Abbazia territoriale di San Maurizio d'Agauno




Abbazia territoriale di San Maurizio d'Agauno Abbatia Territorialis S. Mauritii Agaunensis Chiesa latina | |
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sede vacante Saint Maurice | |
Suffraganea | |
Sede immediatamente soggetta alla Santa Sede | |
Nazione |
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Parrocchie | 5 |
Sacerdoti |
31 di cui 1 secolari e 30 regolari 167 battezzati per sacerdote |
36 religiosi 1 religiose | |
8.400 abitanti in 9.085 km² 5.200 battezzati (61,9% del totale) | |
Eretta | 515 |
Rito | romano |
Indirizzo | |
C.P. 142, CH-1890 Saint-Maurice, Valais, Suisse | |
Coordinate geografiche | |
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Collegamenti esterni | |
Dati online 2021 (gc ch) | |
Collegamenti interni | |
Chiesa cattolica in Svizzera Tutte le diocesi della Chiesa cattolica |
L'Abbazia territoriale di San Maurizio d'Agauno (francese: Abbaye territoriale de Saint-Maurice; latino: Abbatia Territorialis S. Mauritii Agaunensis) è una sede della Chiesa cattolica immediatamente soggetta alla Santa Sede.
Territorio
Si trova nel canton Vallese in Svizzera.
Storia
L'abbazia ebbe un ruolo importante nella storia di questa regione. È la più antica dell'Europa occidentale ad essere stata occupata in modo stabile.
Quest'abbazia sorge presso una sorgente che già in epoca romana era sede di un tempio dedicato alle ninfe, secondo altre fonti letterarie, al dio Mercurio.
Le fonti agiografiche fanno risalire a Teodoro, primo vescovo di Martigny, la costruzione nel 381 del primo santuario dedicato a San Maurizio e ai legionari della legione Tebea, santuario che venne poi ampliato nel V secolo.
L'abbazia venne fondata il 22 settembre 515 dal re burgundo San Sigismondo. Il padre Gondebaudo era invece di religione ariana. Dopo la salita al trono nel 516, fece dell'abbazia un luogo di pellegrinaggi per il suo popolo che lo seguì nell'adesione alla fede cattolica.
La prima basilica data di questo periodo, come il battistero, con un fonte battesimale a immersione parziale. Fonte battesimale che è ancora visibile.
La basilica venne orientata est - ovest, ai piedi di uno sperone di roccia. L'intero centro monastico fu molto fiorente nei due secoli che seguirono. Nel 574 subì il sacco dei Longobardi, ma appena questi lasciarono la regione venne immediatamente ricostruito. Dopo i primi due secoli il numero dei monaci incominciò a diminuire. Nell'VIII secolo e nel IX secolo alcuni terremoti distrussero la basilica che venne sempre ricostruita sulle stesse fondamenta.
Il re franco Carlo il Calvo, ottenne il possesso dell'abbazia da suo zio materno Uberto. Sposata in seconde nozze la concubina Richilde delle Ardenne accordò a suo nipote Bosone V di Provenza il possesso del convento.
Re Sigismondo, che vi si rifugiò dopo aver ucciso il proprio figlio Sigerico (522), per espiare questa tremenda colpa istituì la laus perennis (lode perenne): i monaci vi si alternavano senza soluzione di continuità nella preghiera. Questa forma di preghiera venne mantenuta fino al IX secolo.
Nell'888 vi fu incoronato il primo re di Borgogna Rodolfo.
Amedeo III di Savoia che ne fu l'abate laico tra il 1103 e 1147, aiutò molto la rinascita dell'abbazia. I re delle due Borgogne vi si facevano incoronare.
Nel 1128 i canonici che nel frattempo avevano sostituito i monaci, abbracciarono la regola di sant'Agostino.
Dopo che un terremoto distrusse la basilica nel XVII secolo la nuova costruzione venne orientata nord-sud.
Il ruolo politico dell'abbazia venne meno a partire dal 1798 con la rivoluzione vallesana; essa diventò abbazia territoriale.
Il 3 luglio 1840 con il breve In amplissimo di papa Gregorio XVI agli abati di San Maurizio fu concesso in perpetuo il titolo di vescovi di Betlemme. Il 4 agosto dello stesso anno lo stesso papa con il breve Ea est dignitas concesse all'abbazia numerosi privilegi.
