Ordine di San Benedetto
Ordine di San Benedetto | |
in latino Ordo Sancti Benedicti | |
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Istituto di vita consacrata Ordine monastico maschile di diritto pontificio | |
Altri nomi | |
Fondatore | San Benedetto da Norcia |
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Data fondazione | 529 |
sigla | O.S.B. |
Abate primate | Notker Wolf |
Motto | ' |
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L'Ordine di San Benedetto (in latino Ordo Sancti Benedicti o, semplicemente sigla O.S.B.), popolarmente denominati Benedettini, è un ordine monastico osservante la Regola dettata nel 534 da San Benedetto da Norcia e che conferì al monachesimo occidentale la sua forma definitiva.
I monaci Benedettini non rimasero chiusi nei loro monasteri, ma si dedicarono attivamente alla diffusione del messaggio cristiano e, anche con il sostegno di Papa Gregorio Magno (590-604), si diffusero prima in Italia e poi al di là delle Alpi. Di particolare importanza fu l'opera di evangelizzazione svolta nelle aree britanniche e germaniche nel VII e VIII secolo.
Molto conosciuto è il ruolo che svolsero in campo culturale: la regola benedettina impone molte ore di studio e di meditazione che occuparono anche con il paziente lavoro di ricopiatura di testi antichi, non solo religiosi ma anche scientifici e letterari. Tra l'altro, il loro elevato livello culturale e la loro capillare diffusione sul territorio indussero Carlomagno ad affidare proprio ai Benedettini il compito di organizzare un sistema regolare di istruzione.
I Benedettini prosperarono per tutto il medioevo come testimoniano i circa 15.000 monasteri appartenenti all'ordine censiti prima del Concilio di Costanza tenutosi nel 1415, costruiti in luoghi isolati e lontani dalle città, alcuni dei quali erano così grandi che ospitavano oltre 900 monaci. L'ordine entrò però in crisi quando cominciarono a prendere piede le riforme avviate verso la fine dell'XI secolo che incoraggiavano il lavoro missionario e parrocchiale fuori dal monastero. Questa tendenza si accentuò ulteriormente nel XIII secolo con la nascita degli ordini mendicanti e di quelli predicatori: i Francescani fondati nel 1210, i Domenicani nel 1215 ed i Carmelitani nel 1250. A partire da quell'epoca il monachesimo di clausura così come era conosciuto prima cessò di esistere ed i monasteri non furono più costruiti extra moenia (fuori dalle mura delle città) ma direttamente nei centri abitati.
La riforma promossa a partire dal XV secolo da centri come quello di Santa Giustina di Padova e sanzionata nel secolo successivo dal Concilio di Trento (1545-1563) consentì il riprendersi dei centri monastici Benedettini, sempre più spesso orientati a svolgere anche compiti di alta cultura, specie nel settore dell'erudizione storico-artistica e in quello musicale.
La Regola
La Regola , in latino denominata Regula monachorum o Sancta Regula, dettata da San Benedetto da Norcia nel 534, consta di un Prologo e di settantatré capitoli.
Architettura ed organizzazione monastica
San Benedetto nella Regola menziona gli ambienti ed i ruoli chiave dell'organizzazione monastica con grande esattezza: l'Oratorio, il Dormitorio, il Refettorio, la Cucina, i Magazzini, l'Infermeria, il Noviziato, gli ambienti per gli ospiti e indirettamente, il Capitolo,... l'Abate, il Priore, il Cellario, l'Infermiere,...
Architettura monastica
L'ampiezza delle comunità monastiche variavano enormemente in funzione della ricchezza e del prestigio: alcune erano piccolissime, altre (poche) potevano accogliere anche 900 monaci. In media però ne riunivano da 10 a 50 perché l'Abate doveva conoscere e seguire i suoi monaci e guidarli come un padre spirituale.
Solitamente costruito vicino ad un corso d'acqua, l'intero complesso monastico era orientato in modo che l'acqua poteva essere convogliata verso le fontane e la cucina prima di raggiungere la lavanderia ed i bagni.
