezzo alle rovine[42].

Nel 1899 una grande cerimonia commemorativa si tenne a Port-Royal per celebrare il bicentenario della morte di Jean Racine. Fu un'opportunità per far incontrare lì il mondo accademico ed intellettuale di tutta la Francia. Numerosi insegnanti iniziarono a portare a Port-Royal i loro studenti e il sito entrò a far parte dei luoghi della memoria di Francia[43].

La "Cascina dei granai"

Il "pozzo di Pascal", restaurato, nel cortile interno della "cascina dei granai"

Nel frattempo la "Cascina dei granai", cioè gli edifici che si trovavano a monte dell'abbazia, videro susseguirsi diversi proprietari.

La famiglia Goupil, proprietaria della "Cascina dei granai" dal 1860, costruì una grande edificio che fu chiamato "castello" e che prolungava la casa dei "Solitari". Il "castello" ospita oggi il Museo Nazionale di Granges di Port-Royal[44].

La "Cascina dei granai" fu venduta nel 1925 a Charles Ribardière, direttore del giornale L'intransigeant, il quale morì poco tempo dopo. La moglie vendette a dei contadini la parte agricola della proprietà (aziende agricole e terreni coltivabili) e conservò per sé il "castello" e il parco circostante.

Le scuderie della "Cascina dei granai"

Nel 1952 riconoscendo il grave stato di abbandono della "Cascina dei granai", molti intellettuali francesi si mobilitarono per tentarne un recupero. Dopo la costituzione, due anni dopo, nel 1954, della Société des Amis de Port-Royal, il successo dell'opera teatrale "Port-Royal" di Henry Montherlant e la mobilitazione di François Mauriac in particolare, lo Stato si decise ad acquistare il "castello" e la casa dei "Solitari". L'azienda agricola, della quale fa parte il "pozzo di Pascal" fu poi acquistata dallo Stato nel 1984.

L'ala aggiunta alla "Cascina dei granai" alla fine del XIX secolo sede dell'attuale museo.

L'attuale museo, il più piccolo tra i musei nazionali francesi, ha lo scopo di tracciare la storia dell'abbazia. Contiene opere prevalentemente pittoriche: quadri di Philippe de Champaigne e incisioni del XVII e del XVIII secolo. Insieme a vari oggetti della devozione giansenista è qui conservata pure la maschera funebre di Madre Angélique. Una sala è dedicata ai libri antichi, soprattutto quelli scritti dai "Solitari". Il Museo ha organizzato anche la valorizzazione dei giardini e la ricostituzione del frutteto secondo i criteri agricoli adottati dai "Solitari".

La maggior parte degli edifici di Port-Royal des Champs furono iscritti nell'inventario nazionale francese dei "beni storici" nel 1947; la "Cascina dei granai" e il parco nel 1953; la casa del guardiano nel 1984. Nel 1972 il sito fu dichiarato zona protetta dalle leggi nazionali sui beni culturali.

Nel 2004, infine, nel tentativo di unificare le risorse per la gestione del sito che era diviso in due proprietà, la Société de Port-Royal donò allo Stato le rovine dell'abbazia[45].

Port-Royal fonte d'ispirazione

Ex voto dipinto da Philippe de Champagne per la guarigione miracolosa della figlia (1662).

Dal XVII secolo Port-Royal des Champs ha ispirato numerosi scrittori e artisti che ebbero con l'abbazia un forte legame spirituale.

Philippe de Champaigne, la cui figlia era monaca dell'abbazia, dipinse ritratti di monache ed ex voto che rendono un'immagine pia, austera e abbastanza precisa della vita nel monastero.

Jean Racine scrisse un "Compendio della storia di Port-Royal".

Gli scrittori del XVIII secolo che s'interessarono di Port-Royal furono più dei simpatizzanti che degli artisti e spesso facevano parte del movimento dei convulsionari.

Lo stesso scritto attribuito all'abate d'Étemare "Gemiti di un'anima profondamente colpita dalla distruzione del santo monastero di Port-Royal des Champs"[46] è una riflessione poetica sulla sofferenza della Chiesa nel tempo della persecuzione[47].

All'inizio del XIX secolo Henri Grégoire scrisse "Nelle rovine di Port-Royal" (1801 e 1809) nel quale, per primo, interpreta la vicenda di Port-Royal come simbolo della lotta all'assolutismo e come anticipazione degli ideali della Rivoluzione francese[48].

François-René de Chateaubriand nel suo "Vita di Rancé"[49]mette a confronto la Trappa e Port-Royal in questo modo: «La Trappa rimase ortodossa, e Port-Royal fu invasa dalla libertà dello spirito umano».

La parte medievale della "Cascina dei fienili", oggi sala convegni.

Charles Augustin de Sainte-Beuve in un corso tenuto a Losanna nel 1837-1838 descrisse il monastero di Port-Royal elogiandone i brillanti intellettuali che vi avevano vissuto e ed esaltando la purezza delle monache. Egli fissò poi queste descrizioni nella sua monumentale opera "Port-Royal" (1848) contribuendo alla nascita del mito collettivo di Port-Royal. In questo testo mostrò Port-Royal come esempio di rigore e di coraggio ed elaborò una lettura che, pur precisa dal punto di vista storica, evitò di considerare gli aspetti più inquietanti del giansenismo.

