Prima Comunione
La prima Comunione di papa Benedetto XVI | ||||||
|
|
La Prima Comunione è il momento nel quale il fedele battezzato partecipa per la prima volta in maniera piena alla celebrazione eucaristica, accostandosi così per la prima volta alla mensa dell'Eucaristia, mangiando il Corpo di Cristo ed eventualmente bevendo il suo Sangue.
Nelle Chiese Orientali la Prima Comunione viene conferita ai bambini piccoli insieme al Battesimo e alla Cresima. Tale è la prassi antica e recente di quelle Chiese.
Nella Chiesa Latina i bambini battezzati da piccoli ricevono la Prima Comunione all'età della ragione; in Italia ciò avviene intorno ai dieci anni, dopo tre anni di catechismo e dopo aver celebrato il Sacramento della Riconciliazione.
Visione sintetica dello sviluppo storico
Il cristiano dei nostri giorni abituato al percorso catechistico con la tappa della Prima Comunione fa fatica a pensare a un cammino di iniziazione cristiana senza questa tappa. Di fatto però la prima Comunione - con la corrispettiva festa - come noi la conosciamo non ha più di tre secoli. Come avveniva l'iniziazione alla mensa eucaristica prima di quell'epoca?
- Nell'antichità gli adulti venivano ammessi alla Comunione eucaristica subito dopo il Battesimo e la Cresima (come è anche la prassi attuale); nei confronti dei bambini il I millennio è passato dal conferirla al momento del Battesimo al proibirla verso il IX secolo.
- A partire dal Concilio Lateranense IV (1215) prevalse la preoccupazione di portare i battezzati a fare il precetto pasquale, e si precisarono età e condizioni in cui questo dovere doveva e poteva essere assolto in modo conveniente.[1] Le iniziative catechistiche erano quasi inesistenti.
- Dal XVIII secolo si accentuarono le preoccupazioni di istruzione della dottrina cristiana e di formazione spirituale; in quel contesto la prima Comunione non veniva ormai più considerata come punto di arrivo e coronamento della preparazione alla vita cristiana; nella Messa di prima Comunione ai fanciulli si iniziò a far rinnovare le promesse del battesimo, e in alcune regioni apparvero formulari per una Missa in renovatione promissionum baptismi ("Messa nel rinnovamento delle promesse battesimali").
- Nel XIX secolo, specialmente nelle nazioni che più avevano risentito dell'ondata secolarizzante della Rivoluzione francese, si fu portati ad accrescere i contenuti e le esigenze della preparazione catechistica, rimandando considerevolmente l'età della ammissione alla mensa eucaristica; in compenso si anticipò e si rese frequente la Confessione sacramentale; la prima Comunione si pone ancora come tappa di una iniziazione alla vita cristiana.
- Il decreto Quam Singulari di Pio X (1910) abbassa verso i sette anni l'età della prima Comunione: questa decisione ha motivazioni più devozionali che pastorali.[2]; la prima Comunione non è considerata più come momento sacramentale di un itinerario iniziatico alla vita cristiana, ma la teologia eucaristica dell'epoca, centrata sulla presenza eucaristica da adorare e sulla Comunione come mezzo di grazia, non consentiva una adeguata catechesi.
- Il rinnovamento liturgico, almeno nei paesi di lingua tedesca e francese, riuscì a far comprendere nuovamente la Comunione come partecipazione alla celebrazione eucaristica e ad orientare in questo senso il catechismo.[3]
Evoluzione dettagliata della prima Comunione lungo i secoli in Occidente
La Prima Comunione come celebrazione a sé stante per i bambini/ragazzi si è sviluppata e diffusa a cominciare dalla Francia, verso la fine del XVII secolo, in un contesto fortemente devozionale, individualista e intimista[4]. L'espressione prima Comunione nasceva in un contesto che non solo prescindeva dalla stretta relazione dell'Eucaristia con gli altri due Sacramenti dell'iniziazione cristiana, ma considerava la Comunione eucaristica indipendentemente dalla stessa celebrazione della Messa.[5]
La Comunione agli adulti nell'antichità
Nell'antichità gli adulti ricevevano per la prima volta l'Eucaristia subito dopo il Battesimo e la Cresima: ricevuto Battesimo e Cresima erano condotti nell'assemblea, partecipavano al sacrificio eucaristico e si comunicavano[6]. Questa entrata dei neofiti ricevette in seguito un carattere solenne: in alcune Chiese essa era accompagnata dal canto del Salmi 22 o del Salmi 42 .