Le origini della struttura del tipico monastero rimangono oscure. Probabilmente i monaci si rifecero in parte alle Ville Romane, edifici a loro familiari e costruite su uno schema unico in tutto l'Impero. D'altra parte i monaci, quando potevano, stabilivano le loro comunità in edifici preesistenti, spesso proprio delle Ville Romane che poi adattavano alle loro esigenze. A volte occupavano anche edifici precedentemente dedicati a culti pagani.
Il tempo, l'esperienza e le esigenze delle comunità monastiche lentamente influirono sull'impostazione originale dei monasteri che, essendo comuni a tutte le latitudini, portò a monasteri a rassomigliarsi tra loro.
Alla fine l'aspetto generale del convento risultò essere quello di una città con case divise da strade con gli edifici, soprattutto nei grandi monasteri, divisi in gruppi. La Chiesa forma il nucleo e rappresenta il centro religioso della comunità. Perseguendo l'indipendenza dal mondo esterno, inoltre, i monaci si dotarono di mulini, forni, stalle, cantine e dei laboratori artigiani necessari per eseguire riparazioni e quant'altro fosse richiesto per soddisfare le loro esigenze.
La Chiesa
- In altezza di norma domina materialmente il resto dell'abbazia, inoltre è sempre molto ricca dimostrando la grande importanza che l'Ufficio Divino deve avere nella vita del monaco. La sua dimensione e ricchezza esprime anche la prosperità del monastero e spesso vi sono seppelliti i benefattori della comunità e conservate le reliquie dei santi.
- Per la sua costruzione i monaci si rifecero soprattutto alle basiliche romane, molto diffuse in Italia: una navata centrale e due laterali illuminate da una fila di finestre sulle pareti, terminanti in un abside semicircolare.
Il Chiostro
- Il Chiostro, dal latino Claustrum (luogo chiuso), è stilisticamente ripreso dall'Atrium delle ville romane ed è il luogo deputato alla meditazione (per questo vi vige la Regola del Silenzio) servendo ai religiosi da deambulatorio e riparo. È sempre circondato da portici sostenuti da colonne e pilastri ed è posizionato centralmente alle varie costruzioni del monastero di cui viene così a formare l'ossatura, infatti su di esso si affacciano gli edifici più importanti: la Chiesa, il capitolo per le riunioni della comunità monastica, il dormitorio (poi sostituito dalle celle), il refettorio,....
Il Capitolo
- È il locale deputato alle riunioni della comunità monastica dove
- Il postulante si presenta a chiedere l'ammissione al monastero;
- l'abate impone il nome nuovo al postulante che così diventa novizio e, in segno di umiltà ed affetto, gli lava i piedi, seguito in ciò da tutti i fratelli;
- Il novizio emette i voti divenendo monaco
- l'Abate convoca i suoi monaci per consultarli su questione importanti per la comunità .
- funge anche da camera ardente per la veglia dei monaci deceduti.
- Sebbene San Benedetto non abbia mai nominato esplicitamente il Capitolo, non di meno egli aveva ordinato nella Regola dei momenti di riunione così, intorno al IX secolo, si cominciò ad adibire un apposito locale allo scopo scegliendolo sempre accanto al Chiostro.
- Inizialmente nel Capitolo si ci riuniva solo per la distribuzione del lavoro manuale tra i monaci, solo con il tempo fu dedicato esclusivamente alle riunioni ufficiali della comunità. Il suo nome deriva dalle letture (preghiere, Sacre Scritture e la regola dell'Ordine) che accompagnavano abitualmente l'attribuzione delle varie incombenze. Benché il passo letto quotidianamente non corrispondesse sempre ad un Capitolo, tuttavia questo nome restò attribuito alla sala.
La Biblioteca
- Le biblioteche benedettine hanno svolto l'importantissima funzione di preservare, dopo la caduta dell'Impero Romano, le conoscenze antiche raccogliendo dalle rovine quello che veniva recuperato.
- Anche ai giorni nostri la biblioteca di un monastero ha grande importanza perché la lettura e lo studio fanno parte integrante della vita monastica. Sono inoltre aperte e frequentate anche da studiosi esterni che spesso solo lì possono reperire i documenti di cui necessitano.
Il Dormitorio e le Celle
- Il dormitorio era la camerata comune dove, secondo la Regola, una lampada era mantenuta sempre accesa. Quando i monaci erano tanti, erano divisi tra più dormitori.
