Gesù fra i dottori (Albrecht Dürer)
Albrecht Dürer, Gesù fra i dottori (1506), olio su tavola | |
Gesù fra i dottori | |
Opera d'arte | |
Stato | Spagna |
Comunità | Madrid |
Regione ecclesiastica | [[|]] |
Provincia | Madrid |
Comune | Madrid |
Diocesi | Madrid |
Ubicazione specifica | Museo Thyssen-Bornemisza |
Uso liturgico | nessuno |
Oggetto | dipinto |
Soggetto | Disputa di Gesù con i dottori nel Tempio |
Datazione | 1506 |
Ambito culturale | |
scuola danubiana | |
Autore | Albrecht Dürer |
Materia e tecnica | olio su tavola |
Misure | h. 64,3 cm; l. 80,3 cm |
Iscrizioni | 1506 / A.D. / Opus Quinque Dierum |
Stemmi, Punzoni, Marchi | stemma famiglia Barberini |
Note | |
opera datata e firmata | |
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La Gesù fra i dottori è un dipinto, eseguito nel 1506, ad olio su tavola, dal pittore tedesco Albrecht Dürer (1471 - 1528), conservato nel Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid (Spagna).
Descrizione
Soggetto
La scena del dipinto si svolge nel Tempio di Gerusalemme, dove compaiono:
- al centro, Gesù dodicenne ha il volto triste, ma sereno, sta enumerando con calma i concetti, come un maestro che spiga agli allievi. Questi sono allievi particolari, ammutoliti dalla sua conoscenza della dottrina della Fede, tema per loro ben noto. Le sue mani sono molto espressive, oggetto di un disegno preparatorio, oggi conservato nella collezione Blasius a Braunschweig (Germania).
- Sei dottori, attorno a Gesù, disputano con lui sulle verità; si stagliano quasi fluttuando, senza riferimenti spaziali precisi. Molto originali sono le loro fisionomie, una vera e propria galleria di volti che dimostrano stupore, meraviglia, perplessità e talvolta venati da un livore maligno o con atteggiamenti inquisitori, con il ricorso a pesanti tomi, aperti quasi con arroganza, nel tentativo di dimostrare i propri assiomi. Si noti in particolare:
- a destra, Dottore, accanto a Gesù, il quale è una vera e propria caricatura, ha le mani nodose che segnalano nervosismo e confusione. La sua immagine riprende alcuni studi di Leonardo da Vinci, che forse Albrecht Dürer aveva visto;
- in basso a sinistra, Dottore con attaccato sul berretto, un cartellino con i versetti della Bibbia, scritti in ebraico e portati sulla fronte indicano la stretta osservanza giudaica, come usavano fare i farisei;
- in basso a destra, Dottore, che sembra riprendere un personaggio dipinto da Giovanni Bellini nel Compianto su Gesù Cristo morto (1500 ca.), oggi conservato nella Galleria degli Uffizi di Firenze.
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
- Il fulcro della scena del dipinto è il vortice costituito dalle mani di Gesù e da quelle del dottore più mostruoso, che sembrano trasferire la disputa dalla voce al gesto. Le dita di questo personaggio arrivano quasi a toccare, come in una sfida, quelle di Gesù. Spesso, nelle opere medievali e rinascimentali, non è il volto ad esprimere i moti dell’anima dei personaggi; tale compito è delegato alle mani. La cosiddetta "mano parlante" può assumere tante forme: il gesto davanti a cui ci si trova è definito disputatio, ed esprime la forza argomentativa dei personaggi, il cui confronto è rappresentato tramite il contatto fisico che intercorre tra le mani di Gesù e quelle di uno dei dottori – il cui sguardo vacuo, com’è stato evidenziato nel corso del laboratorio, denota una fede cieca nelle proprie convinzioni.
- In modo del tutto inconsueto ma efficace, Albrecht Dürer ha concentrato la scena solo sull'immagine molto ravvicinata dei personaggi dell'episodio evangelico, ridotti a sei, rinunciando a qualunque particolare ambientale. La cronaca dettagliata del brano di Luca lascia il posto ad un serrato ed inquietante dibattito.
- Il volto di Gesù è quello di un bel ragazzo, con i capelli fluenti, florido e colorito. La scelta dell'autore di porgli esattamente a fianco (e alla stessa altezza) un dottore particolarmente brutto (mento sporgente, labbra enormi, pelle raggrinzita) è forse un'eco dell'asserto di Leonardo da Vinci (1452 – 1519) che aveva scritto:
« | Il brutto afferma ancor più la bellezza a lui vicina. » |
- Nella composizione pittorica, particolarmente accalcata e con le figure scalate senza una vera prospettiva, sono sette i volti rappresentati, ma l’unico che attira lo sguardo dello spettatore è quello di Gesù, alludendo così al Sal 26,8 :
« | Di te ha detto il mio cuore: «Cercate il suo volto»; il tuo volto, Signore, io cerco. » |
Iscrizioni
Nel dipinto figura un'iscrizione collocata sul segnalibro nel volume che tiene il dottore, in basso a sinistra, dove si legge la datazione dell'opera ed il monogramma del pittore:
(LA) | (IT) | ||||
« | 1506 / A.D. / Opus Quinque Dierum » | « | Fatto in cinque giorni » |
Inoltre, figurano alcuni versetti della Bibbia, scritti in ebraico, sul cartellino del berretto nella testa del dottore in basso a sinistra.
Stemmi
Nell'opera sono presenti, sul retro, due sigilli con due blasoni con:
- stemma della famiglia Barberini.
Notizie storico-critiche
Il pittore dipinse l'opera a Venezia, tra il 1505 tarda estate e l'autunno del 1506, ossia durante il suo secondo soggiorno in Italia. Nel corso dei mesi vissuti nella città veneta, Dürer mantiene un’intensa corrispondenza con uno dei suoi amici d'infanzia, Willibald Pirckheimer (1470 - 1530), umanista e poeta. In una delle lettere indirizzate all’amico, datata 23 settembre 1506, l'artista menziona l’esecuzione di un dipinto (probabilmente questo), mentre lavorava alla pala d'altare della Festa del Rosario[1], affermando:
« | Ecco, io ho finito una tavola ed anche un'altra come non ne avevo mai fatte prima » |
Alcuni studiosi ipotizzano che l'opera fu donata al pittore veneziano Giovanni Bellini (1433 ca. – 1516), poiché nella casa di questi la poté probabilmente vedere Lorenzo Lotto (1480 – 1557), il quale riprese una delle figure dei dottori per un personaggio del suo dipinto con la Sacra conversazione (1508), oggi esposto nella Galleria Borghese a Roma.
Nel 1634, l'opera è registrata nell'inventario della collezione Barberini: infatti, tale passaggio è confermato anche dalla presenza nel retro dell’opera di due sigilli con lo stemma della famiglia.
Nel 1934, il dipinto si trovava presso la Galleria Mercuria di Lucerna (Svizzera), dove venne acquistato, nello stesso anno, per la raccolta Thyssen-Bornemisza.
Note | |
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Bibliografia | |
Voci correlate | |
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