Cum Multa Sint

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Cum Multa Sint
Lettera enciclica di Leone XIII
XI di LXXXVI di questo papa
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Data 8 dicembre 1882
(V di pontificato)
Traduzione del titolo Pur essendo molti
Argomenti trattati La comunione con i pastori della Chiesa
Enciclica precedente Auspicato Concessum
Enciclica successiva Supremi Apostolatus Officio

(IT) Testo integrale sul sito della Santa Sede.
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Cum Multa Sint ("Pur essendo molti") è un'enciclica di Papa Leone XIII, pubblicata l'8 dicembre 1882.

È un'esortazione al clero e al popolo spagnolo a coltivare la comunione con i propri vescovi.

Contenuto

Il papa inizia l'enciclica richiamando i numerosi meriti che resero grande la Spagna. Tra essi vi sono l'amore per la fede cattolica, e il grande rispetto verso la Sede Apostolica. Il popolo spagnolo offre chiara testimonianza di queste realtà con ogni sorta di espressioni, lettere generosità, pellegrinaggi affrontati per motivi religiosi.

La comunione con i pastori della Chiesa

Il Pontefice ricorda l'antico rispetto verso i Vescovi e verso i pastori più umili della chiesa spagnola come una sua caratteristica storica. Si mostra quindi preoccupato per l'apparire di tracce di dissenso, che dividono gli animi e turbano non poco la società.

Esorta pertanto alla comunione con i vescovi e con le direttive del Magistero.

Il rapporto tra la sfera religiosa e quella civile

L'enciclica fa esplicito riferimento all'interdipendenza tra le questioni religiose e quelle civili. Anticipa il grande dibattito dei rapporti tra politica e fede.

Nella seconda metà del documento si legge:

« Sarà inoltre opportuno, in primo luogo, ricordare la interdipendenza delle questioni religiose e civili poiché molti cadono nell'errore opposto. Taluni infatti sono soliti distinguere la politica dalla religione, non solo ma addirittura le disgiungono nettamente in modo che nulla vi vogliono scorgere di comune né ritengono che l'una possa influire sull'altra. Costoro, per certo, non sono molto lontani da chi preferisce una società costituita e amministrata senza Dio Creatore e Signore di tutte le cose, e incorrono in un errore tanto più grave in quanto avventatamente sottraggono allo Stato una copiosa fonte di beni. Infatti, dove la religione viene soppressa, è inevitabile che vacilli la solidità di quei principi che sono il fondamento della salute pubblica, che ricevono grande vigore dalla religione e che consistono soprattutto nel governare con giustizia e moderazione, nell'ubbidire per coscienza del proprio dovere, nel domare con la virtù la cupidigia, nel dare a ciascuno il suo, nel rispettare i beni altrui»
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