- Con gli anni si passò dalla camerata comune alle celle. Dapprima si praticarono delle divisioni di legno per isolare il monaco dalle inevitabili distrazioni di una sala comune, incompatibili con le esigenze dell'attività intellettuale (studio). In seguito la stanza fu chiusa da una porta e, in tal modo, si giunse al tipo di costruzione attuale divenuto di uso generale dal XV secolo.
Il Refettorio
- Il refettorio era la sala comune dove i monaci si riunivano per consumare i loro pasti. Originariamente costruito sul piano del Triclimium romano, terminava in un abside. I tavoli erano (sono) normalmente disposti su tre lati lungo le pareti, lasciando il centro libero per gli inservienti. Vicino al refettorio c'era sempre una fontana dove si ci poteva/doveva lavare prima e dopo i pasti.
- Per evitare che fosse solo un'occasione per appagare le proprie esigenza fisiologiche e rendere il tempo lì trascorso in un atto profondamente religioso, durante tutto il pasto un monaco a turno è incaricato di leggere brani tratti dalla Sacra Scrittura, per questa ragione vi vige Regola del Silenzio. Turni settimanali sono adottati anche per avvicendare i monaci nel servirgli altri in cucina.
Il Cimitero
- Alla loro morte, i monaci erano seppelliti nel cimitero interno al monastero.
- Nei secoli passati quando le difficoltà delle comunicazioni rendevano enormi le distanze, i monaci avevano trovato il mezzo di annunziarsi scambievolmente la morte di un confratello e assicurare così i reciproci suffragi: d'abbazia in abbazia, di provincia in provincia, peregrinava un religioso che portava con sé la lista dei morti dove erano annotati i defunti dell'anno con un breve "curriculum vitae".
- Questo uso ha perduto la sua ragion d'essere ma ancora oggi, quotidianamente ed all'Ora Prima, i monaci ricordano i religiosi ed i benefattori defunti e, una volta al mese, tutta la comunità va a benedire le salme che riposano nei sepolcri.
- L'onore di essere sepolti tra i monaci era un privilegio che la comunità concedeva qualche volta a vescovi, re e benefattori.
La Foresteria
- Le comunità monastiche sempre ed ovunque hanno accordato una generosa ospitalità a tutti con spirito di servizio. Per questa ragione i monasteri costruiti lungo vie molto trafficate erano particolarmente attrezzati allo scopo e molto apprezzati. Spesso accoglievano anche ospiti di riguardo come re, principi e vescovi in viaggio insieme alle loro corti ed accompagnatori. Le infermerie erano collegate a queste ali del monastero per curare anche gli ospiti che ne avessero bisogno.
- Gli edifici adibiti all'ospitalità erano spesso suddivisi in aree distinte in funzione del censo di chi dovevano accogliere: ospiti importanti, altri monaci o pellegrini e poveri viaggiatori. Erano, inoltre, posizionati dove meno interferivano con la riservatezza del monastero ed avevano anche una cappella perché gli estranei non erano ammessi nella Chiesa utilizzata ma monaci e monache.
L'Infermeria ed il Giardino dei Semplici
- L'infermeria era un edificio separato dedicato ad ospitare i monaci malati o deboli che erano affidati ad un monaco-medico. Era dotata di un orto per la coltivazioni delle erbe medicinali, il Giardino dei Semplici. Spesso erano poste vicino al dormitorio.
Le Cucine
- La cucina (dove i monaci servivano in turni settimanali) era situata vicino al refettorio, naturalmente. Nei monasteri più grandi c'erano più cucine: per i monaci, i novizi e gli ospiti.
I Gabinetti
- I gabinetti erano separati dagli edifici principali ed erano raggiungibili percorrendo un corridoio. Erano sempre disposti con grande cura verso l'igiene e la pulizia e forniti di acqua corrente ogni volta che era possibile.
Le Scuole
- Molti monasteri avevano scuole esterne per gli oblati, ragazzi destinati dai loro genitori alla vita monastica. In anni recenti alcuni hanno istituito anche scuole e collegi aperti a giovani che non hanno la chiamata religiosa.
