Museo Diocesano di Catania
Museo Diocesano di Catania | |
Antonio Cavallucci, Sacra Famiglia (1790), olio su tela | |
Categoria | Musei diocesani |
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Stato | Italia |
Regione ecclesiastica | Regione ecclesiastica Sicilia |
Regione | Sicilia |
Provincia | Catania |
Comune | Catania |
Diocesi | Arcidiocesi di Catania |
Indirizzo |
Via Etnea, 8 95121 Catania (CT) |
Telefono | +39 095 281635 |
Fax | +39 0178 2249116 |
Posta elettronica | info@museodiocesanocatania.com |
Sito web | [1] |
Proprietà | Arcidiocesi di Catania |
Tipologia | arte sacra |
Contenuti | arredi sacri, codici miniati, dipinti, grafica e disegni, incunaboli, lapidi, libri antichi a stampa, manoscritti, metalli, paramenti sacri, sculture, suppellettile liturgica, tessuti |
Servizi | accoglienza al pubblico, biglietteria, caffetteria didattica, fototeca, punto ristoro, sale per eventi e mostre temporanee, visite guidate |
Sede Museo | Palazzo dell'antico Seminario dei Chierici |
Datazione sede | 1706 |
Data di fondazione | 4 luglio 2009 |
Il Museo Diocesano di Catania, aperto al pubblico il 1 febbraio 2001, ha sede nel Palazzo dell'antico Seminario dei Chierici (1706), attiguo alla Cattedrale di Sant'Agata, con lo scopo di conservare, valorizzare e promuovere la conoscenza del patrimonio storico-artistico presente nel territorio.
Percorso espositivo ed opere
L'itinerario museale è articolato in nove sale e suddiviso in due sezioni: la prima, dedicata agli arredi liturgici della Cattedrale, si snoda nelle sale del secondo piano e si conclude al piano successivo nella cappella; la seconda, che accoglie gli arredi di altre chiese della città e della diocesi, si svolge nelle sale del terzo e del quarto piano. Il percorso si conclude, infine, nelle terrazze panoramiche dalle quali è possibile ammirare dall'alto la città barocca.
Sala I - Cattedrale
Nella sala sono esposte alcune opere che documentano la storia della Cattedrale di Sant'Agata dalla rifondazione normanna al terremoto del 1693. Di particolare interesse storico-artistico:
- Statua di figura femminile acefala (I secolo d.C.), in marmo bianco scolpito, di ambito romano: la scultura, priva di arti superiori, era utilizzata nel XVIII secolo come supporto di una delle lastre marmoree dell'altare nella Cappella della Madonna. Essa rappresenta un'interessante testimonianza del reimpiego dei materiali di periodo classico per la ricostruzione della Cattedrale, dopo il terremoto del 1693.
- Bassorilievo con Gesù Cristo in trono fra angeli, san Paolo e san Pietro (metà del XIV secolo), in marmo scolpito, attribuito al Maestro di Mileto: l'opera, parte di una smembrata sepoltura aragonese della Cattedrale, è stato riferito dallo storico dell'arte Francesco Negri Arnoldi (1932–2018) ad un artista il cui maggiore nucleo di opere è stato rinvenuto nell'omonimo comune calabro, in provincia di Vibo Valentia.
- Spadino del re Ludovico II d'Aragona (1350), oro cesellato e inciso, smalto e metallo, di bottega valenciana: l'arma da parata fu rinvenuta all'interno del sarcofago nel corso della ricognizione condotta nel 1958. È arricchita nel pomo dalle insegne a smalto e da un reliquiario a teca e completata dal suo fodero in velluto rosso con puntale in oro.
- Bassorilievo con Figura femminile (primo quarto del XVI secolo), in lamina d'oro cesellata e inciso, e smalto, attribuita a Vincenzo Archifel.
Sala II - Arredi argentei della Cattedrale
La sala custodisce il prezioso Tesoro della Cattedrale, fra cui spiccano per valore e interesse culturale:
- Reliquiario a braccio di san Giorgio (1576), in argento sbalzato, cesellato, inciso e dorato, e pietra dura, di Paolo Guarna.
- Reliquiario a busto di san Cataldo (fine del XVI secolo), in lamina d'argento sbalzata, cesellata e incisa, e legno scolpito e dipinto, di Paolo Guarna.