Ippolito († 235) ricorda che, in occasione della loro prima Comunione, si distribuiva ai battezzati, oltre al pane e al vino eucaristico, un miscuglio di latte e miele e dell'acqua[7]. A Roma questo rito era ancora in uso all'inizio del VI secolo; Giovanni Diacono (IX secolo)[8] collega il latte e il miele alla "terra della risurrezione" che era stata presentata agli ebrei come una terra in cui scorrevano latte e miele; dandoli ai battezzati la Chiesa insegnava loro che essi erano l'oggetto della promessa di Dio.
La Comunione ai bambini nel I millennio
Nei primi secoli non era inusuale che anche i bambini piccoli ricevessero la Comunione immediatamente dopo essere battezzati[9]: fa riferimento a tale pratica, tra gli altri, San Cipriano[10][11]. In Occidente la Comunione dei bambini piccoli non era così generale; per lo più essa si limitava all'occasione del Battesimo e di malattie pericolose. Probabilmente essa ebbe origine da una errata concezione dell'assoluta necessità dell'Eucaristia per la salvezza (cfr. Gv 6,54 ).
In ogni caso, quando i Battesimi degli adulti divennero rari il rituale dell'iniziazione cristiana fu organizzato in funzione dei bambini; anche in tale situazione si continuò a lungo a dare la Comunione subito dopo il Battesimo o dopo la Cresima.[12] Ma poiché non era facile far comunicare i neonati sotto le due specie, ci si accontentò, dopo il X secolo, di dare loro il Sangue di Cristo, di cui si deponeva qualche goccia sulla lingua con il dito o con una foglia[13]. Questo uso era ancora in vigore alla fine dell'XI secolo, e scomparve intorno all'anno 1200.
Sacramenti dell'iniziazione ed educazione alla fede nell'antichità
La generalizzazione del Battesimo dei bambini agli inizi del III secolo non aveva comportato iniziative specifiche di educazione alla fede[14]; vi sopperiva la famiglia nella sua partecipazione alla vita della Chiesa. Ma nella seconda metà dello stesso secolo si poterono vedere i frutti di questa prassi: numerosi apostati durante le persecuzioni e il rilassamento della vita cristiana e del ministero pastorale.[15] Il IV secolo, il secolo della massa che vuole entrare nella Chiesa, vede un irrigidimento da parte di numerosi vescovi, che consigliano di differire il battesimo, mentre si dedicano a una intensa predicazione catechetica, in Quaresima, rivolta a chi si prepara al Battesimo. Ma questa prassi pastorale ha breve durata, e ben presto il gran numero di bambini da battezzare sommerge ogni tentativo di seria catechesi.
Tutto il medioevo non si pone il problema dell'iniziazione cristiana delle nuove generazioni, se non in termini rituali: Si ha fiducia nell'azione formativa del contesto della societas christiana; l'educazione è vista più come una specie di impregnazione che come un'operazione intellettuale".[16] Di fatto però il contesto culturale trasmette le credenze religiose popolari e le pratiche rituali e devozionali insieme o più che la fede cristiana e il comportamento ispirato dalla fede.
La prassi della Comunione eucaristica data ai bambini fa porre il problema di una conveniente preparazione catechetica e morale alla fine del I millennio.
L'inizio della proibizione della Comunione ai bambini piccoli
Se fino alla fine del I millennio il neonato battezzato veniva anche comunicato col Corpo e Sangue di Cristo, alcuni preti, nel timore di irriverenza verso il santo Sacramento da parte di soggetti che non possono intendere e volere, cominciano ad astenersi da questa antica prassi; per non scontentare i genitori, poi, spesso danno al neobattezzato pane e vino non consacrati.
Fu in questa linea che durante il regno di Carlo Magno un Concilio di Tour dell'813 pubblicò un editto che proibiva la ricezione della Comunione da parte dei bambini a meno che non fossero in pericolo di morte[17]; Odo, vescovo di Parigi, rinnovò tale proibizione nel 1175; ne troviamo traccia ancora in Ugo di San Vittore[18] († 1141), e Edmond Martène[19] († 1739) attesta che sopravviveva ancora ai suoi giorni.