Il Noviziato
- I novizi, non essendo ancora parte della comunità, non avevano il diritto di frequentare la zona di clausura. Avevano un posto nel coro durante gli Uffici Divini, ma trascorrevano il resto del tempo nel noviziato. Un monaco anziano, il prefetto o maestro dei novizi, li istruiva nei principi della vita religiosa e li sorvegliava. Il periodo di prova durava una settimana. I noviziati più grandi avevano propri dormitori, cucine, refettori, sale di lavoro ed anche chiostri.
L'Azienda Agricola
- Le aziende agricole sono intese dalla regola da un lato come un'occasione di lavoro, dall'altro come un mezzo di sostentamento che assicurava al monastero l'autonomia alimentare.
- Pur mantenendosi ben curata ed ordinata, oggi non ha più l'importanza dei secoli passati, quando la terra costituiva l'elemento quasi esclusivo della ricchezza monastica. Oggi la funzione della tenuta monastica, dove pure essa esiste, è quella di permettere al monastero di trarne, almeno in parte, i prodotti necessari al proprio sostentamento.
Magazzini e Laboratori
- Nessun monastero era completo senza le sue dispense per conservare il cibo. C'erano, inoltre, granai, cantine,... tutto posto, insieme agli edifici delle fattorie, sotto la tutela del monaco cellaio.
- Molti monasteri avevano mulini per macinare il grano.
Appartamenti dell'Abate
- A partire dal tardo Medioevo separati erano anche gli appartamenti dell'Abate.
Organizzazione monastica
Per assicurare il buon funzionamento del monastero, soprattutto nei monasteri più grandi, l'Abate si avvaleva di una serie di collaboratori che a lui rendevano conto per lo svolgimento di molte mansioni.
L'Abate
- L'autorità massima del monastero è nelle mani dell'Abate che può avere alle sue dirette dipendenze un priore ed un sotto-priore. Nei grossi Monasteri, l'amministrazione spiccia è a carica di diversi altri monaci.
Il Priore
- Il priore è il vice dell'abate che, tra l'altro, lo sostituisce durante le sue assenze. Se necessario può essere coadiuvato da un Sotto-Priore.
Il Cantore
- Il cantore (o precentor) si occupa dei canti durante i servizi divini. Suo assistente è il succentor. È anche uno dei tre monaci che conserva le chiavi del monastero. Tra gli altri suoi compiti c'è
- l'istruzione dei novizi
- l'opera di libraio ed archivista e, quindi, la responsabilità della conservazione dei libri e di fornire i monaci con quelli necessari libri per le orazioni.
- la preparazione di brevi biografie dei monaci morti che poi venivano portati di convento in convento per dar notizia di chi era venuto a mancare.
Il Portinario
- Il Portinaio è il monaco responsabile dell'ingresso e dell'uscita dal monastero.
Il Sacrestano
- Il sacrestano è incaricato di curare la Chiesa insieme con il suo arredo ed i paramenti sacri. Oltre a mantenere tutto in ordine e pulito e preparare la Chiesa per le funzioni (ad es. accendendo le candele), tra le altre sue responsabilità c'è anche l'illuminazione interna al monastero e per questo sovrintendeva alla costruzione di candele e del cotone necessario per i malati.
- Al fine di non lasciare la Chiesa incustodita, mangiava e dormiva in appositi locali nei suoi pressi.
- Il suo assistente principale era il revestarius che si occupava dei paramenti sacri e degli arredi dell'altare. Un altro era il tesoriere incaricato di reliquari, vasi sacri,...
Il Cellaro
- Il cellaro si occupa del cibo e della sua conservazione. In caso di necessità è esentato dalla partecipazione ai cori. Tra le sue incombenze c'è anche la scelta degli inservienti laici dei servizio in refettorio. Era incaricato anche della legna, il trasporto di materiali (non solo cibo), la manutenzione degli edifici,... Suo aiutante è il vice-cellaro e, nel forno, il granatorius che si assicura della qualità delle granaglie.
Il Refettorista
- Il refettorista è incaricato di curare il refettorio, assicurare la pulizia dei luoghi, degli arredi e delle posate. Si occupa anche del lavandino, delle relative tovaglie e, quando necessario, dell'acqua calda.
