Museo Gregoriano Profano (Musei Vaticani)

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Museo Gregoriano Profano (Musei Vaticani)
MuVa MuGrePro Mirone Gr.Athena+Marsia V.jpg
Mirone, Gruppo di Athena e Marsia, copia romana in marmo dell'originale greco (metà del V secolo a.C.)
Categoria Musei pontifici
Stato bandiera Città del Vaticano
Comune Città del Vaticano
Diocesi Diocesi di Roma
Vicariato Generale dello Stato della Città del Vaticano
Indirizzo Viale Vaticano
00165 Roma (RM)
Telefono +39 06 69884676, +39 06 69883145
Fax +39 06 69884019
Posta elettronica musei@scv.va
Sito web [1]
Proprietà Santa Sede
Tipologia archeologico
Contenuti dipinti murali, lapidi, mosaici, reperti archeologici, sculture
Servizi accoglienza al pubblico, audioguide, archivio storico, biblioteca, biglietteria, bookshops, caffetteria, didattica, fototeca, guardaroba, laboratorio di restauro, punti ristoro, visite guidate, organizzazione e sale per eventi e mostre temporanee, mediateca
Sistema museale di appartenenza Musei Vaticani
Sede Museo Nuova ala dei Musei Vaticani
Datazione sede 1963 - 1970
Fondatori papa Gregorio XVI
Data di fondazione 14 maggio 1844

Il Museo Gregoriano Profano fa parte dei Musei Vaticani ed ospita le antichità e i reperti archeologici dell'ex Museo Gregoriano Lateranense. La collezione, costituita da papa Gregorio XVI nel Palazzo Apostolico del Laterano ed inaugurata il 14 maggio 1844, comprende materiali provenienti prevalentemente da scavi archeologici e ritrovamenti effettuati nello Stato Pontificio.

Nel 1962, il Museo venne trasportato in Vaticano per volontà di Giovanni XXIII nel nuovo edificio progettato dallo studio di architettura dei fratelli Fausto, Lucio e Vincenzo Passarelli per accogliere le collezioni già presenti nel Palazzo lateranense. Il nuovo allestimento venne inaugurato da papa Paolo VI nel 1970.

Percorso espositivo ed opere

L'itinerario museale si articola in cinque sezioni espositive, lungo il quale sono presentati reperti archeologici ed opere, databili dal V secolo a.C. al IV secolo d.C.

Sezione I - Originali greci

La sezione conserva frammenti di sculture e di rilievi originali greci, databili dal V - IV secolo a.C., tra i quali spiccano:

  • Frammento con Testa di cavallo (447 - 432 a.C.), in marmo pentelico, proveniente dalla alla decorazione scultorea dal frontone occidentale del Partenone di Atene.[1]
  • Frammento con Testa di bambino (447 - 432 a.C.), in marmo pentelico, proveniente dalla alla decorazione scultorea la cella del Partenone.
  • Frammento con Testa maschile barbata (447 - 432 a.C.), in marmo pentelico, proveniente dalla alla decorazione scultorea del lato meridionale del Partenone.
  • Acrolito con Testa di Athena (460 a.C.), originariamente inserito in una statua fatta di altro materiale, presumibilmente apparteneva ad una statua di culto della Magna Grecia.

Sezione II - Copie romane da originali greci

Nella sezione sono raccolte copie o rielaborazioni romane di età imperiale (I - III secolo d.C.) di originali greci. Di rilievo:

