Abbazia di San Lorenzo a Coltibuono (Gaiole in Chianti)

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Abbazia di San Lorenzo a Coltibuono
GaioleChianti Abb.S.LorenzoColtibuono complesso-retro.jpg
Abbazia di San Lorenzo a Coltibuono, retro del complesso
Stato bandiera Italia
Regione Stemma Toscana
Regione ecclesiastica
Regione ecclesiastica Toscana
Provincia Siena
Comune Gaiole in Chianti
Località Badia a Coltibuono
Diocesi Fiesole
Religione Cattolica
Telefono +39 0577 74481
Fax +39 0577 744839
Sito web Sito ufficiale
Proprietà famiglia Stucchi-Prinetti
Oggetto tipo Abbazia
Oggetto qualificazione vallombrosana
Dedicazione San Lorenzo
Sigla Ordine qualificante O.S.B. Vall.
Sigla Ordine reggente O.S.B. Vall.
Fondatore famiglia Firidolfi
Data fondazione 1049
Stile architettonico Romanico
Inizio della costruzione XI secolo
Soppressione 1810
Altitudine m. 628 s.l.m.
Note L'abbazia è stata trasformata in villa-fattoria e tuttora ospita un agriturismo.
Coordinate geografiche
43°29′42″N 11°26′59″E / 43.494922, 11.449775 Stemma Toscana
Mappa di localizzazione New: Toscana
Abbazia di San Lorenzo
Abbazia di San Lorenzo
Siena
Siena
Firenze
Firenze

L'Abbazia di San Lorenzo a Coltibuono, più comunemente nota come Badia a Coltibuono, è un ex-monastero vallombrosano situato nell'omonima località del comune di Gaiole in Chianti (Siena).

Il cenobio costituisce una delle più significative testimonianze del romanico nel Chianti. Esso sorge in una zona strategicamente e politicamente importante, ai confini dei contadi di Firenze, Siena ed Arezzo, in un'area dominata a lungo dalla potente consorteria feudale dei Firidolfi-Ricasoli, i quali furono fondatori e patroni del monastero.

Toponimo

L'abbazia è situata in località Coltibuono, che secondo alcuni studiosi indica la fertilità del luogo, ovvero della "buona coltivazione".

Storia

Abbazia di San Lorenzo a Coltibuono, complesso monastico

L'abbazia, secondo la tradizione, fu fondata nel 1049 dalla famiglia Firidolfi, che vi insediò una comunità di canonici regolari sotto il suo patronato, e nel 1051 fu donata a san Giovanni Gualberto (995 - 1073), inserendola così nella Congregazione Vallombrosana.

Nel sito era già esistente una chiesa, documentata fin dalla metà del X secolo, mentre del cenobio si ha una prima notizia soltanto nel 1115, da una bolla pontificia di Pasquale II (1099 - 1118) diretta ad Adimaro, abate di Vallombrosa, e che insieme ad un atto di Corrado di Scheyern, marchese di Toscana, datato 1122, testimoniano che il monastero già era in possesso dei monaci vallombrosani.

Durante il XII secolo, grazie a numerosi lasciti e cospicue donazioni, l'abbazia divenne una delle più ricche della regione, arrivando a controllare vari cenobi e chiese del territorio senese.

Dopo il 1239, anno in cui il cenobio passò sotto la protezione della Repubblica di Firenze, iniziò un lungo periodo di decadenza.

Nel XV secolo la crisi del monastero si accentuò e, secondo l'uso del tempo, il patrimonio ecclesiastico fu amministrato in commenda.

Nel 1487, Lorenzo il Magnifico, nonostante le resistenze della famiglia Ricasoli, in occasione del matrimonio tra Franceschetto Cybo, figlio naturale (regolarmente legittimato) del papa Innocenzo VIII, e sua figlia Maddalena, ottenne dal pontefice che il monastero di Coltibuono, per le sue grandi rendite, unitamente alla Badia a Passignano, fosse dato in commenda al figlio Giovanni, futuro papa Leone X.

Con la cacciata dei Medici e l'elezione di papa Alessandro VI, i Ricasoli sperarorno di recuperare il privilegio, ma nel 1502 l'abate di Vallombrosa, appoggiato dalla Repubblica fiorentina, riusci ad allontanarli definitivamente riconoscendo all'antica casata solo uno Jus honorificum.

Nel 1810, all'epoca delle soppressioni napoleoniche, fu decretata l'espulsione dei religiosi da tutti i monasteri e, di conseguenza, l'abbazia venne soppressa e venduta, mentre la chiesa divenne una semplice parrocchiale.

Da quel momento si registrano numerosi passaggi di proprietà, con vicende anche molto rocambolesche, fino a quando nel 1846 fu acquistata da Michele Giuntini, banchiere fiorentino ed antenato degli attuali proprietari, che la trasformò in villa-fattoria e tuttora ospita un agriturismo.

Descrizione

Il complesso monastico si compone sostanzialmente di due corpi di fabbrica:

  • Chiesa di San Lorenzo
  • Monastero

Chiesa di San Lorenzo

Esterno

Chiesa di San Lorenzo e torre campanaria

La chiesa, intitolata a san Lorenzo, di forme romaniche notevolmente modificate nel XVIII secolo, presenta una semplice facciata a capanna, aperta da un portale ed un oculo, e preceduta da un porticato che si sviluppa anche sul fianco sinistro dell'edificio sacro. Dal retro della chiesa si può osservare il tiburio quadrilatero, che protegge la cupola interna, dall'inconsueto profilo a pagoda.

