Tempio di Gerusalemme

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Tempio di Gerusalemme

ModelloTempio.jpg

Plastico ricostruttivo del tempio di Erode il Grande (Holyland Model of Jerusalem, 1966)
Civiltà Ebraica
Oggetto generico Struttura per il culto
Oggetto specifico Tempio
Fondatore Salomone
Inizio della costruzione 960 a.C. ca.
Completamento 64 d.C.
Distruzione 70 d.C.
Localizzazione
Stato bandiera Israele
Comune Stemma Gerusalemme
Coordinate geografiche
31°46′40″N 35°14′08″E / 31.77765, 35.23547 bandiera Israele

Il Tempio di Gerusalemme è stato la sede principale del culto a Dio dell'ebraismo classico, dalla sua fondazione attribuita a Salomone nell'epoca monarchica (regno 970-931 a.C.) fino alla sua distruzione da parte dei Romani nel 70 d.C. Era situato a Gerusalemme nella collina (monte) di Sion.

La storiografia è solita distinguere tra:

  • primo tempio, o tempio di Salomone, dalla sua fondazione a opera del re ebraico fino alla sua distruzione a opera dei babilonesi nel 587 a.C., in occasione della conquista di Gerusalemme e del conseguente esilio babilonese;
  • secondo tempio, ricostruito dagli Ebrei ritornati in Giudea dopo l'esilio, attivo a partire dal 515 a.C.;
  • tempio di Erode, costituito dagli ampliamenti finanziati dal re Erode il Grande a partire dal 19 a.C. ca., tra i quali l'imponente spianata del tempio tuttora esistente. Questa fu anche sede della predicazione di Gesù e luogo della cosiddetta purificazione del tempio da lui compiuta quando scacciò i mercanti lì attivi. I lavori iniziati da Erode terminarono nel 64 d.C., pochi anni prima della distruzione da parte dei Romani nel 70 d.C;
  • terzo tempio, atteso dall'escatologia ebraica, che sarà realizzato dal Messia futuro.

In seguito alla conquista islamica di Gerusalemme nel 638, sul sito della spianata erodiana vennero costruite la Moschea al-Aqsa e la Cupola della Roccia, tuttora esistenti. Per gli ebrei il luogo svolge funzioni di culto e di preghiera presso il muro del pianto (o muro occidentale), situato in corrispondenza di uno dei muri di contenimento della spianata.

Lo studio archeologico diretto di questo sito non è possibile data la sacralità del luogo e le uniche fonti storiche sulle quali è possibile fare affidamento sono quelle testuali, in particolare i testi biblici.

I templi cananei

Fondamenta del tempio paleosiriano di Tell Tayinat con pianta simile a quella del tempio di Gerusalemme (foto di Stephen Batiuk).

I moderni scavi archeologici nell'area siro-palestinese hanno portato alla luce i resti (prevalentemente fondamenta) di numerosi templi preisraelitici, che sembrano essere stati presenti pressoché in tutte le città di una certa consistenza demografica. Al periodo del bronzo antico (c.a 3150-2200 a.C.) risalgono i templi di Engaddi, Meghiddo, Ai, Arad. Al bronzo medio e tardo (c.a 2200-1200) risalgono i templi di Lachis, Bet-Sean, Cazor e ancora Meghiddo. Al periodo del ferro (c.a 1200-587 a.C.) risalgono i templi non israelitici di Asdod e Bet-Sean, come anche i tempi israelitici di Cazor, Dan e Arad.

Le piante di questi templi appaiono variegate: pianta rettangolare o quadrata; cella unica, o bipartita, o tripartita; ingresso frontale (assiale) o laterale; presenza o meno di portici e/o colonne.

