Giorgio di Trebisonda

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Giorgio di Trebisonda Trapézoundios
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Giorgio di Trebisonda
Titolo
Incarichi attuali
Età alla morte ca. 77 anni
Nascita Candia
3 aprile 1295
Morte Roma
tra il 1472 e il 1473
Sepoltura
Conversione
Appartenenza
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Giorgio di Trebisonda Trapézoundios (o da Trebisonda) detto il Trapezunzio (Candia, 3 aprile 1295; † Roma, tra il 1472 e il 1473) è stato un filosofo e umanista greco.

Cenni biografici

Nacque a Candia sull'isola di Creta il 3 aprile 1395 da Costantino Trapézoundios, pope greco ortodosso, in una famiglia emigrata da tempo da Trebisonda, sul Mar Nero.

Il padre lo fece entrare molto giovane nel circolo letterario che si riuniva attorno al protopope di Candia Giovanni Simeonachis, che aveva riunito attorno a sé un gruppo di letterati interessati sia alle innovazioni della scolastica occidentale che alla cultura greca antica e bizantina.

In tal modo Giorgio dovette conoscere Rinuccio Aretino, allievo del Simeonachis, il medico Pietro Tomasi e il fiorentino Cristoforo Buondelmonti, viaggiatore, cercatore di codici, che a lungo soggiornò nelle isole greche e a Creta in particolare. Grazie a queste conoscenze forse Giorgio entrò in contatto con l'umanista veneziano Francesco Barbaro, che ebbe un ruolo decisivo nella propagazione della cultura umanistica a Venezia per tutta la prima metà del Quattrocento. Attorno al 1415 il giovane fu a Venezia presso il Barbaro ed ebbe modo di studiare latino da Guarino Guarini e Vittorino da Feltre. Nel 1417 lasciò la città lagunare per Padova, dove fu condiscepolo di Francesco Filelfo, al quale successe sulla cattedra pubblica di latino a Vicenza. Nel 1420 ottenne la cittadinanza veneziana e i primi successi pubblici grazie alla sua brillante eloquenza latina.

Nel 1422 tornò in patria dove sposò Galitia Métachéristissa e divenne rector scolarum a Candia. Nel 1423 tornò nuovamente a Vicenza, per rimanervi fino al 1426, quale pubblico professore di latino: lo seguirono la moglie e i figli. Durante questo periodo scrisse, sotto forma di lettera, il De suavitate orationis, che dedicò a Girolamo Bragadin. Nel 1426 si convertì al cattolicesimo e l'anno seguente scrisse un'esortazione a favore di Costantinopoli assediata dai Turchi.

Per motivi che rimangono sconosciuti nel corso del 1427 fu costretto a lasciare Vicenza perché espulso dalla serenissima. Andò forse in Grecia, o, più probabilmente, a Creta, ma non si sa per quanto tempo vi rimase.

Nel 1433 poté ritornare a Venezia, dove aprì una scuola privata che divenne luogo centrale per l'apprendimento del greco e del latino, soprattutto per i giovani dell'aristocrazia cittadina: fra i suoi allievi vi furono Benedetto Bursa, Bernardo Giustinian, Francesco Contarini e Pietro Barbo, il futuro papa Paolo II.

Nel maggio 1437 lasciò Venezia per Bologna, dove risiedevano papa Eugenio IV e la Curia pontificia, entrando a servizio del pontefice. Nei primi mesi del 1438, dopo che Eugenio IV ebbe lasciato Bologna per seguire a Ferrara il concilio lì trasferitosi da Basilea, Giorgio non tornò a Venezia preferendo pensare a un passaggio a Firenze. Ma per due anni, dall'aprile 1438 all'aprile 1440, accettando l'ospitalità offertagli da Gherardo Gambacorta, dimorò a Bagno di Romagna come precettore del figlio.

Nell'estate 1440 Giorgio fu a Firenze, dove sarebbe rimasto fino alla primavera del 1443, cioè quando la Curia romana si trasferì a Roma. Proprio nel 1440 il cardinale Bessarione gli chiese di tradurre l'Adversus Eunomium e il De Spiritu Sancto di san Basilio. Nel 1442 Giorgio completò il lavoro, dedicando i due testi rispettivamente a János Vitéz e a Giano Pannonio. A Firenze era ancora in svolgimento il concilio che il 9 luglio 1439 aveva sancito l'effimera unione della Chiesa greca con quella latina e il clima intellettuale rimaneva pur sempre vivace anche in relazione alle dispute conciliari: da qui le traduzioni richieste a Giorgio.

