Ultima Cena (Andrea del Sarto)

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Firenze CenacoloS.Salvi A.Sarto UltimaCena 1522-27.jpg
Andrea del Sarto, Ultima Cena (1522 - 1527), affresco
Ultima Cena
Opera d'arte
Stato

bandiera Italia

Regione Stemma Toscana
Regione ecclesiastica Toscana
Provincia Firenze
Comune

Stemma Firenze

Località
Diocesi Firenze
Parrocchia o Ente ecclesiastico
Ubicazione specifica Cenacolo di San Salvi, parete di fondo
Uso liturgico nessuno
Comune di provenienza Firenze
Luogo di provenienza ubicazione originaria
Oggetto dipinto murale
Soggetto Ultima Cena
Datazione 1522 - 1527
Datazione
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Ambito culturale
Autore

Andrea del Sarto (Andrea d'Agnolo)

Altre attribuzioni
Materia e tecnica affresco
Misure h. 368 cm; l. 872 cm
Iscrizioni
Stemmi, Punzoni, Marchi
Note

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Collegamenti esterni
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21Dette queste cose, Gesù si commosse profondamente e dichiarò: «In verità, in verità vi dico: uno di voi mi tradirà». 22I discepoli si guardarono gli uni gli altri, non sapendo di chi parlasse. 23Ora uno dei discepoli, quello che Gesù amava, si trovava a tavola al fianco di Gesù. 24Simon Pietro gli fece un cenno e gli disse: «Di', chi è colui a cui si riferisce?». 25Ed egli reclinandosi così sul petto di Gesù, gli disse: «Signore, chi è?». 26Rispose allora Gesù: Rispose allora Gesù: «È colui per il quale intingerò un boccone e glielo darò». E, intinto il boccone, lo prese e lo diede a Giuda Iscariota, figlio di Simone. 27E allora, dopo quel boccone, satana entrò in lui. Gesù quindi gli disse: «Quello che devi fare fallo al più presto».
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L’Ultima Cena è un dipinto murale, eseguito tra il 1522 ed il 1527, ad affresco, da Andrea d'Agnolo detto Andrea del Sarto (14861531) e ubicato nella parete di fondo del Cenacolo di San Salvi a Firenze.

Descrizione

Andrea del Sarto, Ultima Cena (part.), 1522 - 1527, affresco

Soggetto

La scena dell'Ultima Cena si svolge all'interno di un'ampia sala, dove intorno ad una lunga tavola imbandita con una tovaglia bianca, compaiono:

  • Gesù Cristo, seduto fra Giuda Iscariota e san Giovanni, ha già annunciato con amarezza l'imminente tradimento e rivolge con serena rassegnazione il suo sguardo al giovane apostolo. La figura di Cristo appare così isolata al centro, tra lo sconcerto legato alle sue parole che si propaga fino alle estremità del lungo tavolo, nel commosso ma misurato gesticolare degli apostoli.
  • Apostoli affiancano Gesù, stando seduti su un lungo banco e prendono posto tutti dalla stessa parte del tavolo. Le figure degli apostoli sono intensamente caratterizzate con fisionomie realistiche e sono colti in vari atteggiamenti ed espressioni all'annuncio di Gesù secondo cui uno fra loro lo tradirà. Si notano:
    • Giuda Iscariota, come già fece Leonardo, non è separato come tradizione dagli altri, volgendosi di spalle, ma è seduto alla destra di Gesù, fedelmente al testo evangelico di Giovanni con la mano sul petto a dimostrare la sua incredulità, mentre riceve da Cristo un pezzo di pane inzuppato.
    • San Giovanni, seduto alla sinistra di Gesù, che si protende verso di lui come per poter ascoltare meglio le sue parole, mentre Cristo gli riserva un gesto di affetto tenendogli la mano e guardandolo con un'espressione rassicurante.

