San Paolo I

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San Paolo I
Patriarca · Martire
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battezzato
Santo
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Icona del santo
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte anni
Nascita Tessalonica
Morte Cucusus
6 novembre 351
Sepoltura Basilica di San Pietro in Vaticano
Conversione
Appartenenza
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Professione religiosa [[{{{aPR}}}]]
Ordinato diacono
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Incarichi ricoperti Patriarca ecumenico di Costantinopoli
Emblem of the Papacy SE.svg Informazioni sul papato
93° vescovo di Roma
Elezione
al pontificato
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Fine del
pontificato
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(per decesso)
Durata del
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10 anni e 30 giorni
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Extra Anni di pontificato


Cardinali 27 creazioni in 3 concistori
Proclamazioni
Antipapi {{{antipapi}}}
Eventi
Venerato da Chiesa cattolica e ortodossa
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Beatificazione [[]]
Canonizzazione [[]]
Ricorrenza 6 novembre
Altre ricorrenze
Santuario principale
Attributi
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
Patrono di
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Incoronazione
Investitura
Predecessore
Erede
Successore
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Onorificenze
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Nomi postumi
Altri titoli
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Coniuge

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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 6 novembre, n. 2:
« Commemorazione di san Paolo, vescovo di Costantinopoli: ripetutamente scacciato dagli ariani per la sua fede nicena e più volte restituito alla sua dignità, fu infine relegato dall'imperatore Costanzo a Göksun, piccola cittadina della Cappadocia, dove sarebbe stato crudelmente strangolato in un agguato tesogli dagli stessi ariani. »

San Paolo I (Tessalonica; † Cucusus, 6 novembre 351) è stato un patriarca, vescovo e martire tessalonicese di Costantinopoli in tre distinti periodi, 337-339, 341-342 e 346-350. Considerato santo dalla Chiesa cattolica e ortodossa, la sua memoria è celebrata il 6 novembre. Visse in un periodo in cui i contrasti tra la fazione ariana e quella nicena causarono morti e violenze.

Biografia

Paolo era presbitero a Costantinopoli, dove ricoprì anche la carica di segretario dell'anziano vescovo Alessandro.

Primo regno (337-339)

Quando Alessandro morì, nel 337, le fazioni ariana e nicena entrarono in violento contrasto per designare il suo successore: a prevalere furono i niceni, che elessero Paolo e lo fecero consacrare da vescovi che si trovavano per caso nella a Costantinopoli.

Nel maggio di quello stesso anno, però, era morto anche Costantino I; il figlio Costanzo II, tornato dalla campagna orientale contro i Sasanidi, succedette al padre e si occupò anche della questione. Costanzo non era certo estraneo alla contesa, in quanto era un sostenitore del partito ariano: lamentandosi di non essere stato consultato per l'elezione, convocò un sinodo di vescovi ariani, fece dichiarare Paolo inadatto al vescovato, lo bandì e lo rimpiazzò con Eusebio, vescovo di Nicomedia (339).

Secondo regno (341-342)

Eusebio regnò per appena tre anni, per morire poi nel 341: a furor di popolo Paolo fu rimesso sul trono vescovile, mentre alcuni vescovi ariani, tra cui Teognide di Nicea e Teodoro di Eraclea, elessero e consacrarono Macedonio I nella chiesa di San Paolo, gettando la città nella guerra civile. Costanzo si trovava ad Antiochia di Siria, quando gli fu comunicata la situazione nella sua capitale: impegnato sul fronte sasanide, inviò il proprio comandante della cavalleria, Ermogene, a espellere Paolo. La popolazione, volendo impedire la deposizione di Paolo, si raccolse intorno alla casa dove si trovava il generale, le diedero fuoco, uccisero Ermogene e ne trascinarono il corpo per le strade della città in trionfo. Avutane notizia, Costanzo tornò immediatamente a Costantinopoli, intenzionato a punire i ribelli, ma questi gli andarono incontro in ginocchio e in lacrime e l'imperatore si accontentò di dimezzare le razioni di grano; però mandò ugualmente in esilio Paolo.

Terzo regno (346-350)

Durante il regno di Costanzo, diversi vescovi niceni furono mandati in esilio dall'imperatore ariano. Paolo si unì ad alcuni di loro - Sant'Atanasio di Alessandria, Marcello di Ancira e Asclepas di Gaza - e si recarono a Roma; papa Giulio I li esaminò severamente, li trovò conformi al credo niceno e scrisse ai vescovi di oriente chiedendo fermamente di rimettere al proprio posto i suoi protetti. Atanasio e Paolo furono rimessi alle loro diocesi. Costanzo, che si trovava ancora una volta ad Antiochia, fu nuovamente fermo nella decisione di opporsi all'abuso della popolazione di Costantinopoli e incaricò il prefetto del pretorio dell'Oriente Filippo di deporre per la terza volta Paolo e sostituirlo definitivamente con Macedonio. Filippo non intendeva fare la stessa fine di Ermogene e non rese noto l'ordine imperiale. Invece invitò Paolo a incontrarlo nelle terme di Zeuxippus, vicino la riva dell'Ellesponto, come se dovesse discutere con lui di affari di stato. Quando Paolo si recò all'incontro, gli fu mostrata la lettera dell'imperatore e gli fu ordinato di recarsi senza opporre resistenza attraverso il palazzo al molo, imbarcarsi e tornare a Tessalonica; Filippo gli consentì di visitare le province periferiche d'Occidente, ma gli proibì di tornare in Oriente. Successivamente Paolo fu mandato in catene a Singara, in Mesopotamia, di lì a Emesa e infine a Cucusus, in Armenia, dove fu messo a morte per ordine di Filippo. Nel 381 quando regnava l'imperatore Teodosio, le spoglie di Paolo vennero traslate a Costantinopoli. Nel 1236 vennero portate a Venezia dove si trovano tuttora.

Successione degli incarichi

Predecessore: Patriarca ecumenico di Costantinopoli Successore: Quadrato trasparente.png
Alessandro 337 - 339 Eusebio di Nicomedia I

Eusebio di Nicomedia 341 - 342 Macedonio I II

Macedonio I 346 - 350 Macedonio I III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
Alessandro {{{data}}} Eusebio di Nicomedia
Bibliografia
Fonti primarie
Fonti secondarie
Collegamenti esterni