Utente:Quarantena/Al-Malik al-Kamil

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Al-Malik al-Kamil
Laico
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battezzato
ERRORE in "fase canonizz"
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Beato Angelico 1429 L'incontro di san Francesco con al-Kamil durante l'assedio di Damietta
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte circa 60 anni
Nascita 1178 ca.
Morte Damasco
6 marzo 1238
Sepoltura
Conversione
Appartenenza
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Ordinato diacono
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Patrono di
Sultano d'Egitto
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In carica 1218 –
6 marzo 1238
Incoronazione
Investitura
Predecessore

al-'Adil I

Erede
Successore

al-'Adil II

Emiro di Damasco
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Incoronazione
Investitura
Predecessore

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Successore

al-'Adil II

Nome completo {{{nome completo}}}
Trattamento {{{trattamento}}}
Onorificenze
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Nomi postumi
Altri titoli
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Dinastia Ayyubide
Padre Al-Adel
Madre
Coniuge

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Consorte

  • Wird al-Mana
  • Sitti Sawda

Consorte di

Figli
  • al-Salih Ayyub
  • Al-Adil II
  • al-Mas'ud Yusuf
  • Ashura Khatun
  • Fatma Khatun
Religione mussulmana
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Collegamenti esterni
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Al-Malik al-Kamil, detto Il Perfetto (1178 ca.; † Damasco, 6 marzo 1238) è stato un sultano curdo, fu un viceré d'Egitto durante il regno di suo padre al-Adel e poi un sultano ayyubide d'Egitto dal 1218 al 1238 e di Siria dal 1237 al 1238.

Cenni biografici

Nato fra il 1177 e il 1180, figlio del sultano al-ʿĀdil (Safedino), fratello di Saladino. Cominciò la sua carriera politica in al-Ǧazira nel 1191 come rappresentante del padre, all'epoca luogotenente del Saladino. Padre e figlio spodestarono al-Afḍal, figlio del Saladino, dei suoi stati e della sua sovranità. Nel 1200 il padre fu proclamato sultano d'Egitto e di Siria; investito del califfato nel 1207, distribuì allora le province tra i suoi figli e al-Kamil ricevette l'Egitto.

Quinta crociata

Nel 1218 al-Malik al-Kāmil guidò la difesa dei musulmani nell'assedio crociato di Damietta condotto nel corso della quinta crociata e un anno dopo divenne sultano alla morte del padre. Nello stesso anno della sua salita al trono, una cospirazione ordita da ʿImād al-Dīn ibn al-Mashtūb, comandante del reggimento curdo della Hakkariyya, tentò di sostituirlo con il fratello più giovane e più controllabile, al-Fāʾiz Ibrāhīim. Fu costretto a riparare in Yemen fin quando suo fratello al-Muʿaẓẓam, governatore di Damasco, non riuscì a vanificare il complotto.

Al-Malik al-Kāmil avanzò varie proposte di accomodamento pacifico ai crociati, ma tutte furono sdegnosamente respinte a causa dell'improvvida opposizione del legato pontificio Pelagio Galvani. Al-Malik al-Kāmil offrì di restituire Gerusalemme ai crociati e che le sue mura fossero ricostruite, nonché di restituire la Vera Croce.

Incontro con san Francesco

Fu in questo periodo, durante l'occupazione di Damietta, che i Fioretti di san Francesco collocano l'incontro del sultano con san Francesco d'Assisi: quest'ultimo si recò ad Al-Kamil per convertirlo, ma se Al-Kamil lo avesse accolto cordialmente e civilmente, avrebbe rifiutato il battesimo per paura della reazione dei suoi uomini. Considerando San Francesco come ambasciatore, rinnovò l'offerta di scambiare Gerusalemme con Damietta, ma incontrò nuovamente il rifiuto di Pelagio. Stanco di aspettare l'imperatore, Pelagio decise di marciare sul Cairo nel luglio del 1221, poco prima che il Nilo straripasse. Impantanati, i crociati dovettero arrendersi e ottennero la loro liberazione solo in cambio della restituzione di Damietta. Questa spedizione non impedì ad Al-Kamil e Jean de Brienne di stabilire rapporti di cortesia.