Di particolare interesse è l'edificio II del sito di Tell Tayinat (attuale Turchia del sud, nei pressi di Antiochia), risalente all'età del ferro e scavato tra il 1935 e il 1938. Presenta una pianta che doveva essere diffusa nella Siria del II millennio (cfr. anche il tempio D di Ebla e il tempio di Alalakh IV) e che corrisponde anche alla descrizione biblica del tempio di Salomone: era un tempio rettangolare (11,75 x 25,35 m.) tripartito con direzione assiale, con all'ingresso una colonna, quindi un vestibolo, una cella lunga e un sancta sanctorum breve.[1]

Gli antichi templi ebraici

Il tempio di Salomone era situato nella capitale e dunque era il luogo di culto principale, ma non era l'unico tempio ebraico. Tra i secoli XI-VI a.C., oltre alle evidenze archeologiche riscontrate a Cazor, Dan e Arad, dalle fonti bibliche sono attestati templi a Sichem (Gs 24,26 ), Gabaon (1Re 3,4 ), Galgala e Bersabea (Am 5,5 ) e i templi sincretici di Betel e Dan dove il re Geroboamo collocò due vitelli d'oro (1Re 12,26-33 ).

A questi templi vanno affiancate le "alture", luoghi di culto spesso sincretici e oggetto ricorrente di denuncia dei profeti e degli scrittori dei libri biblici (cfr. 1Re 15,14;22,44 ; Os 4,13;10,8 ecc.). La riforma religiosa di Giosia del 622 a.C. sembra aver vietato le alture a vantaggio del culto centralizzato a Gerusalemme (2Re 23,8-10 ).

Il tempio del monte Garizim, costruito in Samaria attorno al 450 a.C. e distrutto attorno al 150 a.C., era dedicato a YHWH ma veniva giudicato eretico e scismatico dall'ebraismo ufficiale (cfr. Gv 4,20 ).

Nella diaspora, cioè per gli Ebrei che si erano insediati al di fuori della Palestina, sono attestati il tempio di Elefantina nell'alto Egitto, tra circa il 494 e 410 a.C. e il tempio di Leontopoli nel basso Egitto, attivo tra il 160 a.C. e il 73 d.C.

La tenda dell'alleanza

Ricostruzione moderna a grandezza naturale della tenda dell'alleanza, sita nel Timna Valley Park, Israele del sud.

Secondo i testi biblici, il primo luogo di culto ebraico è stata la tenda dell'alleanza (o dimora, tabernacolo, o tenda del convegno) fatta costruire da Mosè durante il soggiorno nel deserto del Sinai dopo l'uscita dall'Egitto (c.a. 1200 a.C.). In Es 25-30 Dio fornisce a Mosè dettagliate descrizioni per la costruzione della tenda e degli arredi sacri, più altre indicazioni per il culto. In Es 31,2 Dio indica a Mosè colui che deve coordinare la costruzione della tenda, "Besalèl, figlio di Urì, figlio di Cur, della tribù di Giuda", che sarà aiutato da "Ooliàb, figlio di Achisamàc, della tribù di Dan" (Es 31,6 ) e da "ogni artista" disponibile. La realizzazione della tenda e degli arredi liturgici, inclusa l'arca dell'alleanza, è descritta in Es 35-39 .

Secondo la descrizione fornita, era una tenda attorniata da un recinto di teli, il tutto smontabile per seguire il popolo ebraico nelle sue varie tappe. Tra il recinto e la tenda, all'aperto, si trovava l'altare degli olocausti (cioè i roghi rituali di animali) e un bacino o lavabo di bronzo. All'interno della tenda si trovava il candelabro a sette braccia (menoràh), un tavolo per i pani dell'offerta e un piccolo altare dove veniva bruciato l'incenso. Una sezione interna della tenda era delimitata da una cortina sorretta da colonne, all'interno della quale si trovava l'arca dell'alleanza.

Dato che la stesura definitiva del libro dell'Esodo e degli altri testi biblici è avvenuta a Gerusalemme al ritorno dall'esilio babilonese (c.a 500 a.C.), mentre si stava costruendo il secondo tempio (cfr. dopo), non è possibile definire con sicurezza quanto di queste descrizioni derivasse da secolari ricordi tramandati oralmente, o quanto derivasse dalla ristrutturazione del tempio alla quale i redattori sacri potevano partecipare ed essere testimoni. È dunque possibile che la descrizione sia più attinente all'edificio del secondo tempio, che non alla tenda del convegno costruita da Mosè.

