San Teodoro Studita
San Teodoro Religioso | |
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Santo | |
Maestranze bizantine, San Teodoro Studita (XI secolo), mosaico; Isola di Chio (Grecia), Monastero di Nea Moni | |
Età alla morte | 68 anni |
Nascita | Costantinopoli 758 |
Morte | Calkite 11 novembre 826 |
Professione religiosa | 784 |
Venerato da | Chiesa cattolica Chiesa ortodossa |
Ricorrenza | 11 novembre |
Nel Martirologio Romano, 11 novembre, n. 7:
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San Teodoro, detto lo Studita (Costantinopoli, 758; † Calkite, 11 novembre 826), è stato un abate e monaco bizantino.
Egli divenne famoso per la sua zelante opposizione all'iconoclastia, per la regola monastica da lui introdotta e per il gran numero di liturgie da lui composte, in particolare la Lenten Triodion che è ancora oggi molto usata nella Chiesa ortodossa.
Biografia
Teodoro nacque a Costantinopoli intorno al 758, battendosi coraggiosamente fin dalla gioventù in difesa delle icone presenti nella capitale dell'impero bizantino, minacciate dalla politica religiosa imperiale. Nel 794 succedette al proprio zio Plato, che lo aveva persuaso a prendere i voti monacali dieci anni prima, nella direzione del monastero di Sakkoudion in Bitinia. Poco tempo dopo tuttavia fu esiliato a Tessalonica per aver scomunicato Costantino VI di Bisanzio che aveva divorziato dalla moglie Maria per sposare Teodota.
Dopo la morte dell'imperatore, nel 797, fu richiamato in patria con tutti gli onori, lasciò Saccudium che nel frattempo era stata saccheggiata dagli Arabi e si trasferì nel monastero di Studion in Costantinopoli, dove intraprese una forte campagna in favore dell'ascetismo e di riforme monastiche. I punti focali della sua regola, utilizzata in seguito sia nei monasteri bizantini che in quelli russi, come il Pečerska Lavra e il Počajivska Lavra, si possono enucleare in clausura, povertà, disciplina, studio, servizi religiosi e lavoro manuale. Viene ricordato anche per aver autorizzato i suoi monaci a sbriciolare noce moscata (una delle spezie più costose all'epoca) sulla loro zuppa di piselli quando questi erano costretti a mangiarla. Nel 809 fu di nuovo bandito a causa del suo rifiuto di ricevere la comunione dal patriarca Niceforo, il quale aveva reintegrato il prete Giuseppe nonostante quest'ultimo avesse officiato le nozze tra Costantino e Teodota.
Nel 811 fu richiamato dall'esilio da Michele I di Bisanzio, sul quale aveva molta influenza, e fu di nuovo bandito nonché flagellato nel 814 a causa della sua strenua opposizione all'editto dell'Imperatore Leone V il quale proibì la venerazione delle immagini sacre. Liberato nel 821 dall'Imperatore Michele II, promosse nel 824 un'insurrezione contro lo stesso a giudicato dal santo troppo indulgente nei confronti degli iconoclasti. Quando i suoi piani falliriono, Teodoro ritenne opportuno allontanarsi da Costantinopoli.
Da allora visse peregrinando per vari monasteri in Bitinia, dove, in quello di Calkite, morì l'11 novembre 826. Fu seppellito nel monastero ma il suo corpo fu successivamente traslato nel monastero di Studion il 26 gennaio 844. Fu in seguito canonizzato santo sia dalla Chiesa cattolica che da quelle ortodosse e festeggiato da entrambe l'11 novembre.
Opere
Teodoro compose in vita un gran numero di opere letterarie di cui di seguito verranno ricordate le più importanti:
- Lettere la cui importanza è costituita dal quadro della vita e del carattere del santo che in esse si desume. Fanno inoltre luce sulle dispute teologiche cui intervenne;
- Opere di catechesi (divise tra Magna e Parva), due collezioni rivolte ai monaci e contenenti moniti e consigli connessi con la vita spirituale e con l'organizzazione monasteriale;
- Orazioni funerarie per la propria madre e per lo zio Plato;
- Opere teologiche incentrate sull'adorazione delle immagini sacre.
Fu inoltre autore di epigrammi su vari soggetti, alcuni dei quali dimostrano una considerabile originalità, e di alcuni inni sacri. Come tutti i monaci dello Studion, Teodoro fu inoltre famoso per la sua calligrafia e per la sua bravura nel copiare manoscritti.
Bibliografia | |
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Collegamenti esterni | |
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