Sant'Egidio
Sant'Egidio Religioso | |
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Santo | |
Hans Memling, Sant'Egidio e la cerva (1491 ca.), olio su tavola; Lubecca (Germania), St. Annen-Museum für Kunst und Kulturgeschichte | |
Età alla morte | circa 80 anni |
Nascita | 640 ca. |
Morte | 720 ca. |
Professione religiosa | VII secolo |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Ricorrenza | 1º settembre |
Attributi | Cerva ferita da una freccia |
Devozioni particolari | Invocato contro la paura |
Patrono di | Zoppi, lebbrosi, balie, tessitori |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
Nel Martirologio Romano, 1º settembre, n. 9:
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Sant'Egidio, in latino: Ægidius, in francese: Gilles, in Inglese: Giles in spagnolo: Gil (640 ca.; † 720 ca.), è stato un abate ed eremita francese di un monastero nel sud della Francia. È una figura di santo divenuta molto popolare nel Medioevo in seguito a numerose leggende, ma del quale non si hanno notizie sicure, anche del suo ruolo di abate.
Biografia
I dati storici sulla sua vita sono molto incerti. Secondo alcuni nacque ad Atene all'inizio del secolo VII e in seguito si recò in Provenza dove fondò un monastero nei pressi di Arles in cui fu nominato abate. Qui Egidio morì, probabilmente nel 725 e il monastero venne chiamato con il suo nome: "Abbazia di Saint-Gilles".
Culto
Sul luogo della sua cripta, sul finire del IX secolo, venne costruita una basilica nella quale, in una tomba di età merovingia, si sarebbe conservato il suo corpo.
La località, posta nella regione di Nîmes, prese da allora il nome di Saint Gilles du Gard. L'abbazia di sant'Egidio divenne luogo di numerosi pellegrinaggi soprattutto nel X secolo. Coloni francesi, valloni e sassoni diffusero nel Medioevo il culto di sant'Egidio anche nelle terre orientali d'Europa, in particolare in Slovacchia, Ungheria e Transilvania.
È venerato come patrono dei lebbrosi, degli storpi e dei tessitori, nonché dei paesi di Cellere, Tolfa, Linguaglossa, Sant'Egidio alla Vibrata, Latronico, Sommati (frazione di Amatrice), Orte, Staffolo e Rocca di Cave. A Firenze nel 1284 fu fondata una compagnia laica sotto la sua protezione, di cui ci sono rimasti gli "Statuti" e un prezioso laudario (conservato alla Biblioteca Nazionale di Firenze, B.R. 19, già Magliabechiano II.I.212; edito col titolo: Il Laudario della Compagnia di san Gilio, Firenze 1990). Viene festeggiato il 1º settembre.
La leggenda di sant'Egidio
La più antica recensione della sua vita, databile al X secolo[1] e riportata anche dalla Legenda Aurea, narra che Egidio, venuto in Gallia da Atene, dopo una breve sosta in Provenza si era ritirato a vivere in vita eremitica in un luogo deserto della Settimania, in compagnia soltanto di una cerva che gli offriva il suo latte. Durante una battuta di caccia l'animale si salvò perché Egidio fu colpito al suo posto da una freccia scagliata dal re dei Goti, rimanendo ferito ad una gamba. Il sovrano donò allora all'eremita delle terre sulle quali egli costruì un monastero di cui divenne abate.
Diffusasi ormai la sua fama di santità, Egidio fu invitato da Carlo Martello, che lo supplicò di pregare per ottenergli il perdono di una colpa che non osava confessare a nessuno. La domenica successiva, mentre celebrava la messa, apparve ad Egidio un angelo che depose sull'altare un biglietto sul quale era scritto il peccato segreto del sovrano, che così poté essere perdonato.
In seguito Egidio si sarebbe recato a Roma per porre il suo monastero sotto la protezione papale, ottenendo dal pontefice privilegi che sottraevano il cenobio ad ogni altra ingerenza. Morì poco dopo il ritorno da Roma, nella notte del 1º settembre, giorno a lui dedicato.
Iconografia
Nell'iconografia tradizionale sant'Egidio viene raffigurato in abiti benedettini e viene contraddistinto dalla presenza di una cerva ferita da una freccia.
Fra le opere di maggior rilievo storico-artistico, che lo raffigurano, si ricorda:
- Quattro pannelli dipinti della custodia apribile per la Statua di Sant'Egidio raffiguranti Storie della vita di sant'Egidio e membri della confraternita dei disciplinati oranti, Sant'Agostino e sant'Egidio (1475 - 1480 ca.), tempera su tavola, di Cola da Orte, provenienti dalla Chiesa di Sant'Agostino, conservati presso il Museo Diocesano d'Arte Sacra di Orte.
Note | |
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Bibliografia | |
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