Il Cuciniere
- Il cuciniere ha la grande responsabilità di fare le porzioni ed evitare sprechi. Fra i suoi collaboratori c'è l'ampor che si occupa degli acquisti all'esterno.
- Fra gli altri compiti del cuciniere c'è il mantenimento di un registro delle spese e di un inventario dei beni a sua disposizione da illustrare settimanalmente all'Abate. È anche responsabile della pulizia delle posate e dei locali.
- Per i suoi impegni è spesso esentato dai cori.
- I frati che servono nel refettorio in turni settimanali sono sotto i suoi ordini. A conclusione dei loro turni, la domenica sera lavano i piedi ai confratelli.
L'Infermiere
- L'infermiere doveva curare amorevolmente deboli e malati e, quando necessario, era esentato dalla partecipazione alle funzioni comuni. Dormiva sempre nell'infermeria, anche quando non c'erano malati, così da essere sempre reperibile in caso di emergenza.
L'Elemosiniere
- L'elemosiniere era incaricato di distribuire le elemosine, in cibo e vestiti, con spirito di carità e discrezione.
Il Maestro degli Ospiti
- Nel Medioevo l'ospitalità ai viaggiatori da parte dei monasteri era così frequente che il maestro degli ospiti richiedeva grande tatto, prudenza e discrezione, così come affabilità, poiché la reputazione del monastero era nelle sue mani. Suo primo dovere era di assicurarsi che i locali erano sempre pronti per riceverli, che proprio lui doveva accogliere, secondo quanto espresso dalla Regola, come lo stesso Cristo, e durante la loro permanenza sopperire alle loro necessità, intrattenerli, condurli in chiesa per assistere alle funzioni, ed essere sempre a loro disposizione
Il Ciamberlano
- Il Ciamberlano supervedeva sul guardaroba dei fratelli, sul loro rammendo o rinnovo di quelli sdruciti, mettendo da parte quelli non più usati per distribuirli ai poveri. Sovraintendeva anche alla lavanderia ed all'acquisto all'esterno del necessario per il confezionamento degli abiti. Sempre suo compito erano i preparativi per il bagno, il lavaggio dei piedi ed il taglio della barba dei confratelli.
Il Maestro dei Novizi
- Il maestro dei novizi era uno dei monaci più importanti. Nella chiesa, nel refettorio, nei chiostro o nel dormitorio sorvegliava i novizi e trascorreva il giorno ammaestrandoli e facendoli esercitare sulle regole e le pratiche tradizionali della vita religiosa, incoraggiando ed aiutando chi dimostrava una reale vocazione.
Il Settimanale
- Il settimanale era incaricato di cominciare tutte le Ore canoniche, dare le benedizioni richieste e cantare nella messa solenne celebrata giornalmente
- I servizi settimanali includevano, oltre a quelli già ricordati, il lettore nel refettorio che era incoraggiato a prepararsi bene al fine di evitare errori durante l'ufficio. C'era anche l'antifono il cui dovere era di intonare la prima antifona dei salmi e guidare la recitazione delle funzioni.
La giornata del monaco
Prima dell'alba il monaco si alza al suono della campana e si reca in chiesa per la recita dell'ufficio notturno, che termina con le lodi mattutine.
Al termine di questo spazio di tempo riservato alla preghiera, il monaco inizia il proprio lavoro che non interrompe più sino alla Messa conventuale, centro di tutta l'ufficiatura e punto culminante della vita monastica.
La campana dell'Angelus ricorda l'ora del pranzo: nel refettorio l'Abate benedice la mensa ed il lettore che, come vuole la regola, leggerà un brano di Santa Scrittura durante il pasto.
Dalla lettura ad alta voce deriva naturalmente la legge del silenzio per evitare ogni diminuzione di raccoglimento.
A tavola ed a turni settimanali i monaci si servono a vicenda mentre uno legge la Sacra Scrittura.
Dopo il pranzo c'è un'ora di ricreazione comune. Pare che la ricreazione attuale dei monasteri benedettini non risalga alle origini dell'istituzione monastica, sebbene la Regola di San Benedetto assegnasse già ai monaci qualche momento al giorno per lo scambio delle parole necessarie: comunque, dal IX secolo, la ricreazione è ammessa ovunque ed attualmente avviene due volte al giorno, a mezzogiorno ed alla sera.
