Museo Pio Clementino (Musei Vaticani)
Museo Pio Clementino (Musei Vaticani) | |
Hagesandros, Athanodoros e Polydoros, Laocoonte con i suoi figli avvolti dalle spire di due serpenti (prima metà del I secolo d.C.), marmo | |
Categoria | Musei pontifici |
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Stato | Città del Vaticano |
Comune | Città del Vaticano |
Diocesi |
Diocesi di Roma Vicariato Generale dello Stato della Città del Vaticano |
Indirizzo |
Viale Vaticano 00165 Roma (RM) |
Telefono | +39 06 69884676, +39 06 69883145 |
Fax | +39 06 69884019 |
Posta elettronica | musei@scv.va |
Sito web | [1] |
Proprietà | Santa Sede |
Tipologia | archeologico, architettura, arte |
Contenuti | mosaici, reperti archeologici, sculture |
Servizi | accoglienza al pubblico, audioguide, archivio storico, biblioteca, biglietteria, bookshops, caffetteria, didattica, fototeca, guardaroba, laboratorio di restauro, punti ristoro, visite guidate, organizzazione e sale per eventi e mostre temporanee, mediateca |
Sistema museale di appartenenza | Musei Vaticani |
Sede Museo | Palazzi Vaticani |
Fondatori | Clemente XIV, Pio VI |
Data di fondazione | 1771 |
Il Museo Pio Clementino, il complesso espositivo più grande dei Musei Vaticani, venne fondato nel 1771 da papa Clemente XIV ed ampliato dal suo successore, Pio VI, che gli diede anche un ingresso monumentale con l'Atrio dei Quattro Cancelli. Esso fu istituto per conservare, valorizzare e promuovere la conoscenza delle collezioni greco-romane dei pontefici.
Percorso espositivo ed opere
L'itinerario museale, articolato su due livelli, si sviluppa in quattordici sale espositive, lungo il quale sono presentate opere e reperti archeologici, databili dal III secolo a.C. al XIX secolo.
I - Sala a Croce Greca
La sala prende il nome dalla sua forma: una croce greca. Questa venne edificata su progetto dell'architetto Michelangelo Simonetti intorno al 1780, per volere di Pio VI, quale atrio al suo museo.
In essa si conservano celebri opere, fra le quali spiccano per valore ed interesse culturale:
- Sarcofago di sant'Elena (320), in porfido rosso, proveniente dal Mausoleo di Sant'Elena sulla Via Labicana (oggi Torpignattara): presumibilmente venne realizzato non per sant'Elena, ma per suo figlio, l'imperatore Costantino. I rilievi presentano:
- Sarcofago di Costanza, figlia di Costantino (350-360), in porfido rosso, proveniente dal Mausoleo di Santa Costanza sulla Via Nomentana, edificato tra il 337 e il 351. I rilievi raffigurano:
- sui lati corti, Putti in atto di vendemmiare, tra girali e tralci di vite;
- sui lati lunghi, Due pavoni, un ariete ed un putto con ghirlanda.[3]
II - Sala Rotonda
La sala, costruita anch'essa su progetto dell'architetto Michelangelo Simonetti intorno al 1780, è sovrastata da una cupola che si richiama come modello a quella del Pantheon. Di rilievo:
- Tazza colossale monolitica (I secolo d.C.), in porfido rosso, proveniente dalla Domus Aurea.
- Testa colossale di Giove, copia romana di un'immagine greca di Zeus (IV secolo a.C.), proveniente dagli scavi di Otricoli in Umbria.
- Statua colossale di Antinoo (post 130 d.C.), in marmo, proveniente da scavi effettuati nel 1792 - 1793 nel sito di una presunta villa di Adriano presso Palestrina, l'antica Praeneste.[4]
- Statua di dea (restaurata come Demetra), copia romana di un'immagine greca (420 a.C. ca.), opera di un anonimo scultore della scuola di Fidia.
- Testa colossale di Adriano (inizio II secolo), proveniente dal suo Mausoleo (oggi Castel Sant'Angelo).
- Statua colossale di Ercole (fine del II secolo d.C.), in bronzo dorato, rinvenuta nei pressi del Teatro di Pompeo nel 1864, dove era stata sepolta con cura: le lettere F.C.S. (Fulgor Conditum Summanium), incise su lastre di pietra che la racchiudevano, dimostrano che stata tumulata sul posto, poiché essendo stata colpita dal fulmine gli antichi ritenevano che questa non era gradita alle divinità.[5]
- Busto colossale di Antinoo (metà del II secolo), proveniente da Villa Adriana presso Tivoli.
