Laborem Exercens
Laborem Exercens Lettera enciclica di Giovanni Paolo II III di XIV di questo papa | |
Data |
14 settembre 1981 (III di pontificato) |
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Traduzione del titolo | Compiendo il lavoro |
Argomenti trattati | lavoro umano |
Enciclica precedente | Dives in Misericordia |
Enciclica successiva | Slavorum Apostoli |
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Laborem Exercens ("[L'uomo] che esercita il lavoro") è un'enciclica di papa Giovanni Paolo II pubblicata il 14 settembre 1981.
Tratta del lavoro umano nel 90° anniversario della Rerum Novarum.
L'enciclica doveva essere pubblicata il 15 maggio 1981, ma proprio due giorni prima, il 13 maggio, papa Giovanni Paolo II venne ferito in piazza San Pietro. Per questo si attese il 14 settembre dello stesso anno per pubblicarla.
Lo schema dell'enciclica |
I - Introduzione II. Il lavoro e l'uomo III. Il conflitto tra lavoro e capitale nella presente fase storica IV. Diritti degli uomini del lavoro V. Elementi per una spiritualità del lavoro |
Genesi e contesto storico
È la prima enciclica sociale di Giovanni Paolo II, ed è stata da lui pensata per ricordare l'inizio del cammino della Dottrina Sociale della Chiesa, inizio che ebbe luogo con la pubblicazione della Rerum Novarum di papa Leone XIII nel 1891.
L'inizio degli anni '80, a circa quarant'anni dalla fine della seconda guerra mondiale, vede il mondo ancora immerso nella Guerra fredda, sulla soglia di una guerra nucleare; le risorse per continuare a sostenere un equilibrio del genere implicano scelte sempre più rischiose e difficili.
All'epoca la sensibilità culturale in riferimento al tema del lavoro è particolarmente viva.
Nell'Europa dell'Est il sistema economico sviluppato a partire dalla Rivoluzione d'Ottobre mostrava tutti i suoi limiti di fronte a quello capitalista, ed erano ormai chiare le contraddizioni insiste nell'applicazione operativa dei principi che la ispirarono. I territori influenzati dalla politica sovietica dovevano confrontarsi con un malessere sempre meno controllabile, che partiva dai lavoratori, e che vedeva nella Polonia del nuovo papa un fervido movimento a difesa della loro dignità. Le limitazioni imposte dalla politica pesavano enormemente sul desiderio di libertà che i popoli dell'Est chiedevano con forza. Si faceva sempre più strada, anche negli apparati dello Stato, la consapevolezza che senza democrazia e senza tutela dei lavoratori lo sviluppo industriale sarebbe rimasto bloccato, o quanto meno fortemente menomato. La situazione era tale che la rivendicazione dei diritti dei lavoratori sarebbe avvenuta in ogni caso, anche se non era chiaro a quale prezzo e in quale condizione politica ciò poteva accadere.
Nell'Europa occidentale il liberismo economico aveva invece sciolto le vele, e la politica della deregulation vedeva come protagonisti il primo ministro britannico Margaret Thatcher e il presidente americano Ronald Reagan. Era un mondo pronto a introdurre novità che non potevano non pesare sui lavoratori.
Giovanni Paolo II seppe cogliere la centralità del tema del lavoro in tale situazione; la Laborem Exercens fu una chiara provocazione rivolta ai diversi sistemi economici che, per conservare se stessi e i relativi sistemi di potere, non temevano di procedere senza riguardo ai lavoratori stessi.
Insegnamento
Il papa sostiene con forza che le novità nel mondo del lavoro sono valide non se conservano un equilibrio comodo ai potenti, ma in virtù degli effetti che esse hanno sui lavoratori.
Il lavoro è un bene prima ancora che un diritto o un dovere. L'Enciclica vuole sciogliere dai lacci di un'impostazione a volte troppo politicizzata del tema del lavoro: non si tratta più di una questione ideologica e legata al mondo operaio, ma di una questione sociale: il lavoro è la chiave di lettura dei cambiamenti sociali.
Rispetto alla Rerum Novarum, legata alla situazione europea, il messaggio della Laborem Exercens supera le frontiere del vecchio continente, e viene accolto e compreso da quei paesi che attendono o stanno vivendo la loro rivoluzione industriale e che potranno beneficare delle consapevolezze a cui gli europei sono giunti per primi.
L'enciclica porta dunque un duplice messaggio:
- un messaggio di speranza: l'ambiente di lavoro è un luogo di evangelizzazione, di conversione, in cui l'uomo può ritrovare ed esprimere la sua stessa vocazione;
- un messaggio di denuncia: occorre evitare che il "sistema lavoro" prenda il posto di altri sistemi che hanno piegato l'uomo alla volontà dei violenti e degli egoisti, celati prima dalle ideologie, poi dalla politica, oggi dall'economia.
Il papa si domanda cosa vuole dire oggi "soggiogare la terra" (Gen 1,28 ):
- alla luce dello sviluppo della tecnica, "soggiogare la terra" vuole dire tenere lo sguardo sul mondo della tecnica e della tecnologia, cioè sul lavoro in senso oggettivo;
- ma quello di "soggiogate la terra" è un comandamento dato all'uomo; lo sguardo allora si sposta sul lavoro in senso soggettivo, e il soggetto di questo lavoro è l'uomo, che è chiamato a dominare la terra nello stile del dominus ("signore"), poiché l'uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio.
Dunque il dominio affidato da Dio all'uomo è servizio: l'uomo è chiamato a viverlo non nell'ottica della potenza e oppressione, ma nel servizio agli altri. Questo dona al lavoro la sua dignità.
Il primato quindi va dato al lavoro in senso soggettivo. Se invece si da il primato al lavoro oggettivo, fatalmente si avrà il prevalere dell'aspetto economico, con la conseguente sopraffazione dell'uomo sull'uomo.
Un altro aspetto importante toccato dall'enciclica è il fatto che tra l'uomo e la società/nazione c'è la famiglia. Il lavoro ha a che fare con la famiglia: il comando di soggiogare la terra è dato all'uomo e alla donna, che nella loro unità sono immagine di Dio.
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