I motivi che hanno fatto passare dalla prassi della Comunione ai bambini piccoli alla sua proibizione non sono chiaramente noti[20]; oltre ai disordini e alle irriverenze, così facili nei bambini, forse vi concorsero abusi e trascuratezze in chi avrebbe dovuto vigilare alla distribuzione della Comunione; può aver influito anche l'abolizione della Comunione ai laici sotto la specie del vino: sarebbe sembrato per lo meno singolare continuare a distribuirla in quella maniera, come era uso, ai bambini piccoli.
In questa situazione ci si pose il problema dell'età e del modo di ammettere per la prima volta i battezzati alla mensa eucaristica.
Quanto al modo, per molto tempo ci si accontentò di esigere la conoscenza mnemonica del Credo e del Pater; quanto all'età, non vi è uniformità di indicazioni.
In questa situazione, e contro la decadenza della pratica della Confessione e della Comunione, il Concilio Lateranense IV (1215) emise un decreto nel quale determinava che ogni fedele "dell'uno e dell'altro sesso [..] deve confessarsi almeno una volta all'anno e ricevere con devozione il Sacramento dell'Eucaristia"; stabiliva inoltre che ciò dovesse avvenire a partire dall'età della discrezione.[21] Il conferimento dell'Eucaristia è così ormai sganciato dall'amministrazione del Battesimo.[22] Il decreto ebbe rapida divulgazione.
Le disposizioni del Lateranense IV furono poi confermate dal Concilio di Trento nel 1562[23]; tale concilio insegna tra l'altro che è contrario alla dottrina cattolica sostenere che questo Sacramento è necessario per la loro salvezza[24].
L'interpretazione dell'età della discrezione
Il Concilio Lateranense IV parlava di età della discrezione, ma non determinava a quale età si riferisse l'espressione; ciò portò, nei secoli a seguire, a controversie che durarono fino all'inizo del XX secolo.
Tommaso d'Aquino († 1274) indicò l'età per riceve la Comunione eucaristica ai 14 anni per i ragazzi e ai 12 per le ragazze. Il Concilio di Tarragona (1321) confermò questa indicazione. San Antonino, vescovo di Firenze († 1459) la indicò invece verso gli 11 o 12 anni.
Alla tendenza di risolvere l'età della discrezione in indicazioni numeriche di anni reagì la Sede apostolica; nei documenti lungo i secoli ricordò continuamente che l'età della prima Comunione è quella della discrezione, da determinarsi dalla capacità d'intendere a giudizio del confessore. Questi è ritenuto il responsabile della decisione ed anche della preparazione, insieme ai genitori.
La maggior parte dei teologi ha sempre ritenuto che l'espressione "età della discrezione" vada intesa non come una definita età in anni, quanto un certo stadio di crescita mentale, quando i bambini diventano capaci di distinguere l'Eucaristia dal pane ordinario, di comprendere in qualche misura la dignità ed eccellenza del Sacramento, di credere nella Presenza Reale, di adorare Cristo presente sotto le sacre specie. Il teologo Juan De Lugo[25] († 1660) afferma che il fatto che i bambini partecipano alla Messa con devozione e attenzione è un segno che sono giunti alla discrezione richiesta.
Però vi fu anche chi, partendo da una non retta interpretazione delle parole "anni della discrezione" e dell'inciso "ricevere con devozione" che il Lateranense IV usa in riferimento al Sacramento dell'Eucaristia, "e sotto l'influsso di alcune ragioni dedotte dalle pene comminate dal decreto contro i renitenti e dalla loro applicabilità secondo le norme generali del diritto, si vollero distinguere due età della discrezione: una per la Confessione, l'altra per la Comunione"[26], richiedendo per la Confessione l'età in cui si può discernere il bene dal male, l'età cioè in cui si può commettere peccato, e richiedendo invece per la Comunione un'età maggiore, in cui la conoscenza della dottrina cristiana fosse più piena e più matura. Per questo si stabilirono via via i dieci, dodici, quattordici anni.
