Museo Gregoriano Egizio (Musei Vaticani)

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Museo Gregoriano Egizio (Musei Vaticani)
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Sala espositiva
Altre denominazioni
Categoria Musei pontifici
Stato bandiera Città del Vaticano
Regione ecclesiastica [[]]
Regione
Provincia
Comune bandiera Città del Vaticano
Località o frazione {{{Località}}}
Diocesi Diocesi di Roma
Vicariato Generale dello Stato della Città del Vaticano
Indirizzo Viale Vaticano
00165 Roma (RM)
Telefono +39 06 69884676, +39 06 69883145
Fax +39 06 69884019
Posta elettronica musei@scv.va
Sito web [1]
Facebook
Proprietà Santa Sede
Tipologia archeologico, architettura
Contenuti ceramiche. dipinti, metalli, lapidi, mummie, reperti archeologici, sculture
Servizi accoglienza al pubblico, audioguide, archivio storico, biblioteca, biglietteria, bookshops, caffetteria, didattica, fototeca, guardaroba, laboratorio di restauro, punti ristoro, visite guidate, organizzazione e sale per eventi e mostre temporanee, mediateca
Sistema museale di appartenenza Musei Vaticani
Sede Museo Palazzi Vaticani
Datazione sede
Sede Museo 2°
Datazione sede 2°
Fondatori papa Gregorio XVI, padre Luigi Ungarelli
Data di fondazione 2 febbraio 1839
Note
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Coordinate geografiche
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Il Museo Gregoriano Egizio, parte integrante dei Musei Vaticani, venne inaugurato da papa Gregorio XVI il 2 febbraio 1839 e progettato dal padre barnabita, Luigi Ungarelli, uno dei primi egittologi italiani. Il Museo venne istituito per conservare, valorizzare e promuovere la conoscenza del patrimonio archeologio dell'Antico Egitto e del Vicino Oriente, raccolto dai pontefici a partire dal XVIII secolo o rinvenuto a Roma e dintorni, perché trasportato dalle provincie dell'Impero, già in epoca romana.

Percorso espositivo ed opere

Sala III - Ricostruzione del Canopo di Villa Adriana

L'itinerario museale si in nove sale espositive, lungo il quale sono presentati reperti archeologici, databili dal III millennio a.C. al II secolo d.C.]], ed ordinati per tipologia.

Sala I - Iscrizioni geroglifiche

La sala ospita oggetti ed opere, databili dall'Antico Regno (2575 - 2134 a.C.) all'epoca cristiana. L'architettura della sala, realizzata in stile egittizzante, introduce il visitatore nel mondo dei faraoni. Di rilievo:

  • Stele funeraria a "falsa porta" di Iry, amministratore della necropoli di Giza (2550 - 2525 a.C. ca.), in pietra calcarea, proveniente dalla stessa necropoli.[1]
  • Stele commemorativa di Hatshepsut e Thutmosi III (1475 - 1468 a.C.), in arenaria gialla, proveniente dal Tempio di Amon a Karnak (Tebe): questa ricorda la dedicazione di un monumento alla stessa divinità.[2]
  • Statua del sacerdote Udja-Hor-res-ne (519 a.C.), in basalto verde scuro, proveniente da Sais con iscrizioni che rievocano la conquista dell'Egitto da parte di Cambise (525 a.C.): di questo personaggio è stata recentemente scoperta la tomba ad Abusir, era anche medico, ammiraglio e sacerdote della dea Neith di Sais.[3]

Sala II - Costumi funerari

Nella sala sono conservati oggetti legati al culto funerario dell'antico Egitto, fra cui spiccano per valore ed interesse culturale:

  • Cassa e coperchio del sarcofago di Djet-Mut (1000 a.C.), in legno intonacato e dipinto, proveniente da Deir el-Bahri, nei pressi Tebe: questo è appartenuto alla sacerdotessa Djet-Mut, detta "nutrice del dio Montu", il dio della guerra.[4]
  • Mummia con bende di lino nella sua cassa (1000 a.C.), in legno intonacato e dipinto, proveniente da Deir el-Bahri, nei pressi Tebe.[5]

Sala III - Ricostruzione del Canopo di Villa Adriana

Nella sala è ricostruita la parte più suggestiva della decorazione del Serapeum del Canopo di Villa Adriana, il grande complesso costruito presso Tivoli dall'imperatore Adriano (117 - 138 d.C.). Questo edificio, dal significato complesso, raffigurava simbolicamente il Canopo, un ramo del delta del Nilo che conduce da Alessandria alla città omonima. Di particolare interesse:

Statua di Antinoo/Osiride (131 - 138 d.C.), marmo bianco
  • Busto di Osiride/Apis (Serapide) bifronte che nasce dal fiore di loto (131 - 138 d.C.), in marmo grigio.[6]
  • Statua di Antinoo/Osiride (131 - 138 d.C.), in marmo bianco: questa raffigura il favorito dell'imperatore, Antinoo, morto affogato proprio nel canale detto Canopo, nelle sembianze divine del dio Osiride.[7]
  • Busto colossale di Iside/Demetra (131 - 138 d.C.), in marmo bianco.[8]

Sala IV - Egitto e Roma

La sala raccoglie copie di statue e bassorilievi ad imitazione di originali egizi, ma scolpiti in Italia in epoca imperiale romana per decorare templi o luoghi sacri a Roma e dintorni. Da notare:

  • Statua di Thot cinocefalo, il cosiddetto "Cacco" della Chiesa di Santo Stefano (159 d.C.), in calcare, opera di due artisti greci attivi a Roma Phidias e Ammonios, proveniente dall'area del Serapeo del Campo Marzio: quest'opera raffigurante un "macaco" (in realtà il dio Thot nelle sembianze del cinocefalo), poi storpiato in dialetto romanesco nel termine "cacco", rinvenuta nei pressi della Chiesa di Santo Stefano.[9]
  • Statua del dio Anubis (I - II secolo d.C.), in marmo bianco, proveniente da Villa Pamphili ad Anzio: il dio Anubis era il signore della mummificazione, che guidava i defunti agli inferi.[10]

Sala V (emiciclo) - Capolavori della statuaria faraonica

Nella sala dell'Emiciclo sono conservate statue egiziane trovate a Roma e dintorni, tra le quali emergono:

  • Testa del faraone Mentuhotep II (2010 - 1998 a.C.), in arenaria giallastra dipinta, proveniente da Tebe.[11]
  • Due statue della dea leonessa Sekhmet, una seduta e l'altra stante (1350 a.C.), in granito grigio, provenienti dal grande complesso religioso di Karnak, dove era anche Tempio della dea Mut, che fu eretto da Amenofi III, il quale dedicò due serie di 365 statue alla dea leonessa Sekhmet (equivalente alla stessa Mut), protettrice di ognuno dei giorni dell'anno.[12]
Statua colossale stante della regina Tuya (1391-1353 a.C.), granito
  • Statua colossale della regina Tuya (1279 - 1213 a.C.), in granito scuro con macchie giallo-rossastre, proveniente Ramesseum di Tebe: questa raffigura la regina Tuya, importante personaggio storico, moglie del faraone Sethi I (1294 - 1279 a.C.) e madre di Ramses II (1279 - 1213 a.C.).[13]
  • Statua colossale di Tolomeo Filadelfo (285 - 246 a.C.), in granito rosso, proveniente da Heliopoli.[14]

Le ultime due statue furono portate a Roma da Caligola (37 - 41 d.C.) per ornare gli Horti Sallustiani, presso l'attuale Piazza Fiume. In questa occasione l'imperatore fece realizzare una copia della statua della regina Arsinoe II in onore della sorella Drusilla, che aveva sposato e che desiderava celebrare come una divinità.

Sala VI - Bronzi votivi

La sala accoglie la collezione di oggetti in bronzo egiziani (animali sacri, divinità, ecc.), risalenti al (X - IV secolo a.C.), appartenuta a Carlo Grassi, donata a papa Pio XII da Nedda Grassi. Si noti:

  • Ibis del dio Thot (712 - 332 a.C.), in bronzo dorato: questo uccello era un animale comune della Valle del Nilo e veniva identificato con Thot, il dio della scrittura e del calcolo, protettore degli scribi.[15]

Sala VII - Figurine di bronzo ed argilla

La sala è dedicata all'epoca ellenistico-romana (IV secolo a.C. - II secolo d.C.) con reperti archeologici (bronzi, terracotte, ecc.), provenienti da Alessandria e con oggetti dell'Egitto cristiano e musulmano. Di particolare rilievo:

  • Harpocrate seduto su un fiore di loto, in bronzo.[16]
  • La dea Aurora, in bronzo.[17]

Sala VIII - Mesopotamia e Siria-Palestina pre-classica

Nella sala sono conservati reperti archeologici (vasellame, armi, lame di selce, oggetti personali, ecc.), provenienti dalla Mesopotamia e dalla Siria-Palestina pre-classica (III - I millennio a.C.).

