Annunciazione (Orazio Gentileschi)
Orazio Gentileschi, Annunciazione (1623), olio su tela | |
Annunciazione | |
Opera d'arte | |
Stato | Italia |
Regione | Piemonte |
Regione ecclesiastica | Piemonte |
Provincia | Torino |
Comune | Torino |
Diocesi | Torino |
Ubicazione specifica | Galleria Sabauda |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Torino |
Luogo di provenienza | Palazzo Reale, cappella |
Oggetto | dipinto |
Soggetto | San Gabriele arcangelo annuncia a Maria la nascita di Gesù |
Datazione | 1623 |
Ambito culturale | |
Autore | Orazio Gentileschi |
Materia e tecnica | olio su tela |
Misure | h. 286 cm; l. 196 cm |
Note | |
opera firmata | |
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L'Annunciazione è un dipinto, realizzato nel 1623, ad olio su tela, da Orazio Gentileschi (1563 – 1639), proveniente dal Palazzo Reale di Torino ed attualmente conservato presso la Galleria Sabauda nella medesima città.
Descrizione
Ambientazione
La scena è ambientata all'interno di una camera privata aristocratica del XVII secolo, dove si trova un letto a baldacchino, disfatto con lenzuola bianche, sorretto da colonne di legno intagliate dalle quali scende il drappo rosso.
Sulla destra si vede una finestra che nella parte inferiore è schermata con lastre di pergamena oleata, mentre da quella superiore, aperta, penetra uno splendido fascio di luce diurna che pervade la stanza.
Soggetto
Nella scena compaiono:
- a sinistra: Maria Vergine, in piedi, ha una veste rossa ed è avvolta in una splendido mantello azzurro con sul capo la sciarpa di velo a strisce dorate che compare in altri dipinti del pittore. Ella è colta di sorpresa, porta la mano sinistra al petto raccogliendo l'orlo del manto, in un atteggiamento di ritrosia e pudicizia, abbassa la testa e lo sguardo, mentre solleva la destra in segno di ascolto verso l’arcangelo. Nel volto si legge una serena espressione di umiltà e accettazione della volontà di Dio.
- a destra: San Gabriele arcangelo ha una veste giallo limone, è inginocchiato al cospetto della Madonna con in mano un giglio (simbolo di purezza), la guarda timidamente e con dolcezza, stabilendo un serrato dialogo visivo che rende la scena straordinariamente leggera e viva. Il suo volto cerca quello di Maria con una leggera torsione del capo, indicandogli il cielo.
- Colomba dello Spirito Santo circondata da raggi di luce, discende dal cielo verso Maria Vergine.
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
- Nella composizione dell'opera, Orazio Gentileschi ha concentrato diverse esperienze artistiche, in particolare:
- la bellezza aristocratica delle figure è ispirata alle opere del Quattrocento fiorentino. La Vergine, ad esempio, è colta in un atteggiamento ritroso che ricorda nell'espressione sia la Madonna dell'Annunciazione (1435 ca.) di Donatello, sia Annunciazione (1440 ca.) di Filippo Lippi;
- il letto disfatto è riferibile alla cultura fiamminga;
- l'insieme realistico e naturale è un esplicito omaggio alla lezione di Caravaggio.
- A testimoniare l'abituale modo di lavorare sul modello del pittore, nella Madonna si può riconoscere la stessa giovane donna che ha posato per la Visione di santa Francesca Romana (1615 - 1619) e per la Santa Cecilia e un angelo (1615 - 1620).
Notizie storico-critiche
L'opera venne realizzata da Orazio Gentileschi nel 1623, durante il suo soggiorno genovese, ed inviata al duca Carlo Emanuele I di Savoia (1562 – 1630), come è confermato da una lettera, che accompagnava il dipinto, scritta dallo stesso pittore al duca, datata 2 aprile 1623, nella quale si legge:
« | Le ho sempre conservata con ogni vivo affetto, e per tal segno gli ho mandato di mia mano quel quadro della "Fuga di Lott" et havendo io inteso da mio figliuolo quanto sia stato a V.S. grato, et da quella honorato fuori di ogni mio merito [...] da tanto alto favore inanimito ho preso ardire mandarnelle un altro maggiore, e meglio del primo, che la S.ma "Anuntiata". » |
Evidentemente Orazio Gentileschi aveva preferito instaurare una relazione con la corte sabauda, mandandogli una prima opera, per poi, una volta verificata la benevolenza del duca, inviargli una seconda di maggior valore artistico: sappiamo, infatti, che egli, a Genova ormai da due anni, aspirava a mettersi al servizio di un'importante corte europea. Non sappiamo se il dipinto fu ricambiato con un compenso, ma esso venne gradito al punto tale da essere collocato nella cappella privata del duca all'interno del Palazzo Reale di Torino.
Dell'opera esiste un'altra versione, realizzata nel 1622 ca., su commissione della famiglia genovese Cebà-Grimaldi, per la cappella della Santissima Annunziata nella Basilica di San Siro a Genova, dove tuttora è conservata.
Bibliografia | |
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Voci correlate | |
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