- Calice (1689), in oro sbalzato e corallo, attribuito a Jacopo Lombardo: l'opera venne donata alla Cattedrale dall'arcivescovo Francesco Antonio Carafa (1687-1692).
- Serie di quattro candelieri d'altare (1759), in argento sbalzato, cesellato e inciso, di Domenico Gianneri.
Sala III - Paramenti sacri della Cattedrale
Nella sala sono custodite una selezione dei preziosi paramenti sacri, parte del patrimonio della Cattedrale catanese, tra le quali spiccano:
- Pianeta rossa del cardinale Camillo Domicello Astalli (1661 - 1663), in gros de Tours di seta laminato e broccato, e taffetas di seta, di manifattura siciliana.
- Piviale rosso dell'arcivescovo Pietro Galletti (secondo quarto del XVIII secolo), in gros de Tours di seta ricamato in argento filato, e taffetas di seta, di manifattura siciliana.
Sala IV - Arredi sacri di Sant'Agata
La suppellettile liturgica più significativa del Tesoro della Cattedrale è quella legate al culto di sant'Agata, patrona di Catania. Nella sala. un tempo studio per i seminaristi, sono conservati:
- Porta a due ante del repositorio dei reliquiari di Sant'Agata (inizio del XVII secolo), in legno intagliato, dipinto e dorato, di bottega siciliana: nei bassorilievi sono raffigurate le Storie della vita di sant'Agata:
- nella cimasa, Incoronazione di sant'Agata;
- nel battente sinistro, Sant'Agata al carcere e Sant'Agata al carcere visitata da san Pietro;
- nel battente destro, Sant'Agata tumulata e Sant'Agata sottoposta al taglio del seno.
- Paliotto con Storie della vita di sant'Agata (1726), in argento sbalzato, cesellato e inciso, di Saverio Corallo.
Inoltre, nella sala sono esposti alcuni gioielli donati come ex voto a sant'Agata, fra cui si notano:
- Bracciale a fascia (prima metà del XIX secolo), in oro punzonato, cesellato e traforato, di bottega siciliana.
- Orecchini con uccelli (seconda metà del XIX secolo), in oro, gemme rosse e perline, di bottega siciliana.
- Girocollo (fine del XVIII - inizio del XIX secolo), in oro e perline, di bottega siciliana.
- Pendente con croce (fine del XVIII - inizio del XIX secolo), in oro cesellato e gemme rosse, di bottega siciliana.
Sala V - Cappella del Seminario
La cappella dell'antico Seminario, voluta dal cardinale Giuseppe Francica Nava (1846–1928), venne progettata da Salvatore Sciuto Patti (1877-1926) e decorata nel 1925 da Sebastiano Conti Consoli (1885 ca.-1950), documenta, all'interno del percorso espositivo, alcuni momenti e personaggi della storia della Diocesi catanese tra il XIX e XX secolo. Di rilievo:
- Ritratto del beato Giuseppe Benedetto Dusmet (1942), olio su tela di Emanuele Di Giovanni.
- Ritratto del cardinale Giuseppe Francica Nava (1932), olio su tela di Alessandro Abate.
- Calendario perpetuo meccanico (fine del XIX secolo), in legno scolpito e intagliato, di bottega siciliana: l'opera è un'ingegnosa invenzione di don Salvatore Franco, premiata all'Esposizione Universale di Parigi del 1900 e da lui donata al seminario.
Sala VI - Arredi sacri dalle chiese della Diocesi
La sala custodisce opere, provenienti dal territorio diocesano, disposte in una sequenza cronologica e raggruppate per provenienze omologhe. Di particolare pregio:
- Reliquiario a busto di san Giuliano (1664), in argento sbalzato e cesellato di Didaco Rizzo, proveniente dall'omonimo monastero catanese, commissionato dalla badessa Girolma Gioieni.
- Paliotto con Assunzione di Maria Vergine fra Davide e Salomone (1729), in argento sbalzato, cesellato e inciso, rame, lapislazzuli e marmi policromi, realizzato Francesco Martinez, proveniente dal monastero delle Benedettine.
- Piede di ostensorio destinato a reggere la reliquia del Sacro Chiodo, corredato nel 1769 della sfera superiore da Domenico Gianneri, proveniente dal monastero benedettino di San Nicolò l'Arena.
