Risurrezione di Lazzaro (Sebastiano del Piombo)
Sebastiano del Piombo, Resurrezione di Lazzaro (1516 - 1519 ca.), olio su tavola trasportata su tela | |
Risurrezione di Lazzaro | |
Opera d'arte | |
Stato | |
Nazione | Inghilterra |
Contea | City of London |
Comune | |
Diocesi | Westminster |
Ubicazione specifica | National Gallery, sala 8 |
Uso liturgico | nessuno |
Comune di provenienza | Narbona (Francia) |
Luogo di provenienza | Cattedrale di San Giusto |
Oggetto | pala d'altare |
Soggetto | Resurrezione di Lazzaro |
Datazione | 1517 - 1519 ca. |
Autore |
Sebastiano del Piombo (Sebastiano Luciani) |
Materia e tecnica | olio su tavola trasportata su tela |
Misure | h. 381 cm; l. 289,6 cm |
Note opera firmata | |
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La Risurrezione di Lazzaro è una pala d'altare, eseguita tra il 1516 ed il 1519 circa, ad olio su tavola trasportata su tela, da Sebastiano Luciani detto Sebastiano del Piombo (1485 - 1547), proveniente dalla Cattedrale di San Giusto di Narbona ed ora conservata presso la National Gallery di Londra (Gran Bretagna).
Descrizione
Soggetto
La scena del dipinto si svolge in un sepolcreto, fuori della città di Betania, dove compaiono:
- Gesù Cristo, rialzato leggermente su un gradino, concentrato e teso, assume una posa energica e con un gesto eloquente, indica Lazzaro, suscitando un'ondata di sgomento fra i presenti.
- Lazzaro di Betania emerge dalla tomba sepolcro, seminudo, avvolto ancora parzialmente da bende e teli funerari, ma con un fisico muscoloso, ispirato alle figure michelangiolesche.
- Maria, sorella di Lazzaro, è inginocchiata davanti a Gesù, in una posa che esprime adorazione e trasporto.
- Marta, altra sorella di Lazzaro, in piedi accanto a Gesù, reagisce animatamente al gesto di Cristo, come tipico del suo carattere pratico ed impulsivo.
- Astanti, si coprono il volto e si turano il naso per il fetore che proviene dal sarcofago, dopo quattro giorni di sepoltura. Essi si accalcano a gruppi sul primo piano, anche troppo affollato, mentre il respiro si allarga nel paesaggio nello sfondo, con ancora due gruppi di figure come quinte e una veduta cittadina con rovine e un ponte che ricorda Roma.
Note stilistiche, iconografiche ed iconologiche
- Su tutte le due figure presenti campeggiano, in primo piano, quella di Gesù Cristo e di Lazzaro. Ai loro lati si aprono due ali di persone, che formano un motivo da U, dando senso di profondità alla scena, che è poi ulteriormente accentuato dallo splendido paesaggio, posto in alto.
- Il pittore ha immaginato che la Resurrezione di Lazzaro avvenga a Roma, sulle rive del Tevere, ed in un flusso tenebroso di luce si vede in lontananza, dietro alle sacre figure, la sponda del fiume, con delle donne che vanno a lavare i panni (un semplice episodio di vita quotidiana): si vedono in lontananza. In primo piano giganteggiano le figure sacre, e Gesù sembra un antico romano, un oratore, un uomo che sta pronunciando una sentenza che resterà solenne nella storia; e di fronte a lui Lazzaro, che si risveglia dalla tomba, e sembra un titano, un pugile, che è stato colpito duramente, ma che è ancora forte e potente.
- La luce che pervade il paesaggio, ma anche la scena inferiore, ricorda molto la pittura veneziana di Giorgione. L'illuminazione, creata da un cielo nuvoloso dal quale filtra una luce polarizzata, crea effetti chiaroscurali che danno grande risalto ai colori delle vesti dei personaggi. L'alternanza di luci e ombre molto incise, insieme al vario cromatismo della scena, rendono questo dipinto uno dei migliori esempi di quella pittura tonale, nata a Venezia in quegli anni.
Notizie storico-critiche
Il cardinale Giulio de' Medici (futuro papa Clemente VII) commissionò tra il 1516 ed il 1517 due dipinti destinati alla Cattedrale di San Giusto di Narbona, città di cui era divenuto vescovo nel 1515: la Trasfigurazione di Gesù Cristo oggi alla Pinacoteca Vaticana a Roma, per la quale fu dato incarico a Raffaello Sanzio e la Resurrezione di Lazzaro, ordinata a Sebastiano del Piombo.
Nell'abituale contesa tra Raffaello e Michelangelo alla corte papale fu naturale per il Buonarroti aiutare l'amico veneziano, offrendogli i propri disegni per la pala d'altare, in particolare per le figure di Gesù Cristo e di Lazzaro, del quale rimane un disegno autografo conservato al British Museum di Londra.
In una lettera di Leonardo Sellaio a Michelangelo Buonarroti, datata 19 gennaio 1517, accenna alla doppia commissione, ricordando il disappunto di Raffaello Sanzio per essere finito in quella sorta di competizione:
« | Ora mi pare che Raffaello metta sottosopra el mondo, perché lui [il Piombo] non la faca [faccia], per non venire a' paraghonj. » |
Indipendentemente dal contributo o meno di Michelangelo alla sua genesi, il dipinto è tuttavia di grande impatto e risulta una delle opere meglio riuscite di Sebastiano del Piombo.
I due artisti ritardarono il più possibile il completamento delle rispettive opere per non rivelarsi per primi. Alla fine fu Sebastiano del Piombo a consegnare la pala d'altare, che fu spedita in Francia, mentre quella di Raffaello rimase incompleta dopo la morte dell'artista, nel 1520 e successivamente trattenuta a Roma.
L'opera di Sebastiano del Piombo, dopo la secolarizzazione, passò per varie collezioni private, prima di essere acquistata dal museo londinese nel 1824, dagli Angerstein.
Bibliografia | |
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