Jacopo Bernardi
Jacopo Bernardi Presbitero | |
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Età alla morte | 83 anni |
Nascita | Follina 19 dicembre 1813 |
Morte | Follina 9 ottobre 1897 |
Ordinazione presbiterale | Ceneda, 26 giugno 1836 da Mons. Bernardo Antonio Squarcina |
Jacopo Bernardi (Follina, 19 dicembre 1813; † Follina, 9 ottobre 1897) è stato un presbitero, educatore e patriota italiano.
Cenni biografici
Nacque a Follina, nell'alto trevigiano, il 19 dicembre 1813, da una famiglia di lontana origine fiorentina. Il padre Bernardino (1770-1853) era medico e commerciante, la madre Caterina (1782-1858), che ebbe un ruolo preminente nella famiglia e nella vita del figlio, era veneziana e discendeva da illustre famiglia patrizia.
Entrò nel Seminario di Ceneda, dove mostrò subito buona inclinazione per gli studi e una salda vocazione sacerdotale. Diventò giovanissimo insegnante di belle lettere in quello stesso seminario, del quale sarà bibliotecario fino al 1847.
Fu ordinato presbitero il 26 giugno 1836 dal vescovo di Vittorio Veneto Bernardo Antonio Squarcina O.P.. Il 4 aprile dell'anno seguente conseguì la laurea in filosofia presso l'Università di Padova.
Viaggiò molto per partecipare a convegni letterari e scientifici, come gli importanti Congressi degli scienziati italiani che posero le basi culturali del Risorgimento italiano e si succedettero annualmente dal 1839 al 1847.
Parallelamente cominciò a sviluppare un profondo interesse per gli istituti e le opere di carità che lo accompagnerà per tutta la vita: nel corso degli anni infatti scrisse numerose opere su questi temi, collaborando con riviste pedagogiche, inoltre promosse la nascita e la riforma di diversi istituti caritativi.
Allo scoppio dell'insurrezione veneziana del 1848 si schierò apertamente contro gli Austriaci e durante la predica tenuta nel duomo di Montagnana il 2 aprile 1848 benedisse il tricolore al triplice augurio di Viva l'Italia, Viva Pio IX, Viva Maria. La predica, subito data alla stampa, suscitò una forte impressione in tutta la regione.
Durante l'assedio di Venezia fu cappellano militare, con il ruolo di moderatore degli eccessi di violenza: durante l'assalto della folla a Palazzo Querini, il 3 agosto 1849, intervenne insieme con il Tommaseo salvando la vita al patriarca Giacomo Monico, che si era schierato con gli austriaci. Lo stesso Niccolò Tommaseo gli affidò in seguito la cattedra di storia e filosofia nel Liceo convitto di santa Caterina.
Nel 1850 diede alle stampe il Saggio di studii sulla podestà patria e sull'educazione. Nel 1851, mentre si trovava a Firenze chiamato a predicare la quaresima nella chiesa di San Lorenzo, la sua casa fu perquisita dalle forze dell'ordine. Prudentemente decise di chiedere asilo al Regno di Sardegna. Soggiornò a Torino presso Federico Sclopis e qui venne a contatto con Pietro Paleocapa, Domenico Berti, Domenico Carutti, Carlo Boncompagni. Poco dopo si trasferì a Pinerolo in qualità di segretario del vescovo Lorenzo Renaldi. Più tardi divenne direttore degli studi nel collegio vescovile, docente di lettere e filosofia nel liceo, di storia ecclesiastica ed eloquenza nel seminario, delegato scolastico, vicario generale e poi vicario capitolare.
Nel 1877 tornò a Venezia dove venne assorbito dall'impegno nell'apostolato e negli istituti di beneficenza, per i quali fu tra l'altro presidente della Congregazione di carità.
In seguito a un peggioramento delle sue condizioni di salute lasciò la presidenza della Congregazione di carità e si ritirò a Follina, dove morì il 9 ottobre 1897.
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