Il 7 marzo 1443 era a Roma dove il 7 febbraio 1444 giurò come segretario apostolico, incarico nel quale, il 5 novembre 1450, gli sarebbe subentrato il più giovane figlio Iacopo, mentre l'altro figlio Andrea ebbe la nomina l'11 marzo 1445. La prestigiosa carica, oltre a dargli una relativa tranquillità economica, fornì a Giorgio un ulteriore stimolo per i suoi studi, che rivolse soprattutto a una serie di traduzioni dal greco.

All'inizio del 1452 presentò la sua traduzione in latino delle "Leggi" di Platone che dedicò alla repubblica di Venezia, esaltando nella prefazione[1] sia Platone come filosofo politico sia la repubblica veneta la quale, secondo lui, aveva fatto proprie le idee del pensatore greco.[2]

In quel periodo ebbe dei contrasti, fra gli altri, con Teodoro Gaza e in Curia con Poggio Bracciolini, dove si passò alle vie di fatto. Dalle vicende legate alla congiura di Stefano Porcari, la posizione di Giorgio di Trebisonda ebbe sfavorevoli ripercussioni. Anche con il potente cardinale Bessarione, Giorgio era in una posizione di scontro a proposito dell'interpretazione della filosofia platonica, che Giorgio contrastava con una dichiarata preferenza per Aristotele.[3] Il crescente disagio lo spinse a lasciare la Cancelleria apostolica il 17 giugno 1452 e a partire per Napoli.

L'elezione papale di Callisto III mutò di nuovo la posizione di Giorgio di Trebisonda che, a otto giorni dall'elezione del nuovo papa, firmò come segretario apostolico lettere scritte dalla Cancelleria papale. Chiara conferma del suo rientro nella Cancelleria. A questo ufficio avrebbe rinunciato il 25 settembre 1457 a favore del figlio Andrea.

Il successivo pontificato di Pio II non fu favorevole a Giorgio di Trebisonda, anche a causa dell'ostilità nei suoi confronti di un altro esponente della Cancelleria curiale, Giovanni Toscanella. Nel 1460 lasciò Roma per tornare a Venezia. Nel 1462 ritornò nuovamente a Roma dove trovò dei sostenitori nei cardinali Prospero Colonna, al quale dedicò la traduzione dei Problemata aristotelici e Niccolò Cusano, che gli commissionò la traduzione del Parmenide di Platone,[4] e nel vescovo di Arras Jean Jouffroy, al quale offrì la traduzione dei Physica di Aristotele.[5]

L'elezione a pontefice del suo antico allievo veneziano Pietro Barbo con il nome di Paolo II suscitò nuove attese in Giorgio di Trebisonda, che scrisse alcune opere religiose a lui dedicate: il De sanctificatione Matris nostri Domini ab utero, il commento al passo del Vangelo di Giovanni 21, 22, in ulteriore polemica con il Bessarione e il De questione Hieronymi et Augustini super legalibus.[6] In seguito ha scritto un'altra opera religiosa, il De trepidatione Domini, ma sembra essere andata perduta.

Sul finire dell'estate 1465 lasciò Roma diretto a Creta e poi a Costantinopoli, dove giunse nel novembre nel tentativo di farsi ricevere dal sultano Maometto II. Per convincerlo a un accordo con l'Occidente il 25 febbraio 1566 gli scrisse una lettera esortatoria e un'altra simile gli inviò quando era già rientrato in Italia, insieme con le Comparationes e la versione dell'
Almagesto. Mentre era a Costantinopoli compose l'Isagoge ad Almagestum Ptolomei.

Ancora nel corso di quell'anno dovette rientrare a Roma dove però, l'aspettava la reazione del papa di fronte alla posizione che aveva assunto verso Maometto II. Nell'ottobre fu incarcerato per quattro mesi a Castel Sant'Angelo. Di questa detenzione anche il figlio Andrea ebbe ripercussioni nella sua carriera di segretario apostolico.

Nel 1471 un sostenitore di Giorgio di Trebisonda, il cardinale Francesco Della Rovere, veniva eletto papa, con il nome di Sisto IV. Nel frattempo la stampa dava maggiore propagazione alle opere di Giorgio. Intorno al 1470 a Venezia per Nicola Jensen fu pubblicato il De praeparatione evangelica di s. Eusebio e poi il Rhetoricorum libri V e il De partibus orationis ex Prisciano compendium; altre edizioni dei testi di Giorgio da Trebisonda sarebbero seguite negli anni successivi.

Giorgio perse piano piano la vista e le capacità motorie, finché non si appannarono anche la lucidità e la memoria. Morì tra il 1472 e il 1473.

