San Giuseppe Pignatelli
San Giuseppe Pignatelli di Fuentes, S.J. Presbitero | |
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Santo | |
Età alla morte | 73 anni |
Nascita | Saragozza 27 dicembre 1737 |
Morte | Roma 15 novembre 1811 |
Sepoltura | Chiesa del Santissimo Nome di Gesù all'Argentina (Roma) |
Professione religiosa | 1753 |
Ordinazione presbiterale | 1762 |
Iter verso la canonizzazione | |
Venerato da | Chiesa cattolica |
Beatificazione | 25 febbraio 1933, da Pio XI |
Canonizzazione | 12 giugno 1954, da Pio XII |
Ricorrenza | 15 novembre |
Collegamenti esterni | |
Scheda su santiebeati.it |
Nel Martirologio Romano, 15 novembre, n. 16:
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San Giuseppe Pignatelli di Fuentes (Saragozza, 27 dicembre 1737; † Roma, 15 novembre 1811) è stato un presbitero spagnolo. Viene considerato l'elemento chiave che segnò il passaggio dai vecchi gesuiti soppressi e esiliati dal 1759 ai nuovi riformati e restaurati nel 1814.
Biografia
Settimo degli otto figli di don Antonio e donna María Francisca, nobili aragonesi, nacque nel castello di famiglia in Saragozza. A quattro anni rimase orfano della madre e suo padre ritornò con la famiglia a Napoli, dove l'unica figlia, Maria Francesca, contessa dell'Acerra, curò per alcuni anni l'educazione dei fratelli minori Giuseppe e Nicola. Morto pure il padre, il fratello maggiore, conte di Fuentes, li riportò a Saragozza, dove studiarono nel collegio dei Gesuiti e dove, tutti e due, decisero di abbracciare la vita religiosa.
Dopo i due anni di noviziato in Tarragona (1753-1755), compì un anno si studi umanistici a Manresa per poi completare il triennio di filosofia a Calatayud. Tornato nel collegio di Saragozza completò gli studi di teologia e fu ordinato presbitero nel dicembre 1762. Fu poi professore di grammatica nel collegio e operaio apostolico. Così, mentre il fratello maggiore don Joaquín, conte di Fuentes, era nominato ambasciatore del re cattolico presso la corte di Francia, il fratello gesuita si dedicava sollecitamente a insegnare il catechismo alla povera gente e a visitare gli ammalati e i carcerati, nonostante le sue frequenti emottisi.
Il 3 aprile 1767 fu espulso per ordine di re Carlo III insieme ad altri gesuiti e preferì condividere la sorte dei suoi confratelli, piuttosto che sfruttare il suo lignaggio di nascita per evitare l'esilio. Passò da prima a Genova, poi a Parma, finalmente a Ferrara, negli stati della Chiesa. Proprio a Ferrara, Giuseppe Pignatelli solennizzò i propri voti, confermandoli in perpetuo. Due anni dopo, Papa Clemente XIV, cedendo alle pressioni dei Borboni, sciolse la Compagnia di Gesù e padre Pignatelli fu ridotto a semplice presbitero secolare. Trasferitosi a Bologna si dedicò agli studi e all'erudizione, facendosi ammirare per la sua modestia.
Quando la Compagnia venne soppressa, alcuni vecchi Padri di grandi virtù, in primo luogo Pignatelli in Italia e de Clorivière in Francia furono i preziosi anelli di collegamento fra le due fasi dell'Ordine. Giuseppe, dal canto suo, riuscì a raggruppare intorno a sé a Bologna i confratelli rimanenti e a guidarli nonostante tutte le difficoltà del momento e la sua precaria salute.
Un passo che favorì la restaurazione dell'Ordine fu l'apertura di un noviziato a Colorno, nel ducato di Parma, dove Giuseppe Pignatelli ricoprì la carica di maestro dei novizi. Nel 1801, Carlo Emanuele IV, re di Sardegna, ripristinò il diritto dei gesuiti a risiedere nel suo regno (egli stesso entrò nel noviziato della Compagnia l'11 febbraio 1815). Dopo l'incertezza del periodo napoleonico, Giuseppe poté ricostruire altre due case per la Compagnia di Gesù, a Roma e a Napoli, dove morì il 15 novembre 1811.
Le spoglie di san Giuseppe Pignatelli sono conservate in un'urna bronzea nella Cappella della Passione della Chiesa del Santissimo Nome di Gesù all'Argentina a Roma.
Culto
All'ormai attestata fama di santità, si aggiunsero le grazie straordinarie attribuitegli. Il processo romano informativo incominciò nel 1836; sei anni più tardi, su decreto di Papa Gregorio XVI, la Sacra Congregazione dei Riti ne introdusse la causa, e incominciarono i processi apostolici in Roma, Bologna, Napoli e Parma sulle sue virtù e sui miracoli ottenuti per la sua intercessione. Papa Benedetto XV ne proclamò l'eroicità delle virtù; papa Pio XI lo dichiarò beato il 25 febbraio 1933 e il 12 giugno 1954 Pio XII lo elevò alla più alta gloria della Chiesa.
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