Persecuzioni dei cristiani

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Persecuzioni anti-cristiane: chiesa che brucia

I cristiani hanno subito delle persecuzioni nel corso della loro storia. Il termine persecuzione può fare riferimento ad arresti arbitrari, imprigionamenti, pestaggi, torture, esecuzioni e stermini. Può anche riferirsi alla confisca o distruzione delle proprietà private, o all'incitamento all'odio nei confronti dei cristiani. La confisca di proprietà ecclesiastiche nonché l'avversione pratica e teorica verso il clero rientrano nell'anticlericalismo.

Età antica

Prime persecuzioni

Le notizie che ci sono giunte sui primissimi anni del cristianesimo provengono quasi esclusivamente dal Nuovo Testamento, in particolare dagli Atti degli Apostoli: secondo quanto in essi riportato, le autorità ebraiche di Gerusalemme avversarono fin dall'inizio i primi cristiani e tentarono con vari mezzi, anche violenti, di impedirne la predicazione. Tra le vittime di queste prime persecuzioni vi furono Stefano, lapidato per blasfemia per aver affermato la divinità di Cristo (Atti 6,8-7,60), e l'apostolo Giacomo, fatto giustiziare dal re Erode Agrippa (Atti 12,1-2), mentre Pietro si salvò fuggendo da Gerusalemme. Anche in altre città, dentro e fuori dalla Palestina, le comunità ebraiche preesistenti si opposero alla diffusione del cristianesimo e Paolo in particolare ne fu spesso il bersaglio: nelle sue lettere racconta di essere stato più volte frustato, bastonato e persino lapidato.

Persecuzioni nell'impero romano

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Persecuzione dei cristiani nell'impero romano

Nelle fonti agiografiche cristiane si ricordano tra la seconda metà del I secolo e gli inizi del IV secolo 10 principali persecuzioni contro i cristiani, avvenute sotto gli imperatori Nerone, Domiziano, Traiano, Marco Aurelio, Settimio Severo, Massimino Trace, Decio, Valeriano, Aureliano e Diocleziano.

La prima persecuzione, quella di Nerone, testimoniata anche da Tacito, scoppiò nel 64 quando i cristiani furono accusati di avere appiccato il Grande incendio di Roma che distrusse gran parte della città di Roma. Secondo la tradizione, in questa persecuzione furono uccisi gli apostoli Pietro e Paolo.

Nei successivi due secoli e mezzo il cristianesimo rimase sempre formalmente una religione illecita: i suoi fedeli venivano accusati, in particolare, di empietà in quanto si rifiutavano di compiere i sacrifici, obbligatori per legge, agli dei della religione romana ufficiale. Tuttavia l'intensità e i modi della sua repressione variarono nel tempo: alle dieci "grandi persecuzioni" sopra elencate si alternarono periodi di tranquillità in cui la fede cristiana era tacitamente tollerata.

Le stime sul numero di cristiani uccisi durante questo periodo sono tuttora materia di dibattito tra gli studiosi. Le fonti agiografiche in genere non forniscono dati attendibili a questo riguardo. Nel I e II secolo non vi fu alcun decreto imperiale che ordinasse una persecuzione organizzata dei cristiani a causa delle loro fede. Uccisioni e condanne furono episodi circoscritti, legati a colpe concrete che venivano loro attribuite, e furono accompagnate anche da atteggiamenti favorevoli in qualcuno degli imperatori. La grave crisi del III secolo dell'impero fu invece causa di un atteggiamento in generale di maggiore ostilità, anche per il maggior peso assunto dalle comunità cristiane, soprattutto nelle regioni orientali dell'impero.

Le persecuzioni cessarono con l'editto di Milano del 313, nel quale Costantino I riconobbe la libertà di culto ai cristiani, pur permettendo la professione dei paganesimo e di culti pagani. Tuttavia esse vennero riprese poco tempo dopo con Giuliano l'Apostata, ultimo imperatore pagano di Roma, che privò i cristiani di molti dei diritti che avevano acquisito col tempo. In seguito nel 380 l'imperatore Teodosio I emanò l'editto di Tessalonica con il quale proclamava il cristianesimo religione ufficiale dell'impero romano, vietando ogni altro tipo di culto.