- Ostensorio con Melchisedech e Padri della Chiesa e Calice con Allegoria della Fede (fine XVIII - inizio XIX secolo), in argento sbalzato e cesellato di Pietro e Sebastiano Puglisi, provenienti dalla basilica Collegiata.
- Gesù Cristo crocifisso (fine XVII secolo), in avorio, attribuibile ad un artista della Germania meridionale: l'opera venne donata dal cardinale Saverio De Luca alla metà del XIX secolo, al termine della sua nunziatura apostolica a Vienna.
Sala VII - Pinacoteca
La sala custodisce il nucleo più prezioso dei dipinti presenti nel Museo, fra i quali si possono ammirare:
- Sacra Famiglia (seconda metà del XVI secolo), tavola di Bernardino Niger.
- Gesù Cristo crocifisso (1629), olio su tela, di Mario Minniti.
- Pentimento di san Pietro apostolo (seconda metà del XVII secolo), olio su tela, di ambito siciliano, proveniente dalla Chiesa di Santa Maria di Monserrato.
- Adorazione dei Magi (1740 ca.), olio su tela, di Luigi Borremans.
- Madonna addolorata con san Giovanni apostolo e santa Maria Maddalena ai piedi della croce (1759), olio su tela di Olivio Sozzi, proveniente dalla Chiesa di San Giuseppe al Transito.
- Santa Lucia (1784), olio su tela di Francesco Gramignani Arezzi.
- Sacra Famiglia (1790), olio su tela di Antonio Cavallucci: il dipinto venne eseguito su commissione del monaco benedettino Raffaele Leyva.
- Sant'Isidoro Agricola fa scaturire l'acqua (1790), olio su tela di Matteo Desiderato, proveniente dalla Chiesa di Santa Maria della Palma.
Sala VIII - Paramenti sacri delle chiese della Diocesi
La sala espone esempi di paramenti liturgici, in prevalenza settecenteschi, fra i quali spiccano:
- Dalmatica (inizio del XVIII secolo), in gros de Tours laminato, di manifattura francese: l'opera è parte di un parato liturgico in terzo.
- Pianeta (inizio del XVIII secolo), in lampasso lanciato, di manifattura messinese.
- Due pianete bianche (XVIII secolo), ricamate in oro e sete policrome, provenienti dal monastero di San Nicolò.
- Pianeta del parato in terzo rosa (XVIII secolo), proveniente dal monastero di San Benedetto.
- Pianeta con motivi floreali (metà del XVIII secolo), ricamata con sete policrome, proveniente dalla Chiesa di San Giuseppe ad Adrano.
Sala IX - Fercolo di Sant'Agata
Nella sala è conservato il celebre:
- Fercolo o Vara di sant'Agata (primo quarto del XVI secolo - metà del XX secolo), in argento sbalzato, cesellato e inciso, di bottega catanese: la monumentale opera viene impiegata per portare in processione il Reliquiario a busto della martire attraverso le vie cittadine nei giorni delle festività agatine. La decorazione della monumentale macchina processionale, che secondo alcuni documenti già esisteva nel 1519 (forse impostata nel 1514 in sostituzione della precedente in legno) venne iniziata nel 1522 dall'argentiere Vincenzo Archifel, con il figlio Antonio, e completata da Paolo Aversa nel 1638. Nel tempo, purtroppo, l'opera è stata segnata da molteplici vicende e per questo più volte rimaneggiata: uscita indenne dal terremoto del 1693 fu invece pesantemente derubata di molte parti nel 1890 e, infine, gravemente danneggiata dai bombardamenti del 1943. L'attuale vara, pertanto, è il risultato del completo rifacimento compiuto nell'immediato secondo dopoguerra, soprattutto per l'intervento di alcuni esperti artigiani catanesi. Nello splendido apparato decorativo della macchina si notano:
- sulla sommità, Globo crocesegnato e Simboli di Sant'Agata e del suo martirio (corona, giglio e palma);
- nella cornice della trabeazione, Statuette dei Dodici apostoli;
- appese alla trabeazione, Venti lampade pensili;
- nel basamento, Bassorilievi con Storie della vita di sant'Agata.
Galleria fotografica
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