Gesù Cristo crocifisso (Alberto Sotio)
Alberto Sotio, Gesù Cristo crocifisso (1187), pergamena applicata su tavola sagomata | |
Croce di Alberto Sotio o Crocifisso di Spoleto | |
Opera d'arte | |
Stato | Italia |
Regione | Umbria |
Regione ecclesiastica | Umbria |
Provincia | Perugia |
Comune | Spoleto |
Diocesi | Spoleto-Norcia |
Ubicazione specifica | Cattedrale di Santa Maria Assunta |
Uso liturgico | quotidiano |
Comune di provenienza | Spoleto |
Luogo di provenienza | Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo |
Oggetto | Croce dipinta |
Soggetto | Gesù Cristo crocifisso tra Maria Vergine addolorata e san Giovanni evangelista; Ascensione di Gesù Cristo tra angeli |
Datazione | 1187 |
Ambito culturale | |
Autore | Alberto Sotio |
Materia e tecnica | pergamena dipinta applicata su tavola sagomata |
Misure | h. 278 cm; l. 200 cm |
Iscrizioni | IHC NAÇARENUS / REX IUDAEORUM |
Note | |
opera datata e firmata | |
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Gesù Cristo crocifisso, detta anche Croce di Alberto Sotio o Crocifisso di Spoleto, è una croce dipinta, realizzata nel 1187, su pergamena applicata su tavola sagomata, da Alberto Sotio (doc. XII secolo), proveniente dalla Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo a Spoleto (Perugia) ed attualmente conservato nella Cattedrale di Santa Maria Assunta della medesima città.
Descrizione
Soggetto
Nella croce dipinta e sagomata compare, al centro:
- Gesù Cristo crocifisso con gli occhi aperti, l'incarnato roseo, il volto sereno delicatamente piegato a destra, il corpo senza spasimi e i piedi inchiodati separatamente alla pedana: questo tipo di iconografia, con Gesù vivo e vittorioso sulla morte, viene detta Christus triumphans (in italiano, Cristo trionfante). Inoltre, il Cristo compare nudo con un semplice perizoma trasparente, che gli cinge i fianchi, elegantemente drappeggiato e fermato da una cintura; l'aureola realizzata a rilievo è decorata da gemme in pasta vitrea, segno della grande preziosità richiesta dal committente; i capelli divisi da una scriminatura centrale, disegnano ciocche allineate e ben raccolte, quattro delle quali scendono per posarsi delicatamente sulla sua spalla sinistra ed altrettante sulla destra; dalle ferite su mani e piedi scendono rivoli di sangue stilizzati. La linea ideale che percorre il corpo del Redentore è una retta e la sua postura composta determina la definizione delle muscolature dell’addome e dei pettorali, evidenziandone la volumetria. La forte geometrizzazione delle anatomie corrisponde ad una ricerca estetica che si fonda su un perfetto equilibrio tra rappresentazione ideale della morte e peso specifico del corpo. L'imperturbabilità e la natura ieratica del crocifisso fanno di questa rappresentazione cristologica un’immagine venerabile, una vera icona.
Negli scomparti laterali sono presentate due figure, rappresentati in formato ridotto e pietosamente rivolte verso Gesù:
- a sinistra: Maria Vergine addolorata appoggia il viso sulla mano in segno di grande dolore, secondo decodificata posa bizantina del dolente. La Vergine indossa un manto rosso che indica la sua straordinaria vicinanza al divino in quanto madre di Dio (il rosso è il colore del divino e del rango imperiale) ed una tunica blu, che scende fino ai piedi, indica la sua creaturalità (il blu, infatti, e il colore della terra).
- a destra: San Giovanni evangelista indica Cristo con la mano invitando i fedeli alla meditazione e alla preghiera.
Nelle terminazioni del montante della croce:
- nella cimasa: Ascensione di Gesù Cristo, nel quale compaiono:
- Gesù Cristo, presentato entro una mandorla di luce, sorregge in mano una piccola croce e si rivolge verso l'alto a Dio Padre;
- Quattro angeli sorreggono la mandorla di luce che indica la potenza e la divinità di Gesù.
- nel suppedaneo: Teschio di Adamo rimanda al posto della crocifissione (detto Golgota, che nella lingua ebraica significa "luogo del cranio"), dove secondo la tradizione venne sepolto il primo uomo ed è qui simbolo dell'uomo redento dal sacrificio di Gesù. Infatti, Adamo rappresenta tutta l'umanità, e il sangue di Gesù che cade sul suo teschio sta a significare che Cristo è morto per tutti gli uomini.
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
- Per quanto riguarda la tecnica, la croce è composta da assi di legno di qualità diversa unite insieme. La traversa è in legno di noce, mentre il montante è di pioppo. In origine c'era un aggancio metallico per sorreggere la croce mediante un tirante. La pittura, realizzata con tempera all'uovo, non è stata stesa direttamente sulla croce, ma su pergamena, preparata con vari strati sempre più sottili di gesso e colla, e successivamente applicata sulla tavola lignea.
- I colori, simboleggiando il tema del "trionfo sulla morte", sono molto brillanti, hanno tonalità sature e accese e sono stati impiegati pigmenti preziosi come l'azzurro ultramarino, le lacche e l'oro. La linea stilizzata e insistita che descrive i contorni e i dettagli risente dell'influenza dell'arte bizantina, soprattutto romana, mentre la plasticità dovuta alla resa chiaroscurale si avvicina alle testimonianze della pittura romanica dell'Italia meridionale.
- La triade formata da Gesù Cristo crocifisso con ai lati la Madonna addolorata e san Giovanni evangelista viene tradizionalmente definita Deesis: Maria Vergine, madre di Cristo e simbolo della Chiesa), secondo la tradizione è collocata alla destra del Figlio, mentre a sinistra compare l'Apostolo, simbolo delle Sacre Scritture.
Iscrizioni
Nella croce dipinta figurano quattro iscrizioni:
- sulla cimasa è riportato il titulus crucis:
(LA) | (IT) | ||||
« | IHC NAÇARENUS / REX IUDEORUM » | « | Gesù il Nazareno, Re dei Giudei » |
- sugli scomparti laterali sotto le due figure sacre per identificarle;
- sulla terminazione inferiore del montante si legge la datazione dell'opera (su sfondo bianco) e la firma del pittore (su sfondo rosso):
« | A.D. MCLXXXVII / OPUS ALBERTO SO(tio) » |
Notizie storico-critiche
L'opera venne realizzata da Alberto Sotio nel 1187 per la piccola Chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, dove è rimasta fino al 1877, anno in cui fu trasferita definitivamente nella Cattedrale di Santa Maria Assunta di Spoleto.
Bibliografia | |
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