Altre persecuzioni antiche

Nel 337 un intensificarsi nelle ostilità in corso tra la Persia Sassanide e l'Impero Romano sfociò in persecuzioni nei confronti dei cristiani da parte dei persiani. I cristiani furono percepiti come potenziali traditori perché amici di una Roma ormai cristianizzata dopo Costantino e nei decenni successivi migliaia di loro persero la vita.

Nel III e IV secolo i missionari cristiani, e più di tutti Ulfila, convertirono i Goti alla cristianità ariana che i Goti vedevano come un attacco alla loro religione e cultura. Il re visigoto Atanarico avviò una persecuzione dei cristiani, molti dei quali venne ro uccisi. Nel V e VI secolo, l'Arianesimo divenne prevalente tra i Goti; durante le loro incursioni in Italia, Gallia e Spagna, essi distrussero molte chiese ed uccisero diversi ap partenenti al clero cristiano.

Nel 429 i Vandali (che erano cristiani ariani) conquistarono l'Africa Romana. I cristiani non ariani vennero discriminati e le proprietà della chiesa confiscate. Migliaia di cristiani vennero messi al bando dal territorio occupato dai Vandali.

Età moderna

Persecuzioni tra cristiani

Nei due secoli successivi alla Riforma protestante avvennero in alcune parti d'Europa numerosi episodi di persecuzione in tutte le direzioni: vi furono protestanti perseguitati dai cattolici, cattolici perseguitati dai protestanti, e anche diverse confessioni protestanti che si perseguitavano fra loro. Come esempi di questi tre casi si possono citare la strage di san Bartolomeo, avvenuta in Francia durante la guerra civile tra cattolici e ugonotti; la persecuzione dei cattolici in Inghilterra e Irlanda nel XVI e XVII secolo, tra le cui vittime vi furono san Tommaso Moro e numerosi Gesuiti; e la repressione dei puritani, sempre in Inghilterra, che portò i Padri Pellegrini ad emigrare in America, dove fondarono il primo nucleo delle colonie che divennero gli Stati Uniti.

Persecuzioni moderne

In epoca moderna, i cristiani sono stati perseguitati in diverse nazioni. Spesso, soprattutto al di fuori dell'Europa, essi venivano repressi anche perché considerati portatori di un'"influenza straniera" che si vedeva come una minaccia al potere costituito o alla struttura tradizionale della società. Questo è il caso, ad esempio, del Giappone nel XVII secolo, dove si usava un singolare metodo per scoprire i cristiani: tutti venivano obbligati a calpestare delle immagini sacre, chi si rifiutava era subito arrestato.

Negli ultimi duecento anni circa si è poi affermato un nuovo tipo di persecuzione, nel quale i responsabili sono stati i propugnatori dell'ateismo, delle filosofie materialiste e della massoneria. Secondo questi gruppi, occorreva "liberare" (con la forza) il popolo dalla religione, che essi consideravano una superstizione che frenava il progresso della società.

Il numero dei cristiani trucidati per la loro fede nel XX secolo supera di gran lunga il numero complessivo che si ha per tutti i secoli precedenti infatti, nel corso della storia i cristiani massacrati per la loro confessione religiosa sono stimati in circa settanta milioni, di questi quarantacinque milioni solo nel XX secolo.[1][2]

Rivoluzione francese

Il primo caso fu quello della Rivoluzione francese: qui la persecuzione del cristianesimo si inquadrò in un più generale tentativo di sradicare completamente tutte le tradizioni dell'Ancien regime, con aspetti singolari come il culto della "dea Ragione" o la sostituzione dei nomi dei mesi del calendario (vedi Calendario rivoluzionario francese).