- Statua di una dea detta Hera Barberini, copia romana di un originale greco (fine V secolo a.C.), opera attribuita Agorakritos, allievo di Fidia.
- Statua di Claudio in veste di Giove Capitolino con un'aquila (metà del I secolo d.C.), in marmo, proveniente dagli scavi di Lanuvio.
III - Sala delle Muse
La sala venne costruita da Michelangelo Simonetti intorno al 1780. Si noti:
- Torso del Belvedere (I secolo a.C.), in marmo: opera conosciuta sin dal XV secolo, collocata dapprima a Palazzo Colonna, successivamente nel giardino del Belvedere, e molto apprezzata dagli artisti rinascimentali, in particolare da Michelangelo.[6]
- Statua della Musa Talia seduta (Commedia), in marmo.
- Statua della Musa Calliope (Elegia), in marmo.
- Statua di Apollo che suona la cetra (inizio III secolo a.C.), in marmo.[7]
- Erma di Euripide, in marmo, copia romana da un originale greco del 330 a.C. circa.
- Erma di Platone, in marmo.
- Erma di Socrate, in marmo, proveniente dalla Villa dei Quintilii sulla Via Appia.
- Erma di Omero, in marmo, copia romana da un originale greco del 460 a.C. circa.
- Erma di Eschine, in marmo.
- Erma di Pericle con elmo corinzio, copia romana dell'originale di Kresilas (440 - 430 a.C. ca.)[8]
IV - Sala degli Animali
La sala prende il nome da figure e gruppi di animali in essa esposti, tra cui spiccano:
- Gruppo scultoreo con Centauro marino con nereide ed eroti (II secolo a.C.), in marmo.[9]
- Statua di Meleagro (150 a.C. ca.), copia romana da modello greco del IV secolo a.C., probabilmente del celebre Skopas.[10]
- Gruppo scultoreo con Mitra uccide il toro primigenio (II secolo d.C.), in marmo.
- Statua di giaguaro (1795), in alabastro, di Francesco Antonio Franzoni.[11]
V - Gallerie delle Statue
Un tempo loggia aperta nel piano inferiore del Palazzetto del Belvedere di Innocenzo III, costruito da Jacopo da Pietrasanta su progetto di Antonio Pollaiolo. Per volere di Clemente XIV fu trasformata in galleria di sculture (1771) da Alessandro Dori, e durante il pontificato di Pio VI, nel 1776, fu ampliata e collegata alla Sala degli Animali, con la conseguente demolizione della cappella affrescata da Andrea Mantegna. La sala conserva, di particolare rilievo:
- Statua di Arianna dormiente, copia romana da originale di età ellenistica (II secolo a.C.).[12]
- Coppia di candelabri (II secolo d.C.), in marmo, provenienti da Villa Adriana a Tivoli: sulle basi a tre facce, si notano figure di alcune divinità a rilievo:
- Giove, Giunone e Mercurio;
- Marte, Venere e Minerva.
- Eros di Centocelle, copia romana di un originale greco (inizio IV secolo a.C.), proveniente dalla Via Labicana.
- Statua di Apollo sauroktonos (che uccide la lucertola), copia romana da originale bronzeo greco di Prassitele del 350 a.C., proveniente dall'area del Palatino.
- Statua di Amazzone ferita, copia romana da orinale bronzeo greco di Fidia (330 a.C. ca.), dedicata all'Artemide di Efeso. Secondo Plinio il Vecchio (Naturalis Historia XXXIV, 53), l'opera ebbe origine in una gara fra artisti.
VI - Sala dei Busti
La sala conserva la notevole collezione di busti e ritratti, raccolta nel tempo dai diversi pontefici, tra cui spiccano:
- Busti della coppia romana di Gratidia M.L. Chrite e M. Gratidius Libanus, detti tradizionalmente Catone e Prozia (fine I secolo a.C.), in marmo.
- Statua di Giove Verospi (III secolo d.C.), proveniente da Palazzo Verospi: il padre degli dei è raffigurato seduto con in mano lo scettro e la folgore, su modello della statua di Giove Capitolino.
- Ritratto di Menelao con elmo da parata (II secolo, copia romana del celebre gruppo scultoreo di Menelao con il corpo di Patroclo, in marmo, proveniente da Villa Adriana presso Tivoli.