Dopo l'insediamento del popolo ebraico in Palestina, a partire c.a dal 1200 a.C., la tenda fu collocata temporaneamente a Betel (Gdc 20,26-27 ), poi l'arca è attestata a Silo dove sembra aver risieduto per un lungo tempo in un apposito tempio (1Sam 3,3 ) e venne infine trasferita sul monte Sion a Gerusalemme dal re Davide (2Sam 6 ).

La funzione religiosa del tempio

Da un punto di vista teologico, il tempio rappresentava la sede dove Dio (nonostante la sua illimitata onnipresenza) aveva scelto di abitare: cfr. p. es. 1Re 8,13 ; Sal 132,13-14 . Alcuni oracoli profetici mettono in guardia (pur senza disprezzarlo e rinnegarlo) dal confidare in maniera automatica sulla sacralità del luogo esortando i fedeli a vivere anche un'interiore e autentica vita spirituale: Mi 3,11 ; Ger 7,4 ; Is 1,10 , e altri.

Da un conseguente punto di vista liturgico, in esso avevano luogo i sacrifici cruenti (cioè le uccisioni e roghi di animali offerti a Dio), in particolare il tamid (sacrificio perpetuo cioè quotidiano) e gli olocausti che i fedeli potevano offrire come supplica o ringraziamento.

Il tempio era inoltre le meta dei pellegrinaggi che ogni pio ebreo era tenuto a fare in occasione di tre feste particolari, cioè Pasqua, la festa delle settimane e la festa delle capanne.

Il tempio di Gerusalemme lungo i secoli

Il tempio di Salomone

Ipotetica planimetria del tempio di Salomone. È possibile che la prima cella, il vestibolo, fosse già più ampia della larghezza del tempio, caratterista solitamente attribuita al successivo secondo tempio.

Secondo il resoconto biblico, re Davide aveva intenzione di costruire un tempio a Gerusalemme per ospitare l'arca dopo averla ivi trasferita, ma Dio stesso per bocca del profeta Natan gli impose di non procedere (2Sam 7 ). Fu invece suo figlio, il re Salomone, che costruì il tempio di Gerusalemme (oltre alla reggia e alla casa per la moglie figlia del faraone) con l'aiuto di materiali e maestranze fenice fornite da Chiram re di Tiro (1Re 5,16-6,38 ). I tardivi (IV-III secolo a.C.) Libri delle Cronache descrivono la costruzione del tempio (2Cr 1,18-5,14 ) in termini non differenti alla descrizione fornita da 1Re, ampliando però il ruolo svolto dal re Davide, il quale avrebbe istruito il figlio Salomone circa la costruzione del tempio e avrebbe radunato in anticipo il materiale necessario (1Cr 28,1-29,8 ).

Secondo il testo biblico la costruzione avvenne tra il 4º e l'11º anno del suo regno, che rimanda al periodo attorno al 960 a.C. Gli arredi liturgici in bronzo furono eseguiti da un altrimenti ignoto artigiano, Chiram di Tiro (1Re 7,13-51 ), da non confondere col monarca. La costruzione è presentata come ex-novo, ma è anche possibile che si sia trattata di una ristrutturazione di un precedente tempio cananeo, lasciando intatte le strutture murarie portanti.

Le dimensioni del tempio sono descritte in 1Re 6,2 : "60 cubiti di lunghezza, 20 di larghezza, 30 cubiti di altezza", cioè circa 30x10x15 metri. Come riscontrato per altri templi coevi (cfr. Tell Tayinat) e come suggerito da un particolare di una visione di Ezechiele (8,16) verosimilmente era orientato, cioè con l'ingresso rivolto a est e la cella interna a ovest.

La cella interna (debìr, santo dei santi) era cubica con lati di 20 cubiti (c.a 10 metri) e rivestita d'oro. Verosimilmente era sopraelevata rispetto alla cella principale (hehàl) e accessibile con una scalinata. Conteneva l'arca dell'alleanza e anche le statue di 2 cherubini di legno, placcate d'oro, alti 10 cubiti (c.a 5 metri).

La cella principale era illuminata da alte finestre con inferriate e conteneva l'altare degli incensi, quello dei pani dell'offerta, la menoràh e altri candelabri. Le pareti erano rivestite di legno e ornate con figure di fiori, palme e cherubini, rivestite d'oro.