Al termine della ricreazione i monaci ritornano al loro lavoro.
La campana della cena riunisce di nuovo la comunità monastica per un pasto rapido e frugale, seguito da una breve ricreazione. Quindi il monastero si immerge nel silenzio: è l'ora di compieta, la preghiera della sera, l'ultimo atto della giornata del monaco.
L'Abate benedice i monaci e, dopo qualche altra preghiera per i morti o alla Vergine, tutto tace.
La lunga ed operosa giornata del monaco è chiusa.
Da compieta all'indomani mattina, finito l'ufficio notturno, nessuno può rompere il silenzio senza un grave motivo.
L'organizzazione dell'ordine
I monasteri benedettini sono associati in congregazioni, a loro volta confederate tra loro;[1] alla confederazione benedettina possono associarsi, in via straordinaria, anche singoli monasteri non legati a nessuna congregazione.[2]
Ogni congregazione elegge un abate preside: gli abati presidi si riuniscono nel sinodo dei presidi, convocato almeno ogni due anni dall'abate primate e da lui presieduto.[3] Il sinodo elegge un consiglio costituito da tre presidi che assistono l'abate primate nelle sue funzioni e sceglie, tra i membri del consiglio, il vicario, che fa le veci dell'abate primate in caso di suo impedimento: consiglio e vicario restano in carica sino alla riunione del sinodo successivo.[4]
I superiori di tutte le abbazie e priorati indipendenti della confederazione si riuniscono ogni quattro anni nel congresso degli abati, al quale spetta il compito di eleggere l'abate primate.[5]
L'abate primate dura in carica otto anni e può essere rieletto per quattro anni:[6] egli rappresenta la confederazione ma, nel rispetto dell'autonomia dei singoli monasteri e congregazioni, non gli spettano i poteri tipici dei moderatori supremi degli istituti religiosi. All'abate primate spetta anche il titolo di abate di Sant'Anselmo all'Aventino[7] e gran cancelliere del Pontificio Ateneo Sant'Anselmo.[8]
Alla confederazione possono essere consociati anche i singoli monasteri femminili, le federazioni di monasteri femminili e le congregazioni religiose femminili di tradizione benedettina.[9]
Tra i gruppi di suore benedettine aggregate alla confederazione si ricordano le congregazioni: delle Oblate di Tor de' Specchi, delle Stabilite nella Carità, del Buon Samaritano, delle Olivetane di Santa Croce, delle Ancelle dei Poveri d'Angers, dell'Adorazione Perpetua di Clyde, delle Missionarie di Tutzing, delle Adoratrici del Sacro Cuore, di Carità, delle Missionarie di Otwock, delle Loretane, di Santa Batilde di Vanves, delle Samaritane della Croce di Cristo, delle Missionarie Guadalupane di Cristo Re, di Gesù Crocifisso, di Priscilla.[10]
Cronotassi degli Abati Primati
Per approfondire cfr. Una lista storica degli Abati Primati su osb.org. URL consultato il 06-04-2021
- Hildebrand de Hemptinne, nato il 10 giugno 1849, professione religiosa Beuron 15 agosto 1870, ordinazione sacerdotale 11 giugno 1872, eletto Abate di Maredsous il 9 agosto 1890, benedetto a Montecassino il 5 ottobre 1890, nominato a vita Abate Primate e Abate di Sant'Anselmo il 12 luglio 1893 da papa Leone XIII, morto a Beuron il 3 agosto 1913, sepolto nella chiesa dell'Arciabbazia di Beuron.
- Fidelis von Stotzingen, nato il 1° maggio 1871, professione Beuron 25 gennaio 1892, ordinazione 27 settembre 1897, eletto Abate di Maria Laach il 31 ottobre 1901, benedetto l'11 novembre 1901, eletto coadiutore dell'Abate Primate il 13 maggio 1913, gli successe il 13 agosto 1913, morto a Roma il 9 gennaio 1947, sepolto nel Campo Verano.