- Ritratto di Giulio Cesare (30 - 20 a.C.), in marmo: questa opera è probabilmente una creazione successiva alla morte del dittatore romano (44 a.C.).[13]
- Busto di Traiano (108 - 111 d.C. ca.), in marmo, proveniente probabilmente da Roma: questa scultura ci presenta un cosiddetto "ritratto del decennale" dell'imperatore, cioè una delle varie copie legate alle celebrazioni tenute in tutto l'impero in occasione del decimo anniversario del regno.
- Ritratto di Antonino Pio (148 d.C. ca.), in marmo, proveniente dagli scavi di Ostia.
- Busto di Marco Aurelio (164 - 166 d.C. ca.), in marmo, proveniente da Villa Adriana presso Tivoli.
- Busto di Commodo ventenne (180 d.C. ca.), in marmo.
- Ritratto di Caracalla (212 - 217 circa), in marmo, proveniente dagli scavi di Roma[14]
VII - Gabinetto delle Maschere
La sala, ricavata nello sperone del Palazzetto del Belvedere di Innocenzo VIII, è stata inclusa nei percorso del Museo nel 1780. Il pavimento della sala presenta:
- Quattro riquadri di mosaico (inizio II secolo d.C.), rinvenuti nel 1779 a Villa Adriana a Tivoli, insieme a quelli collocati nella Sala degli Animali: questi raffigurano:
- Maschere teatrali e una lira (che danno il nome alla sala);
- Paesaggio idilliaco con animali al pascolo ed un piccolo santuario.
Nella sala sono conservate opere di grande valore storico-artistico, tra cui si ricorda in particolare:
- Statua di Venere accovacciata, copia romana di una celebre opere di Doidalsas di Bitinia (III secolo a.C.).
- Statua della Afrodite Cnidia, in marmo, copia romana della celebre statua di culto (metà del IV secolo a.C.) del Santuario di Cnido, realizzata da Prassitele: opera molto celebre sin dall'antichità, come ci attesta Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia (XXXVI, 20)[15]
- Gruppo scultoreo delle Tre Grazie (II secolo d.C.), copia romana da un originale greco tardo-ellenistico.
VIII - Cortile Ottagono
Il cortile interno del Palazzetto del Belvedere, in origine di forma quadrata e piantato ad aranci, è il cuore del Museo: è qui, infatti, che Giulio II nel 1503, fece collocare le opere di sua proprietà: la statua di Apollo (che prese il nome da questo luogo) e il gruppo scultoreo del Laocoonte. Nel 1772, papa Clemente XIV affidò a Michelangelo Simonetti la costruzione del portico; in questo modo il cortile assunse la forma attuale.
Nel cortile sono esposti tre grandi capolavori della scultura greco-romana:
- Apollo del Belvedere (130 - 140 d.C.), in marmo, copia romana realizzata in età imperiale da un originale bronzeo greco (metà del IV secolo a.C.), opera di Leochares, collocata sull'Agorà di Atene.[16][17]
- Statua distesa di dio fluviale (II secolo d.C.), in marmo: le fonti archiviste documentano la presenza di quest'opera in Vaticano già nel 1536. Gli studiosi la identificano con il fiume Arno, anche se la presenza di un felino, interpretato come una tigre, ha in passato orientato verso il fiume Tigri.[18]
- Gruppo scultoreo del Laocoonte con i figli avvolti dalle spire di due serpenti (prima metà del I secolo d.C.), in marmo, eseguito dagli scultori rodii, Hagesandros, Athanodoros e Polydoros, che si rifà ad un originale bronzeo del II secolo a.C., proveniente dal palazzo imperiale di Tito: il gruppo fu rinvenuto il 14 gennaio 1506, presso le "Sette Sale" sull'Esquilino ed acquistato dal papa Giulio II il 23 marzo dello stesso anno.[19]
- Statua di Hermes (inizio II secolo d.C.), in marmo, copia romana da originale greco in bronzo (IV secolo a.C.), rinvenuta nei pressi del Mausoleo di Adriano, oggi Castel Sant'Angelo.[20]
- Statua di Venere felice (170 d.C. ca.) con una testa-ritratto che ricorda Faustina minore, moglie dell'imperatore Marco Aurelio.
- Statua di Perseo trionfante con la testa di Medusa (1800 - 1801), in marmo, di Antonio Canova: questa scultura s'ispira per ponderazione, proporzioni e carica espressiva all'Apollo del Belvedere.[21]
- Sarcofago con generale romano e sarmati (180 d.C. ca.), in marmo.
