Trasfigurazione di Gesù Cristo (Perugino, Perugia 1517)
Pietro Perugino, Trasfigurazione di Gesù Cristo (1517 - 1518), olio su tavola | |
Pala della Trasfigurazione | |
Opera d'arte | |
Stato | Italia |
Regione | Umbria |
Regione ecclesiastica | Umbria |
Provincia | Perugia |
Comune | Perugia |
Diocesi | Perugia-Città della Pieve |
Ubicazione specifica | Galleria Nazionale dell'Umbria |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Perugia |
Luogo di provenienza | Chiesa di Santa Maria dei Servi |
Oggetto | dipinto |
Soggetto | Trasfigurazione di Gesù Cristo |
Datazione | 1517 - 1518 |
Ambito culturale | |
scuola umbra | |
Autore |
Pietro Perugino (Pietro Vannucci) detto Perugino |
Materia e tecnica | olio su tavola |
Misure | h. 290 cm, l. 185 cm |
|
La Trasfigurazione di Gesù Cristo è un dipinto, eseguito tra il 1517 ed il 1518 circa, ad olio su tavola, da Pietro Vannucci detto Pietro Perugino (1448 ca. - 1523), proveniente dalla Chiesa di Santa Maria dei Servi di Perugia ed ora conservato presso la Galleria Nazionale dell'Umbria di questa stessa città.
Descrizione
Soggetto
Il dipinto, articolato su due registri paralleli, raffigura l'episodio evangelico, ambientato sul monte Tabor, attualizzato qui nel dolce paesaggio umbro, fatto di colline ed esili alberi che sfumano in lontananza.
- Nel registro superiore compaiono:
- Gesù Cristo trasfigurato, rivela la sua natura divina alla presenza di tre apostoli: egli indossa delle vesti bianche, che hanno il nitore, la trasparenza e la bellezza della luce; infatti, la sua figura si staglia, bianco su bianco, entro una mandorla luminosa, circondata da angeli cherubini e serafini', che abbaglia gli astanti. Gesù è il centro di tutta la struttura compositiva, l'inizio e la fine d'ogni cosa. L'inquadratura di Cristo è frontale: le braccia aperte, la cui disposizione imita e preannuncia la croce. L'artista, infatti, evoca contemporaneamente la morte del salvatore, nella posa cruciforme assunta da Cristo, e la sua vita immortale, svelata dalla trasfigurazione.
- Profeti (Mosè ed Elia), inginocchiati su nubi, si sono materializzati, accanto a Gesù, e "conversano" con lui della sua imminente passione e morte; essi riassumono il suo esser venuto a completare la Legge e sono il simbolo dell'avverarsi delle profezie dell'Antico Testamento.
- Nel registro inferiore sono raffigurati:
- Tre apostoli (san Giacomo, san Pietro e san Giovanni), storditi dall'evento, sono atterrati come folgorati dalla splendida visione, ma esprimono in modi differenti le loro emozioni.
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
- La divisione in due registri, in quest'opera, è particolarmente sottolineata dalla fascia orizzontale di nubi, che taglia la mandorla per evitare una troppa rigidità geometrica, come avviene anche in altri dipinti di Pietro Perugino, con la cesura proprio sulla parte superiore.
- Le opere di questa fase finale della vita dell'artista, si contraddistinguono per una maggiore semplificazione della struttura compositiva, con meno personaggi ed elementi decorativi, facendo prevalere piuttosto la ricchezza del colore e la profondità del paesaggio. Le pose sono misurate e piacevoli, importate a ritmi e simmetrie con lievi variazioni (come nelle pose complementari dei due profeti). Infatti, nonostante lo straordinario evento a cui partecipano le espressioni degli apostoli sono estremamente pacate e controllate: più convincente quello di san Giacomo a destra, più retorico quello di san Giovanni a sinistra.
Predella
Il dipinto era completato originariamente da una predella, composta di tre scomparti - oggi conservati nel medesimo museo umbro - che raffigurano: [1]
- Annunciazione;
- Adorazione di Gesù Bambino;
- Battesimo di Gesù.
Notizie storico-critiche
L'opera fu commissionata, intorno al 1517, a Pietro Perugino, per l'altare della Chiesa di Santa Maria dei Servi di Perugia, dove rimase fino al 1542, anno in cui venne trasferita nella Chiesa di Santa Maria Nuova.
Nel 1862 entrò a far parte delle collezioni della Galleria Nazionale dell'Umbria.
Note | |
Bibliografia | |
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