Abbazia dei Santi Ruffino e Vitale (Amandola)
Abbazia dei Santi Ruffino e Vitale | |
Abbazia dei Santi Ruffino e Vitale, complesso monastico | |
Stato | Italia |
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Regione | Marche |
Regione ecclesiastica |
Regione ecclesiastica Marche |
Provincia | Fermo |
Comune | Amandola |
Diocesi | Fermo |
Religione | Cattolica |
Indirizzo |
Contrada S. Ruffino, 5 63857 Amandola (FM) |
Telefono | +39 0736 847406 |
Posta elettronica | staff@abbaziasanruffino.it |
Sito web | Sito ufficiale |
Oggetto tipo | Abbazia |
Oggetto qualificazione | benedettina |
Dedicazione |
San Ruffino di Amandola San Vitale martire |
Sigla Ordine qualificante | O.S.B. |
Sigla Ordine reggente | O.S.B. |
Fondatore | Vescovo di Fermo, nobili di Smerillo e Monte Passillo |
Data fondazione | XI secolo |
Stile architettonico | Romanico e gotico |
Inizio della costruzione | XI secolo |
Altitudine | 362 m s.l.m. |
Coordinate geografiche | |
Marche | |
L'Abbazia dei Santi Ruffino e Vitale è un complesso monumentale che ospitò un monastero benedettino e che sorge nel territorio di Amandola (Fermo), comune situato nell'area dei Monti Sibillini, lungo la fertile vallata del fiume Tenna.
Storia
La fondazione dell'abbazia si pensa che sia contemporanea a quella di Sant'Anastasio sorta nella seconda metà dell'XI secolo;[1] infatti, ambedue insistono in una medesima area territoriale, dimostrando come la penetrazione benedettina oltre ad essere estremamente capillare, fosse particolarmente consistente.
Nei primi documenti il monastero veniva indicata con il solo nome di San Vitale al quale si aggiunse quello di San Ruffino, dopo la traslazione delle spoglie del martire, all'inizio del XIV secolo, radicando così il suo culto nel territorio amandolese.[2]
Il cenobio fu costruito per volontà del vescovo di Fermo e dei nobili di Smerillo e Monte Passillo con il fine di attuare localmente la riforma monastica sostenuta da san Romualdo (952 - 1027), promotore della Congregazione camaldolese e san Pier Damiani (1007 - 1072), teologo e vescovo italiano.
Notevole era il prestigio dell'abbazia benedettina nel territorio in cui spesso fecero sosta gli esponenti della famiglia Da Varano. L'abbazia, retta da un abate coadivuto da cinque monaci, ebbe giurisdizione fino al 1274 su alcuni castelli, che in quell'anno dovette cedere al Comune di Amandola, e su diverse chiese dei dintorni, finché nel 1495 venne data in commenda.
Dopo il terremoto del 1997, che l'aveva gravemente danneggiato, il complesso è stato recentemente sottoposto ad un radicale intervento di restauro, che ha riguardato sia il consolidamento statico che la struttura architettonica.
Descrizione
L'impianto originario del complesso monastico, databile tra l'XI e XII secolo, che è ancora oggi perfettamente riconoscibile, edificato su un sito di preesistenze romane, è recinto da un alto muro di mattoni ed è composto dal corpo massiccio della chiesa e dal monastero, addossato al suo lato meridionale.
Chiesa
Esterno
La facciata, a salienti, rimaneggiata, è aperta da un portale (completamente rifatto nei restauri del 1968-1969) ai cui lati sono ricavate due grandi monofore, mentre la finestra rettangolare sovrastante è stata realizzata nel XVIII secolo in sostituzione del rosone originario. Dal retro della chiesa si può osservare l'abside centrale scandita da lesene e chiusa in alto da una cornice, composta da due fasce a denti di sega e sostenuta da beccatelli, e due absidi laterali di cui, quella di sinistra, completa, mentre l'altra solo accennata.
Sul lato sinistro della chiesa è impostato il possente e basso campanile quadrangolare, costruito alla fine del XIII secolo e ristrutturato nel 1429, aperto sulla sommità da quattro grandi bifore divise da colonnine ottagonali in cotto: originariamente doveva avere anche una funzione protettiva, scelta che si riscontra anche in altri complessi monastici marchigiani.
Interno
L'austero interno, in pietra arenaria, orientato (ossia con l'abside rivolto a Est), presenta una pianta basilicale con presbiterio, rialzato sopra la cripta, e con tre navate (solo la mediana e la sinistra sono absidate), suddivise da pilastri, con copertura a capriate.
Sulle pareti della scalinata d'accesso al presbiterio, si conservano interessanti dipinti murali, ad affresco, di ambito marchigiano, raffiguranti:
- a sinistra, Madonna con Gesù Bambino in trono(XIV secolo);
- a destra, San Vitale e Madonna con Gesù Bambino e san Ruffino martire (XV secolo).
Cripta
Alla cripta, si accede attraverso due aperture poste ai lati della scala che porta al presbiterio: l'ambiente è ripartito in cinque navate (solo tre delle quali absidate) da colonne con capitelli a tronco di piramide rovesciato smussati agli angoli con semplici decorazioni a foglia; piccole aperture a doppio strombo consentono una tenue illuminazione di levante enfatizzata nelle prime ore del mattino.
All'interno, dietro l'altare, sono conservate le reliquie di san Ruffino martire.[3]
Ipogeo
Attiguo alla cripta, sotto il piano di calpestio della parte anteriore della chiesa, si trova un ambiente ipogeo che suggerisce l'esistenza di un precedente insediamento risalente al VI secolo sul quale in seguito venne costruita l'abbazia: questo è costituito da una grotta scavata nel'arenaria e un vano absidato con volta a botte.
All'interno si nota un ciclo di dipinti murali, in buona parte abrasi ma ancora ampiamente leggibili, raffiguranti:
- Teoria di Santi e martiri (X - XI secolo), affresco: ciascuna figura è identificata da un'iscrizione.
Monastero
Il monastero, a destra della chiesa, si articola attorno ad un chiostro quadrangolare, intorno al quale gravitavano gli ambienti destinati alla vita monastica sviluppati su due piani, è oggi stato trasformato in casa colonica e abitazione del parroco.
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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