Museo Gregoriano Etrusco (Musei Vaticani)
Museo Gregoriano Etrusco (Musei Vaticani) | |
Statua del Marte di Todi (fine del V secolo a.C.), bronzo a fusione cava | |
Categoria | Musei pontifici |
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Stato | Città del Vaticano |
Comune | Città del Vaticano |
Diocesi |
Diocesi di Roma Vicariato Generale dello Stato della Città del Vaticano |
Indirizzo |
Viale Vaticano 00165 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 69884676, +39 06 69883145 |
Fax | +39 06 69884019 |
Posta elettronica | musei@scv.va |
Sito web | [1] |
Proprietà | Santa Sede |
Tipologia | archeologico |
Contenuti | arredi, ceramiche, dipinti, ex voto, gioielli, lapidi, metalli, reperti archeologici, sculture |
Servizi | accoglienza al pubblico, audioguide, archivio storico, biblioteca, biglietteria, bookshops, caffetteria, didattica, fototeca, guardaroba, laboratorio di restauro, punti ristoro, visite guidate, organizzazione e sale per eventi e mostre temporanee, mediateca |
Sistema museale di appartenenza | Musei Vaticani |
Sede Museo | Palazzetto di Innocenzo VIII |
Datazione sede | XV secolo, fine |
Fondatori | papa Gregorio XVI |
Data di fondazione | 2 febbraio 1837 |
Il Museo Gregoriano Etrusco, parte integrante dei Musei Vaticani, venne fondato da papa Gregorio XVI ed inaugurato il 2 febbraio 1837, per raccogliere le opere e i reperti archeologici, che all'inizio dell'Ottocento, provenivano dagli scavi archeologici dell'Etruria Meridionale (attuale Lazio settentrionale), che a quell'epoca era territorio dello Stato Pontificio.
Dopo la fine dello Stato della Chiesa e, con essa, delle competenze vaticane sull'Etruria Meridionale, il Museo si arricchì solo tramite acquisizioni o donazioni, tra le quali si ricordano:
- acquisto della Collezione Falcioni nel 1898;
- donazione di Benedetto Guglielmi nel 1935;
- donazione di Mario Astarita a papa Paolo VI nel 1967.|
Il Museo è allestito all'interno del Palazzetto di Innocenzo VIII (fine XV secolo) e di un altro edificio del XVI secolo, decorati da affreschi di Federico Barocci, Federico Zuccari e Pomarancio.
Percorso espositivo ed opere
L'itinerario museale si articola in ventidue sale espositive, lungo il quale sono presentate opere e reperti archeologici, databili dal IX - I secolo a.C..
Sala I - Protostoria
La sala raccoglie i materiali della prima Età del Ferro (IX - VIII secolo a.C.), insieme a reperti orientalizzanti ed arcaici di VII - VI secolo a.C., tra cui spiccano:
- Urna cineraria biconica (IX secolo a.C.), in ceramica d'impasto, proveniente dalla necropoli dell'Osteria di Vulci.[1]
- Coppia di mani con borchie (VII secolo a.C.), in bronzo laminato e oro.[2]
- Anfora sferoidale antropomorfa con seggiola, (VII secolo a.C.), in lamina di bronzo.[3]
- Urna a capanna (prima metà del (IX secolo a.C.), in ceramica d'impasto, proveniente da Castel Gandolfo: questo cinerario, che vuole ricordare la casa del defunto, riveste un preciso significato simbolico e rappresenta un modello fondamentale per la conoscenza dell'architettura domestica delle capanne, che avevano pianta ovale o rettangolare.[4]
- Biga arcaica (550 - 540 a.C.), in bronzo laminato e fuso, su ricostruzione lignea moderna, proveniente dalla tenuta di Roma Vecchia, rinvenuta verso la fine del XVIII secolo, entrò a far parte delle Collezioni Vaticane nel 1804.[5]
Sala II - Tomba Regolini-Galassi
La sala è allestita in un grande ambiente decorato con Scene della vita di Mosè ed Aronne (1563), affrescate da Federico Barocci e da Federico e Taddeo Zuccari.