Sul lato sinistro è impostata la possente torre campanaria merlata aperta sulla sommità da quattro grandi monofore e rivestita da filari di pietra alberese,[1] che venne fatta costruire nel 1160 da Ugo Ricasoli.

Interno

L'interno, a pianta a croce latina, si sviluppa su un'unica navata conclusa da un'abside semicircolare e presenta una cupola a base ottagonale, impostata all'incrocio del transetto con la navata, i cui lati poggiano su quattro arconi relativi all'abside, alla navata ed ai bracci del transetto e su quattro pennacchi posti agli angoli.

La copertura della navata è realizzata con un volta a botte settecentesca decorata con dipinti murali, ad affresco, e stucchi in stile tardo barocco, mentre originali sono le volte, sempre a botte del transetto. La navata presenta un paramento murario realizzato in ciottoli di fiume, mentre nel transetto e nell'abside è in alberese.

Chiesa di San Lorenzo (interno)

All'altare maggiore, sono custoditi i resti mortali del beato Benedetto Ricasoli (1040 ca. - 1107) che, divenuto monaco vallombrosano, visse in realtà in un eremo detto "Castellaccio", non lontano dall'abbazia.

Monastero

Per un portone posto sulla destra della facciata della chiesa si può accedere al monastero. Tutto il complesso è stato trasformato nel XIX secolo in residenza di campagna, ma ancora oggi si distinguono alcuni ambienti monastici, come il chiostro ed il refettorio, anche se hanno perso in gran parte i caratteri medievali.

Refettorio

Nel refettorio, ora un elegante salone, dove i monaci mangiavano in silenzio, ascoltando la lettura della Sacra Scrittura o di un padre della Chiesa, si conservano:

  • alle pareti, dipinti murali con Santi monaci, tra i quali si riconosce San Benedetto da Norcia: questi affreschi sono stati rinvenuti, durante un recente restauro, sotto una pesante scialbatura.
  • in un angolo, Cassaforte del sale, dietro una piccola anta, chiusa a chiave, si vede una nicchia dove veniva custodito il sale, prezioso e raro in Toscana, perché gravato da esose tasse da parte dei pisani, tanto da indurre i fiorentini, antichi rivali, a farne a meno per la preparazione del pane.

Cantina

La cantina medievale, con la sua temperatura costante, è un ambiente perfetto per le grandi botti dove matura il vino.

Giardino

Giardino

Il giardino dell'Abbazia, restaurato radicalmente negli ultimi decenni, è impostato secondo uno schema che rispecchia quello dell'antico hortus conclusus (orto murato), spartito da geometriche di siepi di bosso con inserimenti di piante aromatiche e officinali.

La vasca rettangolare posta al centro del giardino e le pavimentazioni dei sentieri sono realizzati in pietra serena, mentre lunghi pergolati di vite ornano alcuni dei percorsi più esterni.

Curiosità

Intorno all'abbazia c'è un bosco di pini bianchi, piantato dai monaci, mentre di fianco si erge uno splendido cedro del Libano, alto 20 metri e con una circonferenza del tronco di 7 metri, censito nell'elenco delle piante monumentali della Toscana dal Corpo Forestale dello Stato.

Note
  1. La pietra alberese è un materiale lapideo di natura calcarea, particolarmente utilizzato in Toscana.
Bibliografia
  • Ferdinado Anichini, Enciclopedia del Chianti senese, Editore: Cantagalli, Siena 2005, pp. 361-362 ISBN 9788882722364
  • Elisabetta Avanzati, Marco Ciampolini, Il Chianti senese: itinerari storico-artistici, Editore: Uova Immagine, Siena 2001, pp. 85-86 ISBN 9788871451718
  • Roberto Barzanti, Chianti senese: pievi, castelli, borghi, vigneti e cantine, Editore: Mondadori, Milano 1998, pp. 182-183
  • Lorenzo Bosi, Le ville del Chianti, Editore: Tellini, Pistoia 1981, pp. 93-96
  • Aldo Favini (a cura di), Abbazie, monasteri ed eremi nel paesaggio della Toscana, Editori: Laris-Dell'Acero, Siena e Empoli 2003, pp. 152-156 ISBN 9788888718187
  • Francesco Majnoni, La Badia A Coltibuono. Storia di una proprietà, Editore: Papafava, Firenze 1981, pp. 55-77
  • Luigi Pagliai (a cura di), Regesto di Coltibuono, Editore: Polistampa, Firenze 2008
  • Piero Torriti, Le chiese del Chianti, Editore: Le Lettere, Firenze 1993, pp. 138-140 ISBN 9788871661537
  • Touring Club Italiano (a cura di), Toscana, col. "Guide Rosse", Editore: Touring, Milano 2005, p. 620 ISBN 9770390107016
  • Marco Valenti, Il Chianti senese: Castellina in Chianti, Castelnuovo Berardenga, Gaiole in Chianti, Radda in Chianti, Editore: Nuova immagine, Siena 1995, pp. 254-255.
Voci correlate
Collegamenti esterni