Inoltre, nella parte superiore - la più originale del dipinto, che anticipa alcune invenzioni teatrali della seconda metà del XVI secolo - è presentata una piccola scena di genere che mostra una terrazza con passaggi architravati, dove, sullo sfondo di un cielo al tramonto, compaiono due personaggi che assistono alla scena:

  • Servitore della locanda tiene in mano un vassoio.
  • Uomo, con le braccia saldamente appoggiate alla terrazza come se avesse appena finito di sbirciare giù, rivolge lo sguardo verso il servitore, ruotando la testa di profilo: questo, secondo alcuni studiosi, potrebbe essere un autoritratto del pittore.

Note stilistiche, iconografiche e iconologiche

  • Nella scelta del momento da raffigurare Andrea del Sarto si ispirò all'Ultima Cena (1494 - 1498), realizzata da Leonardo da Vinci a Milano, sebbene le sue figure gesticolano, ma stanno composte al loro posto, nel solco del Cenacolo (1480) di Domenico Ghirlandaio.
  • Il colore è brillante, ma i toni selezionati non sono quelli primari della tradizione quattrocentesca (rossi, azzurro, gialli intensi), ma piuttosto mezze tinte che danno un senso di leggero stridore: violetto, verdognolo, arancio, turchese, ecc. Numerosi effetti cangianti, come nella veste di Giuda Iscariota, impreziosiscono ulteriormente il dipinto. Tale cromia, tipica dell'artista, era la sua interpretazione della crisi che animava l'arte in quegli anni, ispirando una pittura con gli schemi del passato. Anche le pose ricercate, sebbene non interessate dalle distorsioni e dalle esasperazioni anatomiche, di altri pittori (Pontormo e Rosso Fiorentino), scegliendo tra atteggiamenti insoliti.
  • La gamma dei sentimenti espressa dai protagonisti varia dalla sorpresa, allo sconforto, all'angoscia, all'interrogazione reciproca, al dubbio di sé, pur senza arrivare alla drammaticità dell'insuperato modello leonardiano.

Notizie storico-critiche

L’Ultima Cena, considerata fra i capolavori dell'artista, venne realizzata da Andrea del Sarto, tra il 1511 ed il 1527, sulla parete di fondo del refettorio del monastero vallombrosano di San Michele in San Salvi.

Nel 1511, Andrea del Sarto ricevette la commissione e i primi pagamenti dall'abate Ilario Panichi. Inizialmente l'artista dipinse il sottarco, con l'aiuto di Andrea di Cosimo Feltrini (14771548) per le grottesche e probabilmente del suo collega di bottega Franciabigio (1482 ca. – 1525) per le figure dei santi:

Sospesa la decorazione pittorica del refettorio per alcuni anni, sia per i lavori interni al monastero sia per le vicende personali dell'artista, per poi essere ripresa in gran lena tra il 1522 ed il 1525. Nel 1527 Andrea del Sarto, come è documentato da altri pagamenti, venne richiamato a dipingere l'Ultima cena, completandola in sessantaquattro giornate.

Durante l'assedio di Firenze (1529 - 1530) ad opera delle truppe spagnole di Carlo V, fu una delle poche opere superstiti fuori dalle mura di Firenze, l'unica di rilievo, e pare che i soldati imperiali furono così ammaliati dalla sua sorprendente modernità da risparmiarlo.

Nel 1534 il monastero divenne femminile e allora venne introdotta una rigida clausura che rese l'opera di fatto invisibile fino alle soppressioni.

Lo zoccolo aveva in origine un rivestimento in legno con delle panche che è andato perduto in epoca imprecisata, venendo sostituiti con una decorazione pittorica che crea l'effetto di specchiature lapidee.

Bibliografia
  • Antonio Natali, Andrea del Sarto. Maestro della "maniera moderna", Editore Electa, Milano 2002 ISBN 9788843581566
  • Serena Padovani, Andrea del Sarto", Editore Scala, Firenze 1986
  • John Shearman, Andrea del Sarto, Editore Clarendon Press, Oxford 1965, pp. 254 – 258
  • Stefano Zuffi, La pittura italiana, Editore Mondadori-Electa, Milano 1997, p. 168 ISBN 9788843559114
Voci correlate
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