San Sidonio Apollinare

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San Sidonio Apollinare
Vescovo
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al secolo Gaio Sollio Sidonio Apollinare
battezzato
Santo
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Émile Thibaud, Vetrata con San Sidonio Apollinare (XIX secolo); Aydat (Francia), Chiesa di San Sidonio
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte circa 56 anni
Nascita Lione
5 novembre 430 ca.
Morte Clermont-Ferrand
486
Sepoltura
Conversione
Appartenenza
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Ordinato diacono
Ordinazione presbiterale
Ordinazione presbiterale V secolo
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Consacrazione vescovile 469
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Incarichi ricoperti Vescovo di Alvernia
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° vescovo di Roma
Elezione
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Extra Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Eventi
Venerato da Chiesa cattolica
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Canonizzazione [[]]
Ricorrenza 21 agosto
Altre ricorrenze
Santuario principale
Attributi
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Patrono di
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Investitura
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Altri titoli
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 21 agosto, n. 9:
« A Clermont-Ferrand in Aquitania, in Francia, san Sidonio Apollinare, che, da prefetto della città di Roma ordinato vescovo di Clermont, versato tanto nelle scienze sacre come in quelle profane, da vero padre universale e dottore insigne, forte di cristiano coraggio si oppose alla ferocia dei barbari. »

San Sidonio Apollinare, al secolo Gaio Sollio Sidonio Apollinare, in latino Gaius Sollius Sidonius Apollinaris (Lione, 5 novembre 430 ca.; † Clermont-Ferrand, 486), è stato un vescovo e scrittore francese di Alvernia, fu un nobile gallo-romano, alto funzionario dell'Impero romano e poeta. Il suo rango e le sue conoscenze fecero sì che fosse al centro della vita pubblica della sua epoca..

Biografia

Nacque a Lugdunum in Gallia (moderna Lione, Francia), in una nobile famiglia gallo-romana di rango senatoriale; i suoi avi avevano raggiunto le più alte cariche (prefetto del pretorio, praefectus urbi, ecc.). Suo nonno era il Prefetto del pretorio delle Gallie Apollinare; suo padre, il cui nome è ignoto, fu a sua volta Prefetto del pretorio delle Gallie tra il 448 e il 449.

Nel 452 circa sposò Papianilla, figlia di quell'Avito che fu console (456) e imperatore d'Occidente (455-456); i due ebbero diversi figli, tra cui un maschio, Apollinare e tre femmine, Severiana, Roscia e Alcima. Era cognato di Agricola ed Ecdicio, probabilmente cugino per parte di madre del senatore gallico Avito.[1]

Studiò sotto la guida di Eusebio, probabilmente a Lugdunum o ad Arelate, seguendo le lezioni del monaco Claudiano Mamerto e di Hoenius. Studiò anche il greco.[1] Nel 449 assistette assieme al padre alla declamazione, da parte di Nicezio, di un panegirico in onore del console Astirio; il 1º gennaio 456 fu Sidonio stesso a declamare un panegrico in onore del suocero e imperatore Avito, ricevendo poi una statua nel Foro di Traiano.[1]

Nel 457 Avito morì e gli succedette al trono Maggioriano, coinvolto nella deposizione del predecessore; le popolazioni della Gallia non riconobbero il nuovo imperatore, il quale marciò contro di esse. Sidonio si schierò contro Maggioriano; si trovava a Lugdunum quando la città fu catturata dall'esercito imperiale e fu preso prigioniero, ma poi liberato. Nel 458 rivolse a Maggioriano una supplica di alleggerire la punizione per Lugdunum sotto forma di un breve componimento poetico; successivamente compose e declamò un panegirico per l'imperatore.[1]

Tra il 458 e il 461 tenne una posizione amministrativa minore, probabilmente quella di tribunus et notarius, con Catullino ed Eutropio come colleghi. Nel 461 è attestato come comes; in quell'anno si recò da Clermont ad Arelate, presso la corte di Maggioriano, dove scoprì che gli si attribuiva il componimento di un libello anonimo in cui un personaggio di rilievo era offeso; durante una cena con l'imperatore Sidonio riuscì a scagionarsi.[1]

Nel 467 si recò a Roma per portare una petizione a nome delle sue genti all'imperatore, Antemio; il suo contatto presso la corte, Flavio Cecina Decio Basilio, gli consigliò di comporre un panegirico in occasione dell'assunzione da parte di Antemio del secondo consolato (1º gennaio 468); il panegirico e l'influenza di Cecina Basilio fecero sì che Apollinare venisse nominato caput senatus e praefectus urbi.[2] Tra i suoi compiti vi fu quello di garantire le forniture di grano all'Urbe.[3] Fu probabilmente nel 468 o 469 che fu nominato patricius. Si dimise da prefetto nel tardo 468 o all'inizio del 469, per evitare di dover presiedere il processo contro Arvando, suo amico.

Nello stesso anno venne scelto come successore di Eparchio al soglio vescovile di Alvernia, più per i suoi influenti referenti politici e per i suoi sforzi di tenere unita la provincia gallica all'impero che per le sue virtù teologali. Il vescovato di Alvernia aveva fornito diversi santi alla Chiesa, tra cui un recente predecessore di Apollinare, san Namazio (vescovo nel 446-462), fondatore della cattedrale.

Apollinare fu attivo nella difesa armata della provincia contro i Visigoti, che conquistarono Clermont nel 474: Apollinare venne imprigionato, ma poi venne liberato per volere di re Eurico, rimanendo vescovo fino alla sua morte.

Letteratura

Vetrata con San Sidonio Apollinare (XIV secolo); Clermont-Ferrand (Francia), Cattedrale

Nella sua opera, tradizione classica e Cristianesimo convivono senza difficoltà sia sul piano dei contenuti che su quello formale; è proprio con lui che comincia quel fenomeno di definizione di un patrimonio culturale atto a superare le precedenti contrapposizioni, da cui erano state angosciate personalità come Girolamo, in nome di una nuova distizione che vede uniti gli ex "nemici" greci, latini, pagani e cristiani contro il nuovo mondo dei germani.

Opere

  • Carmina raccolta pubblicata intorno al 470 composta da
  • 147 Epistulae divise in nove libri, seguenti la sua ordinazione episcopale, ricalcanti lo stile di Plinio il giovane
  • Missae, contributi alla liturgia gallicana.

Personaggi legati a Sidonio

Tra i suoi corrispondenti, conoscenti, parenti e amici vi furono:

Predecessore: Vescovo di Alvernia Successore: Bishopcoa.png
Eparchio 471 - 486 Abruncolo I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
Eparchio {{{data}}} Abruncolo
Note
  1. 1,0 1,1 1,2 1,3 1,4 Jones.
  2. Sidonio Apollinare, Epistulae, i.9.1-7.
  3. Sidonio Apollinare, Epistulae, i.10.2-3.
Bibliografia


Collegamenti esterni