Beata Placida Viel

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Beata Placida Viel, S.M.M.P.
Religiosa
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al secolo Eulalie-Victoire
battezzata
Beata
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Placide Viel
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 61 anni
Nascita Quettehou
26 settembre 1815
Morte Saint-Sauveur-le-Vicomte
4 marzo 1877
Sepoltura
Conversione
Appartenenza
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Vestizione Saint-Sauveur-le-Vicomte, 1º maggio 1835
Professione religiosa Saint-Sauveur-le-Vicomte, 20 agosto 1840
Ordinato diacono
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
Elezione
al pontificato
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(per causa incerta o sconosciuta)
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Extra Anni di pontificato


Cardinali creazioni
Proclamazioni
Antipapi {{{antipapi}}}
Eventi
Venerata da Chiesa cattolica
Venerabile il [[]]
Beatificazione [[]]
Canonizzazione [[]]
Ricorrenza 4 marzo
Altre ricorrenze
Santuario principale
Attributi
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
Patrona di
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Incoronazione
Investitura
Predecessore
Erede
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Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 4 marzo, n. 8:
« Nel cenobio di Saint-Sauveur-le-Vicomte nella Normandia in Francia, beata Placida (Eulalia) Viel, vergine, che si distinse nel reggere con impegno e umiltà la Congregazione delle Scuole Cristiane della Misericordia. »
(Santo di venerazione particolare o locale)

Beata Placida Viel, al secolo Eulalie-Victoire, (Placide) (Quettehou, 26 settembre 1815; † Saint-Sauveur-le-Vicomte, 4 marzo 1877), è stata una religiosa francese.

Biografia

Ottava degli undici figli del modesto coltivatore Hervé e di Anna La Lande, crebbe pia e umile, ma molto timida, alla scuola dei genitori. A undici anni, i suoi compaesani la chiamavano già "santa figlia". Fece presto la prima comunione.

Apprese l'arte del cucito presso una sarta. Suo fratello Michele avrebbe voluto averla con sé a governare la casa, ma la giovane, dopo una visita fatta alla zia materna, suor Maria, nell'abbazia di Saint-Sauveur-le-Vicomte, nel 1833 decise di entrare nel convento dove viveva la zia, fondato e diretto allora da santa Maria Maddalena Postel, per consacrarsi a Dio. Detestava talmente il mondo che, quando doveva comparire davanti agli estranei o percorrere le vie della città, provava una sofferenza simile a quella che provava nostro Signore nell'attraversare le vie di Gerusalemme, carico del pesante legno della croce.

La fondatrice, che si compiaceva di chiamare la Viel la piccola Agnese, le diede l'abito nel 1835 e la destinò alla cucina, dove fu di modello alle compagne per diligenza, obbedienza e carità.

Dopo la professione religiosa del 1838, quando prese il nome di suor Placida, la Viel, non essendo sufficientemente istruita, fu inviata ad Argentan perché completasse la sua formazione pedagogica.

Nel 1843, un uragano abbatté il campanile dell'abbazia, e madre Postel affidò a suor Placida l'ingrato compito di andare nel mondo a questuare il denaro occorrente per ricostruirlo, nonostante la sua giovane età. La Beata, timidissima, si sforzò di ubbidire, ma, al momento di varcare la soglia di casa, il coraggio le venne meno. Ritornò sui suoi passi e, piangendo, andò a buttarsi alle ginocchia della fondatrice, che le disse:

« Come, figlia mia, il tuo viaggio non è stato lungo! È questa la tua fede? Va' a trascorrere una mezz'ora davanti al Santissimo Sacramento. »

A partire da quel giorno, il coraggio di suor Placida non venne più meno. Si presenterà con semplicità a Parigi, in tre successivi viaggi, presso ministeri e persone private e anche a corte dalla regina Maria Amelia, per la quale ebbe una lettera di raccomandazione.

Alla morte della fondatrice, il reverendo Lerenard, cappellano della comunità e diverse religiose, speravano che fosse eletta a succederle la zia suor Maria, compagna di madre Postel da 1803 che era assistente ed economa della giovane comunità, invece il 5 settembre del 1846 venne nominata superiora generale suor Placida di trentun'anni e consigliera dal 1838. La scelta mandò su tutte le furie la zia. L'eletta ne rimase talmente sconvolta che, per 3 ore, andò a nascondersi in un fienile, non osando presentarsi per umiltà e deferenza davanti alla parente.

Nel governo dell'Istituto, madre Placida incontrò subito una irriducibile opposizione. Approfittando del prestigio che conferiva loro l'anzianità, il cappellano e suor Maria usurparono le prerogative della superiora generale giungendo fino al punto di aprire le lettere che le erano indirizzate e di dare risposte senza neppure consultarla.

Madre Placida, anziché rivendicare a viva forza i suoi diritti conculcati, preferì temporeggiare, continuando ad esercitare il compito che la fondatrice le aveva affidato. Si rimise dunque in viaggio per questuare, fare conoscere la congregazione, raccogliere postulanti e fondare case, a prezzo di continui e duri sacrifici.

Verso il 1850 madre Placida fece da sola un viaggio in Austria e in Germania, pur non conoscendo il tedesco. Nel corso di una cerimonia in onore della Santissima Vergine, svoltasi nella chiesa parigina di St.-Nicolas-du-Chardonnet, la questuante si era come sentita investita dalla grazia e aveva avuto la sensazione che Maria Santissima si sarebbe presa l'impegno di farle da guida, a condizione, però, che non manifestasse ad alcuno il suo segreto. La beata lo promise e poi iniziò fiduciosa e serena il suo lungo viaggio, ovunque giunse, trovò persone che la compresero, le diedero le opportune informazioni e le prepararono le migliori accoglienze presso il principe Enrico V d'Austria e persino presso il re di Prussia.

Con i 700.000 franchi raccolti, la beata, nel 1856, riuscì a portare a termine e a fare consacrare l'abbaziale che la fondatrice aveva cominciato a ricostruire.

Con la morte di suor Maria nel 1857, madre Placida ebbe modo di dimostrare a pieno le sue doti di conduzione dell'Istituto. Si recò a Roma e ottenne, dopo essere stata ricevuta in udienza privata da Papa Pio IX, il decretum laudis per la sua Congregazione nel 1859. Sia in Germania che in Francia l'opera di santa Maria Maddalena Postel si sviluppò incessantemente. Durante il generalato di madre Placida il numero delle case passò da 30 a 141 e il numero delle religiose da 170 a 1301.

Per madre Placida gli ultimi diciassette anni di vita furono segnati da gravi problemi di salute come, soffrì di asma, di idropisia e vari problemi di cuore, ma trovò sempre la forza in Dio per continuare la sua missione. Sopportò pazientemente tutti i dolori in suffragio delle anime purganti di cui era devotissima. Morì il 4 marzo del 1883, esclamando

« Faccio sacrificio della mia vita perché lo spirito della nostra venerata fondatrice si conservi in pieno vigore nell'Istituto. »

Il culto

La sua causa di canonizzazione venne introdotta nel 1925: dichiarata venerabile nel 1941, è stata proclamata beata da papa Pio XII il 6 maggio 1951.

La sua memoria liturgica si celebra il 4 marzo.

Bibliografia
  • Guido Pettinati, I Santi canonizzati del giorno, vol. III, Segno, Udine 1991, pp. 65-70.