Nella facciata frontale, ai lati dell'ingresso alla prima cella del vestibolo (ulàm), erano presenti due colonne di bronzo alte 18 cubiti (c.a 9 metri), ornate da reticoli e catene e chiamate Iachin ("YH stabilì") e Boaz ("in lui è la forza"). È possibile che il vestibolo fosse più ampio della larghezza del tempio, caratterista solitamente attribuita al successivo secondo tempio.[2]

All'esterno del tempio, sul retro e sui fianchi, erano presenti delle camere disposte su 3 ordini con l'altezza di ognuno di 5 cubiti (1Re 6,5-10 ), per un'altezza complessiva pari alla metà di quella del tempio. È possibile che queste stanze non siano state realizzate all'epoca di Salomone ma risalgano ad ampliamenti successivi.

Di fronte all'ingresso del tempio era presente un cortile, di ampiezza imprecisata, recintato da un muro di pietra e legno. Conteneva l'altare degli olocausti, un ampio lavabo di bronzo ("mare di bronzo") con diametro 10 cubiti e altezza 5 cubiti e altri 10 lavabi mobili e più piccoli in bronzo. Alcuni passi (1Re 7,12 ; 2Re 23,12 ) citano 2 cortili, il secondo dei quali verosimile ampliamento esterno del primo e non è chiaro se risalga all'originale costruzione salomonica o se sia un ampliamento successivo.

Il tempio venne devastato e saccheggiato in occasione della conquista di Gerusalemme del 587 a.C. a opera delle truppe babilonesi di Nabucodonosor (2Re 25,8-17 ; Ger 52,12-23 ): vennero asportati gli oggetti sacri e gli arredi architettonici di bronzo, come il Mare e le due colonne all'ingresso. Non è citato il destino dell'arca dell'alleanza, ma verosimilmente fu anch'essa distrutta e depredata. Come data della caduta di Gerusalemme e della distruzione e incendio del tempio viene indicato il 7 Av (2Re) o il 10 Av (Ger), discrepanza solitamente armonizzata come indicazioni dell'inizio e della fine dell'incendio. Nella tradizione ebraica la memoria liturgica ricorre il 9 Av, Tisha beAv: "nono (giorno) in (il mese di) Av".

Il libro di Ezechiele riporta una dettagliata visione del profeta datata a 14 anni dopo la distruzione (Ez 40-48 ). Il nuovo tempio è descritto con dettagli non sempre armonizzabili e di facile comprensione e non ci è dato sapere in che misura descrivevano il primo tempio distrutto oppure possono essere stati ispirazione per la ricostruzione del secondo tempio.

Il secondo tempio

Ipotetica planimetria del secondo tempio.

Il periodo dell'esilio babilonese, iniziato con la deportazione del 597 e altre successive, si concluse quando Ciro re dei Persiani conquistò Babilonia (539) e permise il rientro nelle terre d'origine delle popolazioni deportate (538).

Il libro di Esdra riporta due decreti di Ciro, in entrambi i quali il re dà dirette disposizioni per il ritorno degli esuli e la costruzione del tempio di Gerusalemme (Esd 1,2;6,3 ). La riedificazione del tempio sarebbe iniziata subito dopo il rientro degli esuli, ma venne poi ostacolata da non meglio precisati "nemici di Giuda e di Beniamino" e "popolazione locale" (Esd 4,1-5 ), verosimilmente pagani importati dagli Assiri. La predicazione dei profeti Aggeo e Zaccaria diede nuovo impulso ai lavori e convinse il governatore persiano Zorobabele a impegnarsi con maggiore decisione. I lavori terminarono nella primavera del 515 a.C. (Esd 6,15 ).

È verosimile che questa "costruzione" debba essere intesa, piuttosto che come una riedificazione ex-novo dalle fondamenta, come una restaurazione del tempio, che doveva essere rimasto abbandonato e inattivo negli anni dell'esilio. Non sono descritte nel dettaglio le opere architettoniche intraprese. Le misure dell'edificio descritte nel decreto ("la sua altezza sia di 60 cubiti, la sua larghezza di 60 cubiti", Esd 6,3, viene taciuta la lunghezza) sono diverse da quelle attribuite al tempio salomonico in 1Re 6,2, dove si parla di altezza di 30 cubiti e larghezza di 20 cubiti. Dato che Esd è coevo al secondo tempio l'indicazione deve essere attendibile e solitamente viene interpretata come relativa al solo vestibolo, che doveva essere più ampio rispetto alle dimensioni originarie. Ampliamento che può essere stato realizzato anche in qualche secolo precedente.