- Rilievo di sarcofago con Veduta di un porto e la figura eroizzata del defunto (metà del III secolo d.C.), in marmo.
IX - X, Vestibolo rotondo e Gabinetto dell'Apoxyomenos
Attraverso il vestibolo si entra nella sala, dove sono esposti due capolavori della arte greco-romana:
- Statua dell'Apoxyomenos (I secolo d.C.), in marmo, copia romana da un originale bronzeo di Lisippo (terzo quarto del IV secolo a.C.), rinvenuta a Trastevere nel 1849. La scultura raffigura un'atleta che, uscendo dalla palestra, con lo strigile nella sinistra si deterge la polvere mista a sudore dal braccio destro disteso (in greco ᾀποξύειν, apoxýein, significa "detergere").[22][23]
- Ritratto del cosiddetto "Ennio" con la testa cinta da una corona d'alloro (metà del II secolo a.C.), forse parte di un coperchio di sarcofago in forma di banchettante del tipo noto in Etruria Meridionale: questo venne rinvenuto nel Sepolcro degli Scipioni sulla Via Appia.[24]
- Ara Casali (inizio III secolo d.C.) con Scene di leggende troiane e romane (La leggenda di Romolo e Remo, Marte e Venere, ecc.), donata dalla famiglia Casali a papa Pio VI.
XI - Vestibolo
In questo piccolo ambiente si trova uno degli accessi alla Scala del Bramante (inizio del XVI secolo), fatta costruire da papa Giulio II, come scala percorribile a cavallo, per creare un ingresso esterno al palazzetto. Di particolare interesse:
- Rilievo con una bireme da guerra, in marmo, databile all'età tardo-repubblicana, proveniente dagli scavi di Preneste.
XII - Vestibolo quadrato
Nella sala è esposto:
- Sarcofago di Lucio Cornelio Scipione Barbato (metà del III secolo a.C.), in nefro (varietà grigia di tufo), proveniente dal Sepolcro degli Scipioni sulla Via Appia: la tomba del console è concepito in forma di altare ellenistico con sobrie modanature e decorazioni.[25]
XIII - Sala della Biga
La sala fu realizzata, tra il 1786 ed il 1794, dall'architetto Giuseppe Camporese, insieme al sottostante Atrio dei Quattro Cancelli.[26][27]
Nella sala sono esposti preziose sculture, di particolare rilievo:
- Cassa di biga (I secolo d.C.), in marmo, proveniente dalla Chiesa di San Marco, dove era riutilizzata come cattedra episcopale: in occasione della sua collocazione nei Musei Vaticani venne completata con integrazioni (ruote, timone e cavalli) da Francesco Antonio Franzoni nel 1788.[28]
- Discobolo (II secolo d.C.), proveniente da Villa Adriana a Tivoli: copia romana da un originale bronzeo che Mirone eseguì intorno al 560 - 550 a.C..
XIV - Galleria dei Candelabri
La Galleria, in origine una loggia aperta 1761, venne chiusa, durante il pontificato di papa Pio VI, da Michelangelo Simonetti e da Giuseppe Camporese, è suddivisa in sei campate da arcate con colonne e pilastri. I candelabri, collocati davanti a questi ultimi, diedero il nome alla galleria.[29]
La Galleria conserva pregevoli sculture, tra cui spiccano:
- Sarcofago con rilievi con Scene del mito di Protesilaos (170 d.C.), in marmo, proveniente dalla Via Appia.
- Coppia di candelabri (inizio II secolo d.C.), in marmo, rinvenute nel XVII secolo presso la Chiesa di Sant'Agnese sulla Via Nomentana.
- Sarcofago con rilievi raffiguranti la Strage dei Niobidi (160 d.C.), in marmo.
- Statua di bambino che strozza l'oca, in marmo: copia romana di un originale greco di bronzo del 300 a.C. circa, attribuito a Boethos di Calcedonia.
- Tyche (Fortuna) di Antiochia sull'Oronte, seduta sulla roccia, in marmo: copia romana di un originale greco in bronzo del 300 a.C. circa, di Eutychides.
- Statua di Atalanta (I secolo a.C.), in marmo, attribuita a Prassitele.[30]
- Statua di guerriero persiano, in marmo: copia romana da un originale di scuola pergamena (III secolo a.C.), facente parte della Stoà, eretta da Attalo II, sull'Acropoli di Atene dopo la vittoria sui Galati.[31]
Galleria fotografica
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Note | |
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Bibliografia | |
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