La repressione del cristianesimo si attuò con la Costituzione civile del clero, una legge che imponeva ai sacerdoti di giurare fedeltà alla repubblica e rinnegare la Chiesa di Roma, per costituire una Chiesa nazionale alle dipendenze del potere politico. I "preti refrattari", cioè coloro che rifiutarono il giuramento (la grande maggioranza), vennero ghigliottinati. I conventi vennero chiusi e i religiosi dispersi.

La difesa del cristianesimo costituì una delle motivazioni dell'insurrezione armata della Vandea (1793), che dopo alcuni mesi di scontri fu repressa con estrema violenza dall'esercito rivoluzionario.

Il caso messicano

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Cristeros

In Messico a partire dalla metà del XIX secolo si affermò una classe politica anticlericale e massonica, che aveva tra i suoi obiettivi quello di distruggere la forte tradizione cattolica del paese. Dopo numerosi episodi di violenza e il varo di leggi che limitavano severamente la libertà religiosa, nel 1926 nella popolazione cattolica prese avvio una rivolta armata, la cosiddetta Cristiada: gl'insorti riuscirono a organizzare un vero e proprio esercito che giunse a contare anche 50000 combattenti. La Cristiada durò fino al 1929; seguì un periodo di dura repressione, nel quale i sacerdoti fedeli alla Chiesa apostolica romana venivano ricercati e fucilati. Come conseguenza della sua politica anti-cattolica il numero di preti in Messico passò da circa 4.500, prima del 1926, a soli 334 nel 193

Comunismo

Il comunismo, nella sua teorizzazione ideologica fatta da Carlo Marx e suoi seguaci, definì la religione come oppio dei popoli nei libri pubblicati dai teorici di tale ideologia politica: conseguenza di questo odio contro la religione fu la persecuzione sistematica di tutti i tipi di clero religioso e suoi credenti ossia cristiani, maomettani, ebrei e tutti gli altri sotto le dittature comuniste. La persecuzione dei cristiani è stata una costante nell'olocausto rosso perpetrato dai regimi dittatoriali comunisti, iniziando dalla Russia nel 1917 per proseguire, dopo la seconda guerra mondiale, in tutti i paesi dietro la cortina di ferro. Ai cristiani di quei paesi, costretti alla clandestinità, si usava riferirsi con l'espressione Chiesa del silenzio.[3]

In Spagna, durante la guerra civile spagnola, i cattolici furono trucidati dai comunisti spagnoli e da soldati sovietici inviati da Stalin. Nel periodo 18 luglio 1936 - 1° aprile 1939, i comunisti distrussero il 70% delle chiese spagnole, massacrarono quasi diecimila persone, tra le quali 13 vescovi, 4.184 tra sacerdoti e seminaristi, 2.365 preti terziari, 283 suore e migliaia di laici credenti di ambo i sessi, il cui numero è tuttavia impossibile precisare.[4]

Nikolaj Bucharin (1888 - 1938) nella sua opera "L'ABC del comunismo" (1919) dichiarò che "la religione e il comunismo sono incompatibili sia in teoria che in pratica". Pio XI nell'enciclica "Divini Redemptoris" del 1937 definì il comunismo "flagello satanico" che "mira a capovolgere l'ordinamento sociale e a scalzare gli stessi fondamenti della civiltà cristiana" facendo precipitare le nazioni in una barbarie "peggiore di quella in cui ancora giaceva la maggior parte del mondo all'apparire del Redentore".

Negli anni dopo la fine della seconda guerra mondiale in Italia, specialmente in Emilia, i preti cattolici furono massacrati in massa dai comunisti, che in precedenza avevano ricevuto le armi da statunitensi e britannici per combattere come partigiani.[5][6]

La persecuzione della Chiesa cattolica continua tuttora in Cina: il governo di quel paese ha istituito una "Chiesa patriottica nazionale", separata dalla Chiesa cattolica apostolica di Roma. I cattolici fedeli al papa sono considerati "agenti di una potenza straniera". Anche se in tempi recenti il governo cinese ha aperto una trattativa con il Vaticano, tuttora continuano le incarcerazioni di sacerdoti e vescovi. Anche altre religioni "non autorizzate" vengono duramente represse.

