San Giovanni Battista (Caravaggio)
Caravaggio, San Giovanni Battista (1602 – 1603), olio su tela | |
San Giovanni Battista o Giovane con un montone | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Regione | Lazio |
Regione ecclesiastica | Lazio |
Provincia | Roma |
Comune | |
Diocesi | Roma |
Ubicazione specifica | Musei Capitolini, Sala di Santa Petronilla |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Roma |
Oggetto | dipinto |
Soggetto | San Giovanni Battista |
Datazione | 1602 - 1603 |
Autore |
Caravaggio (Michelangelo Merisi) |
Materia e tecnica | olio su tela |
Misure | h. 129 cm; l. 95 cm |
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San Giovanni Battista, conosciuto anche come Giovane con un montone,[1] è un dipinto, eseguito tra il 1602 e il 1603, ad olio su tela, da Michelangelo Merisi detto Caravaggio (1571 ca.–1610), attualmente conservato presso i Musei Capitolini di Roma: questa opera esiste in due versioni quasi identiche, entrambe attribuite all'artista, una è questa e l'altra è custodita nella Galleria Doria Pamphilj.[2]
Descrizione
Soggetto
Il dipinto è ambientato in una grotta, simbolo di solitudine e d'assenza di comodità, ma anche di purezza e autenticità interiore, dove compaiono:
- San Giovanni Battista ha lasciato la casa dei genitori, andando a vivere nel deserto per cercare la penitenza e la meditazione; egli è qui raffigurato come giovane nudo, semidisteso su un mantello rosso, un panno bianco e una pelliccia di peli di cammello, mentre cinge con il braccio destro la testa dell'ariete. Lo sguardo radioso del giovane sembra coinvolgere e interpellare lo spettatore, quasi a coinvolgerlo nel suo dialogo intimo con l'agnello, simbolico e sacrificale, precursore della buona novella e del martirio.
- Ariete, attributo iconografico di san Giovanni Battista, la presenza del quale allude alla frase da lui pronunciata, quando vide Gesù: "Ecco, l'agnello di Dio." (Gv 1,29 ): è la prefigurazione di Cristo, destinato ad essere offerto in sacrificio per espiare i peccati degli uomini.
Inoltre, nella scena sono presenti alcuni dettagli, resi con grande cura, spesso di valore simbolico, come:
- Pianta di tasso barbasso, ai piedi del protagonista, con la quale si facevano gli stoppini delle candele e la cui presenza rimanda alla frase evangelica sul Battista, pronunciata da Cristo (Gv 5,35 ):
« | Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce. » |
- Rami secchi, arrampicati nel lato destro del dipinto;
- Tralcio di vite.
Note stilistiche, iconografiche e iconologiche
- Il San Giovanni Battista è una sintesi delle meditazioni di Caravaggio sulla pittura sacra, dove dimostra il suo profondo studio dell'arte classica e rinascimentale, da lui superata e radicalmente rinnovata. Per questo motivo il pittore usa, come modello compositivo per il Battista, una delle figure più belle e difficili, dettaglio di una delle opere più eclatanti e irripetibili. La posa, infatti, è ripresa dall'Ignudo affrescato da Michelangelo alla sinistra della Sibilla Eritrea nella volta della Cappella Sistina. Il Caravaggio la rielabora con lo struggente effetto della luce che arriva da sinistra e la combinazione tonale di colori rosso e bianco dei panni.
- Questo dipinto è un esempio peculiare dell'arte innovativa di Caravaggio, che si muove sempre al confine "tra il devoto e il profano", in quanto il suo giovane Battista è del tutto privo dei suoi soliti attributi, cioè il bastone a croce con il cartiglio e l'agnello, che è sostituito dal montone; pur tuttavia la raffigurazione in un ambiente naturale, ma soprattutto il mantello rosso sotto di lui sono elementi che lo caratterizzano essere come una delle raffigurazioni di San Giovannino. Se questi elementi sono meno immediatamente identificabili e riconducibili al santo, hanno comunque trovato posto in molti altri suoi dipinti sullo stesso tema, come il San Giovanni Battista nel deserto (1598).
Notizie storico-critiche
Caravaggio, tra il 1601 e il 1603, risiedeva presso il palazzo del cardinale Girolamo Mattei (1547–1603). In questo periodo, l'artista dipinse per Ciriaco Mattei (1545–1614), fratello minore del prelato e importante collezionista d'arte, due splendidi dipinti raffiguranti:
- Cena in Emmaus (1601), olio su tela, ora esposta alla National Gallery di Londra;
- Cattura di Gesù Cristo (1602), olio su tela, attualmente conservata nella National Gallery di Dublino.
Il banchiere romano, inoltre, gli commissionò quest'opera, molto probabilmente in onore di suo figlio maggiore, che si chiamava Giovanni Battista, e destinata dunque agli ambienti privati del palazzo Mattei e non ad un luogo di culto.
L'opera, negli anni successivi al suo completamento, giunse nelle collezioni del cardinale Francesco Maria del Monte (1549-1626), per poi essere venduta nel 1750 a papa Benedetto XIV (1740-1758) e trasferita in Campidoglio.
Il dipinto, considerato all'inizio del XX secolo dagli studiosi una copia della versione conservata nella Galleria Doria Pamphilj, era stato spostato dalle sale espositive allo studio del Sindaco di Roma, dove è rimasto fino al 1953, quando lo storico dell'arte inglese John Denis Mahon (1910–2011), l'ha riconosciuto come opera autentica di Caravaggio ed è così potuta ritornare nei Musei Capitolini.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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