Istituto della Beata Vergine Maria
Istituto della Beata Vergine Maria | ||
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in latino Institutum Beatae Mariae Virginis | ||
Istituto di vita consacrata | ||
Fondatore | Mary Ward | |
Data fondazione | 1609 | |
Luogo fondazione | Saint-Omer - (Francia) | |
sigla | I.B.M.V. | |
Scopo | istruzione ed educazione cristiana della gioventù. | |
Confluita | nella Congregatio Jesu e nelle Suore di Loreto | |
Soppresso da | Urbano VII nel 1631 | |
L'Istituto della Beata Vergine Maria (in latino Institutum Beatae Mariae Virginis) è un istituto religioso femminile di diritto pontificio; le suore di questa congregazione, dette Dame Inglesi, pospongono al loro nome la sigla I.B.M.V.[1]
La congregazione è divisa in due rami autonomi: uno romano, che nel 2003 ha adottato il nome di Congregatio Jesu (C.J.),[2] e uno irlandese, detto delle suore di Loreto.[3]
Cenni storici
La congregazione fu fondata da Mary Ward (1585-1645): nata in Inghilterra, ma di fede cattolica, desiderosa di abbracciare la vita religiosa, si trasferì nell'Europa continentale e nel 1609, a Saint-Omer (Fiandre), diede inizio alla nuova famiglia religiosa.[4] Finalità dell'istituto era l'opera missionaria a favore dell'Inghilterra e a tale scopo aprì una scuola e un pensionato destinato alle fanciulle inglesi di nobile famiglia, al quale venne affiancata una scuola per le ragazze del popolo.[5]
Nelle intenzioni della fondatrice le sue religiose avrebbero dovuto costituire un istituto centralizzato, soggetto all'autorità di un'unica superiora generale, e avrebbero dovuto seguire le costituzioni della Compagnia di Gesù (ciò valse alle Dame Inglesi il nome di "gesuitesse").[6]
La congregazione si diffuse rapidamente arrivando a contare case in Belgio, in Germania, in Italia, in Austria e in Inghilterra, ma le forti perplessità della Curia Romana sul modello organizzativo dell'istituto, in particolare a causa dell'apertura di nuove case in maniera spontaneistica e irregolare (come a Roma, a Bologna e a Forlì), nonché alcuni sospetti di eresia nei confronti della Ward spinsero papa Urbano VIII a dichiararne la soppressione con la bolla Pastoralis Romani Pontificis del 13 gennaio 1631: alle suore venne comunque consentito di continuare la vita comunitaria, anche se in forma privata, e di dedicarsi all'educazione.[7]
Lo sviluppo del ramo romano
Non riuscendo a ottenere il riconoscimento pontificio, attorno al 1700 Anna Barbara Babthorpe, nuova superiora della congregazione, decise di trasferire la casa generalizia da Roma a Monaco di Baviera dove, grazie al sostegno dei principi elettori, ottenne da papa Clemente XI il breve Inscrutabili divinae Provinentiae (13 giugno 1703), con il quale vennero approvate le regole delle Dame Inglesi ma non il loro istituto:[8] la regola approvata dal pontefice era composta da 81 norme prese dalle costituzioni della Compagnia di Gesù e fu la legge fondamentale dell'Istituto sino al 1935, quando la Santa Sede approvò delle nuove costituzioni.[5]
Nel 1745 il vescovo di Augusta Giuseppe d'Assia proibì alle religiose delle due case dell'Istituto situate nella sua diocesi (Augsburg e Mindelheim) di riconoscere l'autorità della superiora generale di Monaco e di venerare la memoria della loro fondatrice: questo conflitto di giurisdizione indusse papa Benedetto XIV a emanare un nuovo breve, il Quamvis iustus (30 aprile 1749), con il quale approvò formalmente la carica della superiora generale ma proibì alle Dame Inglesi di riconoscere la Ward come fondatrice (per non contraddire la bolla del suo predecessore Urbano VIII).[8]
Il divieto di considerare fondatrice la Ward venne rimosso solo il 6 aprile 1909 da papa Pio X;[8] per sottolineare l'ispirazione ignaziana dell'organizzazione e della spiritualità dell'Istituto, nel 2003 le Dame Inglesi hanno adottato il nome di Congregatio Jesu.[4]
I rami irlandese e americano
Nel 1814 Frances Ball (1794-1861), su invito del vescovo Daniel Murray, che intendeva avere Dame Inglesi anche in Irlanda, entrò come religiosa nel convento di York dell'Istituto: completata la sua formazione, assieme a due novizie, lasciò York e il 22 novembre 1821, ottenuta l'approvazione vescovile, diede inizio a un ramo autonomo della congregazione.[9]
Nel maggio 1822 la Ball aprì a Rathfarnham, sobborgo della capitale irlandese, la prima scuola dell'Istituto, detta Loreto House (da cui le religiose presero il nome di suore di Loreto). Il ramo irlandese ottenne il pontificio decreto di lode il 30 giugno 1836 e venne approvato definitivamente dalla Santa Sede il 15 febbraio 1877.[9] Nel 1842 le suore di Loreto aprirono una filiale anche a Calcutta: prima di fondare le Missionarie della Carità, madre Teresa apparteneva a questa congregazione.[10]
Su invito del vescovo di Toronto Michael Power, che desiderava religiose irlandesi per l'assistenza agli immigrati, nel 1847 Teresa Dease (1820-1889) lasciò il convento di Rathfarnham e fondò una casa in Canada, da cui ebbe origine una nuova congregazione autonoma approvata il 15 giugno 1903.[11] Il ramo americano è stato riunito a quello irlandese nel 2003.
Attività e diffusione
Le Dame Inglesi svolgono il loro apostolato dell'educazione attraverso scuole, convitti, direzione di gruppi giovanili, orfanotrofi e altre opere di assistenza; in terra di missione si dedicano anche all'assistenza ospedaliera e alle opere parrocchiali.[12]
Le suore della Congregatio Jesu sono presenti in Europa (Austria, Cechia, Germania, Italia, Moldavia, Regno Unito, Romania, Russia, Slovacchia, Spagna, Ucraina, Ungheria), in Asia (Corea del Sud, India, Mongolia, Nepal), nelle Americhe (Argentina, Brasile, Cile, Cuba), nello Zimbabwe e a Gerusalemme;[13] quelle di Loreto sono in Europa (Albania, Gibilterra, Italia, Irlanda, Regno Unito, Spagna), in Africa (Ghana, Kenya, Marocco, Mauritius, Seychelles, Sudan, Sudafrica, Tanzania, Zambia), in Asia (Bangladesh, India, Nepal, Timor Est), nelle Americhe (Canada, Ecuador, Perù, Stati Uniti d'America) e in Australia.[14]
Alla fine del 2008 la Congregatio Jesu (con sede generalizia in via Nomentana a Roma) contava 1.939 religiose in 254 case;[2] alla stessa data il ramo irlandese (con sede generalizia a Roma, in via Massaua) contava 931 religiose in 151 case.[1]
Note | |
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Bibliografia | |
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Collegamenti esterni | |
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