Evangelisti (Pontormo, Bronzino)
Pontormo, San Giovanni evangelista (1525 - 1528), olio su tavola | |
Evangelisti | |
Opera d'arte | |
Stato | Italia |
Regione | Toscana |
Regione ecclesiastica | Toscana |
Provincia | Firenze |
Comune | Firenze |
Diocesi | Firenze |
Ubicazione specifica | Chiesa di Santa Felicita, Cappella Capponi, cupola |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Firenze |
Luogo di provenienza | ubicazione originaria |
Oggetto | serie di dipinti |
Soggetto | San Matteo e l'angelo; San Marco evangelista; San Luca evangelista e il bue; San Giovanni evangelista |
Datazione | 1525 - 1528 |
Ambito culturale | |
Autori |
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Materia e tecnica | olio su tavola |
Misure | d. 77 cm (dipinto singolo) |
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Gli Evangelisti è una serie di quattro dipinti tondi, eseguiti fra il 1525 ed il 1528, ad olio su tavola, da Jacopo Carucci, detto il Pontormo (1494 - 1556), con la collaborazione dell'allievo Agnolo di Cosimo, detto il Bronzino (1503 - 1572), ubicati entro tondi sui pennacchi della cupola, nella Cappella Capponi all'interno della Chiesa di Santa Felicita a Firenze.
Descrizione
La serie è composta di quattro dipinti raffiguranti rispettivamente:
- San Matteo evangelista e l'angelo[1]
- San Marco evangelista e il leone[2]
- San Luca evangelista e il toro [3]
- San Giovanni evangelista e l'aquila [4]
Soggetti e note specifiche
San Giovanni evangelista
Nel dipinto è raffigurato:
- San Giovanni evangelista è presentato come un uomo anziano, calvo, con una lunga barba bianca, ma il corpo seminudo, avvolto solo da un vaporoso velo giallo e violaceo, è raffigurato giovane e muscoloso. L'Evangelista tiene in mano la penna per la scrittura si piega in avanti sugli avambracci, poggiando su un libro aperto (probabilmente l'Apocalisse) e ruota il capo verso destra, come a guardare l'Annunciazione. Il tenue violetto del drappo svolazzante nell'aria, che gli sfiora le spalle, appare come caratteristica dello stile dell'artista, compatibile appieno con i drappi della Deposizione (1525 ca.). La forza espressiva e la plasticità emergente pure rimandano alle opere del maestro più anziano, così come la pennellata fluida e febbrile, che smorza la luce.
Da notare:
- Questo tondo, con la mezza figura dell'Evangelista dalla potente forza espressiva e dalla plasticità emergente, ha trovato sempre tutti gli studiosi concordi nell'attribuzione a Pontormo, il quale, secondo le notizie riportate da Giorgio Vasari non avrebbe eseguito tutti e quattro gli evangelisti, ma solo di tre (o due).[5]
- Gli storici dell'arte sono d'accordo nel datare il dipinto fra il 1525 e il 1526, cioè appena ottenuto l'incarico da Lodovico Capponi.
San Luca evangelista
Nel dipinto compaiono:
- San Luca evangelista è ritratto con davanti a sé il libro e con la penna alla mano, mentre solleva lo sguardo rivolgendolo lo sguardo verso Dio Padre, affresco andato perduto. L'Evangelista è vestito con una casacca verde abbottonata maniche corte e a sbuffo, sotto le quali compaiono maniche più chiare e la camicia bianca arricciata ai polsini; il collo è nudo e virilmente scultoreo, mentre la mano sinistra sta piegata delicatamente sul braccio destro, come per fermare l'andamento di un drappo rosso che avvolge la sua intera figura, una nota di contrasto cromatico che accende la luminosità del tondo.
- Bue, simbolo dell'evangelista Luca, compare dietro la sua figura emergendo dal buio, con metà del muso e un occhio
Da notare:
- Per questo dipinto, come per altri due (San Marco e San Matteo), gli studiosi non sono concordi sull'attribuzione al Pontormo. L'imprecisione di Giorgio Vasari sulla vita del Bronzino, in cui lo indica autore di due Evangelisti e non di uno, come affermato nelle notizie sul Pontorno, ha fatto si che per identificare l'eventuale secondo autografo del Bronzino si è rimesso in discussione tutti i dipinti, escluso quello di San Giovanni evangelista.
- Il dipinto è datato al 1526 circa, nel periodo iniziale dei lavori nella Cappella Capponi.
San Marco evangelista
Nel dipinto è ritratto:
- San Marco evangelista è presentato come un giovane con la barba castana che, con un gomito poggiato sul libro che sta scrivendo, alza lo sguardo verso Gesù Cristo nella pala davanti a sé. Indossa una casacca rosso-arancio con effetti cangianti e molto scollata, che lascia intravedere la camicia sottostante di un bianco dai riflessi azzurri, visibile anche arricciata lungo la manica in modo da lasciare scoperto l'avambraccio.
