Francesco Alidosi
Francesco Alidosi Cardinale | |
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Raffaello Sanzio ritratto di cardinale[1] | |
Età alla morte | 56 anni |
Nascita | Castel del Rio 1455 |
Morte | Ravenna 24 maggio 1511 |
Sepoltura | cattedrale di Ravenna |
Ordinazione presbiterale | in data sconosciuta |
Nominato vescovo | 6 marzo 1504 da Giulio II |
Consacrazione vescovile | Roma, 9 aprile 1504 dal papa Giulio II |
Creato Cardinale |
1º dicembre 1505 da Giulio II (vedi) |
Cardinale per | 5 anni, 5 mesi e 23 giorni |
Incarichi ricoperti | |
Collegamenti esterni | |
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Francesco Alidosi ricordato anche come Cardinale di Pavia (Castel del Rio, 1455; † Ravenna, 24 maggio 1511) è stato un vescovo e cardinale italiano.
Cenni biografici
Francesco nacque a Castel del Rio, diocesi di Imola, intorno al 1455. Era il terzo dei sei figli maschi di Giovanni, signore di Castel del Rio e Massa Alidosio, e della moglie Cipriana Franceschi.
Primi anni
Fu avviato alla carriera ecclesiastica e frequentò i corsi di teologia presso lo Studio di Bologna. Giovanissimo entrò nella corte di Sisto IV che, in data imprecisata, lo nominò scriptor apostolicus. Divenne amico del cardinale nipote del pontefice, Giuliano della Rovere.
Nel 1490, dopo la morte del padre, ottenne la signoria di Castel del Rio e Massa Alidosio, in comune con i cinque fratelli. La signoria era passata sotto il dominio della Repubblica di Firenze, ma l'Alidosi ottenne l'intervento dell'amico presso i Priori di libertà: il governo fiorentino finì per inchinarsi al desiderio del cardinale nipote e i territori tornarono alla famiglia degli Alidosi il 9 gennaio 1494.
Dopo l'elezione di Alessandro VI, il della Rovere suo rivale aveva dovuto abbandonare Roma. L'Alidosi non lo seguì e rimase alla corte del Papa, dove ottenne nel 1493 la rendita di un segretariato medio. Ritenendo di essersi in tal modo guadagnato i suoi servigi, Alessandro VI tentò di indurlo ad avvelenare il della Rovere, ma questi si affrettò ad avvertire l'amico, inducendolo a rifugiarsi in Francia, dove lo raggiunse divenendo suo segretario.
Alla morte del Borgia, il della Rovere divenne Papa e l'Alidosi fu nominato cameriere segreto e tesoriere divenendo braccio destro del Pontefice. Ottenne in commendam l'abbazia di san Salvatore di Spungia nella diocesi di Volterra.
Ministero episcopale
Fu eletto vescovo di Mileto l'anno seguente e ricevette l'ordinazione il 9 aprile in Vaticano dal pontefice assistito dai cardinali Antonio Pallavicini e Giovanni San Giorgio. Nella stessa cerimonia furono consacrati i cardinali Raffaele Sansone Riario e Galeotto Franciotti della Rovere e i futuri cardinali Antonio Ferrero e Gabriele de' Gabrielli. Fu trasferito alla sede di Pavia nel 1505, che occupò fino alla morte.
Cardinalato
Giulio II lo creò cardinale nel Concistoro del 1º dicembre 1505 con il titolo presbiterale dei santi Nereo e Achilleo e successivamente di santa Cecilia, nonostante la lunga opposizione del concistoro, in parte avverso all'allargamento del Sacro Collegio, in parte ostile a una carriera così rapida.
Nel 1506 fu l'intermediario del Pontefice con Michelangelo Buonarroti e firmò a nome di questi il contratto per gli affreschi della Cappella Sistina e successivamente per la statua del Papa a Bologna.
Nel 1506 ottenne il comando supremo delle forze pontificie nelle spedizioni contro Perugia e Bologna[2]. Concluse vittoriosamente le campagne, divenne legato pontificio di Viterbo nel marzo 1507 e di Bologna il 19 maggio 1508.
Nella legazione bolognese si distinse per la sua crudeltà e si adoperò attivamente per distruggere l'influenza politica della famiglia Bentivoglio. In novembre il Papa lo chiamò a Roma per consultarlo sulla partecipazione alla lega che Luigi XII di Francia e l'imperatore Massimiliano I d'Asburgo stipulavano a Cambrai. L'Alidosi si fece sostituire a Bologna dal vescovo di Tivoli, Angelo Leonini,[3][4] suo vice-legato. Cominciate le ostilità il 1º aprile 1509 in Nord Italia, come legato di Bologna e di Romagna, diresse le operazioni dei due eserciti pontifici, che al comando del duca d'Urbino Francesco Maria della Rovere e di Lodovico della Mirandola avanzavano contro i Veneziani.
Il "cardinale di Pavia" condusse le trattative con i rappresentanti di Faenza per ricondurre quella città al dominio della Chiesa. Dopo la battaglia di Agnadello ricevette il rappresentante veneziano Gian Giacomo Caroldo, che gli consegnò tutte le terre di Romagna sin lì occupate dalla Repubblica. Si incontrò poi a Biagrassa con Luigi XII di Francia, che si accingeva a ritornare in Francia e in nome del pontefice rinnovò col re gli impegni di mutua assistenza. Riassunse infine direttamente il governo di Bologna, che tenne sino al 5 gennaio 1510, quando Giulio II lo chiamò nuovamente a Roma per consultarlo in merito ai negoziati di pace con Venezia e alla nuova situazione creata dai contrasti con Luigi XII.
