Utente:Quarantena/Perdono

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Julius Schnorr von Carolsfeld, Giacobbe ed Esaù in Gen 33

« Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori »

Il perdono è il condono di una colpa. Viene offerto da Dio all'uomo, e lo stesso Dio in Cristo ha chiesto all'uomo di perdonare il proprio fratello.

La rivelazione del Nuovo Testamento annuncia che nella morte e resurrezione di Cristo Dio ha riconciliato a sé tutta l'umanità.

La necessità interiore del perdono nasce nel cuore dell'uomo per quella profonda inquietudine che è in lui dovuta alla coscienza del peccato.

Nelle religioni più antiche il perdono è collegato al senso del peccato, invece nelle religioni animiste, o naturistiche, il perdono è visto come un'espiazione cultuale, magica che si appella alle forze soprannaturali in nome della fragilità umana.

Anche la classicità greca, nelle sue espressioni più alte, come la "tragedia" non ha mai considerato la colpa in senso teologico o morale, ma come fatalità dovuta alla limitatezza dell'esistenza umana. Agli dei viene chiesto pietà o la rassegnazione dei mali che incombono sull'uomo, ma non concepiscono l'idea del perdono.

Nella Sacra Scrittura, invece, troviamo tanti sacrifici espiatori descritti dettagliatamente che esprimono il profondo desiderio e una radicale ricerca di essere sciolti dal male e redenti dalla misericordia di Dio perché la scoperta della sua misericordia precede la scoperta del peccato.

Con Gesù si concretizza e si realizza pienamente la speranza d'Israele di essere sciolto dal peccato. Gesù è il perdono e la risposta ad ogni attesa dell'uomo con la sua Parola di vita, la sua morte e risurrezione. Solo attraverso la sua morte, quel dare la vita in riscatto per molti, rende possibile la nostra liberazione dal peccato.

Nella Scrittura, e più precisamente in San Paolo, troviamo molto chiara la visione lucida, reale della condizione umana.

« ...non c'è nessun giusto, neanche uno solo. »

Etimologia e significato

Il termine nelle lingue neolatine unisce un prefisso rafforzativo "per" al sostantivo "dono". Il significato è dunque "super-dono". A questa realtà rimanda la parola: chi perdona offre qualcosa in più, che va oltre il comune senso della giustizia, collocandosi in una dimensione superiore, capace di rigenerare un rapporto in modo nuovo e più autentico.

Il significato etimologico di perdono attesta chiaramente un atteggiamento di generosità e di gratuità. Chi si pone nel perdono supera ogni desiderio di vendetta, ogni risentimento per mettersi in una relazione nuova con chi lo ha offeso.

La tradizione biblica

Antico Testamento

Molti sono i modi con cui, nella tradizione biblica, si esprime il concetto di perdono. La parola indica una rigenerazione, una nuova vita donata gratuitamente e generosamente da Dio all'uomo che invoca la sua misericordia.

Con il perdono, Dio rimette il debito. Si tratta di un'operazione così efficace e radicale che Dio non vede più il peccato che è come gettato dietro le spalle. Il termine ebraico di riferimento è salach. In Nm 14,19 il perdono è una caratteristica di Dio che accompagna il popolo, con il quale ha stretto Alleanza attraverso il lungo corso della sua storia.

Altra parola ebraica che indica il perdono è nasà. In Es 32,32 è tolto, cancellato, impossibile a vedersi perché come dice Is 38,17 è scaraventato dietro le spalle.

In Is 6,7 è presente il termine Kipper, riferito al peccato, e indica che questo è espiato e distrutto.

La straordinaria realtà che introduce il perdono è messa bene in evidenza nel Salmo 51. In Sal 51,3-4 e Sal 51,9-11 sono presenti i verbi lavare, purificare, cancellare con i quali viene espressa la misericordia di Dio che perdona l'infedeltà dell'uomo.

Da queste immagini risulta chiaro che la modalità del perdono non è un atto che passa, ma qualcosa che lascia nell'uomo una traccia, che crea una situazione nuova. Se il peccato genera una delusione da parte di Dio e al tempo stesso deturpa e offusca la vita dell'uomo, il perdono ristabilisce l'ordine nelle relazioni.