Di rilievo:

  • Tavolette cuneiformi dalla Mesopotamia (2500 - 540 a.C.), in argilla, provenienti dalla "Terra tra i due Fiumi": il luogo, dove appare per la prima volta la scrittura, il mezzo di registrazione indispensabile dapprima per l'amministrazione delle nascenti città-stato (polis), e poi anche per mettere per iscritto la letteratura sumerica e accadica nelle scuole scribali.[18]
  • Sigilli cilindrici dalla Mesopotamia, pietre dure (preziose o semi-preziose), come steatite, andesite, lapislazzuli, corniola, ma anche in osso, avorio e, in casi particolari in legno, erano incisi con raffigurazioni mitologiche, simboliche, rituali o schematiche: questi erano utilizzati sin dal III millennio a.C. in Mesopotamia per autenticare i documenti cuneiformi (tavolette e bullae, cioè grumi di argilla che sigillavano porte o chiusure di oggetti), di solito rappresentavano una sorta di visto del funzionario addetto all'operazione in questione.[19]
  • Corredo di una tomba, proveniente dalla Necropoli di Bab edh-Dhra' in Giordania, la quale è uno dei più vasti cimiteri del Bronzo Antico I (3150 - 3050 a.C.) e con le sue numerose sepolture scavate nella roccia testimonia i cerimoniali funerari delle popolazioni che abitavano Valle del Giordano meridionale.[20]
  • Vasi da corredi di tombe (2300 - 2000 a.C.), provenienti da Gerico, che è uno dei siti più antichi e longevi del Vicino Oriente. Nei pressi dell'abitato si trova una delle più ampie necropoli della regione, con un settore occupato dal cimitero del Bronzo Antico, a cui appartiene il gruppo di vasi esposto.[21]
  • Brocche dell'Età del Ferro (1000 - 800 a.C.), in ceramica rossa ingubbiata.[22]
Genio alato inginocchiato in adorazione dell'albero sacro (883 - 859 a.C.), in calcare alabastrino

Sala IX - Rilievi ed iscrizioni assire

La sala è dedicata ai rilievi provenienti dall'Assiria (attuale Iraq settentrionale), donati al papa Pio IX da Giovanni Benni che partecipò agli scavi di Ninive nel 1842. Di particolare interesse storico-artistico:

  • Genio alato inginocchiato in adorazione dell'albero sacro (883 - 859 a.C.), in calcare alabastrino, provenienti da Nimrud, antica Khalku.[23]
  • Mattone con iscrizione di Sargon II (706 a.C.), in argilla cotta, stampigliata e invetriata, provenienti da Palazzo Reale di Sargon II di Khorsabad.[24]
  • Lastra con Soldati assiri che trasportano sgabelli parte del bottino da una città espugnata (704 - 681 a.C.), in calcare alabastrino, provenienti dal Palazzo Sud-Ovest di Sennacherib a Ninive.[25]
  • Frammento di rilievo con Tende degli Arabi nel deserto date alle fiamme dai soldati assiri (680 - 636 a.C.), in calcare alabastrino, provenienti dal Palazzo Nord di Assurbanipal a Ninive (Kuiunjik).[26]
Note
Bibliografia
  • AA.VV., Guida ai Musei e alla Città del Vaticano, Scala Editore, Firenze 1989, pp. 29 - 32
  • Francesco Buranelli, Gloria Rosati, Musei Vaticani Egizi ed Etruschi, Editore Scala, Firenze 1983
  • Erminia Giacomini Miari, Paola Mariani, Musei religiosi in Italia, Editore Touring, Milano 2005, p. 106 ISBN 9788836536535
  • Jean Claude Grenier, Les statuettes funeraries du Museo Gregoriano Egizio, Editore Musei, Monumenti e Collezioni Pontificie, Città del Vaticano 1996
  • Jean Claude Grenier, Les bronzes du Museo Gregoriano Egizio, Editore Musei, Monumenti e Collezioni Pontificie, Città del Vaticano 2002
  • Jean Claude Grenier, Museo Gregoriano Egizio, col. "Guide Cataloghi Musei Vaticani", Editore «L'Erma» di Bretschneider, Roma 1993 - ISBN 9788870628388
Voci correlate
Collegamenti esterni