  • Gruppo scultoreo della dea Athena e del sileno Marsia, copia romana in marmo del gruppo bronzeo (metà del V secolo a.C.), di Mirone di Eleutere, collocato come ex voto sull'Acropoli di Atene: il gruppo venne descritto da Pausania e da Plinio il Vecchio, ed è raffigurato sulle monete greche coeve.[2][3]
  • Rilievo con il poeta Menandro raffigurante Una donna e un poeta che tiene in mano una maschera della commedia; al centro un tavolo con due maschere comiche (I secolo a.C.), in marmo bianco: alcuni studiosi ritengono che il poeta sia Menandro e la donna una musa o la personificazione della Commedia.
Rilievo con il poeta Menandro e una Musa (I secolo a.C.), marmo
  • Mosaico pavimentale con asaroton (II secolo d.C.), proveniente da un edificio sull'Aventino.[4] Il mosaico frammentario è formato da fasce con raffigurati:
    • Fauna nilotica su fondo nero;
    • Pavimento di una sala da pranzo non spazzata, ingombra degli avanzi un ricco banchetto, su fondo bianco: questo tema è conosciuto con il nome greco di Asaroton;
    • Sei maschere tragiche ed altri oggetti.
  • Statua colossale di Poseidone, copia romana in marmo dell'originale in bronzo greco (IV secolo a.C.): opera molto celebre, poiché si ritrova riprodotta su varie monete ellenistiche in argento.
  • Rilievo con Medea e le due figlie di Pelias, copia neoattica in marmo (I secolo a.C.) da originale greco della fine del V secolo a.C.
  • Statua di Sofocle, copia romana in marmo dell'originale in bronzo greco, rinvenuta a Terracina nel 1839 e donata a Gregorio XVI dalla famiglia Antonelli: questa statua è forse la copia dell'esemplare, descritto da Pausania, nel Teatro di Dioniso in Atene.
  • Niobide Chiaramonti, copia romana in marmo dell'originale in bronzo greco (IV secolo a.C.), opera di Skopas o di Prassitele che era conservata a Roma nel Tempio di Apollo Sosiano.[5]
  • Ritratto di Cleopatra VII (50 - 30 a.C.), in marmo.

Sezione III - Scultura romana (I - II secolo)

La sezione presenta sculture romane (in particolare busti ed are), databili dal I al II secolo d.C., ordinate per cronologia, tra le quali spiccano:

  • Tre rilievi funerari con Ritratti di famiglie romane di liberti (I secolo a.C. - prima metà del I secolo d.C.), in marmo:[6]
    • la gens Numenia,
    • la gens Servilia,
    • la gens Furia.
Statua di Tiberio (14 - 37 d.C.), marmo
  • Statua colossale seduta di Tiberio Claudio Nerone (14 - 37 d.C.), in marmo, proveniente da Cerveteri: l'imperatore è raffigurato come Giove Capitolino, con corona civica, fatta di foglie di quercia.
  • Ara di C. Manlio (20 a.C.), censore perpetuo, proveniente dall'area degli scavi del teatro di Cerveteri. L'altare presenta una decorazione scultorea sui quattro lati, che raffigura:
    • lato anteriore, Sacrificio di un toro;
    • lato posteriore, Divinità femminile (forse Fides), seduta su un trono di roccia, e contornata da adoranti;
    • lati minori, Lare danzanti tra due olivi.[7].
  • Ara dei Vicomagistri (30 - 40 d.C.), proveniente dall'area del Campo Marzio, dove fu rinvenuta nel 1939, sotto il Palazzo della Cancelleria Apostolica di Roma. Il rilievo, di cui rimangono solo due lastre non adiacenti, appartiene probabilmente alla base di un altare monumentale. Vi è rappresentata una Processione sacrificale[8].
  • Altare di Augusto Pontefice Massimo (12 a.C.), ornato da rilievi su quattro lati che raffigurano:
    • lato anteriore, Vittoria volante con scudo rotondo, sul qual è scritto: Senato e popolo romano hanno dedicato quest'altare all'imperatore Augusto, figlio del divo Cesare, nella sua veste di Pontefice Massimo;
    • lato posteriore, Apoteosi di Cesare;
    • lati minori, Sacrificio ai Lari e Profezia fatta ad Enea circa la scrofa di Lavinio.
  • Ritratto di Livia (20 d.C. ca.), in marmo: l'opera raffigura la seconda moglie di Augusto (57 a.C. - 29 d.C.).
  • Rilievo funerario raffigurante Claudio Dioniso con la moglie, sdraiati su un letto, ed un cagnolino (metà I secolo d.C.).
Sepolcro degli Haterii, Rilievo con Edificio funebre e macchina da costruzione (100 d.C. ca.), marmo
  • Due grandi rilevi marmorei, detti Rilievi della Cancelleria (83 d.C. ca.), provenienti dall'area del Campo Marzio, dove furono rinvenuti nel 1939 sotto il Palazzo della Cancelleria Apostolica di Roma, nei quali sono raffigurati:
    • lato A, Partenza (profectio) dell'imperatore Domiziano (Nerva);
    • lato B, Arrivo (adventus) dell'imperatore Vespasino.[9][10]
  • Rilievi del monumento sepolcrale degli Haterii (100 d.C. ca.), in marmo:[11][12] questo sepolcro, fatto costruire per sé e per la propria famiglia, da un impresario edile (tesi confermata dal rilievo con la gru) che aveva preso parte al completamento o alla ricostruzione di alcuni edifici (rappresentati in una delle decorazione); venne scoperto nel 1848 lungo l'antica Via Labicana di Roma, dove furono trovati trentanove frammenti marmorei tra cui spiccano:
    • Due rilievi raffiguranti Edicole con busti un uomo e di una donna della famiglia degli Haterii;
    • Rilievo con Cinque edifici di Roma, che gli archeologi hanno così identificato:
      • Ingresso monumentale al Tempio di Iside e Serapide in Campo Marzio;
      • L'anfiteatro Flavio (detto il Colosseo), con la riproduzione dell'entrata principale in forma di arco sormontato da quadriga;
      • Arco di trionfo, identificato, con quello eretto in onore di Tito che dava accesso al Circo Massimo;
      • Arco di trionfo eretto in onore di Tito sulla Via Sacra nel Foro Romano;
      • Tempio di Giove Tonante sull'accesso all'area capitolina.
    • Rilievo (in due blocchi) con Scena di esposizione di una defunta e di lamentazione funeraria;
    • Rilievo con Edificio funebre e macchina da costruzione (gru);
    • Pilastro con Candelabro con rami di rose, di olivo e due uccelli.
  • Rilievo sepolcrale con Corse circensi e con defunto che porge la destra alla sposa (100 d.C. ca.), in marmo.

Sezione IV - Sarcofaghi

La galleria conserva pregevoli sarcofagi, ordinati per tematiche, tra cui si notano:

  • Sarcofago con Scene del mito di Oreste (132 - 134 d.C.), in marmo, rinvenuto in una tomba presso la Porta Viminalis nel 1839.
  • Fronte di sarcofago con Filosofi detto Sarcofago di Plotino (260 - 280 d.C.), in marmo: il carattere particolarmente significativo dell'uomo rappresentato al centro della scena che in cattedra, legge da un rotolo in mano, ha condotto alla suggestiva ipotesi (ma senza reali fondamenti) che si trattasse della tomba del celebre filosofo neoplatonico Plotino, il quale giunse a Roma da Alessandria nel 244 d.C., visse qui e morì a Minturno nel 270.[13]
  • Sarcofago con Scena della lavorazione del grano (III secolo d.C.), in marmo. Il rilievo, soltanto abbozzato, hanno delle raffigurazioni divise in due parti con Scene di lavori campestri (superiore) e Raccolta del grano (inferiore). Sul coperchio è il nome del defunto e un distico in latino, nel quale il defunto si congeda ironicamente dalla Speranza e dalla Fortuna, con cui egli ora non ha più nulla a che fare, mentre esse possono andare a prendere in giro altri.