Nella sala è conservato il nucleo più importante della raccolta gregoriana, rinvenuto in uno scavo del 1836 - 1837 nella necropoli del Sorbo di Cerveteri, dal generale Vincenzo Galassi e da don Alessandro Regolini. Ai reperti esposti, che provengono da non meno di nove tombe costruite entro quattro tumuli vicini, si sono aggiunti quelli rinvenuti da Giovanni Pinza nel 1906 nella Tomba Giulimondi, nel corso di saggi esplorativi condotti per studiare la topografia della necropoli. Di rilievo:
- Pettorale, coppia di bracciali e fibula (metà del VII secolo a.C.), in oro: questi tre preziosi oggetti erano indossati dalla defunta della cella di fondo che apparve agli scopritori letteralmente ricoperta d'oro. La fibula (antica versione della spilla da balia, utilizzata per trattenere e abbellire le vesti), decorata da motivi geometrici, vegetali ed animali (anatre, leoni, ecc.) sono resi con varie tecniche di sofisticata esecuzione: granulazione, sbalzo e punzone.[6][7][8]
- Brocca, anforetta e skyphos (metà del VII secolo a.C.), in argento.[9]
- Letto e carro funerario (metà del VII secolo a.C.), in bronzo: il letto veniva trasportato su un carro funebre, provvisto di ruote con cerchioni in ferro, costruito appositamente.[10]
- Calamaio (seconda metà del VII secolo a.C., in bucchero.[11]
Sala III - Bronzi
Nella sala, decorata con dipinti murali raffiguranti Scene dell'Antico Testamento (1564) ed eseguiti ad affresco da Santi di Tito e dal Pomarancio, sono conservati i manufatti in bronzo (statue, ex voto, oggetti d'uso comune o funerario), pervenuti al Museo dagli scavi della prima metà dell'XIX secolo. Di particolare interesse:
- Statua di Marte detta Marte di Todi (fine del V secolo a.C.), in bronzo a fusione cava, proveniente da Monte Santo di Todi: è un raro reperto della statuaria italica antica. Raffigura un guerriero vestito di corazza e originariamente, provvisto di un elmo e di una lancia, rappresentato nell'atto di compiere il rito della libagione prima della battaglia. La statua fu rinvenuta sepolta fra lastre di travertino, forse dopo essere stata colpita da un fulmine. L'iscrizione dedicatoria, nella lingua degli antichi umbri, ma in alfabeto etrusco, ricorda che la statua fu data in dono (dunum dede) da un certo Ahal Trutitis.[12]
- Tripode (fine VI secolo a.C., in bronzo, proveniente da Vulci.
- Putto Carrara (fine IV - III secolo a.C.), in bronzo a fusione cava, proveniente da Tarquinia.[13]
- Putto Graziani (prima metà del II secolo a.C., in bronzo a fusione cava, proveniente da Sanguineto, presso il Lago Trasimeno.[14]
- Statuetta di Aruspice (IV secolo a.C.), in bronzo a fusione piena, proveniente dalla riva destra del Tevere: la statuetta ritrae un aruspice, ovvero un sacerdote etrusco che interpretava la volontà degli dei, esaminando il fegato degli animali sacrificati.[15]
- Specchio con L'indovino Calcante (fine V secolo a.C, in bronzo fuso ed inciso, proveniente da Vulci.[16]
- Corazza e schinieri (metà IV secolo a.C.), in bronzo, provenienti da Bomarzo.
- Specchio con Eos e Kephalos (470 a.C. ca.), proveniente da Vulci.
- Cista ovale con Amazzonomachia (fine IV secolo a.C.), in bronzo decorato a sbalzo, proveniente da Vulci.[17]
Sala IV - Epigrafi e scultura
Nella sala sono conservati manufatti in pietra (sarcofagi, urne, sculture, lapidi, cippi, ecc.), provenienti da varie località dell'Etruria Meridionale, databili dal VI al I secolo a.C.. Si noti:
- Coppia di leoni (fine VI secolo a.C., in nenfro, provenienti dall'ingresso di una tomba a camera di Vulci.[18]
- Sarcofago detto del Magistrato (III secolo a.C., in nenfro, proveniente da Tuscania: il rilievo rappresenta Defunto sulla biga, preceduto e seguito da personaggi confacenti al suo rango recanti i fasci (insegne del potere), in un corteo che ricordando le alte funzioni ricoperte in vita e allude al tempo stesso al viaggio verso l'oltretomba.[19]
- Sarcofago detto del Poeta (III secolo a.C., in nenfro, proveniente da Tarquinia: la cassa del sarcofago è decorata a bassorilievo su tutti e quattro i lati con Scene mitologiche.[20]
- Sarcofago a rilievo policromo (secondo quarto del IV secolo a.C.), in marmo, proveniente dalla Necropoli della Banditaccia di Cerveteri: sul coperchio giace il defunto adorno di gioielli e sulla fronte della cassa e su un fianco è scolpito a bassorilievo, ravvivato da policromia, un corteo funebre con musici e sacerdote con lituo (bastone ricurvo simile al baculo pastorale).[21][22]
Sala V - VI: Terrecotte architettoniche e votive
Queste due sale sono dedicate alla coroplastica. Vi sono esposte numerose terrecotte architettoniche e le offerte votive provenienti da vari templi etruschi. Nell'esposizione non si sottolinea solo la qualità artistica dell'offerta votiva, ma anche la grande varietà e quantità di doni che venivano portati quotidianamente al tempio. I santuari antichi erano, infatti, normalmente stracolmi di ex voto. Si donava di tutto, preferibilmente modellini del simulacro di culto, più spesso riproduzioni di parti del corpo umano (teste, mezze teste, arti, organi), oppure di alimenti o di animali sacrificati. Di particolare interesse:
- Acroterio con Cavallo alato (primo quarto del V secolo a.C., in terracotta policroma, proveniente da Cerveteri;
- Altorilievi frontonali (fine IV - III secolo a.C., in terracotta policroma, proveniente da Tivoli: le figure frammentarie ad altorilievo furono casualmente rinvenute nel 1835, durante i lavori per la sistemazione della zona antistante il Ponte Gregoriano sull'Aniene.
