Vescovo

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Sant'Ambrogio, vescovo di Milano
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Fra i vari ministeri che fin dai primi tempi si esercitano nella Chiesa, secondo la testimonianza della tradizione, tiene il primo posto l'ufficio di quelli che, costituiti nell'Episcopato, per successione che risale all'origine, possiedono i tralci del seme apostolico.
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Il Vescovo (dal greco επίσκοπος, epískopos, "supervisore") è il pastore proprio di una Diocesi. È, per i fedeli a lui affidati, maestro di dottrina, sacerdote del sacro culto e ministro del governo[1]. Esercita il suo ministero in comunione con il Papa. I vescovi sono i successori degli apostoli.

Fondamento biblico

Il Signore Gesù costituì i dodici[2] apostoli[3], con a capo Pietro[4], come una comunità di persone "che stessero con lui e anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demoni" (Mc 3,14-15 ).

Nelle lettere pastorali si va delineando la terminologia degli episcopi, presbiteri, diaconi, anche se in tutto il primo secolo i termini hanno un significato funzionale e quindi non preciso teologicamente.

Nei Padri della Chiesa

Già Clemente Romano, alla fine del I secolo, parlava di successione apostolica:

« Non è lecito privare del loro servizio sacro quelli che furono stabiliti dagli apostoli e neanche i loro successori. » (1 Clem 44,3.)

Ignazio di Antiochia basa la figura e la dignità del vescovo sul fondamento degli apostoli e dice che la Chiesa locale dipende essenzialmente dal vescovo e senza di lui non sussiste. Inoltre afferma:

« Nessuno, di conseguenza, prenderà iniziativa, in ciò che riguarda la Chiesa, indipendentemente dal vescovo[5],nel quale sono somministrati nella verità i sacramenti e la predicazione. Nulla, dunque, si faccia senza o contro di lui. Dove sta lui, là sia tutta la comunità, così come dove Gesù Cristo è, là è la chiesa cattolica » (Ad Smyr. 8,1-2.)

Sant'Ireneo è il testimone indiscusso riguardo alla successione apostolica, poiché egli professa esplicitamente che la successione dei vescovi si fonda nella tradizione apostolica[6].

Approfondimento teologico

Inizialmente nominato dai fedeli, dal IX secolo viene eletto dal Papa e consacrato mediante l'Ordine Sacro che gli conferisce la pienezza del sacerdozio.

Tutti i Vescovi sono istituiti pastori, con il ruolo di essere guida dell'intero popolo di Dio: per questo (sia pure a titolo simbolico) a loro è sempre assegnato un territorio pastorale.

Il Diritto Canonico riconosce tuttavia particolari ruoli ai vari Vescovi che variano a seconda delle funzioni e dei ruoli stabiliti nei particolari contesti dal Papa:

  • i vescovi diocesani aventi in assegnazione la guida di una Diocesi;
  • all'interno delle singole diocesi possono esservi anche i vescovi titolari con il ruolo di aiutare nel suo ministero i vescovi diocesani. Essi possono avere una funzione specifica (nel qual caso si tratta di titolari coadiutori) o non aver ruoli particolari ma essere di vario ausilio (vescovi titolari ausiliari).

Per questa ragione la Chiesa è fondata negli apostoli, come annota san Tommaso d'Aquino:

« Occorreva che lo Spirito Santo fosse inviato in modo visibile, in particolare a Cristo, agli apostoli e a un primo gruppo di eletti; dai quali la Chiesa è stata in qualche modo fondata. »
(Summa Theologiae 1,43,7,6)

Gli apostoli oggi sono presenti simbolicamente nelle persone dei loro rappresentanti attuali, i vescovi, secondo la dottrina cattolica espressa nel Concilio Vaticano II:

« Perciò il sacro concilio insegna che i vescovi, per divina istituzione, sono succeduti al posto degli apostoli, quali pastori della chiesa e che chi li ascolta, ascolta Cristo, chi li disprezza, disprezza Cristo e colui che ha mandato Cristo. »

Con l'imposizione delle mani viene trasmesso ai vescovi il dono apostolico, cioè con la consacrazione episcopale viene conferito l'ufficio di santificare, insegnare e governare il popolo di Dio.

Questi doni vengono conferiti ontologicamente in virtù della consacrazione, però giuridicamente possono essere esercitati solo su mandato del papa (missione canonica).

Il ministero episcopale deve essere svolto sempre in comunione con il vescovo di Roma perché‚ la cattolicità sia piena[7].

Il compito d'insegnare è quello fondamentale, poiché‚ annunziare agli uomini il vangelo di Cristo, è uno dei primi doveri dei vescovi; e ciò facciano invitando gli uomini alla fede nella fortezza dello Spirito[8]

In forza della pienezza del Sacramento dell'Ordine, i vescovi svolgono anche la funzione di santificare il popolo di Dio per mezzo della comunicazione della grazia nei sacramenti, fra i quali eccelle l'eucaristia. Infatti ogni celebrazione dell'eucaristia è diretta dal vescovo, il quale ha l'incarico di presentare il culto della religione cristiana alla maestà e di regolarlo secondo i precetti del Signore e le leggi della chiesa, dal suo particolare giudizio ulteriormente determinante sua diocesi[9]. Essi sono i ministri originari del confermazione, i dispensatori degli ordini sacri e quelli che regolano le discipline penitenziali[10].

Pertanto i vescovi sono i principali dispensatori dei misteri di Dio e, nello stesso tempo, i promotori e i custodi di tutta la vita liturgica, nella chiesa a loro affidata[11].

Infine i vescovi sono preposti ai governo della loro diocesi vicari e delegati di Cristo[12]; essi cioè hanno il dovere di dare leggi al popolo di Dio, di giudicare e di regolare ciò che appartiene al culto e all'apostolato. Tale compito deve essere svolto con il consiglio, la persuasione, l'esempio, ma anche con autorità e la sacra potestà, della quale però non si servono se non per edificare il proprio gregge nella verità e nella santità, come il Vangelo ricorda che chi è il più grande si deve fare come il più piccolo e colui governa, come colui che serve (cfr. Lc 22,26-27 ).

In ciò seguono l'esempio di Cristo, come buoni pastori che conoscono loro pecore e sono da esse conosciuti; come veri padri che per il loro spirito di carità e di zelo verso tutti e alla cui autorità, tutti con animo grato si sottomettono. A proposito tornano alla memoria le stupende espressioni del vescovo d'Ippona, Agostino:

« Il capo del popolo deve capire di essere al servizio della moltitudine... Noi vescovi siamo i vostri servitori e i vostri compagni, perché‚tutti abbiamo lo stesso padrone... Noi siamo insieme superiori e subalterni. Camminiamo alla vostra testa, ma soltanto se contribuiamo al vostro bene... Se il vescovo non realizza questo programma, non è vescovo... di vescovo ha soltanto il nome. »
(Ser. Guelf. 32)

Ad Agostino fa eco la frase di LG 27:

« Il vescovo, mandato dal padre di famiglia a governare la sua famiglia, tenga innanzi agli occhi l'esempio del buon pastore, che è venuto non per essere servito, ma per servire (cf Mt 20,8 Mt 10,4 ) e dare la vita per le sue pecore (Gv 10,11 ). »
Note
Voci correlate