Beata Elena Duglioli Dall'Olio

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Beata Elena Duglioli Dall'Olio
Laica
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Ritratto della beata Elena Duglioli dall'Olio e del senatore Andrea Bentivoglio. Tavola di anonimo del XVI secolo. Pinacoteca Nazionale di Bologna.
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 46 anni
Nascita Bologna
1474
Morte Bologna
23 settembre 1520
Sepoltura
Conversione
Appartenenza
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Ordinato diacono
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
Elezione
al pontificato
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pontificato
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(per causa incerta o sconosciuta)
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Extra Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
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Eventi

Iter verso la canonizzazione

Venerata da Chiesa cattolica
Venerabile il [[{{{aV}}}]]
Beatificazione 26 marzo 1828, da Leone XIII
Canonizzazione [[{{{aS}}}]]
Ricorrenza 23 settembre
Altre ricorrenze
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Attributi {{{attributi}}}
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
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Onorificenze
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 23 settembre, n. 9:
« A Bologna, beata Elena Duglioli Dall'Olio, che, dopo un matrimonio vissuto in mirabile armonia con il marito, rimasta vedova, condusse una vita esemplare. »
(Santo di venerazione particolare o locale)

Beata Elena Duglioli Dall'Olio (Bologna, 1474; † Bologna, 23 settembre 1520) è stata una vedova e veggente italiana. Nel 1828 la congregazione dei Riti le concesse il titolo di beata sulla base dell'esistenza di un culto ab immemorabili.

Biografia

Elena nacque a Bologna nel 1472. Ricevette una buona istruzione cristiana dai genitori, Silverio Duglioli, notaio, e Pentesilea Boccaferri, i quali tuttavia si opposero alla sua decisione di diventare monaca.

Sin da bambina manifestò il desiderio di abbracciare la vita religiosa nel monastero delle clarisse del Corpus Domini. Ma per compiacere i genitori, appena quindicenne, andò sposa al maturo ser Benedetto Dall'Olio, uno dei notai di fiducia dei canonici regolari di san Giovanni in Monte, appartenente a una famiglia ricordata nel 1500 come una delle cento più rilevanti in città.

Dal matrimonio non vennero figli, tanto che si sparse la voce che il matrimonio non fosse stato mai consumato ed Elena fosse rimasta vergine. Ma la coppia crebbe una nipote, Pantasilea Monteceneri, che prenderà i voti e un nipote di fra' Silvestro Prierio, domenicano, autore di trattati spirituali e demonologici e, per un certo tempo, padre spirituale e confessore della stessa Duglioli.

Legata alla chiesa di San Giovanni in Monte e alla comunità dei Canonici regolari di Santa Maria di Frigionaia, promosse numerose opere di pietà e di culto. Ebbe fama di doni mistici e fu in contatto con molte illustri personalità ecclesiastiche della Bologna del tempo. Tra questi Antonio Pucci, allora nunzio apostolico e presente a Bologna nel 1515, determinanti nel creare un movimento di opinione favorevole al culto della Duglioli e a darle forte sostegno nelle sue iniziative pratiche.

I suoi rapporti con la restaurata autorità papale dopo la caduta della signoria dei Bentivoglio nel 1506 furono buoni, tanto che il cardinale Francesco Alidosi, legato apostolico a Bologna, sostenne con cospicue donazioni le sue attività caritative e le fece dono di una reliquia di santa Cecilia che fu posta in una cappella della chiesa di san Giovanni in Monte, per la quale fu commissionata una pala d'altare a Raffaello Sanzio.

Si diffuse anche, poco dopo il 1512, la voce che Elena sarebbe stata non figlia di un notaio bolognese bensì del sultano turco Maometto II.

Il marito morì nel 1516 ed Elena visse piamente una breve vedovanza, durante la quale ebbe modo di compiere un viaggio, tra il 1517 e il 1518, per visitare la protettrice e figlia spirituale marchesa di Monferrato Anna d'Alençon, alla quale dedicherà l'unica operetta morale di cui si ha notizia da Giovan Battista Melloni (Brieve et signorilmodo del spiritual vivere e di facilmente pervenire alla cristiana perfectione, dettato dalla candidissima e beata vergine Helena, detta da Bologna, alla illustrissima madonna Anna marchesana di Monferrato sua spiritual diletta figlia, opuscolo stampato nell'anno della sua morte a Bologna, Milano e Venezia.[1].

Tornata a Bologna, non se ne allontanerà più, se si eccettua un breve pellegrinaggio a Loreto nel 1520 poco prima di morire, il 23 settembre di quell'anno.

Culto

La Duglioli ebbe fama di santità già in vita. Prospero Lambertini (poi papa Benedetto XIV) la cita nel suo De Servorum dei beatificatione come esempio di spontaneo culto popolare.

Il suo corpo è custodito in una cappella della chiesa di San Giovanni in Monte.[2]

Papa Leone XIII ne autorizzò nel 1828 il culto come beata. Materialmente, fu la congregazione dei Riti a emettere il decreto del 26 marzo 1828 che le riconobbe il titolo di beata sulla base dell'esistenza di un culto ab immemorabili.

Note
  1. G. B. Melloni, Atti o memorie degli uomini illustri in santità nati o morti in Bologna, vol. III, Bologna, 1780, pp. 300-386, 436-40
  2. Notizie storiche e artistiche della chiesa su Parrocchia di S. Giovanni in Monte - Bologna. URL consultato il 23 settembre 2017
Bibliografia
  • Marina Romanello, Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 41 (1992), online
Collegamenti esterni