Cattura di Gesù Cristo (Caravaggio)




Caravaggio, Cattura di Gesù Cristo (1602), olio su tela | |
Cattura di Gesù Cristo | |
Opera d'Arte | |
Stato | |
Provincia | Leinster |
Comune | |
Diocesi | Dublino |
Ubicazione specifica | National Gallery of Ireland |
Uso liturgico | nessuno |
Oggetto | dipinto |
Soggetto | Cattura di Gesù Cristo |
Datazione | 1602 |
Ambito culturale | Scuola romana |
Autore |
Caravaggio (Michelangelo Merisi) |
Materia e tecnica | olio su tela |
Misure | h. 133,5 cm, l. 169,5 cm |
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La Cattura di Gesù Cristo è un dipinto, realizzato nel 1602, ad olio su tela, da Michelangelo Merisi detto il Caravaggio (1571 – 1610), conservato presso la National Gallery of Ireland di Dublino (Irlanda).
Indice
Descrizione
Soggetto
Il dipinto presenta la scena della Cattura di Gesù Cristo, ambientata in piena notte, dove compaiono:
- Gesù Cristo, immobile, riceve il bacio dal traditore con un'espressione di angosciata rassegnazione, secondo le virtù francescane di abnegatio e di oboedientia. Le sue mani sono strette in un intreccio che può significare preghiera, ma anche decisione di non intervenire.
- Giuda Iscariota svolge il suo odioso compito quasi con una smorfia.
- Discepolo fugge terrorizzato con le braccia sollevate ed il panneggio rosso in volo che viene trattenuto da un soldato. Il suo viso, bloccato di tre quarti nell'urlo, sembra presagire la Passione che seguirà all'arresto di Cristo: dall'abbigliamento e dall'aspetto, secondo la gran parte degli storici dell'arte, potrebbe trattarsi di san Giovanni, che tuttavia nel proprio Vangelo, fa capire di essere l'unico, insieme a san Pietro, a seguire Gesù arrestato. Mentre, secondo altri sarebbe san Marco, che nel suo Vangelo è l'unico a narrare di "un giovane", che è fuggito dopo l'arresto di Gesù, lasciando un "lenzuolo" nelle mani dei suoi inseguitori.
- Tre guardie armate arrestano Gesù, tra i quali, quello più a destra, è appena visibile, dietro all'uomo con la lanterna.
- Uomo, che assiste alla cattura di Gesù e che illumina la scena con una lanterna, è probabilmente, secondo lo storico d'arte Roberto Longhi, l'autoritratto di Caravaggio, trentenne. La lanterna in mano all'artista, secondo un altro studioso Maurizio Marini, ricorderebbe Diogene e la ricerca della fede e della redenzione a cui il pittore tendeva.
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
- L'ampio panneggio rosso, che incornicia la figura di Gesù Cristo e di Giuda Iscariota, unica variante accesa di uno spettro cromatico ridotto ai toni essenziali del nero e dell'ocra, serve al pittore ad evidenziare la drammaticità delle espressioni dei volti dei protagonisti ed il fulcro della composizione.
- La sorgente luminosa principale non è evidente nel dipinto, ma proviene dall'alto a sinistra; la fonte di luce minore è invece la lanterna tenuta dall'uomo a destra.
- Il gruppo centrale, composto da Gesù Cristo, Giuda Iscariota e il soldato con il braccio teso, è ispirato ad una xilografia con il medesimo soggetto del 1509, opera di Albrecht Dürer.
Notizie storico-critiche
L'opera venne commissionata a Caravaggio, durante il suo soggiorno romano, dal marchese Ciriaco Mattei, fratello del cardinale Gerolamo Mattei che scelse il soggetto e l'iconografia, ispirandosi alla spiritualità francescana. Dai documenti sappiamo che il 2 gennaio 1603 il committente pagava centoventicinque scudi il dipinto con la Cattura di Gesù Cristo.
Il dipinto, qui presentato, era conservato fin dagli anni Trenta nel refettorio del collegio dei Gesuiti di Dublino, dove veniva considerata opera del pittore olandese Gerard van Honthorst, noto come Gherardo delle Notti (1592 – 1656). Questa erronea assegnazione era già stata fatta, quando il dipinto era ancora in possesso della famiglia romana dei Mattei.
Nel 1802, la famiglia Mattei lo vendette, come opera di Honthorst, a William Hamilton Nisbet che lo espose nella sua casa in Scozia fino al 1921. Più tardi, comunque negli anni Venti, ancora non riconosciuto come opera originale del Caravaggio, fu acquistato da un pediatra irlandese, Marie Lea-Wilson, che negli anni Trenta lo donò ai Gesuiti di Dublino, in segno di gratitudine per il loro sostegno dopo la fucilazione del marito, il capitano Percival Lea-Wilson, ucciso dall'Esercito repubblicano irlandese il 15 giugno 1920.
Negli anni Novanta, i Gesuiti invitarono a valutare la loro raccolta artistica, Sergio Benedetti, curatore della National Gallery of Ireland, che, grazie al restauro del dipinto ed al rinvenimento di nuovi documenti,[1] ha riconosciuto, in quest'opera, conservata a Dublino, l'originale che si pensava perduto, della quale esistono almeno 12 copie sicure, di cui una, quella conservata nel Museum of Western and Eastern Art di Odessa (Ucraina), era considerata, fino a quel momento, l'autografa.[2]
Dopo l'attribuzione dell'opera al Caravaggio, i Gesuiti hanno dato in prestito a tempo indeterminato il dipinto alla National Gallery of Ireland di Dublino.
Curiosità
- La storia della scoperta di questo splendido dipinto e della sua attribuzione a Caravaggio è una delle più felici e rocambolesche avventure critiche recenti, al punto da diventare soggetto per un libro di successo e di larga diffusione, pubblicato nel 2006 da Jonathan Harr intitolato Il Caravaggio perduto.
- Nel film La Passione di Cristo (2004) di Mel Gibson, il regista ha rivelato di essersi ispirato a questo dipinto per la scena dell'arresto utilizzando nella fotografia una simile prospettiva, illuminazione e disposizione delle figure.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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