I confini dell'abbazia territoriale con la diocesi di Sion furono sanciti l'11 ottobre 1933 con la bolla Pastoralis cura di papa Pio XI.
Vari terremoti distrussero in più occasioni gli edifici, l'ultimo dei quali venne eretto dopo l'ennesima distruzione e ottenne il titolo di basilica nel 1948. Un monumentale organo a canne venne costruito, a spese della fotografa Céline Laguarde, e inaugurato nel 1950.[1]
L'unione con la sede titolare di Betlemme durò fino al 1970, quando il papa nominò Henri Salina abate senza carattere episcopale e il titolo rimase all'abate emerito Lois-Séverin Haller fino alla sua morte, nel 1987; quando poi il papa concesse a Salina la dignità episcopale nel 1991, non gli assegnò la sede di Betlemme, ma quella di Monte di Mauritania. Gli ultimi due abati, Joseph Roduit e l'attuale, Jean César Scarcella, non hanno carattere episcopale.
Cronotassi degli abati
- Etienne-Barthélemy Bagnoud, C.R.A. (3 settembre 1834 - 2 novembre 1888 deceduto)
- Joseph Paccolat, C.R.A. (4 dicembre 1888 - 4 aprile 1909 deceduto)
- Joseph-Emile Abbet, C.R.A. (21 aprile 1909 - 3 agosto 1914 deceduto)
- Joseph-Tobie Mariétan, C.R.A. (13 agosto 1914 - 8 febbraio 1931 dimesso)
- Bernard Alexis Burquier, C.R.A. (8 agosto 1932 - 30 marzo 1943 deceduto)
- Lois-Séverin Haller, C.R.A. (14 giugno 1943 - 1970 ritirato)
- Henri Salina, C.R.A. (15 luglio 1970 - 25 febbraio 1999 dimesso)
- Joseph Roduit, C.R.A. (5 aprile 1999 - 18 marzo 2015 ritirato)
- Jean-César Scarcella, C.R.A. (22 maggio 2015 - 28 giugno 2025 dimesso)
Statistiche
anno | popolazione | presbiteri | diaconi | religiosi | parrocchie | ||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
battezzati | totale | % | numero | secolari | regolari | battezzati per sacerdote |
uomini | donne | |||
1950 | 12.880 | 26.450 | 48,7 | 87 | 19 | 68 | 148 | 91 | 226 | 11 | |
1970 | 3.900 | 4.500 | 86,7 | 115 | 115 | 33 | 130 | 18 | 6 | ||
1980 | 3.830 | 4.530 | 84,5 | 45 | 1 | 44 | 85 | 55 | 11 | 6 | |
1990 | 4.750 | 5.300 | 89,6 | 77 | 77 | 61 | 1 | 84 | 9 | 6 | |
1999 | 5.851 | 6.983 | 83,8 | 66 | 2 | 64 | 88 | 70 | 91 | 5 | |
2000 | 5.851 | 6.983 | 83,8 | 61 | 61 | 95 | 67 | 63 | 5 | ||
2001 | 5.851 | 6.983 | 83,8 | 59 | 59 | 99 | 65 | 62 | 5 | ||
2002 | 5.851 | 7.000 | 83,6 | 60 | 60 | 97 | 66 | 60 | 5 | ||
2003 | 5.670 | 6.637 | 85,4 | 58 | 58 | 97 | 64 | 58 | 5 | ||
2004 | 5.670 | 6.637 | 85,4 | 55 | 55 | 103 | 59 | 55 | 5 | ||
2013 | 6.087 | 7.989 | 76,2 | 39 | 39 | 156 | 43 | 50 | 4 | ||
2016 | 5.959 | 7.873 | 75,7 | 34 | 34 | 175 | 37 | 34 | 7 | ||
2019 | 5.500 | 8.075 | 68,1 | 30 | 30 | 183 | 30 | 12 | 3 | ||
2021 | 5.200 | 8.400 | 61,9 | 31 | 1 | 30 | 167 | 36 | 1 | 5 |
Fonti | |
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Voci correlate | |
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- ↑ Thomas Galifot, Céline Laguarde, photographe, Gallimard, 2024. ISBN 9782073073013