Mappa delle persecuzioni cristiane nel mondo: rapporto 2014

Nazismo

Il Nazismo ha perseguitato il Cristianesimo, anche se non così duramente come l'Ebraismo (per il quale la persecuzione era fondata su una base razziale più che religiosa). Lo scontro tra Chiesa e Nazismo, appena dissimulato dal concordato tra Santa Sede e Terzo Reich del 20 luglio 1933, diventò sempre più aperto e frontale. Pio XI nell'enciclica "Mit brennender Sorge" ("Con bruciante preoccupazione") del 1937 aveva dichiarato l'inconciliabilità della fede cristiana con la divinizzazione della razza germanica, del popolo tedesco e del Führer. E così, se la "soluzione finale" nei confronti degli Ebrei ebbe per i Nazisti una priorità rispetto al trattamento da riservare alla Chiesa, l'eliminazione di questa era "l'ultimo grande compito" che Hitler si riservava per il dopoguerra (come sappiamo dalle registrazioni di Bormann).

Già nel giugno 1934 in Germania era cominciata l'eliminazione fisica di membri della Chiesa distintisi per la loro opposizione al nazismo come Erich Klausener, Adalbert Probst, Fritz Beck e Fritz Gerlich. Le persecuzioni, gli arresti, le condanne a morte, le deportazioni in campo di concentramento dei cristiani continuarono con inusitata violenza distruttrice fino alla fine del regime nel maggio 1945. Giovanni Paolo II, citando Jakob Gapp, concordava con lui nel vedere in questa contrapposizione tra Cristianesimo e Nazismo un'espressione visibile della lotta apocalittica tra Dio e Satana. Padre Jakob Gapp, religioso austriaco, fu ghigliottinato dai nazisti il 13 Agosto 1943.

Col dilagare della II guerra mondiale e le occupazioni naziste morì per mano dei tedeschi anche un grande numero di preti, suore e religiosi. Diversi sacerdoti sono stati deportati e uccisi nei campi di concentramento: il più famoso di questi è san Massimiliano Kolbe.A Buchenwald il sacerdote austriaco Otto Neururer, per aver battezzato un prigioniero, venne sospeso a testa in giù a una trave finché, dopo due giorni di agonia, morì (30 maggio 1940). A Mauthausen padre Edmund Kalas, polacco, aveva allontanato una guardia tedesca da un prigioniero che stava uccidendo a calci; la reazione fu feroce: il sacerdote venne fatto lapidare dagli stessi prigionieri (7 giugno 1943). Durante l'occupazione nazista di Roma (1943-1944), lo stesso papa Pio XII fu a rischio di essere deportato: è stato reso noto in seguito che egli aveva firmato una lettera di dimissioni, da rendere operative qualora fosse stato arrestato.

I paesi musulmani

Nei paesi musulmani, generalmente ai cristiani è riconosciuta la libertà di professare la loro religione, ma con limitazioni in alcuni paesi. In Arabia Saudita è formalmente vietata ogni religione che non sia quella musulmana; la presenza di stranieri cristiani è tacitamente tollerata, ma essi non possono in alcun modo manifestare la propria fede. Persino il possesso della Bibbia è considerato un crimine.

In generale nei paesi arabi i cristiani sono oggetto, da parte della popolazione musulmana, di forme di discriminazione più o meno gravi, che negli ultimi decenni hanno portato molti di loro a emigrare o a convertirsi all'Islam. La popolazione cristiana è in calo più o meno pronunciato in tutti i paesi del Medio Oriente. La conversione di musulmani al cristianesimo è poi vista come un crimine (apostasia) e, anche nei paesi in cui la legge la consente, i convertiti sono spesso oggetto di minacce e vendette da parte della popolazione.

Note
Voci correlate
Collegamenti esterni