Sezione V - Scultura romana (II - III secolo)

La sezione espone opere di scultura romana del II e III secolo. Si noti:

  • Statua di Omphale (III secolo d.C.), in marmo. Il tipo statuario ricorda Afrodite, ma la clava e la pelle leonina contraddistinguono la regina di Lidia; probabilmente si tratta di una scultura funeraria.
  • Statua di Dogmatius (Gaius Caelius Saturninus) (330 d.C. circa), in marmo.
  • Due mosaici pavimentali (210 - 230 d.C.), rinvenuti nel 1824 nelle Terme di Caracalla: questi mosaici sono divisi da una fascia continua in riquadri, nei quali sono raffigurati giudici o allenatori (figure togate) ed atleti (figure nude) dell'epoca con in mano gli attributi caratteristici del proprio sport: il disco, la spada, i cesti per il pugilato, la palma segno della vittoria, ecc. In altri piccoli riquadri sono rappresentati oggetti che si riferiscono agli esercizi atletici che si svolgevano nelle terme: strigile, vaso per unguenti, pesi, ecc. [14][15]

Lapidario Ebraico

Completa la visita del Museo, il Lapidario Ebraico, che venne istituito nel 1910, durante il pontificato di Pio X (1903 - 1914), il quale contiene 137 iscrizioni di antichi cimiteri ebraici di Roma, in gran parte provenienti da quello sulla Via Portuense.

La catacomba di Monteverde, frequentata dal I al III secolo d.C., venne scoperta dal archeologo maltese Antonio Bosio (15751629), ma esplorata a fondo solo dal Müller tra il 1904 e 1906. In questo lapidario sono esposte provenienti dalla catacomba lastre sepolcrali, materiale di reimpiego romano, tegole e mattoni usati per la chiusura dei loculi. Gli epitaffi, molti dei quali iniziano con la formula (qui giace) e concludono con: Il tuo riposo sia in pace., ci rivelano i nomi di comunità, cariche amministrative e religiose. Notevole è l'apparato simbolico che presenta:

  • candelabro (menorah),
  • corno (shofar),
  • arca santa con la legge (torah).

Dalle iscrizioni delle tombe comprendiamo che gli ebrei di Roma parlavano il greco, il latino e l'aramaico.

Galleria fotografica

Note
  1. Scheda dell'opera nel sito dei Musei Vaticani
  2. Ranuccio Bianchi Bandinelli, Enrico Paribeni, L'Arte dell'Antichità classica. Grecia, Editore UTET, Torino 1986, nn. 440, 441
  3. Scheda dell'opera nel sito dei Musei Vaticani
  4. Ibidem
  5. Ibidem
  6. Ranuccio Bianchi Bandinelli, Enrico Paribeni, op. cit., n. 78
  7. Ranuccio Bianchi Bandinelli, Enrico Paribeni, op. cit., n. 84
  8. Ranuccio Bianchi Bandinelli, Enrico Paribeni, op. cit., n. 83
  9. Ranuccio Bianchi Bandinelli, Enrico Paribeni, op. cit., n. 105
  10. Scheda dell'opera nel sito dei Musei Vaticani
  11. Ranuccio Bianchi Bandinelli, Enrico Paribeni, op. cit., nn. 107 - 108
  12. Scheda dell'opera nel sito dei Musei Vaticani
  13. Ranuccio Bianchi Bandinelli, Enrico Paribeni, op. cit., n. 169
  14. Ranuccio Bianchi Bandinelli, Enrico Paribeni, op. cit., n. 172
  15. Scheda dell'opera nel sito dei Musei Vaticani
Bibliografia
  • AA.VV., Guida ai Musei e alla Città del Vaticano, Editore Scala, Firenze 1989, pp. 113 - 132
  • Erminia Giacomini Miari, Paola Mariani, Musei religiosi in Italia, Editore Touring, Milano 2005, p. 106 - ISBN 9788836536535
Voci correlate
Collegamenti esterni