Concilio di Calcedonia

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Concilio di Calcedonia
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Concili ecumenici della Chiesa cattolica
Data 451
Convocato da Imperatore Marciano
Presieduto da San Pascasino
Partecipanti 500
Argomenti in discussione Monofisismo, cristologia, natura umana e divina di Gesù, giudizio sui documenti del secondo concilio di Efeso
Documenti e pronunciamenti 28 canoni, Credo di calcedonia, Condanna del monofisismo
Gruppi scismatici
Concilio precedente Concilio di Efeso
Concilio successivo Concilio di Costantinopoli II
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Storia del Cristianesimo

Il concilio di Calcedonia è il quarto concilio ecumenico della storia del cristianesimo ed ebbe luogo nella città omonima nel 451. Stabilisce che nell'unica persona-ipostasi (sostanza) di Gesù vi sono le due nature, umana e divina, «senza confusione, immutabili, indivise, inseparabili»,[1] con una condanna del monofisismo di Eutiche.

Storia

Venne convocato dall'imperatore romano d'Oriente Marciano e da sua moglie, l'imperatrice Pulcheria. Le sedute cominciarono l'8 ottobre 451 e contarono fra i cinquecento e i seicento vescovi. In continuità con i concili precedenti, vennero trattati argomenti cristologici. Inoltre, in chiara opposizione con il secondo concilio di Efeso del 449, vi fu condannato il monofisismo di Eutiche e di Dioscoro.

Pulcheria era molto devota ma le stava altrettanto a cuore la preservazione dell'unità dell'impero, già messa sufficientemente a dura prova dai popoli barbari; basti pensare che la minaccia di Attila venne sventata da Ezio ai Campi Catalaunici nell'anno del Concilio, il 451. L'anno dopo gli Unni invasero l'Italia.

Certamente al successo del Concilio contribuirono le pressioni del cugino di Pulcheria, Valentiniano III, imperatore d'Occidente, il quale agì in accordo con papa Leone I. Quest'ultimo, nel 450, aveva inviato una missione, capeggiata dal vescovo di Como Abbondio, originario di Tessalonica: egli ottenne che Anatolio (Patriarca di Costantinopoli dal 449 al 458) accettasse una lettera che Leone aveva indirizzato nel 449 al suo predecessore Flaviano (martirizzato dai sostenitori del monofisismo di Eutiche). La lettera è tuttora ricordata come Tomus ad Flavianum.

Tuttavia papa Leone rifiutò di accettare il ventottesimo canone del concilio, perché questo canone difendeva il primato della Chiesa di Roma soltanto per motivazioni storiche, e che pertanto potevano cambiare dato che la nuova capitale dell'Impero era Costantinopoli. Il canone non rimette allo stesso livello la Chiesa di Roma e quella di Costantinopoli, ma mettendo quest'ultima nel secondo posto ledeva anche le tradizionali prerogative di altri patriarcati più antichi e di fondazione apostolica, come Antiochia.

Quadro storico

Bibliografia


Collegamenti esterni