Sulla sua scia molti altri studiosi si riferirono a Port-Royal considerandone lo spirito in maniera mitizzata.

Nel XX secolo furono poi scritti romanzi che pur avendo come protagonisti personaggi realmente esistiti a Port-Royal, non corrispondono alla realtà storica delle vicende[50]. Nel contesto della difficile costituzione della Terza repubblica e in un clima anticlericale i personaggi di Port-Royal furono visti come "eroi" nella lotta contro la monarchia e la Chiesa.

Nel 1954 Henry de Montherlant scrisse una commedia di un atto solo, "Port-Royal", che raccontava la visita dell'arcivescovo Péréfixe nel monastero di Parigi il 26 agosto 1664. Questo lavoro proposto nel contesto dell'acquisto della "Cascina dei granai" da parte dello Stato attirò molti visitatori al monastero e rinnovò l'interesse per questo luogo.

Bibliografia
  • Augustin Gazier, Histoire générale du mouvement janséniste depuis ses origines jusqu’à nos jours, 2 volumi, 1924 (Tome I, Tome II sul web).
  • Jean Lesaulnier et Anthony McKenna, Dictionnaire de Port-Royal, Honoré Champion 2004.
  • Charles Augustin Sainte-Beuve, Port-Royal, (1840-1859), (7 volumi sul web).
Note
  1. É vicina alla famiglia reale grazie al marito Mathieu de Montmorency, signore di Marly
  2. Jean Mesnard spiega la relazione tra Port-Royal e il potere monarchico in «Les naissances de Port-Royal», Chroniques de Port-Royal n° 55, Paris, 2005, p. 9.
  3. É l'anno in cui il Capitolo generale di Cîteaux decide di legare le abbazie femminili non più a quelle maschili ma direttamente all'ordine cistercense. Cfr. Jean Lesaulnier, «Chronologie de Port-Royal des Champs », Chroniques de Port-Royal n° 54, Paris, 2004, p. 14.
  4. Cfr. «Architecture et peinture à Port-Royal», Chroniques de Port-Royal n° 54, Paris, 2004, pp. 75-86.
  5. Sandrine Lély, «Architecture et peinture à Port-Royal des Champs», Chroniques de Port-Royal n° 54, Paris, 2004, p. 75.
  6. Studi sui patrimoni delle monache di Port-Royal si trovano in Ellen Weaver-Laporte, «Le patrimoine de Port-Royal: seigneuries, fermes, rentes», Chroniques de Port-Royal n° 55, 2005, pp. 42-50; dove l'autrice precisa, però, che la sua ricerca non è ancora terminata.
  7. Jean Lesaulnier, «Chronologie de Port-Royal des Champs», Chroniques de Port-Royal n° 54, Paris, 2004, p. 15.
  8. Citato da Marie-José Michel, «L’histoire de Port-Royal des Champs», Chroniques de Port-Royal n° 54, Paris, 2004, p. 28.
  9. Cécile Davy-Rigaux, «La pratique liturgique et le chant», Chroniques de Port-Royal n° 54, Paris, 2004. p. 92.
  10. Jacqueline Pascal, «Règlement pour les enfans», dans L’Image d’une religieuse parfaite et d’une imparfaite : avec les occupations intérieures pour toute la journée, C. Savreux, 1665, in-12°, 464 p.
  11. Lettre intéressante du P. Vincent Comblat, prêtre des frères mineurs, à un évêque, sur le monastère de Port-Royal, s.l.n.d., 166 p., pp. 25-27. Repris dans Cécile Davy-Rigaux, op. cit.
  12. Cronologia essenziale di Port-Royal in Jean Lesaulnier, «Chronologie de Port-Royal», Chroniques de Port-Royal n° 54, Paris, 2004.
  13. Thérèse Picquenard, «Les Petites écoles et la ferme des Granges», Chroniques de Port-Royal n° 54, Paris, 2004, p. 60.
  14. Augustin Gazier, Histoire générale du mouvement janséniste, tome 1, H. Champion, Paris 1924. p. 100.
  15. idem, p. 101.
  16. idem p. 108.
  17. Françoise Hildesheimer, Le jansénisme, l’histoire et l’héritage, Desclées de Brower, Paris 1992, p. 48 : «Si rese necessaria una gestione politica del problema giansenista».
  18. Françoise Hildesheimer, op. cit., p. 48.
  19. Françoise Hildesheimer, op. cit., pp. 50-51.
  20. Per "pace clementina", o "pace della Chiesa" s'intende il periodo che va dal 1668 al 1679 durante il quale ci fu un acquietamento nella lotta tra i giansenisti e il papa. Si chiama "clementina" perché fu vissuta durante i pontificati di Clemente IX e Clemente X.
  21. 21,0 21,1 21,2 Jean Lesaulnier, Chronologie de Port-Royal des Champs, p. 23.
  22. Censimento del 9 maggio 1679 fatto da due messi dell'arcivescovo, in Jean Lesaulnier, «Chronologie de Port-Royal des Champs», op. cit..