- Bernhard Kaelin, nato il 21 marzo 1887, professione Muri-Gries 5 ottobre 1909, ordinazione 18 ottobre 1912, eletto Abate di Muri-Gries il 10 agosto 1945, benedetto il 13 agosto 1945, eletto III Abate Primate il 16 settembre 1947, morto a Muri il 20 ottobre 1962, sepolto a Sarnen.
- Benno Gut, nato il 1° aprile 1897, professone Einsiedeln 6 gennaio 1918, ordinazione 10 luglio 1921, eletto Abate ordinario di Einsiedeln il 15 aprile 1947, benedetto il 5 maggio 1947, eletto IV Abate Primate il 24 settembre 1959, creato cardinale il 26 giugno 1967, morto a Roma l'8 dicembre 1970, sepolto a Einsiedeln.
- Rembert Weakland, nato il 2 aprile 1927, professione Latrobe – Saint Vincent 23 settembre 1946, ordinazione 24 giugno 1951, eletto abate coadiutore di Latrobe il 26 giugno 1963, benedetto il 29 agosto 1963, eletto V Abate Primate il 29 settembre 1967, nominato Arcivescovo di Milwaukee il 17 settembre 1977, consacrato l'8 novembre 1977, si è ritirato il 24 maggio 2002.
- Viktor Dammertz, nato l'8 giugno 1929, professione St. Ottilien 16 settembre 1954, ordinazione 21 settembre 1957, eletto Arciabate di St. Ottilien l'8 gennaio 1975, benedetto il 2 febbraio 1975, eletto VI Abate Primate il 22 settembre 1977, nominato Vescovo di Augusta, 24 dicembre 1992, consacrato il 30 gennaio 1993; dimissioni accettate il 9 giugno 2004; morto a St. Ottilien il 2 marzo 2020, sepolto nella cattedrale di Augusta.
- Jerome Theisen, nato il 30 dicembre 1930, profrofessione Collegeville – Saint John's 11 luglio 1952, ordinazione 28 luglio 1957, eletto Abate di Collegeville – Saint John il 22 agosto 1979, benedetto il 19 ottobre 1979, eletto VII Abate Primate e Abate di Sant'Anselmo il 19 settembre 1992, morto a Roma l'11 settembre 1995, sepolto a Collegeville.
- Francis Rossiter, nato in aprile 1931, prof. Ealing il 2 ottobre 1950, ordinazione 11 luglio 1955, eletto Abate di Ealing il 20 luglio 1967, benedetto l'11 ottobre 1967, si dimise il 9 aprile 1991, Abate Presidente della Congregazione Benedettina d'Inghilterra dal 1985 al 2001, Pro-Primate il 12 settembre 1995 fino al 18 settembre 1996.
- Marcel Rooney, nato il 20 settembre 1937, profofessione Conception 12 settembre 1958, ordinazione 21 settembre 1963, eletto Abate dell'abbazia di Conception il 14 aprile 1993, benedetto il 10 maggio 1993, eletto Abate Primate e Abate di Sant’Anselmo il 18 settembre 1996, ha rassegnato le dimissioni il 3 settembre 2000.
- Notker Wolf, nato il 21 giugno 1940, professione Sankt Ottilien 17 settembre [1962], ordinazione 1º settembre 1968, eletto Arciabate di Sankt Ottilien il 1º ottobre 1977, benedetto il 22 ottobre 1977, eletto Abate Primate e Abate di Sant'Anselmo il 7 settembre 2000, emerito dal 9 settembre 2016.
Le congregazioni
Peculiarità dei Benedettini sono le congregazioni, ovvero associazioni di abbazie. Tra queste la
- Congregazione cassinese fondata nell'Abbazia di Monte Cassino
- X secolo: Congregazione cluniacense fondata nell'Abbazia di Cluny. Fu centro propulsore di un ideale di riforma destinato a conquistare tutta la chiesa
- 1012: Congregazione dei Camaldolesi
- 1037: Congregazione dei Vallombrosani
- 1098: Congregazione dei Cistercensi fondata nella Abbazia di Cîteaux
- XI secolo Congregazione Cavese fondata nella Badia di Cava
- 1231: Congregazioni dei Silvestrini
- 1264: Congregazione dei Celestini
- 1313: Congregazione degli Olivetani
- XV secolo: Congregazione di Santa Giustina fondata nell'Abbazia di S. Giustina di Padova
- 1618: Congregazione dei Maurini
I Benedettini sono oggi riuniti in una confederazione (con a capo un abate primate) che abbraccia una ventina di diverse congregazioni, per lo più su basi nazionali. A esse, di regola, afferiscono anche i monasteri femminili dell'ordine.
