Anfrosina Berardi

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Serva di Dio Anfrosina Berardi
Laica
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Serva di Dio
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Un ritratto della giovane
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 12 anni
Nascita Preturo
6 dicembre 1920
Morte 13 marzo 1933
Sepoltura
Conversione
Appartenenza
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Ordinato diacono
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Serva di Dio Anfrosina Berardi (Preturo, 6 dicembre 1920; † 13 marzo 1933) è stata una mistica italiana.

Biografia

Nacque in un paesino vicino L'Aquila, da una modesta famiglia contadina, ultima di nove figli.

Il nome sembra derivare da una deformazione di Ambrogina, diminutivo femminile del nome Ambrogio (la Chiesa cattolica celebra la memoria di sant'Ambrogio il 7 dicembre, cioè il giorno successivo a quello in cui nacque Anfrosina).

Fu allevata secondo i principi religiosi e morali della sua famiglia.

Tratto fondamentale della vita di Anfrosina Berardi è stata la lunga sofferenza provocata da una grave malattia che la portò in pochi anni alla morte. Nonostante le sofferenze, ha vissuto una vita di preghiera, di sacrificio, di esempio e di parola.

Inizialmente si ammalò di appendicite. Dopo essere stata operata la ragazza però continuò a soffrire, avendo problemi di deglutizione. Si scoprì che a causa di un ennesimo problema all'intestino,doveva essere rioperata ma con scarse probabilità di sopravvivenza[1][2].

Dopo aver ricevuto la Prima Comunione e la Cresima, il 13 ottobre 1932, Anfrosina trascorse gli ultimi cinque mesi della sua vita sempre in casa e costantemente a letto, praticamente senza potersi nutrire.

Morì il 13 marzo 1933, nel giorno e nell'ora da lei stessa annunciati, circondata dai familiari e da una moltitudine di fedeli, attratti dalla fama delle sue virtù spirituali.

Riposa nella chiesa parrocchiale di San Marco di Preturo, dove ogni 13 marzo viene ricordata dai numerosi fedeli.

Nel 1962 la Chiesa cattolica l'ha dichiarata Serva di Dio, primo passo verso la canonizzazione.

Nonostante la giovane età, supportata da una Fede cristiana semplice e solida che aumentò dopo che ebbe ricevuto la Prima Comunione e la Cresima, dimostrò una sorprendente capacità di sopportazione della sofferenza. Anzi diceva a tutti i sofferenti come lei che erano croci mandate da Gesù per cui si doveva pregare molto.[3]Inoltre chiedeva di soffrire sempre di più per se e per tutti i peccatori.[4]

Gli episodi mistici

Aveva sviluppato una sensibilità sovrannaturale al peccato, di cui aveva orrore:

« Una povera infelice, compaesana di Anfrosina, sin da giovane sposa era stata colpita dall'artrite che l'aveva tutta sformata, tanto che a fatica poteva muoversi da casa. Anch'essa volle andare, pure trascinandosi, fino alla cameretta dell'ammalata. Entrata, la piccina non le fece buon viso, anzi si voltò dall'altra parte. La donna quasi offesa le domandò: - Commaruzza, ho fatto tanta fatica a venir fin qui e tu non mi dici nulla delle belle cose che dici a tutti gli altri? Ma la piccina non le rispose che a monosillabi, tanto che la donna se ne dovette andare insoddisfatta. Ritornò una seconda e una terza volta, ma sempre inutilmente. Alle sue visite la bambina mostrava non solo indifferenza, ma vero dispiacere. Allora la donna insistette: - Ma dimmi, Anfrosina, che cosa t'ho fatto io? E la bambina sottovoce: - Voi bestemmiate tanto perché non volete soffrire. Bisogna che soffriate con pazienza. Ora dovete andare a confessarvi e poi accostarvi alla Comunione, perché Gesù vi perdoni tutti i peccati. [...] Tanto disse e tanto fece che la donna promise di confessarsi per il giovedì prossimo. Non fu fedele. Ritornata, la bambina disse forte: - No, no, conducetela via, mettetela fuori. Uh, quant'è brutta! Quant'è brutta! - Ma perché? - Perché non è andata a confessarsi ed è tanto brutta! - Così dicendo si voltava verso la parete e tremava in tutta la persona per l'orrore. La povera infelice uscì piangendo, ma nonostante ciò non si decise a mutar vita. Più tardi ella stessa raccontò che, morta la bambina, la vide in sogno che la rimproverava per l'infedeltà alla promessa [...]. La donna, prima restìa, in seguito fu vinta e riconciliatasi con Dio, iniziò una vita sinceramente cristiana[5]»

Negli ultimi mesi di vita, Anfrosina ebbe frequenti colloqui con la Vergine Maria, come riferisce P. Venanzio da Casacanditella (pp.149-150):

« Trascorsero così i mesi di ottobre, novembre e dicembre 1932 [...] ma per lei tutto si ridusse a un continuo aumento di strazio e di martirio. Ma di pari passo aumentavano anche i suoi misteriosi rapporti con il soprannaturale, specialmente con la Vergine Santissima. Tra la Madre di Dio e la nostra Serva di Dio cominciò a stabilirsi una specie di dolce familiarità che diventava di giorno in giorno sempre più intima, affettuosa e confidenziale. Spesso Anfrosina veniva astratta dai sensi e cadeva in una specie di dolcissima estasi, durante la quale si notavano nei suoi gesti e nei suoi atteggiamenti, dei segni evidenti di colloqui misteriosi con qualche essere che i presenti non vedevano e non udivano, ma che certamente Anfrosina vedeva e udiva [...] e quando usciva da questi stati, con tutta naturalezza e semplicità riferiva che era venuta la Madonna a trovarla e che le aveva detto questo o quello. »

Come racconta Paolo Marcellino (pp.84-85), fu la Madonna stessa a indicarle la data e l'ora della sua morte:

« La mattina verso le sei della domenica 12 marzo, si riebbe improvvisamente al suono delle campane e prese a cantare con voce squillante l'Angelus. Ai presenti meravigliati spiegò: - Ho veduta la Madonna che mi ha detto:"Angelo mio, oggi dovevi venire con me in Paradiso, ma bisogna che faccia ancora una volta la S. Comunione e verrai domani alle 10. [...]" Poi mi ha baciata teneramente sulla fronte ed è scomparsa. A Prova del bacio faceva notare che la fronte era ancora umida per il contatto delle labbra della Madonna. »

La fama di santità in vita

« Sentiva che aveva una missione da compiere e la compiva con semplicità e generosità. A tutti quelli che venivano parlava della Madonna e ricordava loro di raccomandarle le necessità spirituali e corporali. Diceva che la sofferenza accettata volentieri per amore di Dio purifica le anime. »
(Paolo Marcellino, p. 80)

La fama di santità si diffuse in tutto il contado aquilano quando, con l'aggravarsi del male, rimase a letto inferma. Come riferì la stampa locale dell'epoca, i visitatori furono moltissimi e ai funerali venne calcolata la presenza di 2 mila persone.

Il processo di canonizzazione

La causa di beatificazione è stata avviata nel 1962, a ventinove anni dalla morte, presso l'arcidiocesi dell'Aquila: in data 30 marzo 2007 l'arcivescovo Giuseppe Molinari ha affidato la causa al nuovo postulatore, padre Bernardo Mauri, sacramentino.

Nel 2009 è stata completata la positio super vita virtutibus et fama sanctitatis da sottoporre alla Congregazione per le Cause dei Santi.

Note
Bibliografia