- Fregio con decorazione floreale e teste umane (IV secolo a.C., terracotta policroma, proveniente da Cerveteri.
- Antefissa (II secolo a.C., in terracotta con tracce di policromia.
- Busto femminile (III secolo a.C.), in terracotta, proveniente da Cerveteri.
Sala VII - VIII: Oreficerie etrusche e romane
Nelle due piccole sale sono esposti gli oggetti di ornamento personale in oro realizzati, con grande abilità tecnica e disegnativa, dagli orafi etruschi e romani nel corso dei dieci secoli di vita della loro civiltà. Di rilievo
- Collana con bulle (prima metà IV secolo a.C.), oro laminato decorato a sbalzo, proveniente da Vulci.[23]
- Anello con scarabeo (fine VI secolo a.C.), oro e corniola, proveniente da Vulci.[24]
- Coppia di orecchini a grappolo (metà IV secolo a.C.), oro laminato, proveniente dalla necropoli di Camposcala a Vulci.[25]
Sala IX - Raccolta Guglielmi
La sala è dedicata alla Collezione dei marchesi Guglielmi di Vulci, formatasi nell'XIX secolo, donata a papa Pio XI nel 1937 e, da allora, esposta nel Museo, tra cui spicca:
- Stamnos attico a figure rosse con Partenza di due guerrieri (forse Teseo e Piritoo), salutati da una donna e da un vecchio re canuto (440 - 430 a.C.), in ceramica, proveniente da Vulci.[26]
Sala X - XI: Urne cinerarie di età ellenistica
Dal IV secolo a.C., e per tutta l'età ellenistica, è particolarmente documentato nell'Etruria il rito dell'incinerazione, con il conseguente costume funerario di deporre le ceneri dei defunti entro urne scolpite in pietra o modellate in terracotta. Di rilievo:
- Urna cineraria del "Maestro di Enomao" (primo quarto del II secolo a.C.), in alabastro, proveniente dalla Rocca di Todi.[27]
- Monumento funebre con Adone morente (seconda metà III secolo a.C.), in terracotta policroma, proveniente da Tuscania.[28][29]
Sala XII - Collezione Bonifacio Falcioni
Nella piccola sala è conservato il nucleo principale della collezione archeologica raccolta, nella seconda metà del XIX secolo, da Bonifacio Falcioni di Viterbo ed acquistata per i Musei Vaticani da Leone XIII nel 1898. Di particolare interesse:
- Coperchio in bucchero figurato (seconda metà VI secolo a.C., in bucchero pesante: questo alto coperchio (il vaso di cui faceva parte originariamente non è pervenuto), contraddistinto dall'efficace rappresentazione plastica di un gallo, dal piumaggio inciso e con la cresta modellata.[30]
Sala XIII - Sarcofagi fittili da Tuscania
In questa sala sono raccolti coperchi di sarcofagi in terracotta di età ellenistica provenienti da Tuscania. Si noti:
- Coperchio di sarcofago (prima metà II secolo a.C.), terracotta: su questo è raffigurata una donna distesa su un fianco, la quale indossa una camicia a maniche corte, una tunica con cintura e mantello passato sul capo.[31]
Sala XIV - XVI: Antiquarium Romanum
L'Antiquarium Romanum nasce quale naturale risultato di una selezione più rigorosa e di un più approfondito esame archeologico dei numerosi reperti di epoca romana e di varia provenienza che in precedenza erano frammisti ai reperti etruschi ed italici del Museo Gregoriano Etrusco.