Il profeta Isaia ricorre all'immagine della vigna (Is 5 ) per esprimere la delusione di Dio che si aspettava dall'uomo qualcosa di diverso. Il legame forte con Lui avrebbe fatto aspettare frutti di ben altra qualità. Invece la vigna curata e coltivata produce uva acerba anziché buona. Anche l'uomo è deluso del risultato. Il perdono di Dio giunge benefico a rigenerare e rinvigorire il terreno del rapporto tra i due.

Il perdono di Dio genera un cambiamento, una trasformazione radicale: cambia il cuore dell'uomo.

Nel Salmo 51 viene espressa l'attesa di un intervento rigenerativo da parte di Dio (Is 51,12 ). Un nuovo atto creativo, che attraverso lo Spirito è il solo in grado di rinnovare in profondità. Il verbo che si trova usato è infatti barà che significa creare. Il perdono dunque è una nuova creazione. È un atto divino e l'uso del verbo lo conferma. Poche volte si trova nell'Antico Testamento e sempre per indicare l'azione esclusiva e straordinaria di Dio che crea e ri-crea.

Come nella creazione del cielo e della terra tutte le cose nascono da un gesto di dono, così nella redenzione tutto nasce da un gesto di perdono.

Nuovo Testamento

Il perdono ai fratelli

Nelle Sacre Scritture sono sempre strettamente collegati il perdono divino, accordato gratuitamente e il perdono al prossimo.

In Sir 28,2-4 si afferma che il perdono concesso al prossimo permette di accogliere con più consapevolezza il proprio. Come si può infatti conservare la collera verso il fratello e chiedere al Signore la guarigione?

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Dopo Gesù i cristiani sono consapevoli che il perdono può essere trasmesso solo nel suo nome e in virtù della sua redenzione crocifissa. Sono consapevoli che in loro si attualizza e deve comunicarsi agli altri per realizzare la redenzione universale portata dalla morte di Cristo:

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Queste parole, che concludono il "Padre nostro" suonano come la resa finale a cui ogni uomo va incontro quando Dio si rivelerà, a ciascuno, nel giudizio. Come discepoli di Cristo siamo già nel tempo della salvezza, il tempo del Messia è il tempo del perdono e Cristo ci insegna e ci ricorda il dovere che abbiamo di perdonarci scambievolmente (Mc 11,25 ).

La pericope di Mt 5,23-24 ci vuole insegnare che l'invocazione per il perdono di Dio, non è accolta perché non sincera se, quando i rapporti tra i fratelli non sono chiari. Il perdono di Dio passa attraverso il perdono dato ai fratelli.

Il perdono dei peccati non è una realtà tangibile, ma è un'azione di Dio che ci viene rivelata e donata attraverso la sua parola. La parola di Dio, infatti, contiene in sé il perdono dei peccati Rm 1,16-17 .

Quelli che credono sono redenti nell'attesa che si compia la redenzione stessa. Quest'attesa universale della redenzione escatologica, che è il perdono completo di Cristo, la troviamo presente in San Paolo in Col 1,14 , in Ef 1,7 e in Rm 8,22-24 .

Giovanni Calvino scrive: " Nessuna meraviglia se siamo agitati da una profonda inquietudine. Non è soltanto un desiderio, ma un gridare appassionato; poiché quando si sente la miseria come tale, non si può non gridare. Ma è in questa miseria che leviamo gli occhi al Padre e ripetiamo:

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Il perdono nella Chiesa

Il Perdono di Assisi

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Perdono d'Assisi

Tra i perdoni più celebri oggi vi è quello di Assisi. Secondo la tradizione, una notte del 1216 San Francesco mentre pregava alla Porziuncola fu visitato dal Cristo e dalla Madre; ad essi il Poverello chiese che ad ogni persona, pentita e confessata, che avesse visitato quella chiesa, fossero rimesse completamente tutte le colpe.

Da quell'anno, dopo aver ricevuto il permesso da papa Onorio III, il 2 agosto si celebra a Santa Maria degli Angeli la Festa del Perdono.

Bibliografia
Voci correlate