San Prospero d'Aquitania

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San Prospero d'Aquitania
Monaco
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Vetrata raffigurante san Prospero d'Aquitania. Cascina
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte anni
Nascita Limoges
fine IV secolo
Morte Roma
463 ca.
Sepoltura
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Eventi
Venerato da Chiesa cattolica
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Ricorrenza 25 giugno
Altre ricorrenze
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Collegamenti esterni
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Invito all'ascolto
Firma autografa
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 25 giugno, n. 2:
« Commemorazione di san Prospero d'Aquitania, che, versato nella filosofia e nelle lettere, condusse con la moglie una vita virtuosa e temperante e, fattosi monaco a Marsiglia, difese strenuamente contro i pelagiani la dottrina di sant'Agostino sulla grazia di Dio e sul dono della perseveranza, svolgendo anche a Roma la mansione di cancelliere del papa san Leone Magno. »

San Prospero d'Aquitania o Prospero Tirone (Limoges, fine IV secolo; † Roma, 463 ca.) è stato un monaco e teologo latino. Fu difensore della dottrina di sant'Agostino sulla Grazia e sulla predestinazione contro l'eresia pelagiana.

Biografia

Ricevette un'ottima educazione filosofica e letteraria. Dal suo poema Poema coniugis ad uxorem si capisce che da giovane doveva essere sposato. Non si conosce il motivo del suo trasferimento dall'Aquitania a Marsiglia, dove per molti anni, a partire dal 426, visse come monaco laico, senza alcuna carica e grado ecclesiastico.

Tra i monaci marsigliesi Prospero vedeva diffondersi l'eresia di Pelagio, secondo cui l'uomo è capace di salvarsi anche senza la Grazia divina. Il pelagianesimo trovava uno strenuo avversario in sant'Agostino, il cui pensiero però era inviso ai monaci marsigliesi. Prospero, invece, insieme a Ilario, si schierò con Agostino e gli scrisse per invitarlo a realizzare un trattato per i monaci marsigliesi, in cui chiarisse ulteriormente le sue tesi: nacquero così il De praedestinazione sanctorum e il De dono perseverantiae, ultime opere scritte da Agostino prima di morire.

Ma neppure dopo la sua morte si attenuarono le critiche alla sua dottrina: Prospero e Ilario decisero allora di recarsi a Roma per chiedere l'intervento di papa Celestino I, che scrisse ai vescovi della Gallia affinché smorzassero le critiche degli oppositori; in questi anni Prospero scriveva un gran numero di opere in difesa di Agostino.

Nel 440 accompagnò a Roma l'arcidiacono Leone, eletto poi papa col nome di Leone I. Il Papa si applicò attivamente per combattere l'eresia pelagiana; Prospero fu introdotto nella cancelleria pontificia. Qui, dopo la morte, avvenuta pochi anni prima di Cassiano, suo maggiore avversario, poté abbandonare la polemica e dedicarsi all'esegesi e alla diffusione della dottrina di sant'Agostino. In questi anni scrisse diverse opere teologiche, tra cui il De vocatione omnium gentium.

Morì intorno al 463.

Opere

San Prospero compose centinaia di opere in prosa e in poesia, fra trattati, commenti, sentenze, epigrammi, esposizioni dottrinali in versi. Queste alcune delle sue principali opere:

  • Capitua Caelestiana
  • Carmen de ingratis
  • De gratia Dei et libero arbitrium contra collatorem
  • De vocatione omnium gentium, rielaborazione degl'insegnamenti di sant'Agostino sulla predestinazione
  • Epistulae
  • Epitaphium Nestorianae et Pelagianae haereseon, discussione ironica con nestoriani e pelagiani
  • Exposito Psalmorum
  • Liber sententiarum ex operibus
  • Epigrammata
  • Liber epigrammatum ex sententiis sancti Augustini
  • Epigrammatum ad Flavianum
  • Epitoma chronicorum o Chronicum integrum, cronaca universale dalle origini al secondo sacco di Roma (455)
  • Poema conjugis ad uxorem, esortazione alla moglie a dedicare la propria vita a Dio
  • Pro Augustino responsiones ad excerpta Genuesium
  • Responsiones ad capitula Gallorum
  • Responsiones ad capitula obiectionum Vincentianarum
  • Liber Sententiarum

Pensiero e stile

Per difendere la dottrina della Grazia e della predestinazione elaborata da Agostino, Prospero concentra il suo pensiero su due punti: l'universalità della volontà salvifica di Dio e la predestinazione. Prospero sostiene che Dio concede a tutti gli uomini la grazia sufficiente per salvarsi e nega assolutamente la predestinazione al peccato e alla perdizione: coloro che si perdono, lo fanno di loro volontà.

Prospero spiega con chiarezza e morbidezza, sforzandosi di rendere accettabili i principi agostiniani, che spesso apparivano troppo rigidi anche ai non eretici.

Iconografia

Nella basilica di San Clemente a Roma si trova un affresco ben conservato raffigurante san Prospero con l'aureola e l'abito monastico.

Bibliografia
  • L. Valentine, St. Prosper d'Aquitaine: étude sur la littérature écclésiastique au cinqième siècle en Gaule Parigi 1900.
Voci correlate
Collegamenti esterni