Lo studio ed il lavoro
Con i Benedettini la cura del lavoro manuale ed intellettuale creò nel Medioevo una sinergia unica ed irripetibile: studiando i testi antichi recuperarono nozioni ormai dimenticate in campo scientifico ed agricolo che misero a frutto nei loro monasteri e, per imitazione, si diffusero anche fuori.
Ad esempio, è tutta da ascrivere a merito dei Benedettini la rinascita medioevale dell'interesse per la letteratura medica e la coltivazione di erbe medicinali per uso terapeutico. Agli insegnamenti del passato loro aggiunsero la pratica della medicina come dovere etico del cristiano. D'altra parte nella Regola si impone che almeno due monaci in ogni convento siano (dovevano essere) addetti alla cura degli infermi negli stessi locali del convento in una zona non frequentata dai frati. Tra i compiti assegnati ai monaci-medici c'è (c'era) anche il reperimento e lo studio delle opere mediche a disposizione nel convento per poter conseguire l'abilità necessaria per la loro attività.
Esemplare è, in proposito, il caso di Salerno dove, in un monastero nei pressi della città i Benedettini già nell'820 avevano istituito un'infermeria aperta anche all'estero e molto contribuirono alla nascita della famosa Scuola Medica Salernitana.
Per quanto riguarda l'agricoltura, introdussero la rotazione triennale (il primo riferimento storico è stato rintracciato in un documento del 763 conservato nel Monastero di San Gallo in Svizzera) che consentì di migliorare la resa dei campi, trasformando i monasteri in avviate aziende agricole.
Il progresso tecnico e scientifico era ulteriormente avvantaggiato dalla circolazione delle conoscenze da un monastero all'altro attuato attraverso lo scambio dei testi ricopiati dagli amanuensi.
Per tutte queste ragioni i monasteri benedettini vennero a svolgere un ruolo centrale nella società medioevale accogliendo personalità di primo piano. Così il numero crebbe insieme a quello dei monaci tanto che in quell'epoca non erano rari i monasteri che ospitavano oltre 900 individui ai quali occorre ancora aggiungere i numerosi dipendenti laici e le loro famiglie che vivevano nei paraggi. Considerando, inoltre, che i monasteri Benedettini erano sempre edificati in aree isolate e disabitate, essi spesso mettevano a frutto terreni abbandonati o boschivi da altri ignorati contribuendo ulteriormente alla crescita economia.
Benedettini e Benedettine celebri
- San Benedetto da Norcia (480 ca. - 547)
- Santa Scolastica (480 ca. - 547)
- Papa Bonifacio IV (608-615)
- Papa Gregorio II (715-731)
- Papa Pasquale I (817-824)
- Papa Gregorio VII (1073-1085)
- Papa Vittore III (1086-1087)
- Papa Urbano II(1088)
- Papa Celestino V (1294)
- Papa Clemente VI (1342-1352)
- Benedetto d'Aniane (750-821)
- Guido Monaco
- John Main
- San Gustavo
- San Domenico Abate
- Dom Perignon
- Anselm Grün
Le abbazie italiane
I primi due monasteri dell'ordine (uno maschile ed uno femminile) furono fondati da San Benedetto a Montecassino nel 529. Lui si occupò di quello maschile, mentre il femminile fu posto sotto la guida di Santa Scolastica, sua sorella.
Tra i monasteri italiani si ricordano:
- Abbazia di Monte Cassino
- San Paolo Fuori le Mura
- Badia di Cava de' Tirreni
- Abbazia di Farfa
- Abbazia di Fossanova
- Abbazia di Monreale
- Abbazia di Casamari
- Abbazia di Chiaravalle Milanese
- Abbazia di San Galgano
- Abbazia di Subiaco
- San Nicolò l'Arena
Note | |
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Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
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