Oratio Super Sindonem

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Celebrazione eucaristica in Rito ambrosiano antico.

Oratio Super Sindonem (in italiano Orazione sulla Sindone), nella Messa di Rito ambrosiano antico, è la preghiera[1] recitata a chiara voce dal celebrante con le mani stese, quando viene posata la tela di lino sull'altare. Ciò avviene dopo l'Antiphona post Evangelium (Antifona dopo il Vangelo) e prima dell'Offertorium (Offertorio)[2].

Su quella tela verranno poi posti i Santi Doni[3] del sacrificio eucaristico.

Origini

Secondo le Expositiones Missae Ambrosiane, questa preghiera, che ha origine in epoca carolingia[4], è recitata dopo che la Sacra Sindone (corporale), su cui è stato adagiato il corpo di Gesù Cristo (Santi Doni[3]), è stata posta sulla pietra (altare) del Santo Sepolcro. Allo stesso modo il Rito bizantino, dopo la dimissione dei catecumeni[5] e prima della preghiera dei fedeli, che precede la deposizione dei Santi Doni[3] sull'altare, viene dispiegato l'eiletón[6] e steso l'antiménsion[7]. Ciò Corrisponde strettamente a quanto scritto nelle Expositiones Missae Ambrosiana, ed è una configurazione del Rito della deposizione della Sacra Sindone durante la Messa Ambrosiana, intesa a significare il momento particolare dell'azione mistica, centrata sulla deposizione del corpo di Nostro Signore sulla Sacra Sindone di Giuseppe d'Arimatea. L'Oratio Super Sindonem, come l'Antiphona Post Evangelium e il Transitorium non è mai esistita nel Rito romano.

Il Messale Ambrosiano rinnovato a norma dei decreti del Concilio Vaticano II omette questa orazione.

Oratio Super Sindonem della Domenica di Pasqua

(LA) (IT)
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« Deus, qui per Unigenitum tuum æternitatis nobis aditum, devicta morte, reserasti, erige ad te fidelium corda: ut a terrenis cupiditatibus liberati, ad cælestia desideria transeamus. » « O Dio, che vinta la morte per mezzo del tuo Unigenito, ci hai dischiusa la via dell’eternità, innalza a te i cuori dei tuoi fedeli: affinché, liberati dalle terrene cupidigie, arriviamo a desiderare i beni celesti. »
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Note
  1. In Enciclopedia cattolica, sotto la voce Secret, sembra che la Preghiera sia da recitare in segreto. In realtà il celebrante la recita all'assemblea a voce chiara. La partecipazione a una Messa in latino toglie ogni dubbio. Cfr. (EN) Voce, in Charles George Herbermann (a cura di), Catholic Encyclopedia, 15 voll., Robert Appleton Company, New York 1907-1914 . A conferma cfr. Ordinarium missae op. cit., p. 22.
  2. Il rito con cui il pane e il vino vengono presentati (offerti) a Dio prima di essere consacrati e le preghiere e il canto che lo accompagnano. Cfr. (EN) Voce, in Charles George Herbermann (a cura di), Catholic Encyclopedia, 15 voll., Robert Appleton Company, New York 1907-1914 .
  3. 3,0 3,1 3,2 Le ostie o i vasi con il Sacramento: calice, patena, pisside e ostensorio.
  4. Dinastia francese IX-X secolo.
  5. Nel Rito dell'iniziazione cristiana degli adulti dopo la Liturgia della Parola i catecumeni vengono licenziati. Questo per far sembrare il processo più simile a quello che era nella Chiesa primitiva, quando i catecumeni venivano licenziati prima della Comunione prima del loro battesimo, per rendere la comunione più significativa.
  6. εἰλητόν, eiletón. Velo in cui è ripiegato e avvolto l'antiménsion, corrisponde al corporale latino.
  7. ἀντιμήνσιον, antiménsion (in luogo della mensa). Rettangolo di stoffa su cui è dipinta la deposizione di Cristo nel Sepolcro e ai cui angoli sono cucite reliquie. È consacrato solennemente dal Vescovo che ne firma la dichiarazione scritta sullo stesso, e assegnato a una chiesa o un presbitero. È conservato ripiegato all'interno dell'eiletón e posto sull'altare al di sotto del Vangelo. Viene spiegato durante il canto dell'inno cherubico e su di esso vengono posti i Doni nella parte centrale della Divina Liturgia; è ripiegato dopo la distribuzione dell'Eucarestia. Come dice il nome (in luogo della mensa) era originariamente utilizzato come altare portatile e non poteva essere usato sull'altare consacrato. È attualmente considerato corrispondente alla pietra sacra dell'altare latino. La firma del vescovo consacrante è garanzia di comunione nella vera fede e ricorda la giurisdizione episcopale.
Bibliografia
  • Piccolo messale ambrosiano festivo, Tipografia G. De Silvestri, Milano, 1957
  • Ordinarium missæ juxta ritum sanctæ ecclesiæ mediolanensis, Signum Ambrosianum, ottobre 2014
Voci correlate
Collegamenti esterni