  23. Augustin Gazier, op. cit. p. 210.
  24. Augustin Gazier, op. cit., pp. 211-217.
  25. Augustin Gazier, op. cit., p. 226.
  26. cfr. Charles Augustin Sainte-Beuve, Port-Royal, Tome VI, p. 184
  27. Jean Lesaulnier, «Chronologie...», p. 25
  28. Augustin Gazier, op. cit., p. 228.
  29. Augustin Gazier, op. cit., pp. 228-229.
  30. Augustin Gazier, p. 230.
  31. Augustin Gazier, Histoire générale du mouvement janséniste depuis ses origines jusqu’à nos jours, Paris, H. Champion, 1924. T. I, p. 231.
  32. Augustin Gazier, op. cit., T. I, p. 230.
  33. Questi scritti sono stati analizzati da Marie-Christine Gomez-Géraud, «Si je t’oublie, Jérusalem... Pèlerinage aux ruines de Port-Royal et mémoire d’Israël», Chroniques de Port-Royal n° 53, 2003, pp. 199-214 et «Culte des reliques et dévotion aux ruines de Port-Royal», Chroniques de Port-Royal n° 55, 2005, pp. 169-183.
  34. Cfr. Marie-Christine Gomez-Géraud, «Culte des reliques et dévotion aux ruines de Port-Royal», Chroniques de Port-Royal, n° 55, 2005, pp. 169-183.
  35. Véronique Alemany, «Le renouveau de Port-Royal des Champs au XIX siècle», Chroniques de Port-Royal n° 55, 2005, pp. 185-207.
  36. Henri Grégoire, Les ruines de Port-Royal des Champs, Réunion des musées nationaux, Paris, 1995. introduzioni e note di Rita Hermon Belot.
  37. Augustin Gazier, Histoire générale... op. cit., T. II, 175-177.
  38. Il testo dell'iscrizione è questo:
    « Entrez dans un profond et saint recueillement
    Chrétiens, qui visitez la place, en ce moment,
    D’un autel où Jésus, immolé pour nos crimes,
    S’offrait à Dieu son père, entouré de victimes
    Qu’avec lui l’Esprit-Saint embrasait de son feu.
    Figurez-vous présents ces Prêtres vénérables,
    Ces humbles Pénitents, ces Docteurs admirables,
    Lumières de leur siècle, et l’honneur de ce lieu ;
    Retracez-vous ce chœur où s’assemblaient des anges.
    Du Seigneur, jour et nuit, célébrant les louanges ;
    Et de ces souvenirs recueillez quelque fruit,
    Dans ce vallon désert où l’homme a tout détruit. »
  39. François de Guilhermy, Notes de voyage, BNF, ms nouv. acq. françaises 6114, fol. 160-162.
  40. L'inventario fatto dal Louis Morize nel 1870 è stato pubblicato in Pierre Gasnault, «À Port-Royal des Champs au XIX siècle», Chroniques de Port-Royal n° 56, 2006.
  41. Augustin Gazier, Histoire générale... op. cit., T. II, pp. 272-274.
  42. Cfr. la tesi di laurea di Véronique Alémany-Dessaint, Survivances jansénistes aux XIX et XX siècles à travers les archives de Perpétue de Marsac, vicomtesse d’Aurelle de Paladines, dernière Solitaire de Port-Royal (1845-1932), Université Paris XIII, décembre 2006.
  43. Pierre Nora - Mona Ozouf, Les Lieux de mémoire, T. III «Les France», Paris, Gallimard 1992.
  44. Véronique Alémany, «Il y a cent ans au château des Granges», Chroniques de Port-Royal n° 54, 2004, pp. 151-153.
  45. Decreto di accettazione firmato il 15 aprile 2004 da Renaud Donnedieu de Vabres, allora ministro della Cultura e della Comunicazione e pubblicato nel Journal Officiel il 29 aprile 2004. Cfr. Bernard Gazier, «Domaine de Port-Royal des Champs: le sens de la donation de 2004», Chroniques de Port-Royal n° 54, 2004, pp. 199-200.
  46. Les gémissements d’une âme vivement touchée par la destruction du saint monastère de Port-Royal des Champs. Troisième édition, plus correcte que les précédentes, attribués à l’abbé d’Étemare, s. l., 1734.
  47. cfr. Tony Gheeraert, «Les Gémissements de l’abbé d’Étemare ou la poésie des ruines», Chroniques de Port-Royal n° 55, 2005, pp. 143-168.
  48. Henri Grégoire, «Les ruines de Port-Royal des Champs en 1801», Annales de la Religion, T. XIII. Paris, Maggio 1801.
  49. La Vie de Rancé, livre troisième, 1844 (Testo completo).
  50. Ad esempio, Louis Artus, Au soir de Port-Royal, Paris, Grasset, 1930, immagina un eroe ateo e libertino innamorato di una monaca; o le novelle di Jean Quercy, Dans la lumière de Port-Royal, pubblicate nel 1931, dove sono protagonisti le monache e i "Solitari".
Voci correlate
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