San Cirillo di Alessandria

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San Cirillo di Alessandria
Vescovo
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al secolo {{{alsecolo}}}
battezzato
Santo
Padre e Dottore della Chiesa
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Vetrata con San Cirillo d'Alessandria
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte 74 anni
Nascita 370
Morte Alessandria d'Egitto
27 giugno 444
Sepoltura
Conversione
Appartenenza
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Ordinato diacono
Ordinazione presbiterale
Ordinazione presbiterale V secolo
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Incarichi ricoperti
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° vescovo di Roma
Elezione
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(per causa incerta o sconosciuta)
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Extra San Cirillo di Alessandria
Anni di pontificato


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Proclamazioni
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Eventi

Iter verso la canonizzazione

Venerato da Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa
Venerabile il [[]]
Beatificazione [[]]
Canonizzazione 28 luglio 1882, da Leone XIII
Ricorrenza 27 giugno
Altre ricorrenze Nel Rito Ambrosiano il 26 giugno
Santuario principale
Attributi Baculo pastorale
Devozioni particolari {{{devozioni}}}
Patrono di
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Incoronazione
Investitura
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Erede
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Nomi postumi
Altri titoli
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Coniuge

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Consorte

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Figli
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Collegamenti esterni
Scheda su santiebeati.it
Invito all'ascolto
Firma autografa
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Virgolette aperte.png
Lode a te, o Maria Madre di Dio, venerabile tesoro di tutto il mondo, lampada inestinguibile, corona della verginità, scettro della vera dottrina, tempio indistruttibile, tu che contieni Colui che non può essere contenuto da uno spazio, madre e vergine, per la quale è chiamato benedetto nel santo vangelo, colui che viene nel nome del Signore. Tu sei madre e vergine: o cosa stupenda! Questo miracolo mi rapisce di meraviglia.
Virgolette chiuse.png
(Dall'omelia tenuta durante il Concilio di Efeso)[1])
Tutti-i-santi.jpgNel Martirologio Romano, 27 giugno, n. 1 (nel Rito Ambrosiano il 26 giugno):
« San Cirillo, vescovo e dottore della Chiesa, che, eletto alla sede di Alessandria d'Egitto, mosso da singolare sollecitudine per l'integrità della fede cattolica, sostenne nel Concilio di Efeso i dogmi dell'unità e unicità della persona in Cristo e della divina maternità della Vergine Maria. »

San Cirillo di Alessandria, detto anche Doctor Incarnationis (370; † Alessandria d'Egitto, 27 giugno 444), è un padre e dottore della Chiesa, proclamato tale da papa Leone XIII, nel 1882. Fu patriarca di Alessandria e teologo, coinvolto nelle dispute cristologiche della sua epoca, si oppose a Nestorio durante il Concilio di Efeso del 431 (del quale fu una figura centrale) e combatté duramente i novaziani, gli ebrei e i pagani. Difese l'attribuzione del titolo a Maria di "Madre di Dio" largamente acquisito nella Chiesa d'Oriente. Considerato santo dalla Chiesa cattolica..

Biografia

Nel 403 accompagnò lo zio Teofilo, vescovo di Alessandria in Egitto, al concilio di Encina, presso Calcedonia. Alla morte dello zio, 15 ottobre 412, fu eletto vescovo di Alessandria, malgrado l'opposizione di molti che lo giudicavano violento e autoritario come lo zio; infatti si mostrò tale contro i novaziani e persino col governatore imperiale di Alessandria Oreste.

Si oppose alle tesi cristologiche di Nestorio inviando una lettera pastorale a tutti i fedeli nel 429, una lettera enciclica ai monaci egiziani ed ebbe una corrispondenza con lo stesso Nestorio invitandolo invano a ritrattare le proprie tesi. Nestorio e Cirillo si appellarono a papa Celestino I, che convocò il Concilio di Roma (430), in cui Nestorio fu condannato e minacciato di deposizione se non avesse ritrattato entro dieci giorni le proprie teorie. Cirillo fu incaricato di trasmettere a Nestorio la lettera di diffida del papa, alla quale aggiunse la formula di fede approvata nel Concilio di Alessandria (430) e una lista di dodici anatemi. Di fronte al mancato accordo, l'imperatore Teodosio II convocò nel 431 l'ecumenico Concilio di Efeso che dopo varie e opposte decisioni condannò Nestorio.

È considerato il più importante padre della Chiesa orientale dopo Atanasio di Alessandria, venerato dalla Chiesa ortodossa, dalla Chiesa copta e dalla Chiesa cattolica, che lo proclamò santo e dottore della Chiesa, in particolare Dottore dell'Incarnazione, il 28 luglio 1882.