Il Giansenismo, più tardi, esasperando oltre ogni limite la necessità di una buona preparazione, cercò di procrastinare la Prima Comunione fin verso i diciotto e i venti anni. Esso richiedeva per la ricezione dell'Eucaristia la purezza anche dal più piccolo peccato veniale e il purissimo amore di Dio.[27]
Contemporaneamente ci si posero i problemi circa l'adeguata preparazione catechistica per la ricezione della Comunione:[28] la preparazione non doveva riguardare solamente i fondamenti della fede e la devozione verso il santo Sacramento, ma informare anche sugli elementi della dottrina cristiana. Parrocchie ed istituti religiosi si fecero perciò promotori di corsi catechistici che concludevano con una celebrazione solenne, addirittura sfarzosa, della prima Comunione. Questa divenne una festa familiare e un avvenimento sociale, entrando a far parte del costume religioso popolare. Per i battezzati la preparazione alla prima Comunione fu l'unica occasione per ricevere una istruzione catechistica, ma spesso segnò (e segna) anche la fine della pratica religiosa regolare. Nelle regioni ove era dominante la scuola cattolica spesso la festa di prima comunione viene a segnare la conclusione degli studi, e assunse il carattere di rito di iniziazione sociale al mondo degli adulti.
In termini più precisi, fu verso la fine del XVI secolo che si sviluppò in Francia l'uso della Prima Comunione data intorno ai 12-13 anni con diverse solennità anche esterne[22].
L'abbassamento dell'età ad opera di Pio X
Fu Papa Pio X, con il decreto Quam Singulari (8 agosto 1910), a ripristinare la prassi raccomandata dai concili Lateranense IV e Tridentino, e a ribadire che la prima comunione e la prima confessione dei bambini dovevano essere celebrate all'età dell'uso della ragione, cioè intorno ai sette anni, e che la ricezione del Santo Sacramento dovesse essere preceduta da un periodo di preparazione.[29] Ciò comportò che la Cresima venisse conferita dopo la Prima Comunione, in difformità dalla prassi di sempre della Chiesa che ha sempre visto nella partecipazione alla mensa eucaristica il completamento dell'iniziazione cristiana.[30]
Questo autorevole e deciso anticipo dell'età della prima Comunione mette in questione concezioni, abitudini, pratiche; di fatto suscitò nei pastori il timore che venisse meno il motivo per cui le famiglie mandavano i loro figli ai corsi catechistici fino ad un'età in cui fosse possibile istruire meglio i fanciulli.
In Francia il problema venne risolto ammettendo ad una comunione privata i bambini un po' preparati e di famiglie praticanti, e facendo concludere la formazione catechistica con la comunione solenne, vera festa familiare e sociale, con il tentativo di far evolvere tale momento come quello in cui il ragazzo faceva la sua professione di fede nella comunità parrocchiale.[31]
Il Codice piano benedettino recepisce la disciplina già fissata dal Concilio Lateranense IV e dal quello di Trento[32] e recita:
(LA) | (IT) | ||||
« | § 1. Pueris, qui propter aetatis imbecillitatem nondum huius sacramenti cognitionem et gustum habent, Eucharistia ne ministretur.
§2. In periculo mortis, ut sanctissima Eucharistia pueris ministrari possit ac debeat, satis est ut sciant Corpus Christi a communi cibo discernere illudque reverenter adorare. » |
« | § 1. Ai bambini, che stante la debolezza della loro età, non hanno ancora la cognizione e il gusto del Sacramento, non si dia la Comunione.
§ 2. La possono però ricevere in punto di morte, qualora sappiano distinguere il Corpo di Cristo dal cibo comune e adorarlo con riverenza. » | ||
(Can. 854 )
|
Lo stesso Codice confermava che la determinazione del momento in cui ammettere i fanciulli alla prima comunione è di competenza del confessore e dei genitori e non del parroco.[33]
Norme attuali
L'istruzione Redemptionis Sacramentum (25 marzo 2004) della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti dà alcune indicazioni normative per la Prima Comunione:[34]
- alla Prima Comunione dei bambini si premetta sempre la confessione sacramentale e l'assoluzione[35];
- La Prima Comunione deve essere sempre amministrata da un Sacerdote, e mai al di fuori della celebrazione della Messa;
- è poco appropriato amministrarla il Giovedì Santo nella Messa nella Cena del Signore: sono indicate le domeniche II-VI di Pasqua, la solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, le domeniche "per annum", in quanto la domenica è giustamente considerata il giorno dell'Eucaristia[36];
- a ricevere l'Eucaristia non "accedano i bambini che non abbiano raggiunto l'età della ragione o che" il parroco "abbia giudicato non sufficientemente pronti".[37] Tuttavia, qualora avvenga che un bambino, in via del tutto eccezionale rispetto all'età, sia ritenuto maturo per ricevere il sacramento, non gli si rifiuti la Prima Comunione, a condizione che sia stato sufficientemente preparato.