Da notare:
- Il dipinto è fra i due, su quattro, dove gli studiosi sono più in disaccordo sull'attribuzione al Pontormo; anzi per il nome del Bronzino si sono schierati la maggior parte di questi avendo anche come sostegno a questa tesi la presenza di un disegno, sicuramente ascrivibile al Bronzino
- La datazione è sempre fra il 1525 ed il 1526, ossia fra le prime opere eseguite per la Cappella Capponi.
San Matteo evangelista
Nel dipinto sono raffigurati:
- San Matteo ha il braccio poggiato sul bordo e piegato per reggere il libro del suo Vangelo, mentre il busto snello è proiettato in avanti, con tanto di scorcio, scoprendo le spalle nude. La testa è alzata e guarda direttamente lo spettatore che si affaccia nella cappella. Un drappo violetto balena dal fondo scuro e incornicia, curvandosi, la figura dell'evangelista. Gli occhi dell'Evangelista, in base alle ultime analisi scientifiche, dovevano essere inizialmente rivolti verso l'alto.
- Angelo, simbolo dell'evangelista Matteo, sporge con una sola ala dal bordo inferiore, guardando verso l'Evangelista e restando semicoperto dal suo gomito.
Da notare:
- Tra le quattro figure degli Evangelisti è sicuramente quella dal taglio più statuario, con un trattamento più algido dell'epidermide e una ricerca di bellezza formale più classica nel volto, che a un primo sguardo potrebbe anche apparire femmineo. Si tratta di caratteristiche che ne fanno quasi certamente opera del Bronzino.
- L'attribuzione del dipinto trova gli storici dell'arte più concordi sull'assegnazione al Bronzino; tesi confermata anche dalla presenza di vari disegni preparatori, riferibili al Bronzino.
- Per la datazione, sappiamo da Giorgio Vasari che l'allievo lavorò con il maestro negli anni che questo era occupato nella decorazione della Cappella Capponi, 1525 – 1528, ma non ci fornisce nessuna altra informazione sui tempi relativi agli affreschi o alla pala d'altare.
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
- I quattro dipinti, entro tondi, con gli Evangelisti mostrano le figure a mezzo busto, in pose insolite e ricercate, spesso sporgenti in avanti, con innegabili riferimenti alle opere di Michelangelo, trasfigurati però in qualcosa di più inconsueto e ricercato, sicuramente mai realizzato prima a Firenze. Infatti, lo sfondo scuro fa risaltare le possenti torsioni dei corpi e gli ampi panneggi colorati che, gonfiandosi in maniera irreale, li avvolgono.
- Ogni Evangelista è riconoscibile per gli attributi iconografici molto sintetici ed è girato verso un elemento topico della cappella.
- L'attribuzione a Pontormo o Bronzino di ciascun tondo è una questione molto controversa, non ancora del tutto sbrogliata. Giorgio Vasari ricordò come il maestro più anziano, Pontormo, fece fare all'allievo un solo tondo, contraddicendosi poi in un'altra parte del testo, dove riferisce di due. È probabile che il San Giovanni evangelista sia di Pontormo, per la materia pittorica più eterea, mentre San Matteo è quasi certamente del Bronzino. Sugli altri due (San Luca e San Matteo) vi più incertezze tra gli storici dell'arte sull'attribuzione al Bronzino o al Pontormo.
- Nonostante le lievi differenze stilistiche, è chiaro come essi facciano parte di un programma unitario, come testimonia l'incrociarsi dei loro sguardi verso elementi precisi e fondamentali della decorazione della cappella.
Notizie storico-critiche
Nel 1525, Ludovico Capponi affidò a Pontormo la decorazione pittorica della cappella, appena acquistata da Bernardo Paganelli, nella Chiesa di Santa Felicita, situata a poca distanza dal suo palazzo e destinata ad essere la tomba per sé e la sua famiglia.
Per la cappella, oltre agli Evangelisti, il Pontormo eseguì:
- nella cupola, Dio Padre con quattro patriarchi, affresco (andato distrutto nel XVIII secolo per realizzare un affaccio dal contiguo Corridoio vasariano);
- nell'altare, il celebre dipinto con Trasporto di Gesù Cristo al sepolcro (1526 - 1528), olio su tavola;
- nella parete occidentale, Annunciazione (1527 - 1528), affresco.
Secondo Giorgio Vasari, i lavori furono tenuti in gran segreto dall'artista, che si fece coprire appositamente da una protezione lignea, e vennero completati nel 1528, suscitando al loro termine grande stupore in tutta la città:[6]
« | Ella (la decorazione pittorica della cappella) fu finalmente con meraviglia di tutta Firenze scoperta e veduta. » |
Note | |
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Bibliografia | |
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Voci correlate | |
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