Rapporto con Ipazia

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Ipazia

In epoca moderna e contemporanea, da parte di una certa apologetica illuminista e laicista, Cirillo è stato raffigurato come una sorta di radicale e violento fondamentalista cristiano, in particolare implicato nella morte della filosofa Ipazia. Da un punto di vista storiografico le posizioni degli studiosi sono variegate: tendenzialmente, quelli cristiani e gli storici più attenti alle fonti storiche negano che vi sia un collegamento diretto tra Cirillo e gli assassini di Ipazia, mentre quelli laicisti (prevalentemente scrittori e divulgatori) l'affermano con una certezza che non trova fondamento nelle fonti storiche.

Opere

Le sue opere sono raccolte in dieci volumi della Patrologia Greca del Migne (PG 68-77).

  • Sull'adorazione e il culto, 17 libri;
  • Glaphyra, 13 libri;
  • Commento al Vangelo di Giovanni, 12 libri di cui due perduti;
  • Commenti a Isaia e ai dodici profeti minori.
  • Thesaurus de sancta et consubstantiali Trinitate e il De sancta et consubstantiali Trinitate; entrambi scritti contro gli ariani.

Contro i nestoriani ha scritto queste tre opere:

  • Adversus Nestorii blasphemias contradictionum libri quinque,
  • Apologeticus pro duodecim capitibus adversus orientales episcopos, Epístola ad Evoptium adversus impugnationem duodecim capitum a Theodoreto editam
  • Explicatio duodecim capitum Ephesi pronuntiata;

Inoltre, si conservano tre lettere a Nestorio, delle quali la seconda e la terza furono approvate nel concilio di Efeso del 431, nel Concilio di Calcedonia (451) e in quello di Costantinopoli del 553; sua è la lettera indirizzata a Giovanni di Antiochia, detta Simbolo efesino, approvata nel concilio di Calcedonia.

Degli ultimi anni sono i dieci libri rimastici della Pro sancta christianorum religione adversus libros athei Juliani, contro l'imperatore Giuliano.

Dottrina

Diversamente dai teologi di Antiochia, di scuola aristotelica, che mettono in risalto l'umanità di Cristo e l'unione delle sue due nature, rimaste integre in una sola persona, Cirillo, alessandrino e perciò di scuola platonica, parte dalla divinità di Cristo e dall'unità di persona nel Verbo che esiste dall'eternità e che si incarna alla fine dei tempi. Il problema è spiegare come sussista l'unità della persona nel Verbo, in che modo dopo l'incarnazione la natura umana non sia assorbita dalla natura divina, ma sussista integra, senza mescolanza e confusione: per Cirillo è un mistero ineffabile. Per spiegare l'unione delle due nature nell'unica persona di Cristo, Cirillo rifiuta i termini di coabitazione, congiunzione o relazione nonché di avvicinamento e di contatto (synapheia), come dicono gli antiochiani, e gli sembra insufficiente anche il termine unione (enosis) perché potrebbe sottintendere che Cristo sia un uomo che porta Dio, un «teoforo» (theophoron anthropon). È un errore, secondo lui, parlare di unione secondo sussistenza (enosis kat' hypostasin) o unione secondo natura (enosis kata physin), dal momento che egli non distingue, erroneamente, i due termini; per Cirillo l'unione delle due nature è una unione fisica (enosis physikee), non morale.

Anche un'altra espressione di Cirillo, «l'unica natura incarnata di Dio Verbo» (mia physis tou Theou logou sesarkomenee), compromette l'umanità di Cristo e proveniva, senza che egli lo sapesse, da Apollinare di Laodicea, che pure Cirillo combatteva. D'altra parte egli usa anche espressioni ortodosse ma nel complesso la cristologia di Cirillo si presta a confusioni e favorisce dottrine non ortodosse come il monofisismo di Eutiche.

Combattendo Nestorio, si oppone all'espressione di «Maria madre di Cristo» e sostiene quella di «Maria madre di Dio» perché equivale ad affermare che in Cristo è una sola persona, quella del Figlio di Dio: «Siccome la Vergine generò secondo la carne Dio unito personalmente alla carne, diciamo che ella è madre di Dio, non nel senso che la natura del Verbo prese dalla carne l'inizio della sua esistenza ma nel senso che, avendo il Verbo assunto personalmente la natura umana, accettò di essere generato dal suo seno secondo la carne».

Le due nature, divina e umana, sono in Cristo indipendenti e non confuse in una sola persona divina: allora, possono predicarsi della persona divina di Cristo tutte le proprietà della natura umana e dire anche che Dio nasce, patisce e muore. Se dunque si può dire che Dio nasce, allora Maria è madre di Dio.

Successione degli incarichi

Predecessore: Patriarca di Alessandria Successore: Quadrato trasparente.png
Teofilo 412444 Dioscoro I
II
III
IV
V
VI
VII
VIII
IX
X
con
con
Teofilo {{{data}}} Dioscoro
Note
  1. Homiliae diversae 4; PG 77, 992 Chiesa di Milano online
Bibliografia
  • Charles Diehl, Figure bizantine, introduzione di Silvia Ronchey, 2007 (1927 originale), Einaudi, ISBN 9788806190774
Voci correlate
Collegamenti esterni