Sono qui esposti alcuni frammenti di grandi statue in bronzo, parti di mobilio in bronzo, vasellame in bronzo e in argento, tra cui spiccano:
- Statua virile (seconda metà I secolo a.C.), bronzo a fusione cava.[32]
- Bambola (primo - terzo quarto del IV secolo d.C.), in avorio, proveniente da Roma: questa presenta arti snodati, con tracce di un prezioso tessuto in filo d'oro ancora aderenti, e costituisce un raro esempio di giocattolo dell'antichità. Fu rinvenuta all'interno di un sarcofago scoperto presso la Basilica di San Sebastiano in Roma, insieme ai resti mortali di una bambina.[33]
- Ara dedicata a Cibele ed Attis (374 d.C.), in marmo, proveniente dalle vicinanze della Basilica di San Pietro in Vaticano.[34]
Sala XVII - XXII: Collezione dei Vasi
Nelle sale è conservata la collezione di vasi, rinvenuti negli scavi ottocenteschi delle necropoli etrusche; questi sono sia di produzione etrusca che greca. Di particolare pregio ed interesse culturale:
- Olpe corinzia (630 - 615 a.C.), in ceramica: questo vaso è decorato a fregi sovrapposti di tipo orientalizzante con Teorie di pantere, tori, cervidi, aironi, sfingi, rosette a cerchio di punti sul fondo color avorio.[35]
- Oinochoe corinzia con Combattimento di Aiace contro Ettore (570 - 550 a.C. ca.), in ceramica figurata, proveniente da Cerveteri.[36]
- Kylix laconica con Prometeo e Atlante (560 - 550 a.C.), in ceramica figurata, prodotta a Sparta ed attribuita al Pittore di Archesilas II, proveniente da Cerveteri.[37]
- Kylix attica a figure nere con raffigurato Aiace, con elmo, schinieri e corazza, intento a trasportare il corpo esanime di Achille (560 a.C. ca.), ceramica, opera del Pittore di Phrynos proveniente da Vulci.[38]
- Pelike a figure nere con Scena di vendita dell'olio (fine VI secolo a.C.), in ceramica, proveniente da Cerveteri.[39]
- Hydria attica (500 a.C. ca.), in ceramica dipinta, proveniente da Cerveteri: sul corpo del vaso sono raffigurati Due cavalieri in costume tessalico con pétasos (cappello da viaggio a larga tesa) e due lance in mano.[40]
- Kylix attica "bilingue" con rappresentato Uomo con clava (fine VI secolo a.C.), in ceramica dipinta, attribuito al Pittore di Scheurleer, proveniente da Vulci.[41]
- Anfora attica a figure nere con Achille e Aiace in armi intenti al gioco dei dadi (540 - 530 a.C. ca.), in ceramica dipinta, opera del celebre vasaio e pittore Exekias, proveniente da Vulci.[42]
- Kylix attica a figure rosse raffigurante Epilogo di un simposio, con un giovane ubriaco soccorso da una fanciulla (490 - 480 a.C.), in ceramica dipinta, opera di Douris, proveniente da Vulci.[43]
- Kylix attica a figure rosse con Mito di Giasone (480 a.C. ca.), in ceramica dipinta, opera di Douris, proveniente da Cerveteri.[44]
- Kylix attica a figure rosse con Edipo ascolta l'enigma propostogli dalla Sfinge (480 - 470 a.C. ca.), in ceramica dipinta, proveniente da Vulci.[45]
- Cratere con Missione di Menelao e Ulisse a Troia per ottenere la restituzione di Elena detto Cratere Astarita (560 a.C. ca.), in ceramica, proveniente da Vulci.[46][47]
- Hydria attica a figure rosse con Dio Apollo, seduto sul tripode delfico, in atto di sorvolare il mare (490 a.C.), in ceramica dipinta, del Pittore di Berlino.[48]
- Anfora attica a figure rosse con Achille e Briseide (450 a.C. ca.), in ceramica dipinta, del Pittore di Achille, proveniente da Vulci.[49]
- Cratere a calice con raffigurato Hermes che consegna il piccolo Dioniso al vecchio Sileno (440 - 430 a.C.), in ceramica dipinta, del Pittore della Phiale, proveniente da Vulci.[50]
- Kylix attica a figure rosse con Trittolemo (fine V secolo a.C.) in ceramica dipinta, del Pittore di Jena, proveniente da Vulci.[51]
- Cratere pestano con rappresentato Zeus corteggia Alcmena, sposa di Anfitrione, sotto gli occhi di Hermes (360 - 330 a.C.), in ceramica dipinta, opera di Assteas, pittore di Paestum.[52]
Galleria fotografica
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Note | |
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Bibliografia | |
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