Considerazioni teologico-pastorali
La Prima Comunione non consiste semplicemente nel "ricevere Gesù", anche se tale aspetto resta pienamente vero: consiste soprattutto nel realizzare e manifestare chiaramente l'aggregazione piena alla Chiesa, l'appartenenza al corpo di Cristo, dimensione fondamentale di tutta l'iniziazione cristiana[38]. Non si deve dimenticare poi che si è iniziati non semplicemente al rito eucaristico, ma soprattutto dal rito eucaristico; tale aspetto è talvolta dimenticato sia nella riflessione teologica che nella prassi pastorale.
Nell'iniziazione degli adulti
La Prima Comunione, prima che nel cammino catechistico dei bambini, va vista anzitutto all'interno del percorso di iniziazione cristiana degli adulti. Al riguardo il Rito dell'Iniziazione Cristiana degli Adulti evita volutamente l'espressione "prima Comunione" a favore della più corretta "prima partecipazione all'Eucaristia".[39][5]. Con questa prima celebrazione e partecipazione eucaristica piena il battezzato che è già stato confermato fa esperienza piena della Chiesa, la cui principale manifestazione si ha appunto nella partecipazione piena e attiva alla medesima Eucaristia[40].
Nell'iniziazione dei bambini
Per quanto riguarda invece l'iniziazione dei bambini in età del catechismo, nella Chiesa Latina la concreta situazione pastorale fa in molti luoghi - tra i quali l'Italia - precedere la piena partecipazione all'Eucaristia alla Confermazione.
In realtà sia il Rito del Battesimo dei Bambini che il Rito della Confermazione presentano i tre Sacramenti dell'iniziazione richiamando e lasciando intuire la sequenza antica: Battesimo, Confermazione, Eucaristia.
Nel Rito del Battesimo dei Bambini la formula di introduzione al Padre nostro, al termine della celebrazione del Battesimo, rimanda alla futura celebrazione della Confermazione e alla partecipazione piena all'eucaristia[41]. La celebrazione della Confermazione, d'altro canto, presuppone la ricezione del battesimo[42] e ne rinnova la professione di fede[43]; il Rito della Confermazione non fa alcun riferimento ad una precedente partecipazione all'Eucaristia.
L'inversione dell'ordine della Confermazione e della Comunione eucaristica rischia di inserire i tre primi Sacramenti, che sono fondamentali e costitutivi dell'identità cristiana, in un contesto privato, intimistico e devozionale, per cui ogni Sacramento finisce per essere interpretato in chiave moralistica:
- il Battesimo in ordine a salvarsi e andare in paradiso;
- la Comunione per possedere Gesù nel proprio cuore;
- la Confermazione in ordine a poter celebrare in seguito il matrimonio.
L'ammissione all'Eucaristia di chi non è ancora stato confermato, oltre che dalla separazione della Confermazione dal Battesimo, dipende molto dal fatto che nell'Eucaristia ci si è abituati a vedere prevalentemente un Sacramento di santificazione soggettiva, per cui per accedere ad esso sarebbe necessario e sufficiente essere in grazia di Dio. Quando un battezzato riceve l'Eucaristia senza aver prima ricevuto la Confermazione, si potrebbe dire che per lui l'Eucaristia è piuttosto un nutrimento che sostiene il suo essere-cristiano, il suo essere figlio adottivo di Dio; quando invece ha ricevuto la Confermazione, la sua partecipazione all'Eucaristia diventa più positiva e impegnativa: è l'offrire con Cristo il sacrificio dell'alleanza per la salvezza del mondo.
Note | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
| |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Bibliografia | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
| |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Voci correlate | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Collegamenti esterni | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|