Erano ancora presenti le stanze su tre piani che attorniavano i fianchi e il retro del primo tempio e i due atri antistanti al tempio erano circondati da stanze (Nee 12,44; 13,4-8 ), forse costruite all'epoca del primo tempio.

L'arredamento interno non viene descritto con precisione, ma è verosimile che il santo dei santi fosse vuoto (senza più l'arca e le due statue dei cherubini) e che la sala contenesse la menoràh (senza gli altri 10 candelabri), l'altare dell'incenso e quello dei pani dell'offerta (1Mac 1,21-22 ).

Plastico di come poteva apparire il tempio e i due cortili antistanti all'epoca del secondo tempio e del tempio di Erode (Holyland Model of Jerusalem, 1966).

Nel 169 a.C. il tempio venne saccheggiato dal sovrano siriaco Antioco IV Epifane, al tempo della forzata ellenizzazione della Giudea (1Mac 1,21-23 ; 2Mac 5,15 ), ma i sacrifici continuarono. Fu due anni dopo (167 a.C.) che il tempio fu trasformato in un luogo di culto pagano, sacrificandovi anche maiali (sacrifici comuni per i greci ma blasfemi per gli ebrei) e collocando sull'altare degli olocausti un idolo di Zeus, "abominio della desolazione" (1Mac 1,54 ; 2Mac 6,2 ). Solo in seguito alla rivolta autonomista dei Maccabei e alla riconquista di Gerusalemme, nel 164 il tempio venne purificato e consacrato ("hanukka", 1Mac 4,36-59 ) e il culto riprese.

Il tempio di Erode

Ipotetica planimetria del tempio di Erode.

Il re Erode (37-4 a.C.), tra le molte opere edilizie attuate nel suo regno, dispose anche la ristrutturazione e ampliamento del tempio di Gerusalemme. Lo scrittore ebreo-romano Giuseppe Flavio descrive le opere attuate come anche le architetture del tempio e dei complessi circostanti, fornendo una chiara immagine di come doveva apparire all'epoca del Nuovo Testamento.

I lavori di Erode iniziarono nel 15º (GG 1,401, 23-22 a.C.) o 18º (AG 15,380, 20-19 a.C.) anno del suo regno e durarono 8 anni (AG 15,420). Furono istruiti 1000 sacerdoti per compiere i lavori di restauro in modo da non profanare la sacralità del luogo. Non sembra che questi lavori abbiano alterato le architetture del tempio vero e proprio e dei due atri, con le strutture camerarie circostanti, ma soprattutto devono aver riguardato l'ampliamento della spianata esterna agli atri e del portico circostante (il portico di Salomone), la cui superficie è stata raddoppiata tramite la costruzione di nuovi bastioni.

Anche dopo la morte di Erode devono essere proseguiti ampliamenti e abbellimenti fino all'anno 64 d.C. (AG 20,219).

La struttura definitiva si presentava dunque concentrica e gerarchicamente ordinata, con le varie sezioni separate da porte o muretti o scalinate discendenti:

  • fulcro era il santo dei santi, la cella che aveva ospitato l'arca dell'alleanza, ora vuota. Vi poteva accedere solo il sommo sacerdote;
  • all'esterno ma sempre all'interno dell'edificio coperto vie erano la sala e il vestibolo, permessi ai soli sacerdoti;
  • all'aperto c'era il primo atrio o cortile, circondato da stanze e suddiviso in due sezioni: la parte più prossima al tempio ospitava l'altare degli olocausti ed era riservata ai sacerdoti; la parte più esterna era il cortile degli israeliti permesso ai soli maschi ebrei;
  • a est del primo cortile si trovava il secondo, parimenti circondato da stanze, permesso anche alle donne ebree (cortile delle donne);
  • intorno ai due cortili si trovava la grande spianata del tempio circondata dal portico detto di Salomone, che fungeva anche da piazza pubblica e luogo del mercato, permessa anche ai pagani (cortile dei gentili). Sull'angolo nord-ovest della spianata di trovava la fortezza Antonia, di origine maccabaica e all'epoca di Gesù verosimile sede del pretorio. L'angolo sud-est della spianata, dove i bastioni si ergevano maggiormente rispetto al terreno circostante, era il pinnacolo, che con i suoi circa 50 m. di dislivello rappresentava la più elevata altezza artificiale della città.