Opere

In greco (in ordine di pubblicazione):

  • Πρὸς τὸν ὑψηλότατον καὶ θειώτατον Βασιλέα Ῥωμαίων Ἰωάννην τὸν Παλαιολόγον pubblicata anche nella versione latina Epístola a excelsissimum sacratissimumque Regem Romanorum Joannem Palaeologum, Ingolstadt, 1604.
  • Πρὸς Ἰωάννην τὸν Κουθοκλήσιον περὶ τῇς ἐκπορεύσεως τοῦ Ἀγίου Πνεύματος, Ad Joannis Cuboclesium de Processione Spiritus Sancti, Roma, 1652 in Graecia Orthodoxa di Leone Allacci.
  • Περὶ τῇς ἐκπορεύσεως τοῦ Ἀγίου Πνεύματος καὶ περὶ τῇς μιᾶς ἁγίας καθολικῆς Ἐκκλησίας, τοῖσ ἐν Κρήτῃ θεἰοις ἀνδράσι ἰερομονάχοις τε καὶ ἰερεῦσι, De Processione Spiritus Sancti et de Una Sancta Catholica Ecclesia, Divinis Hominibus, qui in Creta Insula Sunt, Hieromonachis et Sacerdotibus, Roma, 1652 in Graecia Orthodoxa di Leone Allacci.

In latino (in ordine di pubblicazione):

  • Rhetorica, Libri V, Venezia, 1470
  • De Octo Partibus Orationis ex Prisciano Compendium, Milano, 1472
  • De Artificio Ciceronianae Orationis pro Q. Ligario, Venezia, 1477
  • Commentarius in Philippica Ciceronis, Venezia, anno di pubblicazione sconosciuto
  • Dialectica, Strasburgo, 1509
  • Comparationes Philosophorum Platonis et Aristotelis, Venezia, 1523
  • De Antisciis in quorum Rationem Fata sua rejiscit, Venezia, 1525
  • Cur Astrologorum Judicia plerumque falluntur, Venezia, 1525
  • Expositio in illud "Sii eum volo manere donce veniam", Basilea, 1543
  • In Claudii Ptolemaei Centum Sententias Commentarius, Colonia, 1544
  • Acta Beati Andreae Chii, Colonia, 1618

Traduzioni (in ordine di pubblicazione):

  • Eusebius Pamphili de Praeparatione Evangelica a Giorgio Trapezuntio traductus, Venezia, 1470
  • Joannes Chrysostomus super Matthaeum, Colonia, 1487
  • Rhetoricorum Aristotelis ad Theodecten Libri Tres, Lipsia, 1503
  • Opus insigne Beati Patris Cyrilli, patriarchae Alexandriae in Evangelicum Joannis, Parigi, 1508 (Vol I-IV e vol. IX-XII). I vol. V-VIII sono di Jodocus Clichtoveus curatore dell' edizione
  • Joannis Chrysostomy de Laudibus et Excellentia Sancti Pauli Homiliae quatuor per Georg. Trapezuntium e Graeco traductae, Lipsia, 1510
  • Praeclarum Opus Cyrilli Alex. qui Thesaurus nuncupatur, Parigi, 1513
  • Almagesti Ptolemaei Libri XIII, Venezia, 1515
  • Sti Gregorii Nysseni De Vitae Perfectione, sive Vita Moysis, Vienna, 1517
  • Sti Basilii Magni adversus Apologiam Eunomii Antirrehticus, Libri V, Roma, 1526
  • Historia Sanctorum Barlaam et Josaphat, Basilea, 1548.

Traduzioni mai pubblicate:

Aristotele

  • Problemata
  • Physica
  • De Anima
  • De Animalibus
  • De Generatione et Corruptione

Platone

  • De Legibus
Note
  1. Praefatio Georgi Trapezuntii ad libros Plalonis de legibus
  2. Francisci Barbari et aliorum ad ipsum epistolae, p. 290
  3. Fra il 1457 e il 1459 Bessarione pubblicò l'In calumniatorem Platonis. In quattro libri il Bessarione dapprima espone il pensiero di Platone nei vari campi disciplinari, poi confronta le teorie di Platone con quelle di Aristotele e con la dottrina cristiana, quindi approfondisce tesi specifiche di Platone, difendendolo anche sotto l'aspetto morale e politico. Con quest'opera il Bessarione voleva confutare l'interpretazione di Platone data da Giorgio, che ne aveva accentuato la componente pagana di fronte alle più cristiane posizioni di Aristotele.
  4. Della traduzione è rimasta copia con correzioni autografe nella Biblioteca Guarnacci di Volterra, ms. 6201.
  5. Vat. lat. 2988
  6. Opere che sono conservate autografe nel ms. Vat. lat. 2926
Fonti
Bibliografia
  • Paolo Viti Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 55, 2001, online