La caduta e riconquista di Damietta

A causa della carestia e delle malattie insorte in Egitto in seguito alle mancate esondazioni del Nilo, al-Malik al-Kāmil non poté difendere Damietta (ad assediare la quale s'erano attestati i crociati al momento del loro sbarco), che fu presa nel novembre del 1219. Il sultano si rifugiò nella cittadella fortificata di Manṣūra, edificata accanto al Nilo. Le azioni belliche languirono fino al 1221, allorché al-Malik al-Kāmil offrì di nuovo una soluzione pacifica della questione, ancora una volta però respinta. I crociati marciarono in direzione del Cairo, ma al-Malik al-Kāmil si limitò a dare disposizioni affinché fossero aperte le chiuse delle dighe che regolavano l'afflusso delle acque del fiume sul territorio. L'impantanamento cui non poterono sottrarsi i pesanti armamenti e i carriaggi dei Crociati fu totale e decisivo, obbligandoli così a più miti consigli col sultano e ad accettare una tregua di otto anni. Il Sultano rientrò quindi in settembre a Damietta, ormai del tutto sgomberata.

Sesta crociata

Negli anni seguenti vi fu un'importante contesa armata fra al-Malik al-Kāmil e suo fratello al-Muʿaẓẓam, e il sultano dovette accettare una pace con l'imperatore e re di Sicilia Federico II di Svevia, che aveva promosso la sesta crociata.

Al-Muʿaẓẓam morì nel 1227, eliminando la necessità di un regolamento pacifico per al-Malik al-Kāmil, ma proprio allora Federico II si presentò in Terra santa. Dopo la morte di al-Muʿaẓẓam, al-Malik al-Kāmil e un altro suo fratello, al-Ashraf, negoziarono un trattato che assegnava tutta la Palestina (inclusa la Transgiordania) ad al-Malik al-Kāmil e la Siria ad al-Ashraf. Nel febbraio del 1229, al-Malik al-Kāmil negoziò la pace di Giaffa, un trattato decennale di pace con Federico II, in virtù del quale Gerusalemme e gli altri Luoghi Santi del Regno di Gerusalemme tornavano ai Crociati. A musulmani ed ebrei fu vietato di risiedervi, eccezion fatta per i musulmani che vivevano nelle immediate vicinanze della Cupola della Roccia e della Moschea al-Aqsa. Nondimeno numerosi musulmani si opponevano ancora al trattato decennale sottoscritto, come pure non pochi cristiani, incluso il Patriarca latino di Gerusalemme Geroldo di Losanna[1], che decretò l'interdetto sulla Città Santa, regolarmente ignorato da Federico II. La pace agì pertanto come previsto, ma immediatamente dopo al-Malik al-Kāmil dovette affrontare una contesa con i Selgiuchidi e i Khwārezmshāh, prima di morire nel 1238.

La successione

I suoi figli, al-Ṣāliḥ Ayyūb e al-ʿĀdil II, gli succedettero rispettivamente in Siria ed in Egitto, ma il Sultanato ayyubide era ormai entrato nella sua fase di decadenza, tracimata presto in guerra civile. Al-Ṣāliḥ Ayyūb fece guerra al fratello e, dopo un iniziale rovescio e una segregazione di sei mesi ad al-Karak in Siria, riuscì a sovvertire la designazione paterna grazie alle sue truppe arruolate tra i Corasmi e i Mamelucchi, diventando nel 1240 nuovo sultano di Egitto e Siria.

Nel 1239 il trattato decennale con Federico II giunse a scadenza, e Gerusalemme tornò sotto controllo ayyubide e in questa condizione rimase fin quando l'invasione dei Mongoli, la sconfitta della dinastia del Khwārezmshāh e il dilagare di bande corasmie fecero cadere rovinosamente Gerusalemme nelle mani di questi ultimi nel 1244, creando il casus belli per la Settima crociata.

Note
  1. Geraldo di Losanna (anche Geroldo, o Gerardo di Fiandra; in originale Gerald de Lausanne, o anche Gerond o Giraud; ... – 7 settembre (o 5 dicembre) 1239) fu Patriarca latino di Gerusalemme dal 1225 alla morte. Fu abata di Cluny, poi divenne vescovo di Valenza nel 1220. Papa Onorio III lo scelse per il patriarcato di Gerusalemme nel maggio 1225. Nel 1227 portò dalla Francia un manipolo di uomini in soccorso della Terra santa. Nel 1228, vedendo che ben quarantamila crociati erano tornati indietro per mancanza di occupazioni ed altri erano disposti a seguirli, si accordò con gli altri prelati, con tre gran maestri e i laici di rompere la tregua che era all'origine della diserzione. Nel settembre 1228, incontrò l'imperatore Federico II alla testa del clero e del popolo, e si rifiutò di incoronarlo re di Gerusalemme perché era stato scomunicato da papa Gregorio IX. Scrisse a questo pontefice nel 1229 per lamentarsi del trattato concluso tra Federico e il sultano; ne fu così sdegnato che interdisse Gerusalemme, nonostante fosse in mani cristiane, e trasferì la sua sede patriarcale a San Giovanni d'Acri.
Collegamenti esterni