François-Philippe Mésenguy
François-Philippe Mésenguy Religioso | |
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Età alla morte | 85 anni |
Nascita | Beauvais 22 agosto 1677 |
Morte | Saint-Germain-en-Laye 19 febbraio 1763 |
François-Philippe Mésenguy (Beauvais, 22 agosto 1677; † Saint-Germain-en-Laye, 19 febbraio 1763) è stato un teologo, scrittore e docente francese.
Cenni biografici
François-Philippe nacque a Beauvais il 22 agosto 1677 in una famiglia di condizioni umili.
Fece i suoi studi nella sua città sino al 1694, quando fu accolto nelle seminario des Trente-Trois[1] a Parigi. Dal 1707 al 1712 fu professore nel seminario parigino di Beauvais e ancora dal 1715 al 1728. In questo periodo ne divenne vice rettore, diretto da Charles Coffin e incaricato dell'insegnamento del catechismo. Date le dimissioni da questi incarichi, dedicò la seconda parte della sua vita alla scrittura, prendendo domicilio nei quartieri della montagne Sainte-Geneviève a Parigi, prima di stabilirsi a Saint-Germain-en-Laye dove morì nel 1763.
Fu tra i collaboratori del rinnovamento dei libri liturgici dell'arcidiocesi parigina, intrapresi durante l'episcopato di monsignor Charles-Gaspard-Guillaume de Vintimille du Luc (Ch), dove collaborò alla stesura del nuovo messale (1738), processionale (interamente redatto da lui nel 1739) e breviario (1745).
Nel campo teologico, tra le numerose opere in parte scritte nel quadro della sua attività di insegnante nel seminario parigino di Beauvais, la sua principale opera fu l'Exposition de la doctrine chrétienne, pubblicata la prima volta nel 1744. Per il grande successo l'opera fu costantemente riedita dall'autore nelle successive pubblicazioni, suscitando anche critiche da parte delle gerarchie ecclesiastiche.
L'opera del Mésenguy fu l'inizio del dissidio tra la Spagna di Carlo III e la Santa Sede, scoppiato a proposito del catechismo dell'appellante francese. Quest'opera era già stata condannata sotto papa Benedetto XIV nell'edizione francese. Tuttavia fra il 1758 e il 1760, Giovanni Gaetano Bottari[2] ne aveva fatto stampare a Napoli una traduzione italiana lievemente corretta, che ebbe grande diffusione. Nel 1761 Clemente XIII la sottopose al Sant'Uffizio, nel quale ormai i filogiansenisti erano in minoranza e il catechismo venne condannato, nonostante le pressioni del Bernardo Tanucci[3] e del ministro spagnolo Wall. Insieme con il breve di condanna In Dominico Agro del 14 giugno 1761, il papa indirizzò ai vescovi una enciclica raccomandando loro l'uso del catechismo romano. Il Tanucci reagì duramente, rifiutando il breve e negando l' exequatur[4] al catechismo romano. Anche Carlo III fu molto colpito dalla condanna di quest'opera, che egli aveva fatto adottare al principe ereditario e perciò il 18 gennaio 1762 promulgò una prammatica che sottoponeva al regio exequatur tutti i brevi e le ordinanze della Santa Sede.
La nuova condanna che colpì il catechismo non impedì al Bottari di continuarne il commercio a Roma, mentre anche i governi veneziano, francese e imperiale respingevano il breve di proibizione di Clemente XIII.
L'autore, molto rammaricato per la decisione pontificia, scrisse una accorata lettera al papa, dove chiedeva di essere chiamato a giustificare gli eventuali errori e che comunque egli, non conoscendo l'italiano, non poteva giudicare i risultati della traduzione. Scrisse anche una lettera al cardinale Passionei, chiedendogli il suo aiuto, in quanto il nunzio a Parigi, non aveva inviato a Roma, la sua lettera al papa.
Morì a Saint-Germain-en-Laye, nei pressi di Parigi, il 19 febbraio 1763.
Note | |
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Bibliografia | |
(FR) James, J. Jh Claris, Dictionnaire des hérésies, des erreurs et des schismes ... su books.google.ch, Parigi, 1853, p. 655 (FR) Biographie universelle, ancienne et moderne, ... su books.google.ch, Parigi, 1821, p. 405 (FR) François-Philippe Mésenguy, Mémoire justificatif du livre intitulé : "Exposition de la doctrine ... su books.google.ch, Parigi, 1763 |