La distruzione del tempio ad opera dei romani

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Caduta di Gerusalemme del 70 d.C.
Francesco Hayez, Distruzione del Tempio di Gerusalemme (1867), olio su tela

Il tempio di Gerusalemme venne distrutto e interruppe definitivamente il suo servizio religioso nel 70 d.C., quando i Romani comandati da Tito conquistarono Gerusalemme ponendo fine alla Prima guerra giudaica (66-70). Giuseppe Flavio fornisce il resoconto dettagliato dell'incendio e saccheggio del tempio e del massacro degli ultimi rivoltosi ivi assediatisi. Come sottolinea esplicitamente, la distruzione del secondo tempio avvenne nello stesso giorno (secondo il calendario liturgico ebraico) della distruzione del primo tempio, cioè il 10 Av (di non facile conversione col normale calendario, forse nell'agosto 70).

I beni del tempio furono saccheggiati. L'arco di Tito contiene una celebre rappresentazione dell'asportazione della menorah.

La speranza di un terzo tempio

In epoca maccabaica (metà II secolo a.C.) la nomina come sommo sacerdote di persone che non discendevano da Aronne provocò lo scisma degli esseni, i quali si ritirarono nel monastero di Qumran. Nei testi di questo sito ricorre la speranza di una ricostruzione di un terzo tempio, in particolare in epoca escatologica e a opera del messia.[6]

Nel giudaismo dei secoli seguenti questa speranza non venne mai meno, anche per forzare la venuta del messia, ma non è stato mai attuato nessun concreto tentativo in tal senso.

Terminologia biblica

Nel testo biblico ebraico il tempio di Gerusalemme è indicato con le espressioni "casa di santità" (בֵּית־הַמִּקְדָּשׁ, bet hammiqdàsh), "santuario" (מִקְדָּשׁ, miqdàsh), "casa di YHWH" (בֵּית יְהֹוָה, bet adonay, leggi: "del Signore"), o semplicemente "casa".

La cella più interna, sede della presenza di Dio, era indicata dal termine tecnico traducibile come "posteriore" o "recesso" (דְּבִיר, debìr), o più spesso era indicata con l'espressione "santo dei santi" (קֹדֶשׁ הַקֳּדָשִׁים, qodèsh haqqodashìm) cioè luogo santissimo, spesso noto con l'espressione latina sancta sanctorum.

La cella centrale del tempio era indicata dal termine tecnico traducibile come "aula" o (luogo) "ampio" (הֵיכָל, hehàl), o anche (luogo) "santo" (קֹדֶשׁ, qodèsh), o anche "casa grande" o "maggiore" (בֵּית גָּדוֹל, bet gadòl). Il termine hehàl venne a indicare anche l'intero tempio.

La cella d'ingresso era il "vestibolo" (אוּלָם, ulàm).

Note
  1. Paolo Matthiae, Storia dell'arte dell'Oriente Antico III. I primi imperi e i principati del Ferro, Electa, Milano 1997, pp. 187-190.
  2. Così Adna, p. 1050.
  3. Traduzione italiana da [1].
  4. Traduzione italiana da [2].
  5. Traduzione italiana da [3].
  6. cfr. 1 Enoch 90,28 ss; Libro dei Giubilei 1,15-17.27-29; Rotolo del Tempio (11QMiqd) 29,8-10; Florilegium (4QFlor); Targum Is 53,5.
Bibliografia
  • Jostein Adna, voce "Tempio" in Nuovo Dizionario enciclopedico illustrato della Bibbia,, Piemme, Casale Monferrato 1997, pp. 1049-1053.
Voci correlate
Collegamenti esterni