Donazione di Costantino
La Donazione di Costantino (nota in latino come "Constitutum Constantini", ossia "decisione", "delibera", "editto" di Costantino) è un documento apocrifo conservato in copia nelle Decretali dello Pseudo-Isidoro (IX secolo) e, come interpolazione, in alcuni manoscritti del Decretum di Graziano (XII secolo). Nell'età umanistica Niccolò di Cusa e Lorenzo Valla smentirono efficacemente l'autenticità del documento; il secondo dimostrò che il testo, in realtà, era un falso. Il testo, giunto in greco ed in latino, è importante per illuminare su quale fosse la dottrina politica della Chiesa romana nel periodo carolingio.
Contenuto
Il documento riproduce un editto attribuito all'imperatore romano Costantino I e datato all'anno 313. In questo editto l'imperatore avrebbe concesso al papa Silvestro I e ai suoi successori il primato sui cinque patriarcati (Roma, Costantinopoli, Alessandria d'Egitto, Antiochia e Gerusalemme). Avrebbe attribuito inoltre, ai pontefici, le insegne imperiali e la sovranità temporale su Roma, l'Italia e l'intero Impero Romano d'Occidente. L'imperatore avrebbe poi confermato la donazione di proprietà estese fino in Oriente e, in particolare, la proprietà del palazzo Lateranense come atto di donazione personale a Papa Silvestro.[1]
La parte del documento che dal IX al XV secolo costituì la giustificazione per i papi di rivendicare la sovranità sui propri territori recita così:
« | In considerazione del fatto che il nostro potere imperiale è terreno, noi decretiamo che si debba venerare e onorare la nostra santissima Chiesa Romana e che il Sacro Vescovado del santo Pietro debba essere gloriosamente esaltato sopra il nostro Impero e trono terreno. Il vescovo di Roma deve regnare sopra le quattro principali sedi, Antiochia, Alessandria, Costantinopoli e Gerusalemme, e sopra tutte le chiese di Dio nel mondo... Finalmente noi diamo a Silvestro, Papa universale, il nostro palazzo e tutte le province, palazzi e distretti della città di Roma e dell'Italia e delle regioni occidentali. » |
L'uso della "donazione"
Dopo l'età carolingia la donazione fu rivendicata da papa Leone IX nel 1053, e il documento fu introdotto, nel XII secolo, nel Decretum Gratiani e in altre raccolte di Decretali.
Papa Alessandro VI fece riferimento alla Donazione per giustificare il suo intervento nella disputa tra Spagna e Portogallo sul dominio del Nuovo Mondo, concretizzatosi nell'emissione della bolla papale Inter Caetera nel 1493[2].
Famoso il giudizio negativo dato da Dante Alighieri sugli effetti della donazione:
« | Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre, non la tua conversion, ma quella dote che da te prese il primo ricco patre! » | |
Gli studi storici
Nel 1440 l'umanista italiano Lorenzo Valla, sulla scia delle pesanti perplessità già espresse pochi anni prima dal futuro cardinale Nicola Cusano (1401-1464), nel suo De concordantia catholica (1433), dimostrò in modo inequivocabile come la donazione fosse un falso. Lo fece in un approfondito, sebbene tumultuoso studio storico e linguistico del documento, mettendo in evidenza anacronismi e contraddizioni di contenuto e forma: in particolare, ad esempio, egli contestava la presenza di numerosi barbarismi nel latino, dunque necessariamente assai più tardo di quello utilizzato nel IV secolo. Altri errori, come la menzione di Costantinopoli, nome allora non ancora usato, o di parole come feudo, erano addirittura più evidenti.
L'opuscolo del Valla, De falso credita et ementita Constantini donatione declamatio (Discorso sulla donazione di Costantino, altrettanto malamente falsificata che creduta autentica), poté essere pubblicato solo nel 1517 ed in ambiente protestante.
Così Valla concludeva la sua analisi del documento e prospettava un tempo nel quale il papato avrebbe rinunciato al potere temporale per dedicarsi alla cura spirituale della Chiesa:
« | Allora il papa sarà chiamato e sarà un santo padre, il padre di tutti, il padre della Chiesa, e non inciterà guerre tra i cristiani, ma quelle che vengono incitate da altri, egli le farà cessare con l'apostolica censura e papale maestà. » | |
(Lorenzo Valla, La falsa donazione di Costantino, (a cura di Olga Pugliese), Milano 2001, 247.)
|
La "Donazione di Costantino" fu pubblicata solo nel 1517 in ambiente protestante e diventò per la Riforma protestante uno dei temi che sostenevano la polemica antipapale luterana: Lutero lo usò in particolare nel suo appello "Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca sull'emendamento della cristianità" (1520) e nello scritto "La donazione di Costantino" (1537).
Il dibattito sulla datazione e sull'origine reali del documento ha presentato diverse e contrastanti ipotesi. Attualmente, gli studiosi esitano nella datazione tra la seconda metà dell'VIII secolo ed il pieno secolo IX. Restano fortemente discordi anche le opinioni sul motivo della falsificazione e sulle sue origini[3]
Note | |
| |
Bibliografia e fonti | |
| |
Voci correlate | |
Collegamenti esterni | |
|