I bolognesi inviarono a Roma in questa occasione Alberto Albergati per presentare al papa una serie di circostanziate accuse contro il prelato e analogo incarico fu affidato all'ambasciatore bolognese presso la Santa Sede Bartolomeo Zambeccari: ma Giulio II respinse le proteste e, approvandone l'operato, rimandò l'Alidosi a Bologna l'8 marzo seguente.
Iniziata la guerra contro i Francesi e il duca di Ferrara Alfonso I d'Este, il "cardinale di Pavia" a capo dell'esercito pontificio si accampò a Castelfranco e avviò trattative con i modenesi Gherardo e Francesco Maria Rangoni, che, in odio all'Este, gli consegnarono Modena. Giunto Giulio II a Bologna e convocato il consiglio di guerra, l'Alidosi propose di attaccare Mirandola, ma si scontrò violentemente col duca d'Urbino, che voleva invece marciare su Ferrara. Prevalse il parere dell'Alidosi, che provocò nel della Rovere un odio insanabile verso di lui: sicché quando l'Alidosi raggiunse nuovamente l'esercito a Modena, il duca lo fece arrestare e lo rimandò a Bologna a Giulio II, sotto l'accusa di aver avuto contatti con i nemici nell'intento di ottenere la restaurazione della signoria degli Alidosi su Imola, che gli era negata dal Papa.
Nel maggio 1511 Bologna fu conquistata dai francesi che insediarono Annibale Bentivoglio. L'Alidosi fu costretto alla fuga verso Castel del Rio. Il duca d'Urbino rinnovò le sue accuse contro di lui a Giulio II, che si trovava a Ravenna e quando il cardinale decise di conferire personalmente con il Papa, la vicenda ebbe un tragico epilogo. La sera del 23 maggio 1511, mentre si recava dal Papa, il cardinale fu assalito e ucciso dal duca d'Urbino.
Le spoglie del cardinale furono onorate da papa Giulio II con solenni esequie nella cattedrale di Ravenna, dove furono sepolte ai piedi dell'ambone. Quando nel 1745 la cattedrale fu ricostruita, il dottor Gaspare Desiderio Martinetti, medico, impedì che il cranio venisse seppellito in una fossa comune e fu esposto al pubblico nella Biblioteca Classense. Più tardi il legato pontificio cardinal Agostino Rivarola ne dispose la sepoltura.
Genealogia episcopale
Per approfondire, vedi la voce Genealogia episcopale |
- Cardinale Guillaume d'Estouteville, O.S.B.Clun.
- Papa Sisto IV
- Papa Giulio II
- Cardinale Francesco Alidosi
Successione degli incarichi
Predecessore: | Tesoriere generale della Camera Apostolica | Successore: | |
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Ventura Benassai | 1º gennaio 1504-12 dicembre 1505 | Enrico Bruno[5], O.P. |
Predecessore: | Vescovo di Mileto | Successore: | |
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Giacomo della Rovere[6] | 6 marzo 1504-26 marzo 1505 | Sisto Franciotti Della Rovere[7] |
Predecessore: | Vescovo di Pavia | Successore: | |
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Ascanio Maria Sforza | 26 marzo 1505-24 maggio 1511 | Antonio Maria Ciocchi del Monte |
Predecessore: | Cardinale presbitero dei Santi Nereo e Achilleo | Successore: | |
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Juan de Zúñiga y Pimentel | 17 dicembre 1505-11 agosto 1506 | Francesco Borgia |
Predecessore: | Cardinale presbitero di Santa Cecilia | Successore: | |
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Francesco Borgia | 11 agosto 1506-24 maggio 1511 | Carlo Domenico Del Carretto |
Predecessore: | Amministratore apostolico di León | Successore: | |
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Juan De Vera | 4 maggio 1507-24 maggio 1511 | Luigi d'Aragona |
Predecessore: | Legato apostolico di Bologna | Successore: | |
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Antonio Ferreri | 30 agosto 1555-24 maggio 1511 | Pietro Isvalies |
Predecessore: | Amministratore apostolico di Bologna | Successore: | |
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Giovanni Stefano Ferrero (vescovo) |
19 maggio 1508-24 maggio 1511 | Achille Grassi (vescovo) |
Note | |
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Bibliografia | |
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- Tesorieri generali della Camera Apostolica
- Vescovi di Mileto
- Vescovi di Pavia
- Cardinali presbiteri dei Santi Nereo e Achilleo
- Amministratori apostolici di León
- Legati pontifici di Bologna
- Amministratori apostolici di Bologna
- Cardinali presbiteri di Santa Cecilia
- Presbiteri italiani del XVI secolo
- Italiani del XVI secolo
- Presbiteri del XVI secolo
- Presbiteri per nome
- Vescovi consacrati nel 1504
- Vescovi italiani del XVI secolo
- Vescovi del XVI secolo
- Vescovi per nome
- Vescovi consacrati da Giulio II
- Concistoro 1º dicembre 1505
- Cardinali italiani del XVI secolo
- Cardinali del XVI secolo
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